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il diverso modo di comunicare del B/N e del colore

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  • #1578420
    marco66
    Partecipante

    il fatto che il b/n e il colore comunichino le immagini in maniera diversa e’ indubbio e che sembra valga per tutti. ma ultimamente mi sto chiedendo sempre di piu’ il perche’ ma una risposta c’e o dobbiamo accettare le cose per come sono. [pen]

    #1578421
    fireblade
    Partecipante

    Nella sezione educazione all’immagine abbiamo raccolto alcuni libri consigliati. In particolare “Fotografia Totale”, “L’occhio del Fotografo” di Andreas Feininger spiegano alla perfezione perché il bianco e nero deve essere ragionato diversamente dal colore, sia su basi psicologiche che su basi tecniche. Non ho letto nulla di altrettanto interessante in nessuno dei libri attualmente in commercio con varie etichette, ma tutti con il suffisso “……digitale” Cercali, su ebay si trovano.

    #1578428
    marco66
    Partecipante

    grazie fireblede puntuale come al solito (o) [lo]

    #1578581
    cloreti
    Partecipante

    marco 66 sono claudio,la tua domanda credo possa avere tante risposte quante sono le teste(l’arte è tutto ciò che la gente dice che sia)ma aldilà di tutto ciò mi sono provato a pensare che il bn è anche la storia l’archetipo ansel adams e grandi fotografi,è magico e forse anche mai allegro nè triste(gli impressionisti dicevano che la forma incide sulla memoria la mente e la ragione,mentre il colore incide sull’emozione)è anche un pò nostalgico ma altresì se vedo una foto di un soldato ferito in bn penso alla malvagità della guerra se invece la vedo a colori….. vomito.chissà, io comunque preferisco il colore quando penso che l’immagine deve far vedere l’anima di ciò che rappresenta e a me l’anima piace immaginarla a colori.

    #1578990
    acrobat
    Partecipante

    Scattando una fotografia, pongo in atto la – mia – traduzione del mondo, i concetti in essa espressi, una teoria(non attinenti al reale – colore), trovano specifica corrispondenza nel bianco e nero, i colori appunto disturbano l’interpretazione, la scrittura creativa con i loro riferimenti terreni… 😉

