ClaudioCiao Meggio, cercherò di lasciarti un commento anche se i Marlene Kunz non sono una donna, né tantomeno dei fotografi. Sono andato a leggermi il testo completo e ho ascoltato la canzone, che non conoscevo. La sensazione che mi ha procurato la sola lettura del testo è stata di veder descritto il formarsi di una consapevolezza (d’altra parte lo dice anche: “Da un certo punto in poi riesco eventualmente a intuire il definirsi liberatorio di una volontà chiara e consapevole: essere vibrazione attiva…”). E ascoltando si ha la percezione di un crescendo, di un climax. E poi sia nell’escuzione vocale che nel testo si sente la difficoltà di questo percorso (“il loro rivelarsi alla mia sensibilità non avvenne in un particolare istante, ma s’irradiò maestoso volta dopo volta”; “ho imparato ad affrontare con ragionevole ottimismo il superamento di ogni nuova cateratta”). Infine c’è il loro rock piuttosto “rumoroso”. Io, formalmente, ci avrei messo (o avrei cercato di metterci) tutto questo. Magari proprio del rumore (quello che con macchine come la tua o la mia non abbiamo difficoltà a produrre quando c’è poca luce…), magari con del mosso. Condivido invece la scelta del rosso (richiamando termini come “passione”, “banchetto”, “istintività animale inebriante”) che contrasta con uno sfondo grigio. Bella in ogni caso l’idea di fissare in un’immagine una canzone. Prima o poi ci proverò anch’io. Un saluto a tutti, Claudio.
