Metodo 1: Consegnarli ad un punto di raccolta di rifiuti nocivi. Io li do’ al laboratorio che mi ha servito per anni, non mi creano problemi perché sono per loro un ottimo cliente e la quantità è modica (pochi litri al mese). Per chi non ha queste agevolazioni bisognerebbe contattare il proprio comune e chiedere informazioni. Naturalmente la cosa non è gratuita. Metodo 2: Neutralizzarli e gettarli nello scarico. L’importante è mischiare tra loro liquido di sviluppo e (arresto + fissaggio). Il primo è fortemente alcalino, gli altri sono acidi. Mischiarli insieme permette di neutralizzarli molto meglio che non gettandoli singolarmente, cosa che tassativamente non va fatta. In ogni caso sono molto perplesso su questa operazione. Io non lo farei. E’ roba che finisce in mare. Metodo 3: Gettarli in un fusto di grande capacità, magari in soffitta, e farli evaporare li’ dentro. Il residuo secco è una componente irrisoria, l’acqua evapora e non inquina. Dopo qualche anno si può raccogliere il residuo secco e consegnarlo ad un centro di raccolta (vedi punto 1) Metodo 4: Distillarli. E’ una variante rapida del metodo 3, ma richiede un distillatore (adeguato alla natura corrosiva dei prodotti) ed energia per ottenere l’ebollizione prolungata. Decisamente antieconomico, alla fine si recupera solo acqua e restano i sali da smaltire.