- Questo topic ha 57 risposte, 16 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 15 anni fa da marcosantoro.
-
AutorePost
-
Dicembre 8, 2009 alle 3:31 pm #1532915Skorpion3Partecipante
a
Dicembre 8, 2009 alle 4:54 pm #1532956firebladePartecipanteQueste 8 pagine non ti bastano? (?) http://www.juzaforum.com/forum/viewtopic.php?f=8&t=106310
Dicembre 8, 2009 alle 4:56 pm #1532959Skorpion3Partecipante[a
Dicembre 8, 2009 alle 5:02 pm #1532963Skorpion3Partecipantea
Dicembre 8, 2009 alle 5:08 pm #1532968firebladePartecipanteA me sfugge l’utilità di fare le stesse domande, del tutto identiche in tanti forum diversi, che vuoi che ti dica.
Dicembre 8, 2009 alle 5:14 pm #1532970marcosantoroPartecipantein effetti il concetto di tridimensionalità in un elemento che si esplica e prende corpo in due dimensioni è una questione che si ripropone quotidianamente in ogni singolo scatto, che ognuno di noi affronta con approcci diversi e con sensibilità diverse. si potrebbero scrivere trattati ( qualcuno lo ha già fatto), si potrebbe disquisire a lungo al pari di valutare un singolo scatto. Ognuno lo descriverebbe secondo la propria sensibilità e opinione, legittima e valida peraltro. La tridimensionalità di un immagine la puoi valutare nel rapporto tra soggetto e sfondo, tra trame di riflessione della superfici, da rapporti dei volumi di leggibilità di ombre e luci, ecc… credo che la risposta corretta sia da rapportare al risultato ed al messaggio che si vuole comunicare.
Dicembre 8, 2009 alle 5:15 pm #1532971Skorpion3Partecipantea
Dicembre 8, 2009 alle 5:23 pm #1532977Skorpion3PartecipanteCiao “marcosantoro”, comprendo il tuo punto di vista, ma cosa ne pensi se proviamo, tutti insieme, ad identificare almeno i principali fattori che per primi concorrono a determinare la tridimensinalità?
Dicembre 8, 2009 alle 5:52 pm #1532989emmeti71PartecipanteOriginariamente inviato da Skorpion3: Evidentemente preferisco leggere anche altre opinioni.
beh ciò che si evince dal thread su juza, è che le opinioni le leggi (superficialmente) per poi accanirti contro di esse quando non sono allineate alle tue, o, semplicemente, quando non sei in grado di confutarle appropriatamente (o forse, di caprirle……)
Dicembre 8, 2009 alle 6:06 pm #1533001firebladePartecipanteI fattori sono veramente tanti, credo sia impossibile stilare un decalogo sulla tridimensionalità. Essenzialmente la tridimensionalità è una illusione ottica che deriva dalla trasposizione bidimensionale di un immagine rispetto alla nostra visione stereoscopica. Cio’ che concorre a formare questa illusione è in parte strumentale (esistono obiettivi più “ariosi” di altri, a parità di focale) infatti concorre la focale scelta, che in combinata alla posizione tra fotocamera e soggetto fornisce una prospettiva più o meno convincente; ma concorrono anche le luci della scena: è notorio che luci radenti modellano le superfici con ombre che creano una maggiore illusione di tridimensionalità; cosi’ come è noto che i teleobiettivi, che normalmente ammassano i piani, creano una tridimensionalità della scena minore rispetto ai grandangolari che li dilatano. Escludere l’attrezzatura a priori è uno sbaglio concettuale: se ti prendi la briga di esaminare, ad esempio, diversi tipi di obiettivi da 35mm, scoprirai che alcuni esaltano la tridimensionalità più di altri; fermarsi alla sola attrezzatura che si usa è riduttivo per formarsi un’opinione valida su di essa. Aggiungo solo gli aggettivi che meglio definiscono la resa tridimensionale di un obiettivo sono: – ariosità Che è la capacità di separare i vari piani nella foto creando una percezione di distanza tra di essi che in realtà non esiste data la bidimensionalità dell’immagine. – plasticità che è la capacità di non trasformare i volumi in superfici piatte, contribuendo alla percezione della forma degli oggetti. Infine la relazione tra soggetto-sfondo-fotocamera è importante perché agisce sulla profondità di campo, che crea un’altra illusione ottica tramite la quale si percepisce meglio la tridimensionalità: è noto che i nostri occhi si adattano istantaneamente alle variazioni di distanza di messa a fuoco, fornendo una costante percezione di “tutto nitido”, quindi una fotografia con elementi sfocati, opportunamente collocati, aiuta a percepire meglio la tridimensionalità. Esistono testi molto interessanti che spiegano questo importante concetto, uno tra i tanti è “Fotografia Totale di Andreas Feininger” autore che si soffermò a lungo su di esso facendone materia di studio per le sue fotografie dei grattacieli americani, e di un magnifico libro sulle conchiglie del 1973 che varrebbe la pena di avere per la bellezza delle forme sapientemente rappresentate. Mi spiace se sono stato brusco, ma troppo spesso leggo di utenti che pongono la stessa domanda in dieci forum differenti, molto spesso per il solo gusto di farlo, e non per l’interesse verso l’argomento; forse non è il tuo caso. 😉
Dicembre 8, 2009 alle 6:10 pm #1533004marcosantoroPartecipanteOriginariamente inviato da Skorpion3: Ciao “marcosantoro”, comprendo il tuo punto di vista, ma cosa ne pensi se proviamo, tutti insieme, ad identificare almeno i principali fattori che per primi concorrono a determinare la tridimensinalità?
