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Aprile 14, 2012 alle 8:04 pm #1704801acrobatPartecipante
Originariamente inviato da fra65: […] sarebbe bello proseguire il dialogo proposto da Claudio….
Salvo altri impedimenti.. 🙂 Mi rifarò vivo presto. Mi pare intanto, fra le note dei tuoi scritti, di rilevare anche qualcosa di Vaccari e il suo “Inconscio tecnologico”, o sbaglio… [bir]
Aprile 15, 2012 alle 6:29 am #1704879FrancoPartecipanteL’ho sfogliato molti anni fà in biblioteca, ricordo qualcosa. Sto accumulando qualche libro per le “letture da ombrellone”, le uniche che attualmente posso (potrò) permettermi, lo metto in lista insieme ad altre letture di Gombrich che tempo fà mi consigliasti, anche perché Einaudi è sempre una garanzia .. hai visto questi brevi appunti di Rai edu: http://www.filosofia.rai.it/articoli/ernst-gombrich-arte-e-percezione/5018/default.aspx In questi giorni dovendo fare spola tra ospedale e lavoro, mi è rimasto un pò di tempo per fare qualche foto, ne posto qualcuna scattata l’11aprile che risultano in tema, appena posso sviluppo anche quelle fatte all’interno della struttura ospedaliera (CTO), dove c’è qualche scatto astratto….. parto con queste due che fanno parte di un vecchio progetto sul colore e che hanno una discreta verve astratta (ma anche impressionista) non hanno ancora un titolo:
[IMG]public/imgsforum/2012/4/22.jpg[/IMG]
[IMG]public/imgsforum/2012/4/3.jpg[/IMG]
Aprile 15, 2012 alle 6:40 am #1704880FrancoPartecipantePink Different
[IMG]public/imgsforum/2012/4/4_-_Pink_Different.jpg[/IMG]in questo caso il genere si sposta nel surreale, e come al solito in questo genere, BN: Smoke
[IMG]public/imgsforum/2012/4/5_-_Smoke.jpg[/IMG]queste tre foto scattate sempre l’altro giorno, fanno parte di un’altro progetto in via di ultimazione, sarei curioso di sapere un tuo parere sul genere…. – La Borsetta –
[IMG]public/imgsforum/2012/4/6_-_la_borsetta.jpg[/IMG]– Abito da sera –
[IMG]public/imgsforum/2012/4/7_-_abito_da_sera.jpg[/IMG]– Make-Up Night –
[IMG]public/imgsforum/2012/4/8_-_make-up_night.jpg[/IMG]Aprile 15, 2012 alle 12:21 pm #1704883acrobatPartecipanteFotografia e inconscio tecnologico per esattezza, non lo posseggo e non l’ho ancora letto, incautamente trascurato quando feci razzia prima del crollo degli sconti… Forse allora lo leggeremo in contemporanea Venerdì ero in biblioteca a sfogliare(Storia dell’arte Einaudi – Fotografia)… Prima Benjamin: “[l’uomo] soltanto attraverso la fotografia scopre questo inconscio ottico come attraverso la psicoanalisi, l’inconscio istintivo “. Marina Miraglia: “come indica, del resto, tutto il corso della storia della fotografia, specie se guardiamo alle posizioni più diffuse della pratica a noi contemporanea, << l'inconscio ottico>> ossia la csualità dei meccanismi fotografici e l’ingenuità nell’uso della camera non sono mai stati mezzi legittimi di creazione” In una nota l’autrice: L’autore (Vaccari) sostiene una tesi diametralmente opposta dal punto di vista concettuale e cioè la possibilità di una creatività basata sulla casualità dei meccanismi tecnologici. [leg] Nel mio piccolo starei nel mezzo, se guardo alla produzione di ‘massa’, terrei bene a mente la riflessione della Miraglia sulla storia, come riferimento direi quasi, etico, ma se volessi (e lo trovo uno stimolo) ricercare, sulla base dell’asserzione di Vaccari troverei un tema creativo basato sul previsualizzare (anticipare, come ad esempio nella foto della faciata di Santa Maria Novella – grazie della bella lettura..) le postenzialità insite in un inconscio (estetico) tecnologico, cioè risultanze proprie di alcune proprietà dell’ottica in relazione al soggetto ad esempio, che vanno però cercate e non attese casualmente… Non ti sembra un tema interessante? Bravo posta foto che studi.. Ricordo le tue idee sul colore, si, la prima ha un tratto impressionista, con quelle strisciate colorate, e quì mi torna in mente il potenziale tecnologico di cui sopra, ora, sarebbe opportuno che quelle note di colore mosse, strisciate, siano da “comprendere”, sviluppare…? Pink different è decisamente più astratta, interessante, superfici speculari immagino. E come al solito, nel surreale trovo maggior interesse, le ultime potrei(vorrei) averle scattate io… Se trovo qualcosa di simile (c’è) le accosto alle tue. Buona domenica!
