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Marzo 25, 2014 alle 12:06 pm #1799205ClaudioPartecipante
Titolo: Binario 21
Autore: aleparo64123
Collegamento all’immagine nel fotoalbum: http://www.canoniani.it/fotoalbum/indice-categorie/generica/binario-21-173005.htmlInformazioni sull’iniziativa “Commentiamo le foto della settimana (POLW)”: http://www.canoniani.it/forum-canoniani/educazi…entiamo-le-polw.html
Storico dei commenti alle POLW: http://www.canoniani.it/forum-canoniani/educazi…w-elenco.html#612751Marzo 25, 2014 alle 12:09 pm #1799206ClaudioPartecipanteQui sul nostro forum si è parlato proprio in questi giorni, mettendola in discussione, dell’utilità dei titoli.
“Binario 21” recita il titolo dello scatto di aleparo64123. Bastano due parole associate all’immagine per aprire un mondo di significati e riferimenti altrimenti solo ipotizzabili. Eppure nell’immagine di Alessandro si indovina a malapena la linea della banchina: il binario non si vede. E così il titolo qui diventa necessario, indispensabile fornendoci informazioni che l’immagine non ci avrebbe potuto dare. Siete d’accordo? La pensate anche voi così? Oppure anche in questo caso, come in molti altri, il titolo è superfluo e, al massimo, può essere considerato come un’indicazione aggiuntiva, una sorta di precisazione non indispensabile?
Un’importanza così determinante del titolo è il segno di un’altrettanto forte presenza autoriale? Ammesso che le cose stiano proprio così, in quali termini ciò accade? Oppure sono il genere e il tipo di foto a richiedere, con un grado di necessità differente, la presenza di un titolo?
Questa foto vi piace? Se sì, pensate che l’avreste gradita anche se il titolo non ci fosse stato?
Marzo 25, 2014 alle 3:01 pm #1799239Luca LupiPartecipanteIn questa foto vedo molta più forza nell’immagine in sé stessa che nel titolo.
Binario 21 per chi come me ‘mastica’ Milano è la descrizione di dove è stata scattata, ben conscio della storia di quel binario sotterraneo della Stazione Centrale trovo comunque che la forza dello scatto si trovi nell’aver chiesto a un ‘complice’ di far uscire dalla grata le dita ad essa aggrappate… immagine che evoca, e avrebbe evocato la triste storia anche senza l’aiuto del titolo….Marzo 25, 2014 alle 4:07 pm #1799252aleparo64123PartecipanteBuongiorno a tutti, vi ringrazio per avere selezionato una mia foto, da novello fotografo ne sono onorato. [can]
La premessa: ciò che mi ha sempre suscitato profonde emozioni in tutte le immagini riconducibili all’olocausto al di là dell’orrore in generale è l’evidenza, nelle espressioni, nei gesti e nelle pose delle vittime, della paura… della totale rassegnazione, della consapevolezza dell’ineluttabilità dell’epilogo.
lo scatto: ciò che cercavo in questo scatto era proprio questo, l’obiettivo era quello di far risaltare la rassegnazione nelle mani prigioniere, mani rassegnate al destino ineluttabile rappresentato dal buio nella direzione del treno. In questo scatto le mani in realtà esprimono forza, ribellione, ricerca di una via di fuga… non mi dispiace anche se il significato dello scatto voleva essere diverso. Purtroppo lo scatto con le mani come desiderate è stato “sporcato” dall’arrivo in massa del gruppo in visita di cui io stesso facevo parte. Ho impiegato parecchio tempo per individuare i parametri di scatto, soprattutto l’orientamento del flash.Le condizioni di luce erano veramente pessime e ho dovuto accontentarmi di un solo colpo con i parametri a punto….
il titolo: date le premesse in effetti il titolo si potrebbe anche considerare superfluo, in realtà ho desiderato inserire un elemento che contestualizzasse la scena e stimolasse una riflessione specifica o addirittura una ricerca (oggi la rete offre molto) su quel luogo e quegli eventi specifici….Marzo 25, 2014 alle 4:35 pm #1799255ItzerPartecipanteStavo per fare un intervento critico per quella che consideravo solo una messinscena fine a se stessa di cui, francamente, non ne sentivo il bisogno, ma poi la tua premessa chiarificatrice mi ha fatto capire l’onestà delle tue intenzioni.
