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Adattare gli obiettivi – Guida completa

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  • #1736332
    Gionny
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    Un tema ricorrente sui forum di fotografia è quello dell’adattamento delle vecchie ottiche.
    Lo staff spera con questo articolo completo di tabelle, di fornire un valido punto di partenza per affrontare l’argomento.
    Buona lettura.

    Molti prima o poi pensano di poter adattare vecchi obiettivi alla propria fotocamera. Vuoi per risparmiare denaro, vuoi per sperimentare, vuoi perché alcuni obiettivi hanno una resa molto particolare e ricercata, in ogni caso l’adattamento delle ottiche è un tema che si propone molto spesso sui forum di fotografia.

    Di solito queste sono le domande tipiche:
    “Ho trovato un vecchio obiettivo che usava mio padre sulla sua vecchia reflex, lo posso montare sulla mia autofocus/digitale?”;
    oppure:
    “Ho avuto occasione di comprare un vecchio obiettivo ad un mercatino, è compatibile con la mia fotocamera?”.

    La risposta è si, la luce è sempre luce e le lenti sono sempre lenti:
    in linea di principio si può sempre adattare un obiettivo nato per un sistema fotografico su di un altro, ma ci sono eccezioni e limitazioni che vale la pena conoscere prima di sprecare denaro in un acquisto sbagliato o di rimanere delusi da una cattiva resa.

    Per prima cosa si deve essere consapevoli del fatto che adattando un obiettivo, si perde ogni tipo di automatismo. Questo vale per la messa a fuoco automatica, la chiusura automatica del diaframma ed il funzionamento di eventuali stabilizzatori, ecc. La ragione di queste limitazioni è da ricercare nella mancanza nel corpo macchina degli organi meccanici o elettronici necessari ad attivare le componenti meccaniche o elettromeccaniche degli obiettivi adattati.

    Il diaframma in particolare è il componente attorno al quale ruota la tecnica dello “stop down”, necessaria all’uso degli obiettivi adattati.
    Per metterla in pratica, occorre prima mettere a fuoco il soggetto, in seguito regolare il diaframma che si chiuderà manualmente al valore impostato e, solo dopo, regolare il tempo di esposizione (manualmente o con priorità di diaframmi) per poi terminare con lo scatto.
    Alcuni di voi si chiederanno perché il diaframma vada regolato dopo la messa a fuoco e non prima. La risposta è che chiudendo il diaframma si va ad aumentare la profondità di campo, di conseguenza andando a focheggiare ci si potrebbe fermare ad uno degli estremi della zona a fuoco ottenendo la PDC tutta davanti o dietro al soggetto (rendendo la foto innaturale o addirittura brutta). Per questo è consigliabile focheggiare con la minima PDC disponibile, cioè a tutta apertura.

    Altri obiettivi invece non possono essere adattati (e sono le eccezioni alla regola). In questa categoria rientrano alcuni casi particolari di obiettivi che non erano dotati di tutte le lenti necessarie al loro funzionamento perché concepiti come aggiuntivi ottici di particolari fotocamere che integravano nel corpo i restanti componenti (un caso di questo tipo era la “Canon EX EE” ed i suoi quattro obiettivi, ma se non sbaglio è stata prodotta anche una Zeiss attorno ad un concetto simile).

    In altri casi, invece, la funzionalità risulta limitata. Questo succede con obiettivi concepiti per i formati più piccoli (ad esempio Olympus Pen oppure Pentax 110) che non coprirebbero l’intero sensore o pellicola da 35mm, oppure quelli che non integrano alcuni comandi, come il caso lampante degli EF di Canon (ed ormai molte altre serie di ottiche di molti produttori) che mancando di ghiera di controllo dei diaframmi. Se montati su fotocamere non dotate della necessaria elettronica di controllo, essi funzionano esclusivamente a tutta apertura.
    A volte poi non vale la pena adattare gli obiettivi anche se fisicamente non vi sono impedimenti. E’ il caso dei medio e grande formato, che sono concepiti per funzionare in maniera molto diversa dagli obiettivi per piccolo formato (otturatori e diaframmi sono azionati in modo differente e risultano molto scomodi se utilizzati sulle fotocamere di piccolo formato). Inoltre, essendo concepiti per pellicole che necessitano di minori ingrandimenti per la stampa, spesso hanno una risolvenza inferiore a quella delle ottiche per 35mm in modo da valorizzare più facilmente altre caratteristiche come il contrasto. Cosa buona se si ha a disposizione un pellicola di grandi dimensioni ma deleteria sul 36×24 o peggio ancora sugli APS-C, formati che non permetterebbero l’ottenimento della nitidezza promessa da tali ottiche.