    #1579108
    Franco
    Partecipante

    Interessante discussione di gusto retrò, piuttosto in voga in epoche passate dove non si discuteva “perché digitale?” ma piuttosto: “perché a colori?” Siccome la domanda è posta nei confronti dell’osservatore, non del fotografo (che deve, o meglio dovrebbe essere in grado di trasformare e valorizzare lo spessore espressivo del colore in toni di luci e ombre, vedere in BN), proverò a dare una risposta, anche se per far questo dovrò generalizzare, e infine accettare che ognuno di noi di fronte ad una foto a colori e una in BN, potrà ricevere sensazioni diverse, avere opinioni differenti dovute dal proprio bagaglio culturale, l’approccio all’immagine. faccio alcune indispensabili premesse: I Valori delle due tecniche: azzardando un paragone, il BN è la mano destra, il colore la sinistra…… tutte due collaborano ma sono autonome quanto indispensabili nel linguaggio della fotografia. Alcuni maestri affermano che solo la fotografia BN (o la fotografia a colori) può avvalersi del titolo di “vera fotografia” perché l’una o l’altra, consentono di porre lo spettatore e il fotografo in una condizione privilegiata. Secondo il mio modesto parere queste interpretazioni radicali che vedono nella tecnica, la “vera fotografia” vanno semplicemente viste come l’opinione circoscritta di un’élite di fotografi che può permettersi, anzi necessità di queste argomentazioni…….. Inoltre dobbiamo considerare che la fotografia BN può essere interpretata in versione monocroma, con un solo colore, come avviene nel viraggio seppia. Anche la fotografia a colori può essere stravolta dall’uso creativo, come avviene nell’infrarosso, o nell’ipersaturazione, saturazione o desaturazione selettiva tendente a ravvivare, scaldare, raffreddare determinati colori della scena, l’uso del colore selettivo su alcuni particolari della scena in BN, ecc…….. sotto questo punto di vista, giova ricordare che il colore è una lunghezza d’onda che i nostri occhi interpretano tramite una presentazione cromatica (il colore, appunto) e che il BN è la rappresentazione dell’intensità della luce riflessa dalla scena, quindi la fotografia a colori dovrebbe rispecchiare il colore presente nella scena, il BN dovrebbe presentarsi sotto forma di tonalità di bianco e nero, ma come appena specificato, le cose non vanno sempre per il verso giusto, e questo complica enormemente ogni tentativo di schematizzare in rapida sintesi il quesito del topic……….. ritornando al topic, cos’è che ci colpisce nella fotografia a colori rispetto quella BN? Sotto il punto di vista tecnico, si dice il vero quando si afferma che una f.colori possiede un elemento che la f.BN non ha, il colore, ma è altrettanto vero che la cromia può rappresentare un disturbo che il BN sottrae alla percezione visiva, permettendo all’osservatore di concentrarsi su altri elementi, come la trama dei contrasti, la prospettiva delle geometrie, la gradualità dei toni puri senza inquinamenti di colore, e di conseguenza il “sapore” percepito dallo spettatore di fronte alla pulizia formale/estetica delle luci ricondotte in un’unica essenziale scala di grigi….. In ambito psicologico, l’annullamento della scala pancromatica dalla scena, aiuta a decontestualizzare nella mente dello spettatore un palcoscenico come quello fotografico che per vocazione è la rappresentazione della realtà. In altre parole, il BN aiuta ad astrarre il significato (del contesto) dalla realtà, aiutando la lettura introspettiva, riflessiva del soggetto, che privato dell’iperrealismo del colore soggiace alla nostra arte interpretativa del contesto reale. In altre parole ancora, il Bn fornisce un’interpretazione della scena, Invece il colore aiuta lo spettatore ad immedesimarsi nella scena, portandolo ad una maggiore partecipazione emotiva. Di fronte ad una fotografia a colori lo spettatore è portato a contemplare la scena, ad immedesimarsi in essa, percependo sottigliezze che al Bn sono precluse, o meglio racchiuse principalmente nella sfera critica. Sotto l’aspetto sociologico, a mio avviso inconsciamente il fotografo e anche l’osservatore preferiscono la fotografia BN rispetto quella a colori perché vedono in questa tecnica una via per interpretare (oppure semplicemente osservare) il soggetto in termini artistici. In contrapposizione con quanto avviene nelle belle arti, dove l’uso del colore predomina nel linguaggio artistico, nella fotografia avviene il contrario, si preferisce pensare al Bn come la via preferenziale per togliere l’aurea di rappresentazione realistica, tipica della fotografia a colori, addossando alla fotografia BN la capacità di fornire un’interpretazione artistica del soggetto senza l’uso di manipolazione dell’immagine……. e qui, a mio parere si commette un grave errore siccome non è possibile negare che la fotografia BN presenta nelle sue caratteristiche intrinseche una pesante manipolazione dell’immagine, inoltre si tratta di una delle tante opportunità che la tecnologia applicata alla fotografia ci mette a disposizione per astrarre e valorizzare il soggetto dal contesto reale, su questo non ho dubbi, per l’artista fotografo il BN non è una prerogativa, ma una preziosa opportunità.

    #1579208
    cloreti
    Partecipante

    mi è sempre piaciuto pensare non a una rivalità ma ad una somiglianza tra pittura e fotografia,sono due mondi diversi nei quali però l’esigenza da parte dell’autore di comunicare ad altri le proprie sensazioni o visioni o scoperte sono solo due modi diversi di farlo.in pittura il bn è presente se pensate a shiele nei suoi disegni a carboncino e ad inchiostro ed altri artisti famosi (guernica di picasso) o all’incisione a punta secca ecc.Ho sempre pensato che un fotografo debba adoperare bn o colori a seconda dello scopo che vuole ottenere o dell’opportunità che una stessa scena possa dare ed ho sempre pensato altresì che chi guarda un’immagine lo fa su due livelli:uno razionale ed uno inconscio(mi posso anche sbagliare,è un campo minato)ed ho anche imparato da Lucher e kandinsky che il colore fa vibrare l’anima ed in particolare per es. che il blu agisce sul sistema nervoso autonomo parasimpatico rallentando le pulsazioni e provocando rilassamento nonchè di fronte aduna foto in hight key la nostra attenzione viene catturata e portata in alto.Tutto questo per dire che colore e bn sono due tecniche ovvero scelte che offrono sensazioni diverse a chi guarda ed il fotografo deve usare questa o quella a seconda della propria sensibilità.

