- Questo topic ha 21 risposte, 13 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 10 anni, 7 mesi fa da albo49.
-
AutorePost
-
Aprile 22, 2014 alle 12:13 pm #1801924ClaudioPartecipante
[size=2]Innanzitutto attenzione a non confodere la causa (ovvero il fatto che con una schiacciante maggioranza gli esseri umani sono destrimani) con le conseguenze (reali o congetturali o semplicemente ipotetiche).
Si può considerare quello che un bambino fa prima di essere condizionato dagli usi e costumi culturali del luogo in cui cresce e apprende: a questo livello infatti la distinzione è tra destrimani e mancini (si legga ad esempio questo articolo, in particolare ciò che si dice nella prima pagina tra la fine della seconda colonna e l’inizio della terza). Ma questa distinzione, che sarebbe poi l’unica “fisiologica”, si perde quasi subito per via dell’impulso mimetico tipico dell’apprendimento dei bambini i quali imitano ciò che fanno gli adulti. E allora anche i mancini (che probabilmente preferirebbero scattare col pulsante a sinistra!) si adeguano all’uso dei più (cosa che non succede, ad esempio, con le forbici per mancini dove le lame vengono montate al contrario… e chissà, forse non accade solo perché produrle costa molto meno che mettere in catalogo una fotocamera per mancini che come tutte le fotocamere diverrebbe presto obsoleta…).
Ma una cosa è parlare di destri e mancini e della storica e storicizzabile egemonia dei destrimani (con tutte le molte evidenti conseguenze nella realtà che ci circonda); un’altra è congetturare una correlazione diretta tra l’uso della mano destra e l’orientamento (destrorso o sinistrorso della scrittura), ipotesi più difficile se non impossibile da sostenere.[/size]In ogni caso, citando, ad esempio, la lingua giapponese volevo e vorrei sollecitare uno spunto di riflessione su aspetti che noi occidentali – cosa che siamo molto più culturalmente che geograficamente! – diamo forse quasi sempre per scontati. Per dire, i giapponesi (in prevalenza; e il fenomeno è in diminuzione proprio per influsso della cultura occidentale) rilegano i libri a destra e leggono e scrivono da destra a sinistra. Prendiamo un ragazzo giapponese che legge abitualmente da destra a sinistra, come guarderebbe questa foto di Sergio/joserg? Ammesso e non concesso che non andrebbe a cercare il punto di interesse principale ecc. (come illustrato da Claudio/fotograficamente), trovo sia interessante rendersi conto del relativismo a cui le percezioni umane sono sottoposte. E quindi, come ha invitato a fare Franco/fra65, non dobbiamo cercare di ricondurre la nostra percezione a delle regole, ma semmai descrivere una fenomenologia delle nostre percezioni e, laddove sia possibile, individuare delle “regole”, che non saranno tali in senso normativo bensì descrittivo.
Insomma: se guardiamo l’immagine in modo diverso, probabilmente in modo differente la interpreteremo. E se anche solo in parte queste differenze derivano dalle abitudini del luogo (luogo “culturale” prima che geografico) in cui siamo cresciuti e abbiamo appreso ciò che sappiamo, allora questo è un elemento interessante su cui riflettere quando si parla di universalità del linguaggio fotografico.Aprile 22, 2014 alle 12:35 pm #1801925ItzerPartecipante[quote=”clanon” post=631127]…(si legga ad esempio questo articolo, in particolare ciò che si dice nella prima pagina tra la fine della seconda colonna e l’inizio della terza)…
[/quote]
Adesso mi viene davvero voglia di controllare gli scarabocchi della mia delizionsa pronipotina, due anni e mezzo.
Il tutto perchè Sergio ha messo la protagonista in una zona del fotogramma, piuttosto che dall’altra parte. E’ davvero incredibile, interessante ed affascinante come a volte il discorso si evolva in maniera che sfugge a qualsiasi previsione. Mi complimento davvero con voi.Aprile 22, 2014 alle 1:11 pm #1801931GianMauroPartecipantePaolo, l’intento del commento alla POLW é proprio questo. Parlare attraverso una foto di fotografia.
Aprile 22, 2014 alle 3:11 pm #1801937josergPartecipanteQuando scatto, posiziono il soggetto in maniera sempre istintiva, senza tenere conto delle regole fotografiche che anzi tendo a non seguire. La signora istintivamente è stata messa in quello spazio di fotogramma perchè da me ritenuto giusto! anche per altri fattori quali, ciò che si trovava intorno ad essa.