    Va poi fatto notare che, se le moderne fotocamere digitali concedono molta libertà nell’adattare gli obiettivi (in particolar modo le mirrorless permettono quasi tutto), bisogna comunque stare in guardia. I sensori digitali riflettono molta più luce rispetto a quanta ne riflette una pellicola tipica, per questo può capitare che ottiche eccelse sulla pellicola soffrano in modo grave di riflessi interni dovuti alla mancanza di un trattamento specifico per lavorare con i moderni sensori digitali. E’ capitato che ottiche di grande pregio (per fare un esempio il Canon EF 85mm f/1.2L USM) siano state aggiornate appositamente per migliorare i trattamenti anti-riflesso. In questo caso occorre sperimentare sperando di essere fortunati.

    Ora però passiamo a vedere come si adattano le ottiche e quali possono essere i problemi all’orizzonte.
    Facciamo uno sforzo di fantasia e immaginiamo che questo disegno sia una fotocamera:

    [IMG]public/imgsforum/2012/9/N1.jpg[/IMG]
    Il profilo nero rappresenta il corpo macchina, la striscia blu, il supporto sensibile (pellicola o sensore) e l’oggetto verde rappresenta un obiettivo intercambiabile con il suo schema ottico riassunto dalla lente azzurra. La quota (cioè la misura) indicata con la “X” è il TIRAGGIO (“flange focal distance” per chi ama l’inglese).
    Il tiraggio è la distanza che separa il piano focale (la superficie su cui viene proiettata l’immagine, cioè il supporto sensibile) dal piano della flangia di fissaggio dell’obiettivo, ed è la caratteristica che influenza l’effettiva possibilità di adattare un obiettivo. Ma andiamo per ordine.

    L’obiettivo è progettato per poter mettere a fuoco tutto ciò che si trova dalla minima distanza di messa a fuoco all’infinito, ovvero, è in grado di indirizzare i fasci di luce parallela fino a farli convergere in un singolo punto sul piano focale, dalla minima distanza di messa a fuoco (obiettivo alla massima estensione)

    [IMG]public/imgsforum/2012/9/N2.jpg[/IMG]
    e fino all’infinito (obiettivo completamente arretrato):

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N9.jpg[/IMG]
    Ora immaginiamo di voler montare questo obiettivo su un corpo macchina per il quale non è stato progettato. Per prima cosa perdiamo gli automatismi (come già preventivato), poi possiamo incorrere in uno dei seguenti casi:

    – caso 1: tiraggio inferiore.
    Immaginando di poter montare direttamente l’obiettivo sul corpo macchina otterremo questo:

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N4.jpg[/IMG]
    alla posizione di infinito, l’obiettivo proietterebbe la sua immagine dietro al supporto sensibile, questo significa che facendo avanzare le lenti per la messa a fuoco, otterremmo la messa a fuoco all’infinito, ma saremmo penalizzati alle brevi distanze perché non è possibile mettere la stessa distanza fra piano focale e lente che permetteva il corpo specifico.
    Ma a tutto questo esiste una soluzione. Per prima cosa è necessario adattare gli attacchi perché ogni produttore usa il proprio sistema di montaggio, e questo offre l’occasione di interporre uno spessore fra corpo ed obiettivo, raggiungendo il corretto tiraggio ed ottenendo questa configurazione:

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N5.jpg[/IMG]
    Il componente viola rappresenta l’anello adattatore che permette di ripristinare la messa a fuoco all’infinito ed alla minima distanza. A parte la perdita degli automatismi non esistono controindicazioni se non il fatto che se l’anello è troppo sottile non conferisce la giusta robustezza per mantenere sicuro il montaggio. Per questo è consigliabile non tentare l’adattamento se la differenza di tiraggio è inferiore ad 1,5 o 1mm.

    – caso 2: tiraggio superiore.
    Questa volta ci troviamo di fronte a questo scenario:

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N6.jpg[/IMG]
    In questo caso l’immagine viene proiettata davanti al piano focale. Si perde la capacità di mettere a fuoco all’infinito mentre si riduce la distanza minima, ed in effetti è come se si avesse montato un tubo prolunga per fotografia macro. Se la differenza di tiraggio è tanta, è possibile anche notare una diminuzione di luce rispetto al diaframma nominale impostato esattamente come succede con i tubi-prolunga.
    Analogamente allo scenario precedente esiste una soluzione offerta dalla necessità di un anello adattatore, cioè l’inserimento di lenti correttive. La situazione si presenterebbe più o meno così:

