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Marzo 19, 2008 alle 12:47 am #1332710camerarodaPartecipante
Il metodo che tu suggerisci ti consente di raggiungere il massimo possibile di pdc con un singolo scatto non la “pdc infinita”. Questo massimo aumenta diaframmando, ma oltre certi valori di diaframma la diffrazione comporta un calo di qualità dell’immagine. Tra l’altro se sei vincolato ad usare un certo diaframma, magari piuttosto aperto (perché vuoi avere tempi brevi, perché vuoi fotografare con sensibilità basse o c’e’ poca luce e non vuoi rischiare il mosso, ecc. oppure perché il tuo obiettivo non è diaframmabile, come avviene in microfotografia) anche il massimo possibile di pdc può risultare comunque piuttosto limitato. Il metodo che ho suggerito consente invece, se uno lo desidera, di raggiungere una pdc (anche se non è corretto chiamarla pdc, in quanto sarebbe semplicemente la zona riprodotta a fuoco nell’immagine) anche “infinita”. Sicuramente non è un metodo semplice, e di sicuro non era quello che pacio chiedeva. Però per certe applicazioni consente di ottenere risultati spettacolari, altrimenti non raggiungibili, rappresentando a fuoco tutto ciò che appare nell’immagine finale, dai punti più vicini a quelli più lontani. E’ evidente che non è un metodo che consiglio per tutte le foto, ma rende possibile ottenere se lo si desidera un risultato altrimenti non raggiungibile solo “lavorando sull’ottica”. Ciao Giovanni
Marzo 19, 2008 alle 3:49 am #1332755KekkoYPartecipanteEntrambe le soluzioni (fuoco all’infinito o iperfocale) garantiscono pdc infinita, da una carta distanza x dalla fotocamera all’infinito; differiscono per il valore di questa x; in particolare l’iperfocale, a parità di diaframma, minimizza x, cioè la zona a fuoco comincia prima. Per entrambe le soluzioni chiudendo il diaframma x diminuisce. Esempio numerico: a 50mm e f/2.8 (su APS-C) ho una distanza iperfocale DI=46.6m; se metto a fuoco all’infinito la mia pdc si estende (idealmente, la realtà ovviamente non è così numericamente precisa) da x=46.6m a infinito; se metto a a fuoco alla distanza DI=46.6m, la pdc parte da x=DI/2=23.3m fino all’infinito; se avvicinassi ulteriormente il punto di messa a fuoco x si ridurrebbe ma la pdc diventerebbe finita; se per es. metto a fuoco a 20m la pdc va da x=14m a 35m. Chiudendo il diaframma ad f/4 e fuoco all’iperfocale x diventa x=16.4 contro 23.3 di f/2.8. Spero di non aver fatto confusione con i numeri [ist]
Marzo 19, 2008 alle 6:39 am #1332778bepocPartecipantePer KekkoY cameraroda non si riferisce alla PDC dell’ottica, ma ad una cosa molto diversa. Attraverso opportuni software, semplici nell’uso, ma piuttosto complessi nella matematica implementata, e` possibile aumentare la profondita` di campo rispetto ai soli parametri di scatto. Precisamente si opera cosi`: 1) Si eseguono diversi scatti del soggetto con messe a fuoco leggermente diverse. Attenzione l’inquadratura deve essere totalmente statica, la presenza di piccole variazioni e sufficiente a guastare l’algoritmo. Per piccole variazioni sono intese anche le variazioni dell’illuminazione(il sole si muove). Nel caso di panorami inoltre si muovono anche le nuvole. 2) Le foto eseguite vengono date in pasto al programma che restituisce una foto perfettamente nitida, ossia senza circolo di confusione tra le due messe a fuoco estreme. Vediamo come funziona la faccenda.: La sfocatura e` una operazione di convoluzione. La convoluzione e` un operatore lineare, quindi e` possibile l’inversione. Per fare questo pero` occorre: 1) Il campionamento deve essere superiore al doppio della risoluzione. 2) La legge della sfocatura deve essere nota. Il secondo punto normalmente non e` noto, pero` se si eseguono foto molto ravvicinate, il programma se lo puo` ricavare in maniera sufficentemente precisa. Le foto devono essere ravvicinate anche per due altri motivi: 1) I calcoli coinvolgono potenze e logaritmi. Se l’ampiezza di correzione e` elevata la perdita di precisione dovuta ai calcoli puo` diventare notevole. 2) Il filtro passa basso in fronte al sensore non e` normalmente molto aggressivo e lascia passare, in piccola quantita`, anche le frequenze spaziali elevate. Queste frequenze causano degli artefatti che, se ricadiamo nel punto 1), possono essere molto visibili. Il sistema e` utilizzato in genere nella microfotografia e nella macrofotagrafia di oggetti(inanimati) molto piccoli. Supponi ad esempio di utilizzare un MPE-65. Al massimo ingrandimento gia` a f/5.6 la diffrazione inizia a dare fastidio. Se occorre aumentare l’irrilevante profondita` di campo questo indicato da cameraroda e` l’unico sistema. Nei panorami invece e` poco utilizzabile per via dei movimenti di sole e nuvole.
