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Aprile 19, 2009 alle 6:59 pm #1458911axel81itaPartecipante
Foto scattata ad un bambino senegalese nei pressi del confine tra Gambia e Senegal. Ovviamente commenti e critiche sempre ben accetti! [IMG]public/imgsforum/2009/4/Web7.jpg[/IMG]
Aprile 19, 2009 alle 7:10 pm #1458918MarioPartecipantePeccato non avere incontrato lo sguardo, poter aver letto nei suoi occhi, mi sarebbe piaciuto un punto di ripresa più parallelo al viso, io non sono un esperto di questo genere, aspettiamo comunque qualcuno più preparato che possa confermare o contraddire le mie impressioni. Ciao Mario
Aprile 22, 2009 alle 6:24 pm #1460312axel81itaPartecipanteQualcun altro? Faccio fatica a giudicare le mie foto con occhio critico perché ci associo emozioni e sentimenti di quando sono state scattate…
Aprile 22, 2009 alle 6:53 pm #1460332BrainedPartecipanteMi permetto di dire la mia, e cercherò di usare quanto più tatto possibile per non essere frainteso… Non è difficile andare in posti come questi e scattare una fotografia ad un bambino, una donna, o ad un anziano in condizioni disagiate. Allo stesso modo non è difficile fare uno scatto ad un clochard in qualsiasi città. Il 99% di queste foto poi, è in bianco e nero, come a voler dire “è un bianco e nero di una persona che soffre” come a voler “offrire” un’emozione facile attraverso una fotografia. Credimi, lungi da me dare giudizi facili ed avventati, ma, in questi casi, dove risiede il confine tra una foto suggestiva e la “messa in onda” di una persona meno agiata? Sono dell’idea che le fotografie più belle, sono quelle che non abbiamo mai scattato… anche in un viaggio come il tuo, sono sicuro che porterai a vita il ricordo di quanto hai visto, dai paesaggi splendidi ad, ahimè, persone fortemente provate da N fattori. Avessi fotografato un bambino al parco, molti ti avrebbero detto di prestare attenzione alle leggi che tutelano la privacy ed i minori… Cosa differenzia questo bambino dai tanti che vediamo giocare nei nostri parchi? Forse, l’elemento che lo contraddistingue è proprio l’esser nato in condizioni disastrose, pertanto non credo che porre sotto gli occhi di tutti la sua sofferenza sia un modo per creare una foto di impatto, piuttosto, in qualche modo, mi pare come di ledere la sua dignità. Perdona lo sfogo, ripeto, nessuna osservazione personale a te, ma per poter davvero “raccontare” attraverso gli scatti queste situazioni, ritengo sia necessario viverle, per mesi, per anni sulla propria pelle… Andrea
Aprile 22, 2009 alle 8:21 pm #1460374axel81itaPartecipanteDietro qualsiasi foto c’è una storia, bella o brutta che sia, di ricchezza o povertà, di gioia o di dolore…non sono io il primo a fotografare un bambino che soffre, né sarò l’ultimo…né è facile fotografare in queste situazioni tantomeno dal punto di vista tecnico…e a parte l’aver scattato la foto in dogana dove se qualcuno mi avesse scorto probabilmente sarei stato arrestato visto che lì non si poteva fotografare…I fotografi e i giornalisti fanno servizi sula povertà o sul terzo o 4° mondo…alcuni lo fanno per lucro, altri lo fanno perché vogliono raccontare qualcosa, altri perché vogliono documentare…è la stessa cosa di fotografare una modella o delle sfilate di moda…per alcuni sono eccessi, per altri sono testimonianze, documenti…è la stessa cosa dei 250milioni di servizi che hanno fatto sul terremoto in queste 2 settimane…e allora? la povertà fa parte della vita, tanto quanto la ricchezza, tanto quanto una foto di battesimo o di matrimonio, tanto quanto un ritratto scattato in studio e tanto, forse, quanto quelle tue fotografie che non sono mai state scattate. E devo dire che sono stato più fortunato io a nascere in un paese pressoché ricco? E devo dire che ho un lavoro (per fortuna) che mi permette di viaggiare e andare in quell’africa a fare una foto proprio a quel bambino senegalese? E devo dire che c’è chi sta peggio? Ma si certo lo dico ma se c’è qualcuno che sta peggio non significa che mi devo sparare perché io sono più fortunato. A me quella foto ha dato un’emozione, altrimenti non l’avrei scattata e penso la possa dare anche qualcuno che la vede…poi…le parole, lasciate lì così, fini a se stesse…contano poco o nulla, sono solo parole…chi lo sa poi, perché si preme il pulsante proprio in quell’istante e non in un altro?
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