0 senta il caso avvenuto di fresco

0 senta il caso avvenuto di fresco A me che girellando una mattina càpito .. al porto della mia città, in quello vecchio là, fuori di mano. (Parafrasando sant’Ambrogio del Manzoni) Avevo a tracolla la mia vecchia e obsoleta 350D, che ha scattato 20.000 immagini in due anni, corredata da un misero 85mm/1,8. C’era un gruppo di fotografi forestieri. Grandi zaini a tracolla, Canon 1D mark XIV, Nikon 20DX34, obiettivi spacca passeri da 500mm, custodie rigide per altri obiettivi spacca cimici, flash montati sui corpi macchina, cavalletti da studio smontati per il trasporto, giacche dalle mille tasche rigonfie di ogni ben di Dio, cappellini Canon e Nikon. Mi hanno fissato per un attimo; il tempo di leggere sulla mia tracolla “Eos 350D”. Troppo misero il mio apparecchio, per meritare uno sguardo più lungo di un secondo e qualche decimo. Mi fermo più in là e resto ad osservarli. Nel tempo di una mezz’ora non hanno lasciato niente di non fotografato: lattine schiacciate, pesci morti rinsecchiti, catene, funi, vecchi gabbiani in fase di pre-trapasso, mattoni della muratura, acqua sporca di nafta, tappi di bottiglie, pezzetti di spago ritagliati dalle reti… In quel luogo tanto ricco di soggetti e di spunti, in cui nel corso di 9 mesi ho scattato 9000 fotografie per una mostra da 125 stampe 30×45, non c’era evidentemente nulla di più interessante di quei miseri soggetti. Allora mi sono reso conto che qualcosa da fotografare c’era. E molto interessante: LORO. In quel momento il soggetto più interessante, più unico, più irripetibile, erano proprio loro; non le situazioni, i colori, i personaggi. Loro con la loro aria da fotografi esperti ed inesorabili, coi loro vestitie zaini da fotografo National Geographic, coi loro obiettivi-ultimogrido-ti-riprendo-da-due-chilometri. Mi chiedo: tanta strada per fotografare tappi e lattine? Cotanto corredo per fotografare un pesce rinsecchito ed un vecchio gabbiano tutto spennato, ormai stanco di vivere ed incapace di volare?