    #1579609
    EnricoX
    Partecipante

    Originariamente inviato da cloreti: mi è sempre piaciuto pensare non a una rivalità ma ad una somiglianza tra pittura e fotografia

    Ciao Claudio, mi permetto di citare un piccolo passaggio da La camera chiara che sto rileggendo, come una digressione/riflessione sul tuo pensiero che ritengo interessante: Il primo uomo che vide la prima fotografia (se si eccettua Niepce che l’aveva fatta) dovette pensare che si trattasse di un dipinto: stessa cornice, stessa prospettiva. La Fotografia è stata, è ancora, assillata dal fantasma della Pittura (Mapplethorpe ritrae un ramoscello di gladioli così come avrebbe potuto farlo un pittore orientale); attraverso le sue copie e le sue contestazioni, essa ne ha fatto il Riferimento assoluto, paterno, come se fosse nata dal Quadro (tecnicamente, ciò è vero, ma solo in parte; la camera obscura dei pittori non è infatti che una delle cause della Fotografia; la causa essenziale, forse, è stata la scoperta della chimica). A questo punto della mia ricerca, niente differenzia, eideticamente, una fotografia, per quanto realista sia, da un dipinto. Il “pitturalismo” è solo un’esagerazione di ciò che la Foto pensa di se stessa. Tuttavia (mi pare) non è attraverso la Pittura che la Fotografia perviene all’arte, bensì attraverso il Teatro. All’origine della Foto, vengono sempre posti Niepce e Daguerre (anche se il secondo ha un pò usurpato il posto del primo); ora Daguerre, quando si impadronì dell’invenzione di Niepce, gestiva a place du Chateau (alla Republique) un teatro di panorami animati da movimenti e giochi di luce. La camera obscura ha insomma fornito contemporaneamente il quadro prospettico, la Fotografia e il Diorama, le quali sono tutte e tre delle arti sceniche; ma se la Fotografia mi pare più vicina al Teatro, è attraverso un singolare relais (può darsi che io sia il solo a vederlo): la Morte. Sappiamo qual’è il rapporto originale che lega il teatro al culto dei Morti: i primi attori si distaccavano dalla comunità interpretando la parte dei Morti: truccarsi significava designarsi come un corpo vivo e morto al tempo stesso: busto imbiancato del teatro totemico, uomo dal volto dipinto del teatro cinese, trucco a base di riso del Katha Kali indiano, maschera del teatro Nò giapponese. Ora, è appunto questo stesso rapporto che io ritrovo nella Foto; per quanto viva ci si sforzi di immaginarla (e questa smania di “rendere vivo” non può essere che la negazione mitica di un’ansia di morte), la Foto è come un Teatro primitivo, come un Quadro Vivente: la raffigurazione della faccia immobile e truccata sotto la quale noi vediamo i morti. Roland Barthes, La camera chiara – 1980 Ed.Einaudi – pag.32-33

    #1580002
    cloreti
    Partecipante

    enrico, pensa che tempo fa, invitato ad una mostra di un mio amico che realizza quadri dipingendo in scala 1:1( per es. un motore d’aereo a grandezza naturale ovvero un quadro di circa cinque metri di lunghezza)sono rimasto sbalordito dalla veridicità di ciò che guardavo tanto che ho sentito il dovere di commentare:una volta era la fotografia che cercava di far le scarpe alla pittura(vedi ritratti),ora è la pittura che cerca di far le scarpe alla fotografia….Apparte gli scherzi ………Barthes credo desideri dare una propria visione della fotografia con la quale ,almeno nel punto in cui parla della morte,non sono tanto d’accordo(per il mio modo d’essere).non che la mia verità sia migliore della sua ma preferisco pensare che ciò che ci spinge a fotografare questo o quello stà sempre dentro noi in qualche modo e, per carità, in noi stà anche la morte ma preferisco credere alla ancestrale necessità da parte dell’uomo di rappresentare sotto sotto l’anima,l’anima dei sassi delle case o dei fenicotteri o semplicemente l’anima mundi di alchimistica discendenza quasi come se si volesse rispondere all’antica domanda:”chi siamo noi?” Orbene se accettiamo questa ipotesi va bene anche dire che il colore distrae dall’essenza inquanto più rappresentativo della raltà così come la percepiamo e quindi il bn meglio si adatterebbe a questa ragione ma……come ho sentito dire in un film(the singing detective)”i miei libri gialli sono come la vita:tanti indizi…nessuna soluzione.”.A proposito vorrei ricordartivi che il sabato 26 giugno siamo in mostra a galleria Pivarte in via Azzo Gardino 8 a Bologna come “guardagroup” e se mi sarà permesso cercherò di postare, quando è pronto, l’invito email.Grazie e scusate sempre la mia eccessiva logorroicità ma è l’entusiasmo che mi guida.

