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Alcune riflessioni di Gianni Berengo Gardin

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  • #1543688
    fireblade
    Partecipante
    #1543690
    Luca Lupi
    Partecipante

    Quanto ha ragione, quel tipo di pubblicità è lo specchio della strada presa dalle grandi casi produttrici di fotocamere… Però non condivido l’assolutismo sul fotoritocco, o piuttosto: Sono d’accordo con lui che possa portare alla diseducazione perché può far eliminare la fase di pensiero prima dello scatto, ma sono convinto che se ci imponiamo di non rinunciare comunque alla necessità di pensare la foto (e anche di rinunciarci se non è il caso), la possibilità di fare del ritocco, che è ad appannaggio esclusivo del digitale, possa essere anche considerato un valore aggiunto, che apre anche nuove strade alla creatività. Anche se avvicinando più al mondo dell’immagine che a quello della fotografia, ma non credo sia un male se si cerca di mantenere comunque intatto lo spirito originale alla base dello scatto. E’ più difficile col digitale, come si dice, è una tentazione forte prendere la ‘strada larga’, ma anche con una digitale si può scegliere di percorrere la ‘strada stretta’ dello scatto pensato all’origine 😉

    #1543697
    tecnico73
    Partecipante

    le parole di Gianni Berengo Gardin io le ho sentite più di una volta da fotoamatori che provengo dalla pellicola in più posso confermarle personalmente quando uso la 400d scatto senza pensare tanto una buona la trovo sicuramente e se non c’ è qualche piccolo miracolo con dpp o ps si riesce a fare quando uso la eos 300 con pellicola prima di scattare ci penso e ci ripenso valutando molti fattori il digitale e comodo facile infatti ho amici, colleghi che non sanno cosa è una reflex e mi vengono a chiedere consiglio su che corpo comprare e su che ottiche e di esempi sul utilizzo del digitane ne ho molti altri, dopo le esperienze fatte personalmente condivido molto il pensiero Gianni Berengo Gardin, non disdegno il digitale ma posso affermare che le maggiori soddisfazioni e il magior divertimento le sto avendo con pellicola BW Lookaloopy e vero che si possono scegliere strade differenti con il digitale ma già il concetto stesso espresso dal digitale porta al utilizzo della fotocamera, in molti casi a scattare non per fare fotografia ma per portare via una immagine come dice Gardin

    #1543727
    reynolds
    Partecipante

    Condivido in pieno anch’io le parole di Berengo Gardin. Chi “è nato” fotograficamente parlando con la pellicola, non può che apprezzare e condividere le parole del grande fotografo italiano. La tecnologia porta a volte dei veri stravolgimenti, ma non sempre riesce a superare qualitativamente quanto c’era prima, fotografia compresa. Prima, con la pellicola si contava fino a dieci prima di premere il pulsante di scatto, ora invece lo si fa subito, tanto c’è Photoshop. Proprio stasera, stavo ascoltando un pò di lirica, con la mia cuffia, e vi posso garantire che il suono proveniente dal vinile, era decisamente migliore di quello proveniente dal freddo CD (stessa opera lirica, Don Giovanni, di cui possiedo sia il vinile che l’opera in digitale). E comincio a pensare che, con la fotografia digitale, non sia proprio oro tutto quello che luccica. Sicuramente sono stati apportati dei grossi vantaggi, soprattutto in termini di costi, ma in termini di qualità pura dell’immnagine avrei qualche dubbio.

    #1543756
    bepoc
    Partecipante

    Inviato da: reynolds e vi posso garantire che il suono proveniente dal vinile, era decisamente migliore di quello proveniente dal freddo CD

    Con i primi CD, privi di sovracampionamento, sentire una differenza in peggio era possibilissimo. La colpa pero` non era del sistema di registrazione, ma del filtro antialias. Per restituire un segnale privo di ringing avrebbe dovuto essere di tipo Bessel. Un filtro ad elevata pendenza tipo Bessel e costoso e normalmente era montato un Butterworth o, ancora peggio un Chebishev. Con i nuovi a sovracampionamento il problema dovrebbe essere scomparso perche` il filtro e` molto meno critico.