Allora ti faccio solo un’osservazione: non credi che questa foto avrebbe reso meglio in bianco e nero?Marzo 25, 2014 alle 6:35 pm #1799259ClaudioPartecipanteGrazie Alessandro per l’esauriente racconto sulla progettazione e l’effettiva realizzazione dello scatto. La tua foto è evocativa nonostante le difficoltà avute in sede di scatto e, io che pure amo il bianco e nero, trovo azzeccata la scelta del colore proprio per il realismo che dà alla scena.
A Paolo (Itzer) e ai non pochi che sicuramente vedono la scelta del bianco e nero come la più opportuna quando il tema dello scatto è la Shoah, chiedo: la conversione in bianco e nero non rischia di trasformarsi in un carattere peculiare identificativo del sottogenere commemorativo della Shoah piuttosto che essere esclusivamente una scelta stilistica dell’autore? Oggi, dopo decenni di produzione foto-cinematografica, non c’è il pericolo che insomma proprio il bianco e nero, se dato per scontato, possa connotarsi come una “messinscena”, un sorta di marchio di genere per nulla adatto a mettere l’osservatore più ingenuo/ignorante di fronte alla realtà di quello che accadde in quegli anni (vale a dire fatti reali, non una mitologia inventata)?Marzo 25, 2014 alle 6:39 pm #1799260ClaudioPartecipanteNon posso che essere d’accordo con Luca (Lookaloopy) quando afferma di vedere “molta più forza nell’immagine in sé stessa che nel titolo”. Sono talmente d’accordo che dal mio punto di vista la forza di una foto se c’è deve per forza trovarsi nell’immagine. Sennò non staremmo parlando di una fotografia! Il titolo, anche quando ha un’enorme importanza per l’interpretazione, non potrà mai, in senso stretto, “aggiungere qualcosa” all’immagine. Aggiunge sì qualcosa ma alla interpretazione dell’immagine; aggiunge, quando l’aggiunge, un particolare modo di vedere/leggere/interpretare l’immagine; spesso ne circoscrive un ambito di interpretazione.
Dimmi Luca, non pensi che alcune volte il titolo possa essere necessario non tanto perché dà più forza (valore?) all’immagine, ma semplicemente perché circoscrive in maniera necessaria un ambito, un via di lettura (privilegiata e da privilegiare) dell’immagine. Non tutti “masticano” Milano e la sua storia così bene da saper riconoscere il vagone del binario 21 senza che un titolo lo confermi. E più di un osservatore può non conoscere del tutto la storia del binario 21 e allora il titolo diventa in questi casi un mezzo essenziale, indispensabile per comprendere lo scatto, per comprenderne in primis la collocazione storica. Poi tutto il resto, tutto ciò che è nell’immagine, l’eventuale forza evocativa di questa, sempre nell’immagine resterà e andrà ricercato.Marzo 25, 2014 alle 6:44 pm #1799263Luca LupiPartecipanteConcordo assolutamente.
Il mio commento è un tratteggio del tutto soggettivo, conosco il luogo, che avrei riconosciuto anche seza il titolo, ma ovviamente non è una circostanza che ha valenza universale, sottoscrivo in toto il tuo commento Claudio.Marzo 25, 2014 alle 7:16 pm #1799265aleparo64123PartecipantePaolo, sono stato in dubbio anche io, in realtà mi piace anche in BW, però… chi ha visitato il museo della Shoah al B21 concorderà con me che la temperatura e l’intensità della luce ricreate lì danno veramente i brividi, nella post produzione ho ritrovato, semplicemente riducendo un po’ la saturazione, quelle tonalità che durante l’esposizione degli eventi da parte della guida mi hanno veramente fatto rabbrividire. Ho quindi alla fine optato per il realismo come sottolineato da Clanon. e poi, confesso, sono ancora in difficoltà nella scelta dei dettagli sulle conversioni in BW. Ribadisco, sono un novello! 😉
provo a inserire il BW, spero si possa e riesca…
Marzo 25, 2014 alle 7:18 pm #1799266aleparo64123Partecipanteok, si può! 🙂
Marzo 25, 2014 alle 9:24 pm #1799277ItzerPartecipante[quote=”clanon” post=629120]…
Oggi, dopo decenni di produzione foto-cinematografica, non c’è il pericolo che insomma proprio il bianco e nero, se dato per scontato, possa connotarsi come una “messinscena”…?[/quote]Avevo pensato al bianco e nero per quella “drammaticità” sovente tirata in ballo, ma, in effetti, la tua osservazione è del tutto pertinente.