    #1580389
    pitagora
    Partecipante

    Trovo interessantissima questa discussione e devo ammettere che spesso mi sono fatto la stessa domanda. In questi interventi ho notato come si parla di BN e colore,quasi come se fossero parenti stretti ma secondo me semplicemente non lo sono.Fanno parte di dimensioni diverse. Del BN si è detto tutto e sono d’accordo circa l’espressività l’esaltazione delle forme e i messaggi che una foto BN è in grado di trasmettere. Non vorrei minimizzare ma normalmente sono una persona che non spreca molte parole per definire qualcosa. Il colore lo stò scoprendo ora e non ha 2 dimensioni ma 4. Approfondire il discorso sul colore è quello che si deve fare. Parlare di colori primari, di colori che catturano l’attenzione sulla scena, il significato dei vari colori e il significato che ha mescolarli con altri con i quali hanno più o meno attinenza. Colori per esprimere amore,odio malinconia,furore,pazzia ha senso parlare di colori o abbinamenti di colori che trasmettano emozioni con sfumature diverse? Secondo me si, e questo il BN non lo può fare. Ma aggiungo anche che troppi colori nella scena creano solo confusione e credo che esprimere emozioni, e soprattutto sfumature diverse di emozioni, si possa fare usando solo pochi colori “chiave” che si sposano bene alla scena. Le fotografie di paesaggi,fiori,un banco del mercato con la frutta hanno molti colori e la loro bellezza sta li… e si ferma li… Fermare l’emozione di una scena in uno scatto, in questo modo, significa fermare in un attimo qualcosa che ci ha colpito forse profondamente ma scegliamo il BN perchè ci si accorge che il colore (sbagliato) distoglie l’attenzione da quello che si vuol dire. Studiare i colori e approfondirne il significato… La pittura può scegliere soggetto e colori che meglio esprimano il sentimento del pittore. Non lo rileggo perchè se no ne cancello metà… 🙂 quindi scusate gli errori… :im [lo]

