Ciao Niktosi, fino a qualche mese fa ero della stessa tua idea poi, un giorno di gennaio, andai a vedere la mostra di Ghergo a Gorizia (Il glamour autartico) e capii che photoshop c’era anche all’epoca ed aveva nomi diversi: nel suo caso si chiamava Tonio ed era la persona (artista) che ‘aggiustava’ gli scatti del fotografo. Le elaborazioni erano le più disparate, dall’eliminazione dei difetti della pelle fino alla modifiche più spinte che venivano realizzate direttamente sui negativi con tecniche diverse. Da quel momento non ho pensato più a photoshop come qualcosa di negativo per il fotografo ma come ad un aiuto, nel momento in cui si renda necessaria qualche modifica per rendere lo scatto più interessante (partendo sempre già da uno scatto valido). Il problema semmai è quello, oltre di riuscire a realizzare scatti validi, imparare ad utilizzare photoshop al meglio e con cognizione… Un saluto [lo]