Marzo 19, 2008 alle 12:29 pm #1332788camerarodaPartecipanteIo credo che tu stia utilizzando impropriamente il termine “pdc infinita”. Poiché la profondità di campo indica a grandi linee l’estensione della zona che “appare” a fuoco, quando si parla di pdc “infinita” si dovrebbe intendere che l’ampiezza appunto della zona che appare a fuoco è infinita. Nessuna ottica in nessuna condizione è in grado di raggiungere una pdc infinita. Mi pare che tu invece parli di pdc infinita quando è in qualche modo a fuoco anche il “punto” “all’infinito”. Il massimo di pdc ottenibile con uno scatto ad un certo diaframma con una certa ottica si ottiene, come dici tu, mettendo a fuoco l’obiettivo alla distanza iperfocale, cosicché appare tutto a fuoco quello che si trova dalla distanza che tu chiami “x” fino all’infinito. E questo è il massimo (cioè la massima estensione della zona che appare a fuoco) che puoi raggiungere per la pdc con quella focale e con quel diaframma. Mettendo a fuoco su qualsiasi altra distanza diversa dalla distanza iperfocale, sempre con quell’ottica ed a quel diaframma, la pdc sarà minore. Io sto parlando di altro, sto parlando di un metodo che consente di ottenere nell’immagine finale un’estensione ampia quanto vuoi della zona che appare a fuoco. In teoria questa ampiezza può arrivare, componendo molti scatti, ad essere pressoché infinita e quindi si potrebbe parlare volgarmente di “pdc infinita”, anche se, come gia’ detto nel messaggio precedente, non e’ del tutto corretto utilizzare in questo caso il termine pdc. Sicuramente tu stai parlando di altro. Bepoc ha chiarito ed approfondito esaurientemente il metodo che intendevo. Ciao, Giovanni [quote]Originariamente inviato da KekkoY: Entrambe le soluzioni (fuoco all’infinito o iperfocale) garantiscono pdc infinita, da una carta distanza x dalla fotocamera all’infinito; differiscono per il valore di questa x; in particolare l’iperfocale, a parità di diaframma, minimizza x, cioè la zona a fuoco comincia prima. Per entrambe le soluzioni chiudendo il diaframma x diminuisce.
Marzo 19, 2008 alle 6:04 pm #1332887KekkoYPartecipantecameraroda avevo compreso in cosa consistesse il tuo metodo già dalla prima spiegazione in quanto lo conoscevo, ma sinceramente faccio fatica a distinguere la <
> come la chiamo io dalla < > come al chiami tu: mi sembrano la stessa cosa. QUindi credo che le ragioni di un metodo o dell’altro siano altrove. bepoc la tua spiegazione è tecnicamente approfondita e molto chiara: mi hai fatto ricordare degli studi di teoria dei segnali all’università (convoluzioni, deconvoluzioni e trasformate varie). Ho capito cosa discrimina i due approcci solo quando hai scritto < >, ma come dici tu < >; dato che la domanda iniziale era < > mi sembra corretto lavorare sulla pdc ottenibile dall’ottica piuttosto che “affiancare” zone a fuoco di più scatti; anche perchè come hai fatto notare le immagini devono avere < > e questo rende non impossibile ma infattibile fare panorami anche in assenza di nuvole o altri elementi in movimento: quante foto dovrei scattare per avere qualche centinaio di metri a fuoco? Non a caso il metodo proposto è usato nella < > Comunque, a parte l’OT, credo che ci siamo capiti, almeno spero 😉 Marzo 31, 2008 alle 5:35 am #1335520AlexCapPartecipanteehm…. nell’ipotesi che qualcuno non sia una cima in matematica,senza far nomi 🙂 ,vorrei sapere una cosa: se io ho davanti a me un soggetto di tot centimetri ok,voglio sapere col mio 180mm,quanto è la pdf davanti e dietro per poterlo mettere a fuoco completamente. come si fa? [mat]
Marzo 31, 2008 alle 12:00 pm #1335547KekkoYPartecipanteSe vuoi avere dei riscontri numerici devi avere con te un sw, oppure un regolo, che facciano i calcoli. Se guardi sul sito http://www.dofmaster.com
Marzo 31, 2008 alle 4:23 pm #1335603AlexCapPartecipanteah grazie!!! c’è altrimenti una tabellina in italiano o una guida?