Tra l’altro è anche una tecnica a me poco congeniale.Marzo 26, 2014 alle 1:00 am #1799297GianMauroPartecipanteMi complimento con Claudio (clanon) per aver saputo scegliere una foto molto interessante e naturalmente con aleparo64123 per lo scatto.
Sono convito che il titolo sia fondamentale per questa foto, senza di esso quelle grate, quel legno e quelle dite avrebbero potuto avere diverse connotazioni ma nessuna avrebbe quietato la mia osservazione. Quindi scrivo di si, il titolo aggiunge, anzi potenzia la foto, perchè solo dopo aver letto la foto con il titolo leggo veramente l’immagine nel suo complessociao
EDIT: per itzer. Io credo che il colore sia molto più drammatico del B&W. Il colore è reale, il B&W è solo un’astrazione della realtà che viene mitigata diplomaticamente dall’alternanza di bianchi e di neri…..
Prima di rispondermi pensaci su… e cerca d’immaginare una foto di guerra molto cruenta. Immagina la foto a colori e poi in B&W e dimmi poi qual’è la più drammaticaMarzo 26, 2014 alle 3:48 am #1799307ItzerPartecipante[quote=”GianMauro” post=629155]
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EDIT: per itzer. Io credo che il colore sia molto più drammatico del B&W. Il colore è reale, il B&W è solo un’astrazione della realtà che viene mitigata diplomaticamente dall’alternanza di bianchi e di neri…..
Prima di rispondermi pensaci su… e cerca d’immaginare una foto di guerra molto cruenta. Immagina la foto a colori e poi in B&W e dimmi poi qual’è la più drammatica[/quote]Ehmmmmm… veramente hai appena postato una foto in bianco e nero, GianMauro…
Vabbè, dai… considerala una battuta.
In realtà, le tue parole (autorevoli) mi confortano e fanno piacere. Finalmente!
Non serve che ci pensi su, GianMauro, con me sul colore sfondi porte… spalancate!
Il fatto è che son quattro anni che frequento questo forum e per quattro anni mi avete fatto una testa così con il bianco e nero perché è “evocativo”, è “drammatico”, è sinonimo di ricerca, qualità… e se non ti piace o non sai usarlo sei un ingenuo fotografo della domenica o di paperelle.
E quando su dei paesaggi ostinatamente in bianco è nero mi son permesso di dire che non mi piacciono perché li considero una forzatura senza senso, ci fosse stato uno a darmi ragione. Macché!
Mi son stati sventolati sotto il naso i paesaggi di Ansel Adams, ovviamente. E poi vuoi mettere la drammaticità di un cielo in bianco e nero!?!?!?Scusate se mi sono accalorato…
Marzo 26, 2014 alle 6:24 am #1799309FrancoPartecipanteIl luogo desolato ed impolverato e le due mani che escono dalla grata creano un’atmosfera inquietante, di segregazione, ed arrivando dove vorrebbero arrivare.
Buona la realizzazione, con la luce in primo piano che degrada in modo regolare e dà profondità alla scena pur lasciando in ombra l’ultimo tratto.Più’ che svelare e approfondire, la foto tende a nascondere, la persona ripresa, la natura del luogo e il suo contesto, che appare anonimo, freddo, invivibile……. ed è proprio sotto quest’aspetto che risulta efficace per trasmettere il messaggio di quello che è stata la shoah, il tentativo da parte dei nazisti di -nascondere l’identità- di un popolo, oltre a nascondere i misfatti e le atrocità compiute prima e durante la guerra…..
Marzo 26, 2014 alle 11:23 am #1799318GianMauroPartecipantePaolo, solo una precisazione. Io non ho pregiudizi di sorta tra colore e b&w (anche se quest’ultimo onestamente lo preferisco). Il mio commento é incentrato sulla parola “drammatico” e non alla preferenza o all’appropriatezza del soggetto al colore o al b&w. Spesso, infatti, non concordo con questi pregiudizi.
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