    #1543772
    fireblade
    Partecipante

    In realtà io non sono molto d’accordo con quanto asserisce il maestro su diversi punti. Anzitutto la stessa fotografia è una manipolazione della realtà, anzi ne è una libera interpretazione. Quindi non c’è nulla di “autentico”. Nel momento in cui il fotografo opera una scelta pensando attentamente al suo scopo, ha già distorto la realtà. Puo’ essere la scelta della focale, del punto di vista, della gestione della profondità di campo, della traslazione in bianco e nero. Cosa c’è di “autentico” in tutto questo? Nulla, secondo me. Per non parlare poi del fatto che se una foto gli resta poco contrastata (per i mille motivi per cui ciò può accadere) il suo stampatore di fiducia non opera forse una manipolazione, nel momento in cui in camera oscura sceglie una carta di gradazione differente, oppure un differente tipo di sviluppo per recuperare l’errore? Mi sembra un pò troppo partigiana come opinione, rispettabilissima, ma partigiana. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che bisogna imparare a pensare prima di scattare, ma questo lo si puo’ fare anche col digitale, è solo una forma di atteggiamento mentale. Che poi l’uomo sia tendenzialmente pigro e di fronte ad uno strumento che gli permette di ottenere risultati senza sforzo abbandoni il ragionamento a favore della routine comoda, è tutt’altro discorso. Ci sono persone e persone, non possiamo generalizzare in questo modo. Non mi piace poi l’ultima frase sulle pellicole cinesi: “Non saranno un granché ma per un dilettante possono andare benone.” E chi lo dice che un dilettante non debba poter scegliere ciò che ritiene più consono ai suoi fini espressivi? Se a me piacciono le diapositive in bianco e nero, e decido di comprare le agfa scala che costano, tra sviluppo ed intelaiatura 40 euro a rullo, che devo aspettare un mese per averle indietro, devo essere liberissimo di farlo, senza che nessuno mi dica che mi devo accontentare di una pellicola priva di strato antialo con un accento decisamente snob. A me questa uscita pare più una trovata autopubblicitaria, timbrata oppurtunamente: “non manipolata in digitale”

    #1543779
    Franco
    Partecipante

    G.B.Gardin è un grande fotografo, nel panorama Italiano le sue foto sono tra quelle che apprezzo maggiormente, tuttavia non condivido il suo pensiero intransigente, l’ortodossia nelle scelte e l’approcio troppo concettuale sull’uso delle tecniche, prettamente alogenuriche… La frase che riporto:

    “c’è una bella differenza tra fotografia e immagine: la prima deve documentare la seconda invece può essere creativa”

    non ha nessun fondamento, a mio parere ogni fotografia è essenzialmente un’immagine, ovvero la rappresentazione di un evento piu’ o meno realistico, ma privo di una realtà propria, e ogni eventuale manipolazione (dei livelli) non può intaccare la natura intrinseca dell’immagine. La fotografia è un oggetto, non ha nulla di reale!!!!!!!! Le immagini fatte da Ansel Adams non sono forse fotografie? eppure il suo intervento in CO mirato ad ottenere un determinato risultato non è molto diverso dal lavoro svolto con i programmi di postproduzione? Mi sembra molto opinabile anche l’idea per cui la velocità e il tempo impiegato a meditare sullo scatto debba essere un male per il fotografo che opera con le attrezzature digitali. Nel reportage è fondamentale la rapidità d’esecuzione e molte sue fotografie sono state eseguite senza pensare, eppure cita …….

    “Guardi, in giro vedo la pubblicità di una nota casa che produce macchine fotografiche che dice una cosa del tipo: “non pensare scatta”. Ecco l’errore, io prima di scattare ci penso eccome! Con il digitale viene meno questa attenzione, l’occhio si accomoda, perde acume”

    insomma……… persino il suo assunto per cui che la fotografia digitale debba portare il fotografo alla mancanza di riflessione nei confronti del singolo scatto fotografico, è un’affermazione tanto azzardata quanto in contrasto con l’idea per cui ogni intervento che denota la personalità del fotografo, debba essere definita una piccola manipolazione della realtà. Non è forse piu’ genuino e reale uno scatto eseguito rapidamente in cui si vede la bravura di un fotografo, piuttosto della rappresentazione meditata? Indipendentemente dalle battute di Gardin in cui si denota l’accento sul personaggio, le foto parlano un altro linguaggio e personalmente continuero ad apprezzarle nonostante tutto, ringraziandolo per la passione che i suoi lavori possono infondere nel nostro animo di semplici fotoamatori.