    #1594539
    Antony999
    Partecipante

    Il punto di vista delle origini Sappiamo che la fotografia moderna (un negativo dal quale è possibile ottenere una serie infinita di positivi) è opera di Talbot. Mentre il dagherrotipo era un positivo inciso in una lastra di rame, non duplicabile. La fotografia è nata in monocromatico anche se contemporaneamente c’erano stati tentativi per ottenere immagini a colori che tuttavia non si riuscivano a stabilizzare. La prima vera fotografie ufficiale a colori è del 1861, ad opera di Maxwell (che ha teorizzato i principi della sintesi additiva dei colori), ed era costituita da tre lastre diapositive ottenute con tre filtri: blu, verde e rosso. Le tre lastre venivano proiettate su uno schermo da tre proiettori messi a “registro”, ottenendo un’immagine positiva a colori. Altri procedimenti inventati da Luis Ducos du Hauron e dai fratelli Lumiere si rivelarono altrettanto complicati e quindi alla portata di pochi. Inoltre la stampa finale era tipografica e non fotografica. Solo nel 1935, con la commercializzazione della Kodacrome, della Afgacrome e poco dopo della Ciba, nacque la fotografia a colori moderna. Ma basta osservare le fotografie scattate ancora qualche decennio fa per rendersi conto della instabilità dei colori nel tempo. La stampa a colori analogica era molto complessa; richiedeva un procedimento di taratura della testa colore dell’ingranditore (più complesso e più costoso), pellicole, bagni e carte più onerose. Per questo il colore era alla portata di pochi. La foto in bianco e nero, invece, è stata molto presto alla portata di molti e poi di moltissimi. In B/N era anche più facile e più economico ottenere risultati stabili e di buona qualità. Quindi l’aspetto economico ha inciso in modo determinante nell’affermazione del B/N sul colore. Ora valutiamo l’aspetto tecnico. Chi stampa il colore col digitale conosce l’importanza del bilanciamento del bianco. Con l’analogico a colori questo problema era molto più complesso. Era molto difficile ottenere colori giusti. Inoltre, in presenza di bassa luminosità, l’equilibrio cromatico delle pellicole saltava e si ottenevano tinte falsate. Quindi occorrevano pellicole di diversa temperatura colore a seconda il tipo di luce presente nella scena. L’unico problema del B/N, invece, consisteva nella necessità di differenziare il verde dal rosso mediante l’uso di filtri. Questo perché, nei corrispondenti termini di grigi, anche con la pellicola pancromatica (sensibile a tutti i colori), le analoghe tonalità di rosso e grigio si confondevano tra loro. Coi filtri opportuni si modificava la resa del rosso o del verde, per scurirlo o schiarirlo secondo le necessità. Con la pellicola in B/N era possibile recuperare sei diaframmi complessivi, tra sovraesposizione o sottoesposizione; mentre quella a colori consentiva solo circa 4 diaframmi. E’ ovvio che annullare del tutto i colori (nel B/N) significa eliminare un problema enorme, semplificando la ripresa. Quando (molto spesso) la luce ambiente è diffusa e l’illuminazione è molto scarsa, è molto più difficile rendere la scena a colori, perché le pellicole a colori soffrivano molto l’eccessivo contrasto della scena. Le pellicole a colori erano più morbide di quelle in B/N. Il procedimento in B/N beneficiava di molti tipi di sviluppo in grado di modificare il contrasto senza modificare la resa finale monocromatica. Invece la resa cromatica dei colori andava subito in crisi col contrasto elevato o troppo morbido. Ancora oggi, quando certe immagini presentano colori non significativi o virati, cerchiamo di recuperarle in B/N. Proprio perché, modificando il contrasto, nel B/N i colori non si alterano. Dal punto di vista artistico Paragonare una fotografia in B/N, almeno in parte più semplice da eseguirsi, con quella a colori (in cui questi ultimi sono determinanti e più difficili da ottenere nel modo opportuno) non ha significato. B/N e colore sono due mondi diversi. Si usa l’uno o l’altro secondo il soggetto e secondo quello che si vuol evidenziare nella scena. Nel B/N il procedimento di stampa fine art analogico è più semplice (per chi sa usarlo). E’ più facile decontestualizzare o contestualizzare, secondo il bisogno, il soggetto. Diviene importante il gesto, la forma, la linea. Basta evidenziarli col gioco dei chiaroscuri e delle ombre. Nel B/N basta che lo sfondo abbia diversa luminosità dal primo piano. Invece nel colore occorre tenere conto anche dei contrasti e degli accordi cromatici tra soggetto e sfondo. La correzione di una dominante di colore richiede la conoscenza della “teoria dei colori”. Perché occorre capire il contributo di quale/i dei tre colori primari occorre variare. Nel B/N ogni scena diviene meno vivace, più triste e monotona, e richiama facilmente un punto di vista estetico antico: quello delle origini. Per questo è facile che immagini recenti sembrino ottenute 100 anni fa. Delle quattro e più dimensioni reali e del colore, nel B/N resta una raffigurazione bidimensionale monocromatica. Certamente il B/N ha grande forza e fascino con soggetti con grande forza estetica; perché esso evidenzia l’atto, lo drammatizza, lo rende più avulso dall’ora, dal tempo e dal luogo. Ma il colore, quando controllato da una mente creativa che lo padroneggia, può vivificare e stigmatizzare la scena con atmosfere cromatiche molto più complesse, più sofisticate, più poeticamente immaginifiche. Quindi la differenza non è tra B/N o colore, ma tra “creatività in B/N” e “creatività a colori”. Due pianeti. Ma alcuni conoscono solo il B/N, perché più domabile e meno complesso del colore.

    #1594541
    Antony999
    Partecipante

    Aggiungo la conclusione al mio discorso. La facilità nel padroneggiare il procedimento B/N ha fatto si che la fotografia B/N divenisse molto più diffusa. Anche se la grande fotografia B/N non è cosa di poco conto e richiede grandi stampatori che stanno scomparendo. La fotografia italiana si è cristallizzata molto sul B/N. Soprattutto sono nati e cresciuti grandi luoghi comuni, difficili da estirpare: il carattere, ecc. Consiglierei di cercare le immagini a colori dei grandi fotografi artisti americani, giapponesi, tedeschi ecc. Ci hanno lasciato un po’ indietro nell’arte fotografica, anche se in Italia non mancano alcuni grandi fotografi.

    #1594549
    marco66
    Partecipante

    mi ha fatto molto piacere leggere quanto hai scritto (mi rendo sempre piu’ conto che devo documentarmi di piu’sulla storia della fotografia) sono post che dovrebbero maggiormente occupare il nostro forum. [lo]

    #1594560
    Antony999
    Partecipante

    Originariamente inviato da marco66: sono post che dovrebbero maggiormente occupare il nostro forum. [lo]

    Posso consigliarti dei libri. Leggendoli ti accorgeresti di quanti luoghi comuni sopravvivono e si autoalimentano, senza merito e senza costrutto, tra noi fotografi.

    #1594563
    marco66
    Partecipante

    ho letto qualcosa pubblicato da feininger (su cons. di Fireblade) e poco altro. Spara sono tutt’orecchi [lo]

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