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L’esposimetro… questo sconosciuto

#1866386
Angor
Partecipante

sono contento che sia stato aperto un altro topic…non tanto per “salvare” il mio originale, che tanto altro scopo non aveva se non provare scambiare qualche messaggio…qui o la per me è bello lo stesso (sono il re degli OT)…detto ciò….
onestamente non capisco non tanto il quesito, quanto lo scopo.
Ovvero, io mi sto rendendo conto che col digitale comincia a sfuggire proprio il concetto di “esposizione”…quale è, infatti, l’esposizione di una foto scattata a f5.6, ISO 100, 1/160 secondo a cui dopo, in PP, alzo le ombre, regolo la luminosità del rosso e del turchese, abbasso di 1 stop le alte luci e di 2 i bianchi?

L’esposizione esisteva nella pellicola, perchè non c’era altro modo di prevedere quanta luce stavo dando alla pellicola.
Con il digitale non serve passare per il concetto di esposizione: non mi serve misurare in qualche modo la luce che arriva, immaginare in quale modo si distrubisce sui vari soggetti (il famoso effetto del grigio 18%), calcolare in base a questa quanta luce far passare per predeterminare quanta luce dare al sensore.
Basta l’istogramma, che rappresenta direttamente il risultato finale di tutta questa catena di misurazioni, previsioni e approssimazioni….non mi serve l’esposizione perchè l’istogramma mi dice, in tempo reale, come il sensore sta raccogliendo le informazioni.

Passatemi il paragone, oggi i fotografi usano l’esposizione allo stesso modo per cui i piloti di aerei usano i piedi per l’altezza, le miglia marine per le distanze, i nodi per la velocità (miglia/ora) e piedi/minuto per le velocità verticali, invece di metri e secondi: abitudine.

L’uso dell’istogramma, se fosse compreso nei firmware, sarebbe enormemente più preciso e diretto rispetto all’esposimetro. Anche se certamente meno veloce, per cui oggettivamente non adatto al 100% delle situazioni.

PS: e senza parlare degli hdr, dove il concetto di esposizione svanisce completamente e si ragiona al 100% sull’istogramma, e pure a pezzi nemmeno per intero (nel senso che per definire le “esposizioni” delle singole foto guardo pezzi di istogramma: prima le ombre, poi le luci, separatamente).
 

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