Marzo 31, 2008 alle 4:33 pm #1335606KekkoYPartecipante[pen] mmm non saprei, anche perchè scelto il sensore i gradi di libertà sono 3: lunghezza focale, diaframma e distanza di messa a fuoco; per ogni terna hai 2 valori, cioè la distanza “vicina” di inizio della zona a fuoco e quella “lontana” di fine. Il tutto lo vedo difficile da rappresentare tabellarmente. Se fissi la lunghezza focale puoi ottenere (in Excel per es.) la tabella che ti serve, e con un paio di formule puoi rendere il calcolo parametrico sulla lunghezza focale. Sai che ti dico? che mi hai fatto venire voglia di provare, vediamo cosa esce… [ist]
Marzo 31, 2008 alle 6:07 pm #1335640AlexCapPartecipantebene Kekko,se poi sto file non sai a chi mandarlo,fammi un fischio! io ho il 180mm ok? [mat] [lo]
Marzo 31, 2008 alle 6:57 pm #1335655KekkoYPartecipanteCaro Alex sul sito che ti ho segnalato in realtà c’è già la tabella che chiedi!!! [fru] [fru] [fru] http://www.dofmaster.com/doftable.html
Aprile 4, 2008 alle 1:21 am #1336711AnonimoOspiteOriginariamente inviato da bepoc: Per quanto riguarda l’utilita` del f/2.8 si puo` dire che e` la medesima del f/22 o dell’ISO 50, ecc. I parametri limite nell’impiego amatoriale si usano, ma non moltissimo. Salvo usi particolari in genere si usano quelli intermedi, ma gli estremi, se li hai, quando Ti servono li hai a disposizione. Nota: Un f/2.8 costa molto piu` di un f/4 con la medesima qualita` costruttiva e normalmente ha prestazioni peggiori a causa delle maggiori difficolta` progettuali e costruttive. Valuta percio` bene se la candela vale il maggior esborso.
Non è vero che un f/2,8 ha prestazioni peggiori di un f/4. Pprendiamo ad esempio i 200mm Canon. L’ F/4 è preferibile per il reportage (è molto compatto) ed ha la resa milgiore ai diaframmi medio alti. Invece l’F/2,8 è molto luminoso ed ha la resa migliore a diaframmi medio bassi. Quindi si usa quando non si vuole ricorrere al flash e non inquinare il colore del soggetto, o per avere minima PDF. L’ F/2,8 non ha solo due diaframmi in più (2 e 2,8) ma ha il massimo delle prestazioni a quei diaframmi o lì vicino. Sono variazioni minime, che nella foto di ogni giorno occorre andare a cercare col lanternino. Ma esistono. Nell’impiego amatoriale i diaframmi si usano tutti. Consentono di includere/escludere dalla PDF le parti che interessano o meno, ed anche, invece, per poter lavorare coi tempi giusti, quando è necessario dare la preferenza ai tempi.
Giugno 5, 2008 alle 2:08 pm #1356446AnonimoOspiteOriginariamente inviato da perbo: se ti riferisci ai 70-200 non è proprio così.. il 70-200 f4 IS è meglio delle versioni 2.8 a tutti i diaframmi, e su tutte le focali:
Preciso che non conosco il 70-200/4 IS, ma solo quello non stabilizzato. Il link che mi hai indicato non mi sembra indicare la superiorità del F4. Quanto da me affermato l’ho letto su diverse pubblicazioni che, su due piedi, non so indicarti. Quindi la differenza di prezzo sarebbe ingiustificata. Il fatto che F4 (stabilizzato o no) sia migliore del F2,8 a “tutti i diaframmi” è impossibile. Infatti f4 non ha i diaframmi inferiori a 4. Quindi non può essere migliore su diaframmi che “non ha”. E l’uso del 2,8 conta proprio su questi. Ho considerato due diaframmi (2,8, 3,2 come riportato anche sul link che mi hai indicato. Avevo indicato 2, 2,8 per errore). Il 2,8 consente di fotografare dove il 4 non arriva. Il pregio del 2,8 è anche nello sfocato che può dare alla massima apertura. Ti invito a leggere il link sul “non IS”: http://www.the-digital-picture.com/Reviews/Canon-EF-70-200mm-f-4.0-L-USM-Lens-Review.aspx
Giugno 26, 2008 alle 5:12 am #1362992rednaxPartecipantescusate se la domanda non è a tema ma ho preferito non aprire un’altro 3d visto che si sta parlando anche di dofmaster. volevo sapere quale valori impostare nella “distanza minima” e “distanza massima”, ovviamente usando dofmaster. ipotesi, voglio sapere i valori di pdc del 55 250is. alla voce “distanza minima” metto 1.1 metri? e “distanza massima”??? già che ci sono faccio due complimenti ai partecipanti della discussione, la vostra preparazione è veramente (o) [app] [app] [can]
Giugno 28, 2008 alle 2:07 pm #1363531squinzaPartecipanteNon capisco, tu imposti la distanza del soggetto, il diaframma e la lunghezza focale. Lui calcola i limiti di MAF, non tu. Stai parlando di questo? http://www.dofmaster.com/dofjs.html
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