    #1543781
    Luca Lupi
    Partecipante

    Originariamente inviato da fra65: insomma……… persino il suo assunto per cui che la fotografia digitale debba portare il fotografo alla mancanza di riflessione nei confronti del singolo scatto fotografico, è un’affermazione tanto azzardata quanto in contrasto con l’idea per cui ogni intervento che denota la personalità del fotografo, debba essere definita una piccola manipolazione della realtà. Non è forse piu’ genuino e reale uno scatto eseguito rapidamente in cui si vede la bravura di un fotografo, piuttosto della rappresentazione meditata?

    Putroppo però in effeti questi scatti sono sempre pù rari. Non è errata l’affermazione secondo cui il digitale ha incentivato (ed incentiva tuttora) il salto del passaggio di ragionamento preventivo allo scatto, solo che è sbagliato pensare che l’unica alternativa sia scattare a pellicola. Ciò che intendevo nel mio primo intervento è che con il digitale ci vuole più forza di volontà, perché la scelta di ragionare deve essere deliberata e consapevole e perché la trappola dello ‘scattare a iosa tanto una buona ne esce’ è sempre in agguato dietro l’angolo, ma il ragionamento non è inibito dallo strumento digitale, bensì dalla pigrizia del fotografo. Ecco perché dico che non è impossibile ‘fare bene’ anche con una famigerara EOS ‘D’, bisogna solo volerlo 😉

    #1543788
    Franco
    Partecipante

    E’ vero Lookaloopy, sono sempre piu’ rari, soprattutto quelli dove viene descritto l’uomo, sembrano vecchie cartoline di un mondo ormai passato in cui HCB ha fatto da capostipite. Ma per il fotografo di oggi, seguire le idee di Gardin è come ostinarsi ad andare in giro con una carrozza trainata da cavalli, posso anche farlo, ma nel mio piccolo, pensare che il mondo non debba evolversi con altri mezzi e anacronistico e decisamente snob. [lo]

    #1543792
    Doppiadi
    Partecipante

    La querelle tra analogico e digitale è un tormentone della nostra epoca e nasce a mio modo di vedere dall’ attaccamento  dell’ uomo ad una tecnologia più che al fine ultimo dell’ attività che si sta considerando. Mi spiego: se domando “cos’ è la fotografia?” l’ unica risposta corretta è “saper disegnare con la luce”, se si comincia a discutere delle differenze tra analogico e digitale, tra una marca e l’ altra, tra un sensore più grande e uno più piccolo molto probabilmente è come se ci fossimo bloccati lungo un percorso che porta da A a B perché uno vuole passare ber C, uno per D e uno per E. Il punto di arrivo è sempre lo stesso ma tizio vuole passare per C perché è la strada che ha sempre fatto, che conosce meglio e per di più legata a molti ricordi di tempi andati; caio invece preferirebbe arrivare prima a destinazione prendendo la nuova superstrada: è forse più grigia, con meno elementi di contorno, ma accidenti se è più rapida e comunque porta esattamente allo stessa destinazone. Quando Tizio è ancora per strada e si sta godendo il viaggio, assaporando ogni curva e ogni ricordo, il nostro amico Caio è già arrivato a destinazione, ha fatto quel che doveva ed è ripartito per un’ altra meta… Onestamente non so dire quale sia il viaggio migliore, dipende da che parametri prendiamo in considerazione, sicuramente la superstrada è più rapida ed efficiente, d’ altro canto la vecchia statale ha sempre quel quid di nostalgico che anche se ti fa arrivare un po’ più tardi ti scalda il cuore…