Istintivamente posiziono i soggetti principali in qualsiasi tema, paesaggistica, scatti rubati, macrofotografia ecc. ecc.
probabilmente la signora intorno a se aveva degli elementi di disturbo nel contesto della situazione intorno ad essa, istintivamente l’ho posizionata proprio in quel punto, Avrei potuto posizionarla anche a sinistra, e mai al centro del fotogramma, ma probabilmente sulla destra sussisteva un complesso di immagine totalmente diversa e meno accattivante di questa e da ciò è denotata la mia scelta. Ciao a tutti e grazie di nuovo. SergioAprile 23, 2014 alle 12:58 pm #1801987lovis1PartecipanteCerco di spiegarmi meglio.Tutte le buone immagini posseggono un “punto focale”, ossia il punto in cui al primo sguardo cade l’interesse dell’osservatore, questo punto non deve confondersi con la lettura dell’immagine, ossia della “storia” che l’immagine stessa racconta. Nel caso specifico di questo scatto, ma si può ragionare in questo senso per ogni scatto, il punto focale è rappresentato dalla signora su cui giustamente ed inevitabilmente cade lo sguardo. Inevitabilmente ripeto ed inconsciamente partiremo poi sempre da sinistra per leggere l’immagine e per collocare l’azione ed ilo “momento” che la protagonista vive…immagineremo che lo stesso è partito dalla spiaggia in fondo e probabilmente è da non poco che cammina, lo immaginiamo a piedi nudi, immerso nei suoi pensieri, con ancora molta spiaggia davanti a se. La storia la immaginiamo noi e a noi deve piacere. Non scomoderei culture orientali, pensieri circolari o libri di vari autori che propongono il “proprio punto di vista”, le cose hanno un inizio ed una fine e molte volte mentalmente si tende a collocare lo “start” a sinistra…..forse siamo più influenzati dal percorso del sole comune a tutti che non da altre cose. Penso che non sia necessario complicare le cose o trasgredire regole sacre per spiegare questo. Ognuno sicuramente è giusto che abbia la sua idea nata dall’osservazione, ma in questa immagine l’autore ha agito guarda caso d’istinto collocando il soggetto in una precisa ed efficace sequenza dettata secondo me da questo metodo di interpretazione inconscia ed oserei dire automatica. E’ la stessa cosa che molte volte si applica in modo più ragionato nella fotografia commerciale, dove per efficacia si tende a semplificare la lettura del messaggio e dove il “punto focale” è rappresentato dal prodotto facente parte in molti casi di una precisa “storia”, un saluto.
Aprile 23, 2014 alle 3:32 pm #1801993ItzerPartecipante[quote=”lovis1″ post=631185]…
La storia la immaginiamo noi e a noi deve piacere. Non scomoderei culture orientali, pensieri circolari o libri di vari autori che propongono il “proprio punto di vista”…
Penso che non sia necessario complicare le cose o trasgredire regole sacre per spiegare questo.
…in questa immagine l’autore ha agito guarda caso d’istinto collocando il soggetto in una precisa ed efficace sequenza dettata secondo me da questo metodo di interpretazione inconscia ed oserei dire automatica. [/quote]Con tutto il rispetto e la sincera ammirazione per quanto in precedenza detto e senza voler semplificare e/o banalizzare troppo le cose, mi sa che hai ragione da vendere.
Aprile 23, 2014 alle 5:43 pm #1802004albo49PartecipanteConcordo pienamente con i commenti di lovis1. Certe affermazioni che qualche volta leggo quà e là tipo “le regole non sono un dogma e possono tranquillamente essere disattese”, mi lasciano alquanto perplesso. L’armonia estetica è alla base della qualità nelle opere e nelle creazioni artistiche. L’insegnamento nella pittura, nella scultura e nell’architettura, ha come base la ricerca formale e la collocazione armonica, in uno spazio virtuale, degli oggetti e dei soggetti. La fotografia non ne è esente. Un autore dovrebbe, come primo atto, comporre secondo le regole. Attenersi ai formalismi estetici non è atteggiamento maniacale, è maturazione e consapevolezza, è cura, è attenzione e capacità di previsualizzare l’immagine e, col tempo, questa capacità si esprime con naturalezza quasi automaticamente.
L’immagine in oggetto mostra tutti i segni di una maturità estetica consolidata, rafforzata anche da altre immagini dell’autore. A volte ci si concede la licenza poetica e si storpia la rima, ma solo dopo aver dimostrato di essere in grado di produrre con qualità. -
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.