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iggam.
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Marzo 3, 2007 alle 5:06 am #1257874
darkwings
PartecipantePremesso che ho abbastanza chiaro (almeno credo 😀 ) il concetto di spazio colore, ho per voi una domanda alla quale non riesco a dare una risposta. Premessa: nella mia beata innocenza pensavo che il raw NON fosse affetto dalla scelta dello spazio colore ma che questa si applicasse solo al jpg. Spinto da curiosità, ho provato a fare un paio di scatti in casa (fotocamera ferma, stesso soggetto, stessa luce) in formato raw variando lo spazio colore… e questi sono, anche se di pochissimo diversi! La foto raw/AdobeRGB mostra colori leggerissimamente più tenui. A me sembra di non aver toccato la fotocamera, ma non posso giurarlo, per cui vi chiedo un parere ufficiale: un file raw prodotto dala EOS 350D è affetto dall’impostazione dello spazio colore che si fa da menu (sRGB o AdobeRGB)? Grazie
Marzo 4, 2007 alle 3:38 pm #1257997cyfer
PartecipanteCiao darkwings, il file raw, così come esce dalla fotocamera, non è condizionato da nessun spazio colore. Quello che tu imposti viene solo scritto nell’EXIF. Quando fai la conversione da raw a TIFF o JPG, il SW di conversione assegna all’immagine lo spazio colore che hai impostato (sul SW). Ti consiglio di impostare sul SW di conversione uno spazio colore adeguato almeno Adobe RGB o meglio Prophoto poi converti nello spazio colore che preferisci. Ciao.
Marzo 14, 2007 alle 3:26 pm #1259255iggam
PartecipanteCiao darkwings e cyfer, aggiungo che per apprezzare su schermo le differenze cromatiche tra sRGB e adobeRGB dovresti avere 1. un programma che gestisce i profili colore, impostato correttamente (ad es. Photoshop, Acdsee in alcune versioni…) 2. uno schermo calibrato e di qualità eccellente (perciò molto costoso): i monitor “normali” hanno uno spazio di colore che è grossomodo sRGB. Infine, attenzione a usare ProPhoto RGB: è enorme, e comporta più problemi che vantaggi allo stato attuale delle cose. Durante l’elaborazione delle immagini potresti produrre dei colori molto strani senza accorgertene se non quando stampi; inoltre, se non usi 16 bit/colore rischi di avere il fenomeno del banding in alcune sfumature (ad es. i cieli) a causa del rumore di quantizzazione. Ciao, Stefano
Marzo 14, 2007 alle 10:50 pm #1259306cyfer
PartecipanteCiao Stefano, credo che se si utilizza il prophoto sia indispensabile utilizzare anche 16 bit/colore. Sinceramente del banding non ne ho mai notato mi è capitato di vedere della posterizzazione (lavorando casualmente a 8 bit/canale). Non capisco a cosa ti riferisci quando parli di strani colori, è possibile che si possano ottenere sfumature e colori più saturi (e quindi fuori dall’AdobeRGB) smanettando parecchio con i controlli, ma poi se si usa l’intento di renderig appropriato durante la conversione tra un spazio colore e l’altro non dovrebebro presentarsi problemi. [lo]
Marzo 15, 2007 alle 9:20 pm #1259403iggam
PartecipanteCiao cyfer, banding e posterizzazione sono sinonimi: forse intendevi qualcos’altro per “banding”? Riguardo ai colori strani… è un discorso un po’ complicato, ma in sostanza il problema è questo (spero di non tediare troppo i lettori del forum…). Supponi di dover convertire un’immagine da un profilo (diciamo ProPhoto RGB) a un altro (diciamo un profilo della stampante). Ci sono tre tipi di colori: (1) i colori che entrambi i profili sono in grado di rappresentare; (2) i colori che solo ProPhoto può rappresentare; (3) i colori che solo la stampante può rappresentare. Il problema principale è riprodurre in qualche modo “accettabile” i colori (2) (i colori (3) non possono essere contenuti nella foto, per cui non sono interessanti). E’ qui che è importante la scelta dell’intento di rendering. – Se scegli l’intento colorimetrico relativo, decidi di mantenere i colori (1), approssimando i colori (2) a dei colori “simili” che i profilo della stampante può rappresentare. Il problema è che diversi colori di ProPhoto possono trasformarsi nel medesimo colore della stampante, cioè puoi perdere delle sfumature e dare origine a fenomeni di posterizzazione. – Se scegli l’intento percettivo, cerchi