    #1543793
    EnricoX
    Partecipante

    Personalmente, dopo aver letto le parole del grande maestro mi sono sentito istintivamente in accordo con lui. E questo perchè sono nato fotografando con la pellicola, ho “subito” tutte le angherie e le delusioni di chi si cimenta con quel supporto, tutte le difficoltà e le ansie dopo lo scatto, le delusioni ma anche le grandi gioie e soddisfazioni proprie di qualunque risultato che richieda grandi sforzi per essere raggiunto. Il digitale, certo, presenta alcune grandi “scorciatoie” a livello tecnico ma soprattutto di metodologia di lavoro rispetto alla pellicola. Ma cose del genere, nell’evoluzione della tecnica, sono del tutto normali. Anche quando si passò dalle grandi lastre alla pellicola in rotoli immagino ci fossero stuoli di fotografi scettici pronti a dichiarare che “la pellicola è il male assoluto”. La realtà delle cose invece è che l’evoluzione tecnologica del mezzo fa evolvere anche il linguaggio, e bisogna essere in grado di “ripensare” espressivamente l’immagine ANCHE in funzione delle migliorie che possono essere introdotte dalle nuove tecnologie, non chiudersi a riccio di fronte ad esse bocciandole aprioristicamente. Quello che nelle parole di Berengo Gardin è assolutamente fuori discussione è la critica all’approccio consumista allo scatto, che ovviamente il digitale non fa altro che accentuare, se non altro perchè dall’avvento del digitale la fotografia è diventata ancora di più un fenomeno di massa, decuplicando o forse anche centuplicando la quantità di scatti realizzati annualmente su scala mondiale. Ma anche qui, non saprei cosa dire. Dopo anni di vita passati a Venezia dove stuoli di giapponesi si ostinavano scattare a vanvera bruciando decine di rullini in scatti fatti senza pensare, sono persuaso che la capacità di “pensare uno scatto” sia propria principalmente di un individuo, non del mezzo che questo individuo utilizza. Ciao Enrico

    #1543802
    fireblade
    Partecipante

    Originariamente inviato da fra65: Ma per il fotografo di oggi, seguire le idee di Gardin è come ostinarsi ad andare in giro con una carrozza trainata da cavalli, posso anche farlo, ma nel mio piccolo, pensare che il mondo non debba evolversi con altri mezzi e anacronistico e decisamente snob. [lo]

    E’ vero. Io posso anche scegliere di lavorare “all’antica”, e di fatto lo sto facendo, visto che a breve intraprenderò la stampa in camera oscura delle mie pellicole, ma questa è una mia scelta personale, che deriva dal confronto tra diversi modi di fare foto e dalla scelta di quello che più si adatta alla mia personalità, al mio modo di vedere la vita ed è quello che al momento mi diverte di più e mi dà soddisfazione…. non posso però imporlo agli altri come dogma assoluto ed incontrovertibile. Ovvero, posso anche pensarlo fra me e me, ma sfruttare la posizione di rilievo che deriva dalla fama (nel caso di Gardin -ovviamente-) è un colpo basso, e non è nemmeno tanto etico a mio avviso. Per inciso, studiando manuali di camera oscura di 20 o 30 anni fa, restereste stupefatti dal gran numero di tecniche che si utilizzavano per ottenere gli scopi più disparati, come ad esempio i rinforzi locali a base di ioduro di potassio per aumentare la nitidezza su parti selezionate dell’immagine (esattamente come fareste oggi applicando una maschera di contrasto e localizzandola con il pennello storia in photoshop). Per un fotoamatore evoluto poter “possedere” tutto il processo di creazione della foto, fino alla stampa è oltremodo esaltante, ma è un punto di arrivo e non è nemmeno tanto condivisibile, oggi la gente ha poco tempo libero e non tutti vogliono dedicarsi “verticalmente” alle proprie passioni. Ma tale “possesso” puo’ benissimo arrivare anche in modalità digitale, cosa peraltro tutt’altro che banale, per le numerose conoscenze tecniche che bisogna acquisire e padroneggiare. Ho visto stampe in bianco e nero ink-jet ottenute con pigmenti speciali, su carte speciali, che poco hanno da invidiare ad una stampa smaltata su carta baritata…. quando si è veramente padroni del mezzo si puo’ esprimere la bellezza ad ogni livello. Ciò che è importante è il messaggio che sprona a riflettere su ciò che si fa, che puo’ anche essere la scelta di scattare al volo per la strada, cosa apparentemente facile, ma che senza un bagaglio di esperienza può riuscire in effetti assai arduo. Ioltre la conoscenza delle tecniche del passato è importantissima per comprendere appieno la fotografia digitale, alla quale troppo spesso si arriva superficialmente. Oggi imparare a fotografare è più facile di un tempo, disponiamo di strumenti che hanno messo alla portata di tutti tecniche che un tempo erano appannaggio esclusivo di raffinati professionisti, e questo è sicuramente un bene; tuttavia come in tutte le pratiche umane l’abuso e l’uso inconsapevole generano storture di pessimo gusto, ma questo lo sappiamo tutti….il buon gusto è un dono sicuramente coltivabile, ma non è universalmente presente, sta a noi raffinarlo e valorizzarlo; sarà poi il cammino personale di ciascuno a determinare quale tipo di strumento usare per esprimersi, nella piena libertà individuale; strumento che oltretutto può cambiare nel corso della vita, secondo la maturazione individuale. Concludo dicendo che sentirsi dire dall’alto che il digitale non è fotografia è veramente antipatico, da qualsiasi fonte provenga il diktat; questo come ha saggiamente espresso l’amico Franco non lede la stima di Gardin e l’apprezzamento del suo stile, rimane semplicemente una connotazione del carattere particolare di un artista, che in ogni caso -ripeto- mi sa un po’ di autopubblicizzazione.