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N7.jpg[/IMG]
    La lente correttiva inserita nell’anello modifica il percorso ottico dei fasci di luce e permette di recuperare le caratteristiche di messa a fuoco dell’obiettivo. Ci sono però degli inconvenienti. Il primo è che la lente correttiva introduce una moltiplicazione della focale che varia da caso a caso. Il secondo è che inserendo ulteriore vetro ed aria (nel disegno c’è una lente sola, ma si possono trovare anche sistemi correttivi con più elementi) allo schema ottico si ottiene un degrado dell’immagine che può essere molto leggero se il si tratta di un adattatore di altissima qualità, oppure molto forte se si tratta di un adattatore economico e con vetro scadente. Inutile dire che molto spesso gli adattatori appartengono a questa categoria, rendendo del tutto inutile l’adattamento dell’ottica.
    Aggiungo anche che per fronteggiare questo problema sui corpi con tiraggio molto “lungo”, i riparatori e i tecnici specializzati in apparecchiature ottiche, usano (quando possibile) modificare l’attacco dell’obiettivo desiderato installando la baionetta richiesta dal corpo di destinazione, così facendo è possibile mantenere la messa a fuoco all’infinito. A volte capita di trovare obiettivi così convertiti nei mercatini dell’usato.

    [Sul tema degli anelli adattatori, faccio notare che sul mercato ne esistono di vari tipi, ma voglio focalizzare l’attenzione sui modelli con chip che permettono alla fotocamera di “controllare” la messa a fuoco e dare il segnale di conferma. Personalmente li sconsiglio, almeno a chi non possiede una fotocamera con comando separato dell’AF, perché se voleste scattare una foto fuori fuoco o mettere a fuoco un soggetto che non rientra nei punti AF della fotocamera e non voleste/poteste ricomporre, potrebbe essere più dannoso che utile.]

    Tirando le somme, se il vostro corpo macchina ha un tiraggio sensibilmente inferiore a quello per cui è stato costruito l’obiettivo, è possibile ottenere una combinazione perfettamente funzionante. Ad esempio, se volete montare un’ottica Nikkor sulla vostra Canon EOS, si tratta di un’operazione perfettamente fattibile perché ci sono ben 2,5mm di distanza da colmare a favore del corpo macchina. Mentre se volete montare un’ottica Canon FD sempre sulla EOS dovete accettare il compromesso della lente correttiva oppure la potrete usare come ottica macro o al limite per foto a breve distanza perché perdereste la messa a fuoco all’infinito.
    Tiraggi molto simili invece (come il Canon EF e il Minolta A/Sony Alpha che vedono il Canon più corto di solo 0,5mm) tendono a riproporre il secondo scenario perché lo spessore mancante, spesso, non è sufficiente a costruire un anello adattatore sufficientemente robusto, di conseguenza l’anello “ingrassa” e la messa a fuoco all’infinito si perde a causa della distanza maggiore.

    Ma poniamo ora un altro caso. Il Canon EF è più “lungo” del Canon FD, allora perché non montare le ottiche EOS sui corpi FD? Domanda lecita, ma che si risponde da sola se avete letto tutto attentamente. Le ottiche EF (come le Nikkor G, molte Sony A e tante altre prodotte oggi) sono sprovviste di ghiera per la regolazione del diaframma, pertanto sarebbero fortemente limitate dovendo operare sempre a tutta apertura. Per questo inconveniente non esiste soluzione sulle reflex, ma se aveste a disposizione una mirrorless le cose cambierebbero in meglio.
    Nel settore delle mirrorless il tiraggio è ridottissimo (nel caso limite della Pentax Q è addirittura 9,2mm) e consente l’adattamento di una quantità elevatissima di obiettivi, anzi permette addirittura l’adattamento di ottiche generalmente considerate non adattabili.
    Di nuovo il caso delle ottiche EF è da manuale, infatti esistono in commercio anelli adattatori dotati di un diaframma meccanico per sopperire alla mancata funzionalità di quello installato nell’obiettivo (ad esempio questo http://www.metabones.com/). Si tratta, in entrambi i casi, di soluzioni permesse dalla grande differenza di tiraggio che consente l’installazione dei componenti necessari a questo scopo.
    In definitiva, le mirrorless possono montare tutto quello la cui lente posteriore non sbatte contro il corpo macchina o il sensore.

