- Questo topic ha 8 risposte, 5 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 6 anni, 6 mesi fa da Angor.
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Aprile 26, 2018 alle 5:37 pm #1861628AngorPartecipante
So che si tratta di un argomento spinoso, ma voglio condividere un mio recente pensiero.
Il titolo nasce da una recente discussione con un amico fotografo (amatoriale, come me), dove al solito siamo finiti a parlare di sviluppo, post produzione, foto ritocco e via dicendo. Inevitabile, dato che lui è un convinto assertore della fotografia che finisce al momento dello scatto, io viceversa sostenitore che il momento dello scatto è solo a metà del processo.
Come già capitato altre volte, ha voluto tirare in ballo Ansel Adams, fondamentalmente per evidenziare come anche un grande fotografo sia riuscito a produrre scatti fenomenali senza esposimetri automatici e senza poter correggere sul campo scatti mal riusciti.
Stavolta, però, mi è venuta in mente un’analogia che sto vivendo in questo periodo, avendo due figli attorno ai 13 anni: il telefonino.
Spesso, infatti, mi sento dire da non_genitori: eh, ma noi alla loro età non avevamo il telefonino…il mio primo cellulare l’ho preso a 37 anni…e via dicendo. Certo, non esistevano…non era difficile farne a meno…ma OGGI, il telefonino ce l’hai.Non ho letto libri, ma molti articoli su A.A, mi sono reso conto che egli utilizzava il top disponibile in fatto di tecnologia in fase di scatto (il procedimento zonale che ha inventato, si basa su misure di evoluti, all’epoca, esposimetri, non a occhio) ma, soprattutto, usava tutte le tecniche possibili e immaginabili per correggere e tirare fuori il meglio in camera oscura.
Certo non usava il PC, ma è lo stesso discorso del cellulare: da quello che ho capito di questo artista, se fosse arrivato al digitale con ancora voglia di imparare, avrebbe cestinato pellicola, acidi e lampadine rosse in favore del più recente software di sviluppo….e credo che si sarebbe fatto moltissimi meno problemi di molti di noi a togliere, clonare, cambiare cieli e tutto quant’altro non gli andasse nello scatto originale.
Ovviamente, io e il mio socio ci siamo lasciato ciascuno ancora con le sue idee, ma dal canto mio ho messo a fuoco meglio alcune cose che avevo in testa.
Aprile 26, 2018 alle 6:26 pm #1861629LuppoloPartecipanteNon credo che Ansel Adams esponesse una sola lastra per ogni scatto, di sicuro ne esponeva più di una.
Di certo non poteva modificare i valori dell’esposizione scelti, ma di sicuro aveva ampi margini di intervento in sviluppo e, soprattutto, in stampa.Secondo me AA ora userebbe una medio formato digitale, con margini di recupero delle ombre e delle alte luci così elevati da non richiedere l’uso di una tecnica particolare come l’HDR.
Sulle inclinazioni di post produzione “estrema” non sarei così sicuro, ma potrebbe anche essere.
Sull’abbandono della pellicola ho parecchi dubbi, ma potrebbe essere anche questo.Aprile 26, 2018 alle 6:37 pm #1861630AngorPartecipantesi, ho scritto HDR per indicare genericamente una di quelle tecniche particolarmente simbolo di quella post-produzione tipicamente digitale.
può essere che le tecniche che AA stava utilizzando già gli ponessero dei dubbi, o che semplicemente fosse il massimo possibile per l’epoca….ovviamente non possiamo saperlo.
Tuttavia, ho visto anche un video in cui sostanzialmente veniva elogiata la sua abilità in camera scura, oltre che sapere che spesso sviluppava i negativi molte volte, provando diverse combinazioni di parametri.
Da qui la sensazione che non si sarebbe fermato.
Certo, AA aveva rifiutato il passaggio al colore, ma quello è diverso…la fotografia a colori è proprio una cosa diversa dal b/n…non è questione di rifiuto o meno del progresso.Aprile 26, 2018 alle 6:48 pm #1861631LuppoloPartecipanteSul bianco e nero sono d’accordo: l’evoluzione non c’entra, il bianco e nero è un linguaggio, è una scelta.
Non ho ben chiaro cosa intendi per “spesso sviluppava i negativi molte volte”… un negativo si sviluppa una sola volta.
Aprile 26, 2018 alle 7:10 pm #1861632AngorPartecipantegiusta osservazione: intendo che stampava molte foto partendo dallo stesso negativo, ogni volta variando parametri e trattamenti fintanto che non otteneva il risultato che desiderava….molto distante, quindi, dall’idea romantica del fotografo che predispone tutto prima dello scatto e poi prende quello che esce per come esce.
Ansel faceva quello che poteva con quello che aveva (per parafrasare Zanardi), e oggi avrebbe avuto molto di più.
Aprile 26, 2018 alle 8:20 pm #1861634marco66PartecipanteSe consderiamo che il sistema “macchina fotografica” digitale o analogico che sia, e’ ben definito, e non si puo’ andare oltre cio’ che e nelle sue potenzialita/limitazioni ,trovo
quasi assurdo pensare che la fotografia finisca al momento dello scatto.
Dopo lo scatto si apre un’altro mondo che ha i suoi limiti solo nel buon gusto . (molto difficile da definire)AA non so cosa avrebbe fatto al giorno d’oggi ma sicuramente non si sarebbe limitato a schiacciare il bottone.[lo]
Aprile 26, 2018 alle 8:29 pm #1861635albo49PartecipanteAngor, il quesito è spesso nelle discussioni tra tradizionalisti-integralisti ed evoluzionisti. Molto spesso gli integralisti sono tali perchè un po’ se la tirano, vuoi mettere uno che posta una foto e dichiara di non aver applicato nessuna pp – mosca bianca – tra tante mosche nere.
Aprile 27, 2018 alle 1:09 am #1861636lovis1PartecipanteAnsel Adams nell’attuale scenario fotografico….è uno che gira con 40/50mila euro di attrezzatura nello zaino, che non ammortizzerebbe mai. Probabilmente sarebbe uno “smanettone” che forse potrebbe anche fare qualche personale ma che alla fine le foto le deve appendere a casa sua….sicuramente non vivrebbe di fotografia “scattata”.
Aprile 27, 2018 alle 2:09 pm #1861645AngorPartecipantemah…tutto dipende da quanto nelle sue foto era sensibilità artistica e quanto essere uno dei pochi ad avere capacità tecnica/chimica e disponibilità di attrezzature nello sviluppo…la prima rimane e può farsi valere anche oggi, dove il digitale ha del tutto livellato le possibilità materiali di sviluppo della foto (in sostanza, avere un mega laboratorio e conoscere l’effetto di ogni acido su ogni carta fotografica non da alcun vantaggio).
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