    #1543804
    EnricoX
    Partecipante

    Originariamente inviato da fireblade: Ma tale “possesso” puo’ benissimo arrivare anche in modalità digitale, cosa peraltro tutt’altro che banale, per le numerose conoscenze tecniche che bisogna acquisire e padroneggiare.

    Non posso che dirmi d’accordo con le tue parole, prendo spunto da queste per evidenziare anche un altro aspetto, ovvero che l’evoluzione tecnologica permette spesso (per non dire sempre) una evoluzione del linguaggio fotografico. Per esemplificare il concetto basta guardare gli scatti di fotogiornalismo fatti oggi e quelli realizzati, per esempio, durante la seconda guerra mondiale o durante la prima, per capire in che modo l’evoluzione tecnologica che ha portato a macchine sempre più compatte e maneggevoli ha influenzato l’evoluzione stessa del fotogiornalismo. La stessa cosa è applicabile al cosiddetto “fotoritocco”, di cui anche lo stesso Ansel Adams – maestro direi indiscusso della pellicola e della stampa – faceva abbondante utilizzo. Quello che oggi si può fare con un computer è decisamente superiore e quindi può suonare come maggiormente “artefatto”, “falso”, “finto”, ma come giustamente facevi notare nel precedente post la fotografia è APRIORISTICAMENTE una interpretazione della realtà, perchè nel momento stesso in cui questa è “inquadrata” non è più realtà ma è immagine. Per quello che riguarda la camera oscura, sto ultimando la sistemazione del garage e ricavando un piccolo angolo adatto. Non vedo l’ora… 😀 Prima o poi qualche consiglio ti toccherà darmelo… :im Ciao Enrico

    #1543810
    bepoc
    Partecipante

    Inviato da: EnricoX Per quello che riguarda la camera oscura, sto ultimando la sistemazione del garage e ricavando un piccolo angolo adatto.

    Sono pesantemente OT, e non so neppure se quello che Ti diro` Ti sara utile. Ma visto che sei in fase di costruzione sei ancora in tempo a fare modifiche. Rischio quindi l’OT e Ti scrivo subito la mia opinione (forse inutile) senza attendere un Thread apposito. I garage sono di solito a grezzo, incluso il pavimento. Penso che Tu il localino lo farai con pareti di perline, le piu` facili da usare. Se invece lo fai in muratura ignora tutto. Bene! La camera oscura casalinga ha due grossi nemici: 1) La polvere (e` ancora peggio di quella sul sensore). Vernicia tutto (perline escluse) con una di quelle vernici usate per stabilizzare i pavimenti in cemento. Ti ridurra` il problema polvere. Magari non abbastanza, ma tutto aiuta. 2) Le infiltrazioni di luce dalle giunzioni su pavimento soffitto e pareti. Per evitarle interponi, tra i muri e le cantinelle su cui monterai le perline, quel cemento nero bituminoso usato per gli isolamenti. La porta devi farla obbligatoriamente con i doppi angoli incluso il pavimento. Doppi angoli da verniciare di nero. Avere l’acqua e` comodo, ma non indispensabile. Basta portare la pellicola in bagno chiusa dentro la sviluppatrice cosi` non si impolvera.

    #1543813
    fireblade
    Partecipante

    Grande Bepo, la tua sterminata cultura a tutto campo abbraccia un secolo di tecnologia 🙂

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