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Commentiamo la POLW “Binario 21” di aleparo64123

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  • #1799321
    Claudio
    Partecipante

    Premesso che non mi rivolgo a nessuno in particolare, facciamo attenzione a non etichettare dei semplici mezzi espressivi associandoli inscindibilmente ad una interpretazione univoca, esclusiva. Il bianco e nero non è né drammatico né comico né trasmette solitudine o euforia né… Stessa cosa per il colore. Sono entrambi dei mezzi espressivi che, assieme ad altri, abbiamo a disposizione dopo aver scattato una fotografia digitale per ottenere un certo effetto (la scelta tra bianco e nero e colore c’è ovviamente anche in un sistema analogico, ma precede lo scatto). Le preferenze (assolutamente legittime) per il colore o per il bianco e nero o per qualsiasi tipo di filtro/elaborazione sono del tutto soggettive. Poi la foto, nel momento in cui viene pubblicata, viene interpretata e percepita in un certo modo da una soggettività per così dire sociale e collettiva (ovvero la sommatoria di tutte le percezioni dei singoli). E’ un dato di fatto che, ad esempio, statisticamente, una immagine che sia formalmente molto contrastata e in bianco e nero e con un’alta presenza di neri ecc. sia da molti associata alla sfera semantica del dramma, della solitudine, ecc.

    Mi viene in mente il bellissimo contrappunto di una scena di Giliap (film del regista svedese Roy Anderson): la scena mostra lo sviluppo di un evento tragico a cui si associa come colonna sonora una musica euforica/allegra (e per questo spiazzante) come quelle tipiche del circo o di certe bande cittadine. Ma la musica “da circo” non è sempre e comunque allegra, festosa. Questi caratteri glieli aggiungiamo noi in virtù di peculiarità oggettive della musica (ritmo, note, strumenti usati, ecc.) e di peculiarità legate al modo in cui tradizionalmente quei caratteri sono satati percepiti e utilizzati. Queste ultime peculiarità da un lato (individualmente) non possono che essere considerate e rilevate soggettivamente, ma dall’altro (da un punto di vista statistico che tenga conto dell’insieme delle percezioni) sono peculiarità la cui percezione collettiva può essere rilevata con un certa oggettività. Ed è questo il caso, ad esempio, del mezzo espressivo del bianco e nero.
    Il bianco e nero è stato a lungo (ed efficacemente!) usato per rappresentare il dramma della Shoah, così come molte altre scene od eventi drammatici. Il suo utilizzo finalizzato a drammatizzare l’immagine è da un lato oggettivo (per caratteristiche formali intrinseche al mezzo) ma da un altro lato è pure oggettivamente collocabile (tenendo conto di come storicamente sia stato usato e percepito). Questa oggettiva collocabilità di cui parlo non dobbiamo però trasformarla in un impedimento all’interpretare quegli stessi caratteri formali in modo differente da quello che, per consuetudine, è diventato “normale”. E starà all’autore, eventualmente, trovare l’idea giusta per sovvertire l’interpretazione tradizionale, ad esempio, del bianco e nero.

    Chiudo tornando al mio precedente intervento, e di conseguenza a questa foto. La mia non era una critica al bianco e nero, né una critica al bianco e nero “usato per drammatizzare”, né un elogio del colore. Semplicemente, e semplificando molto, ho detto di apprezzare il realismo del colore (realismo che nel caso specifico in cui venga associato ad un soggetto già in sé terribile come quello della Shoah, significa, transitivamente, ottenere anche un effetto drammatico). A questo ho aggiunto che un carattere (nello spefico quello del bianco e nero come “drammatizzante”) può, se usato per lungo tempo da autori diversi e assai noti creando quasi un sottogenere (e qui il riferimento va al filone tematico che nel campo dell’arte e della documentazione storica si è di fatto ritagliata la Shoah), ecco un tale carattere può far sì (attenzione: parlo di una possibilità, non di un dato di fatto incontrovertibile!) che vengano dati per scontati (e quindi resi inefficaci) determinati effetti che normalmente quello stesso carattere (mezzo espressivo) è in grado di sollecitare. In questo caso specifico parlavo del rischio di una immagine che il bianco e nero (al di là della bravura che l’autore può avere nella conversione) avrebbe potuto connotare come “la solita foto drammatizzata della Shoah”, togliendole in questo modo quel realismo (realismo che io, in questo caso, ho attribuito al colore, ma che non solo il mezzo espressivo del colore è in grado di comunicare) di cui oggi c’è bisogno per mantenere in vita un memoria reale (e di conseguenza efficace) di ciò che è accaduto in quegli anni.

    #1799342
    Itzer
    Partecipante

    [quote=”clanon” post=629177]…
    Sono entrambi dei mezzi espressivi che, assieme ad altri, abbiamo a disposizione dopo aver scattato una fotografia digitale per ottenere un certo effetto …[/quote]

    Del tutto d’accordo.
    Avrei una curiosità, Claudio, sempre che tu, anche a grandi linee, me la voglia svelare: Di cosa ti occupi nella vita?

    #1799346
    Claudio
    Partecipante

    Niente di speciale Paolo, davvero. E, anche se non nascondo che mi piacerebbe, niente che abbia a che fare con tutto quello di cui si parla su questo forum.

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