di comprimere (più o meno) lo spazio ProPhoto nello spazio di colore della stampante. In questo modo però tutti i colori sono modificati; cioè devi sacrificare l’accuratezza dei colori (1). Qualunque intento tu scelga, perciò, devi per forza fare dei compromessi sui colori. L’entità di questi compromessi dipende principalmente da quanto differiscono tra loro lo spazio di colore di partenza (ProPhoto) e quello di destinazione (stampante). Purtroppo Prophoto è molto più grande di qualsiasi profilo di stampanti. Ciò potrebbe comportare grandi compromessi, tanto più visibili quanto più nell’immagine sono presenti colori lontani da quelli dello spazio di colore della stampante (cosa che capita ad es. aumentando molto la saturazione). Infine… Il mio consiglio è di lavorare in uno spazio di colore non molto più grande di quello del dispositivo di output (stampante) che si intenderà usare. Ad esempio AdobeRGB è una buona scelta. Oppure, ancora meglio secondo me, printerRGB di Mike Chaney. Vabbé a questo punto non ci sarà rimasto nessuno a leggermi… ciao e complimenti a chi non si è addormentato!! Stefano
Marzo 16, 2007 alle 1:29 am #1259428cyfer
PartecipanteCiao Stefano, per banding intendo la presenza di striature, il più delle volte orrizontali, di forma e dimensione regolare che di rado possono essere gia presenti anche nel raw (per la verità quasi mai e comunque imercettibili), si notano principalmente in superfici di colore uniformi. Per posterizzazione intendo un evidente salto di tonalità anziche una transizione continua di toni in aree più o meno irregolari dell’immagine. Non escludo che questi fenomeni talvolta possano anche avere origine comune. Concordo sul fatto che non serve a molto utilizzare uno spazio colore molto più grande e che contenga interamente lo spazio di destinazione, anzi, ma se lo spazio colore della stampante eccede in parecchi punti dall’adobeRGB e lo si vuole sfruttare al massimo, è necessario ricorrere ad uno spazio colore maggiore dell’adobeRGB. Da quello che è la mia piccola esperienza si verifica proprio questo, soprattutto ad L* minore di 50. Dopo diverse prove e con vari intenti di rendering mi è sembrato di notare che ci sia un piccolo miglioramento in certe tonalità convertendo dal ProPhoto allo spazio colore della stampante con intento percettivo rispetto, ad esempio, ad una conversione da adobeRGB allo spazio colore della stampante con intento colorimetrico relativo. Rimanendo nell’ambito di ritocchi e non di interventi pesanti sull’immagine, molto difficilmente si potrà uscire dall’adobeRGB. Temo che con questi tecnicismi si siano ormai annoiati un po tutti. Bisogna comunque ricordare che molto spesso è molto più importante il contenuto dell’immagine rispetto alla tecnica usata per ottenerla, anche se questa non va trascurata. [lo]
Marzo 16, 2007 alle 3:46 pm #1259490iggam
PartecipanteConcordo sul fatto che non serve a molto utilizzare uno spazio colore molto più grande e che contenga interamente lo spazio di destinazione, anzi, ma se lo spazio colore della stampante eccede in parecchi punti dall’adobeRGB e lo si vuole sfruttare al massimo, è necessario ricorrere ad uno spazio colore maggiore dell’adobeRGB. Da quello che è la mia piccola esperienza si verifica proprio questo, soprattutto ad L* minore di 50. Dopo diverse prove e con vari intenti di rendering mi è sembrato di notare che ci sia un piccolo miglioramento in certe tonalità convertendo dal ProPhoto allo spazio colore della stampante con intento percettivo rispetto, ad esempio, ad una conversione da adobeRGB allo spazio colore della stampante con intento colorimetrico relativo.
Beh questo dipende anche dai colori che effettivamente usi nell’immagine (e anche da come sono stati fatti i profili). E’ vero chi gli spazi di colore di alcune stampanti possono eccedere quello AdobeRGB, ma come dici giustamente tu, ciò ha un effetto solo se l’immagine contiene colori “estremi”. A volte, però può capitare: ad es. in alcune foto di paesaggio quando si cerca di imitare l’effetto della Velvia 50.
Temo che con questi tecnicismi si siano ormai annoiati un po tutti.
Questo è certo… ciao! Stefano
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