
Cerco di rispondere con un solo intervento.
Dentro alla Certosa c’è una storia che mi appartiene e che è solo un ricordo doloroso e bello allo stesso tempo ed è stato grazie alla fotografia che ci ho rimesso piede dopo 7 anni.
Da allora il mio impegno, legato non solo alla fotografia in generale ma anche alla meravigliosa storia di questo monumentale che sto studiando ancora, è cresciuto e poi si è affievolito perché in 3 anni non ero ancora riuscita a fotografarla come volevo io; ci ho provato in tutti i modi con il digitale e soprattutto con l’analogico.
Vi faccio vedere queste fotografie e che non riescono a descrivere quello che sono nè quello che vedo.
Non so come dire, non mi ci riconosco.
Per me queste statue meritano di essere viste sotto un aspetto umano, hanno delle espressioni talmente belle e intense che a volte ne rimango incantata, e molto spesso commossa e i loro dettagli (vestiti, collane, capelli, mani, gesti…) riconducono all’essere umano, inevitabilmente.
La mia non è una fotografia istintiva e non lo è mai stata; non è facile fotografare una statua con luce naturale, perchè a quella non si comanda. Non mi piace la luce artificiale fatta da un flash o da delle lampade e con il tempo mi sono resa conto che l’uso del cavalletto mi impediva certi movimenti.
L’entusiasmo che ho espresso per questa macchina nasce dal fatto mi ha liberata da certi vincoli che avevo con altri mezzi: rumore in digitale a 800 iso e un corredo analogico limitato che non mi permetteva di andare oltre.
Il caso ha voluto che provassi delle ottiche diverse e quando ho visto questo risultato
ho detto a malincuore testuali parole: “Anna è arrivato il momento di salutare la F1”.
E ho abbandonato il mondo canon.
E’ stata una scelta ponderata e maturata lentamente nel tempo legata all’idea che ho della fotografia.
Onestamente, in tutto questo non ci vedo nulla di male e ne parlo tranquillamente perché fa parte della mia storia.
Se a qualcuno da fastidio il problema non è di certo il mio.
Paolo se per te queste statue assumono un aspetto umano, ne sono felice perché è il mio intento. Sicuramente avrei dei problemi a fotografare le persone perché proverebbero disagio nel sentirsi scrutare centimetro per centimetro, cosa che faccio molto spesso senza farmi notare e le fotograferei esattamente come delle statue: a pezzi.
Queste non sono fotografie destinate a cataloghi nè hanno la presunzione di diventare arte e non sono fatte per piacere agli altri ma a me stessa. Condivido e se poi il mio gusto non incontra quello di chi osserva, pazienza.
Per concludere l’OT, perchè non ho davvero più nulla da aggiungere, generalizzare troppo su tutto e considerare ignoranti i propri interlocutori e giudicarli non è mai elegante. E’ vero che il discorso di Skylight non è riferito a nessuno in particolare ma è stato fatto basandosi sulle mie fotografie e sul mio modo di vivere questo forum.
Quando leggo e sento frasi che annientano l’importanza dell’attrezzatura mi viene voglia di replicare poi però penso che prima o poi, se la fotografia diventa una cosa seria per la quale si vive e per la quale si nutre una grande passione, è inevitabile non fare a meno di ragionare anche sull’attrezzatura.