    A titolo informativo segnalo che l’attacco Canon EF-M ha un tiraggio di 18mm, i Canon R, FL ed FD di 42mm e il Canon EF/EF-S di 44mm. Mentre il diffusissimo M42 si attesta a 45,46mm, l’Olympus OM raggiunge i 46mm e il Nikon F è fra i più lunghi del piccolo formato con 46,5mm.
    Nei link a seguire troverete ulteriori informazioni al riguardo:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Tiraggio

    http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_lens_mounts

    http://en.wikipedia.org/wiki/Flange_focal_distance

    Al termine dell’articolo troverete delle tabelle riguardanti i più comuni “attacchi”.

    Per completezza, cito un caso molto curioso, l’attacco M39. Questo attacco venne introdotto da Leitz per le sue Leica a telemetro con ottica intercambiabile, si tratta di una semplice attacco a vite del diametro di 39mm e dal tiraggio piuttosto contenuto. I produttori russi successivamente copiarono questo attacco e lo riproposero sulle fotocamere a telemetro di loro produzione. Fin qui nulla di scandaloso, ma poi KMZ, il produttore delle famose Zenit, impiegò la flangia M39 sulle sue prime reflex, limitandosi a modificarne il tiraggio. Gli obiettivi però dovettero essere adattati per mantenere le loro caratteristiche di messa a fuoco, restando esteticamente molto simili alle versioni per telemetro (se non per la mancanza dell’accoppiamento della camma del telemetro), ma diventando non compatibili con esse. Oggi questi attacchi ed ottiche oggi sono noti fra gli appassionati come zM39 (zenit-M39) per distinguerle dalla versione per telemetro note anche come lM39 (leica-M39 o anche LTM, cioè “Leica thread-mount”). Va da se che le ottiche russe zM39 sono adattabili alle moderne reflex, occorre però un anello adattatore M39 che conferisca il giusto tiraggio all’obiettivo, cosa che per la sua fabbricazione o modifica, potrebbe richiedere l’intervento di un bravo artigiano.
    Per quanto ho potuto scoprire, l’attacco zM39 condivide il tiraggio con il più comune M42, ma non posso confermarlo con certezza assoluta.

    C’è un ultimo appunto da considerare, e per farlo vi propongo un’ultima “opera d’arte”:

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/N8.jpg[/IMG]
    In questa illustrazione o voluto mettere in luce un inconveniente che può capitare sulle reflex di tipo tradizionale (le fotocamere con specchio fisso traslucido esulano da questo ragionamento). Nel disegno si possono notare (con un po’ di fantasia) un corpo macchina reflex con uno specchio molto ingombrante, un anello adattatore (in viola) ed un obiettivo (non più riassunto in un solo elemento, anzi forse ho esagerato :pr ) molto sporgente dal lato posteriore. Poniamo per ipotesi che in queste condizioni l’obiettivo adattato conservi tutte le sue caratteristiche ottiche e si monti sul corpo senza problemi.
    Ora vi chiedo, cosa succederebbe se scattassimo una foto e lo specchio fosse davvero così vicino alla lente posteriore?
    Semplice, lo specchio sbatterebbe contro l’obiettivo rischiando di danneggiarlo o di danneggiare se stesso.
    Cosa voglio dire con tutto questo? Semplicemente che non sempre il tiraggio maggiore assicura la piena compatibilità dell’ottica con il corpo macchina. In linea di massima le reflex digitali con sensore APS-C/H non risentono di questo problema, ma una full frame o un’analogica con uno specchio molto ingombrante potrebbe trovarsi in questo scenario.
    In ambito Canon digitale si tende a considerare la 5D e la 5D Mark II (non so ancora nulla della Mark III) le più soggette al fenomeno, tanto che in genere di afferma che se esse non hanno problemi, l’obiettivo è sicuro su tutte le altre EOS.
    Per chi volesse sapere quali obiettivi sono sicuri e quali no, segnalo il seguente sito:

    http://www.panoramaplanet.de/comp/

    APPENDICE

    Qui di seguito vi propongo una serie di tabelle che riassumono alcune caratteristiche degli attacchi fotografici più comuni o interessanti. E’ riportato il nome, il tiraggio, una breve descrizione e piccole foto di attacco e flangia.
    Quando scrivo che l’obiettivo “è adattabile”, intendo in via teorica, cioè mi baso sul tiraggio, ma l’effettiva possibilità di compiere tale operazione dipende dall’esistenza di anelli adattatori adeguati. Ricordate poi che l’effettiva funzionalità dipende dalla presenza di organi meccanici quali la ghiera dei diaframmi e la ghiera della messa a fuoco (che ci crediate o no esistono alcuni obiettivi per reflex sprovvisti di questo “accessorio”, prendete ad esempio lo “EF 35-70mm f/3.5-4.5A”. Altri invece hanno una ghiera “focus by wire” quindi senza corrente elettrica non funzionano, ad esempio lo “EF 1200mm f/5.6L USM” oppure il più comune “EF 85mm f/1.2L II USM” e molti altri per mirrorless), quindi pensateci sempre due volte prima di gettarvi in acquisti non ragionati.
    Le ottiche per medio formato e grande formato non sono state prese in considerazione per le ragioni espresse nell’articolo.