si potrebbe pure cercare di farlo, però ci si perderebbe in interminabili tecnicismi, secondo le sterminate scuole di pensiero e le più impensabili tecniche creative/realizzative, e tutte avrebbero il loro senso dal loro punto di vista, visione e concezione. sarebbe più facile andare a disquisire su tutto ciò che rende un’immagine piatta, statica, e scarsamente valorizzante il messaggio da comunicare o l’immagine da condividere con altri. questa discussione, non so perchè, mi ricorda tanto l’essere davanti ad un quadro ed il cercare di giudicarlo e capirlo, secondo le più diverse sfumature ed i disparati punti di vista. Riassumendo: è difficile individuare una risposta corretta in senso assoluto. é bellissimo confrontare le diverse opinioni, nel pieno rispetto dei diversi punti di vista, poichè ci aiuta a comprendere e crescere, anche se non ne siamo pienamente coscienti subito.
Dicembre 8, 2009 alle 7:14 pm #1533021Skorpion3Partecipantea
Dicembre 8, 2009 alle 7:30 pm #1533031Skorpion3Partecipantea
Dicembre 8, 2009 alle 7:33 pm #1533033firebladePartecipanteOriginariamente inviato da Skorpion3: Escludere l’attrezzatura è stata una scelta, non uno sbaglio. Tu stesso esordisci dicendo che “I fattori sono veramente tanti”, appunto per questo ho scelto di iniziare la discussione limitandola volutamente ad una sola parte di questi fattori, escludendo appunto quelli che dipendono dalle attrezzature.
Capisco, ma in questo caso specifico, molto più che in altre discussioni, l’attrezzatura è assolutamente determinante per formare una quadro complessivo. E’ vero che ci sono tanti fattori che concorrono a formare la percezione di tridimensionalità, ma appunto concorrono, di conseguenza estrapolare solo alcuni dei concetti non chiarisce le idee, le confonde. Tra le altre cose credo che sia importante sapere che se usi ad esempio (per restare in casa canon) EF 35/1.4L EF 24-70@35 EF 16-35@35 EF 35/2 FD 35/2 prima serie (li ho avuti tutti e posso parlare a ragion veduta) e poi confronti le foto ottenute, non crederai ai tuoi occhi: il 35/2 attuale ammassa i piani molto più del 35/1.4L, ma cio’ che è incredibile è che il 35/2FD del 1973 ha una ariosità che gli altri due si possono solo sognare. Per non parlare della minore resa degli zoom (in quanto a plasticità) Tutto ciò senza voler entrare nel campo sconfinato dei super angulon, degli elmarit o distagon 21 e 35. Insomma, non credo che isolare i fattori possa portare ad una comprensione migliore. E’ utile accademicamente per capire cosa influenza la tridimensionalità, ma alla fine ciò che bisogna fare è provare sul campo le diverse combinazioni di fattori, possibilmente NON con un solo obiettivo o con una sola marca. Allora si potrà osservare una foto e capire quanto sia più tridimensionale di un’altra. Dimenticavo, quest’ultima affermazione cela una ulteriore complicazione: ognuno di noi percepisce la tridimensionalità di una foto in maniera nettamente differente, in base a tanti fattori, tra cui anche la sua educazione all’osservazione, cosa che rende la standardizzazione della teoria del tutto inefficace.
Dicembre 8, 2009 alle 7:42 pm #1533039LinusPartecipanteA me pare possa definirsi così: la percezione psico-ottica che l’osservatore coglie del distacco del soggetto rispetto al contesto in cui si trova. In altri termini: la percezione dei diversi piani prospettici Come ottenere tale sensazione è altra cosa e non rientra nel tema in discussione, ma ritengo che debbano coniugarsi tutti i seguenti fattori e nella giusta misura: lunghezza focale dell’obiettivo, diaframma, illuminazione, distanza di ripresa dal soggetto, distanza del contesto in cui si trova, distanza relativa fra il soggetto ed il contesto stessi, oggettiva tridimensionalità del soggetto. Aggiungerei, e non fra gli ultimi: l’ampiezza del formato del sensore/pellicola, la distanza alla quale l’osservatore si pone rispetto alla foto, la grandezza della stessa.
-
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.