    [NOTA: alcuni degli attacchi mostrati sono in realtà degli anelli adattatori, quindi mancano degli eventuali collegamenti elettrici o accessori meccanici presenti nelle ottiche/flange, mi scuso per l’imprecisione, ma non ho potuto trovare niente di meglio.]

    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_1__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_2__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_3__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_4__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/11/Tab_5b__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_6c__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_7c__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_8c__1_.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2012/10/Tab_9c__1_.jpg[/IMG]

    #1742954
    Massimo
    Partecipante

    Io adoro e uso moltissimo le ottiche “vintage”, vi suggerisco però di fare molta attenzione. Spesso, anche con ottiche della stessa marca, c’è il rischio di sbattere contro lo specchio…. io ho 3 obiettivi Meyer-Optik e sulla 1D nessun problema, mentre sulla 5d il 30mm se usato con la messa a fuoco all’infinito va a sbattere sullo specchio…… per il 50mm e il 135mm invece nessun problema……

    #1745038
    Luppolo
    Partecipante

    Nota per le lenti Zeiss attacco Contax/Yashica Problemi per l’uso su 5D markII: per le lenti Planar 2/100 e Planar 2/135 non vi sono problemi di interferenza con lo specchio, ma vi sono con una linguetta sporgente sul retro della lente, vicina a quella della ghiera dei diaframmi. questa linguetta interferisce con gli anelli con chip di conferma, mentre non crea problemi con gli adattatori semplici. può risultare necessario limare l’alloggiamento dei contatti negli anelli con chip. inoltre la linguetta tocca il corpo macchina in prossimità dei contatti elettrici dell’obiettivo. per innestare la lente bisogna forzare l’innesto provocando la rimozione di parte della plastica che costituisce la sede dei contatti del corpo macchina. EDIT: nel post seguente ho inserito due foto per permettere una migliore comprensione…

    #1750523
    Luppolo
    Partecipante

    prima di tutto… non sono un tecnico e il mio intento è quello di portarvi la mia esperienza diretta. quindi vogliate perdonare un linguaggio non tecnico ed eventuali imprecisioni, nonchè l’impossibilità di portarvi l’intera gamma delle non compatibilità delle ottiche Zeiss/Contax con la 5D markII [IMG]public/imgsforum/2013/1/IMG_0998.JPG[/IMG] questa linguetta è fissa e rende difficile l’innesto della lente sulla 5D markII, il risultato è un’incisione sul corpo macchina, nella zona dei contatti con la lente. io ho limato l’elemento con un nastro di carta vetrata fine, tenendo il nastro appoggiato sul tavolo e facendo moooooolta attenzione. ho riscontrato questo problema solo nel Planar 100 e nel Planar 135 attacco Contax (fra le lenti in mio possesso) altro problema… [IMG]public/imgsforum/2013/1/IMG_0999.JPG[/IMG] questa linguetta è invece mobile e nell’escursione verso quella fissa apre progressivamente il diaframma, quando arriva a fine corsa la lente è a tutta apertura alcune lenti (Sonnar 135 f2,8 MM, Distagon 35 f2,8 MM) hanno una linguetta molto lunga, che sbatte sul corpo macchina della 5D markII. nell’innestare la lente la linguetta scorre progressivamente al fine corsa e apre inesorabilmente il diaframma. a questo punto è possibile usare la lente solo a TA. anche qui ho limato la linguetta fino a ridurne la lunghezza non tutte le lenti MM che ho presentano questo problema e nessuna delle lenti AE in mio possesso mi ha dato problemi.

    #1770583
    aloesiena
    Partecipante

    E questo? che diamine di innesto è? fatemi sapere vi prego… devo adattarlo su una canon digitale è di un soligor tele-auto 400 f 6:4 [IMG]public/imgsforum/2013/6/_U7U03881.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2013/6/_U7U03871.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2013/6/_U7U03971.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2013/6/_U7U04011.jpg[/IMG]

    #1770586
    ViridisDraco
    Partecipante

    che lente è? alcune vecchi tamron per esempio avevano una “baionetta” propietaria che con un apposito adattatore permettevia semplicemente cambiando l’innesto di venire adattate a molti attacchi

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