Aprile 16, 2012 alle 3:59 pm #1705079FrancoPartecipanteL’argomento è interessante Claudio, forse superfluo e scontato, visto che la pensiamo allo stesso modo, và comunque fatto notare un differente baricentro su cui poggiano le idee, tale da giustificare la discussione L’affermazione di Marina Miraglia è piuttosto azzardata, contrapporsi al pensiero di Benjamin e Vaccari per delegittimare il valore dell’inconscio come mezzo di creazione (anche solamente tecnologica), equivale a negare il valore dell’arte surrealista basata sulla percezione di archetipi comuni alla società umana, direttamente acquisiti “sul campo”. Di M.Miraglia ho acquistato il recentissimo “fotografi e pittori alla prova della modernità” sia pur con molti dubbi (per paradosso, ho trovato l’impostazione troppo classica, il prezzo di copertina da 1a edizione) non conosco a fondo l’autorevole pensiero della Miraglia, però, pur concedendo le attenuanti della forma sintetica dovuta dall’aforisma, dalle poche righe che citi si deduce che l’arte (fotografica) non può essere “candid”. Usando dei termini un pò forti dovremmo considerare autori come H.C.Bresson, Capa, Wegee dei semplici “scribacchini” non in grado di cogliere l’essenza del soggetto? di percepire il “momento decisivo”, che a volte equivale ad una frazione di secondo e non può essere colto con il classico approccio razionale. La fotografia non è degna dell’appellativo “artistica” se l’origine (la natura) è fondata su un’automatismo viscerale? Il classici fotoreporter “leggono” la scena e la trascrivono in un racconto, gli autori sopra citati “vivono” la scena guidati da intuizioni che pervengono da uno strato mentale (razionale e irrazionale) più’ profondo , di conseguenza riescono a trasmettere una chiave di lettura fotografica più’ profonda, questa è la differenza, e negare anche solo parzialmente questa realtà significa negare in parte la storia .. Se guardiamo la storia della fotografia scopriamo che questi preconcetti sono sempre esistiti, spesso mascherano un’incapacità piuttosto radicata, di comprendere e accettare l’artisticità del gesto fotografico, attribuendo ad essa un valore ben lontano dal significato di arte visto da una prospettiva contemporanea. In altre parole, queste persone non riescono ad accettare che (come stavo dicendo poco sopra a GianMauro) l’azione artistica compiuta dal fotografo possa svilupparsi su fronti paralleli che interagiscono tra loro senza mai toccarsi, alternando in una dicotomia contestualizzata, LETTURA e VISIONE della scena. A questo proposito sono fermamente convinto che l’equivoco possa nascere da una visione razionale senza denotazioni esperienzali .. la ragione tocca ciò che l’inconscio non comprende .. già, l’inconscio non a caso, sempre lui c’è una poesia un pò forte di M.Thompson, ma piuttosto efficace: “la mano sinistra penzola sull’acqua la destra stringe i nodi la destra cuce un’orlo la sinistra dorme sulla seta la destra mangia la sinistra ascolta sotto il tavolo la destra fà il giuramento la sinistra porta gli anelli la destra vince, la destra perde la sinistra tiene le carte la sinistra sfiora le corde mentre la destra corre, corre, su e giù, su e giù e quando la destra non riesce a dormire e gira intorno al mondo contro il tempo la sinistra è sepolta oh, mano sinistra sei così quieta hai tu bambini, un cane, amanti o debiti? è la destra che fà acquisti dal droghiere cambia marcia si affanna per un’alto dovere nutre il piccino con cucchiai d’argento è la destra che impugna il coltello per tagliare via la sinistra la mano sinistra attende un cane cieco che reca in bocca il guanto della destra il coltello cade, sbatte la mano sinistra è l’unica chance per la destra.” ci siamo mai chiesti perché i lavori artistici di un’adolescente, nonostante le scarse abilità tecniche, a volte risultino superiori rispetto i lavori di persone adulte ed esperte? ultimamente ho avuto modo di osservare il lavoro di giovani fotografi, di ottimo valore espressivo. Troppo spesso invece capita di vedere fotografie ben eseguite tecnicamente, ma anonime, con scarso o nullo valore artistico tutto questo ha una spiegazione molto semplice, ma scomoda . senza scomodare teorie olistiche e trascendentali, l’esempio dei mistici o le forme sinestetiche, direi che: qualcuno copia perchè sà scrivere, altri invece scrivono perché sanno leggere .. LETTURA e VISIONE Sono in totale sintonia con le tue deduzioni fotografare con una LETTURA e VISIONE delle cose porta ad un’esperienza visiva che và oltre la semplice fotografia, quando con uno scatto riusciamo a “catturare” una visione dell’inconscio, la foto diventa testimone e al tempo stesso motivo di successive analisi e studi, esperienze altrimenti impossibili con altri metodi. Sono proprio queste analisi a far progredire l’azione della ragione, che a sua volta arricchisce l’inconscio, rendendolo più’ efficace nell’azione. Questa è quella che tu chiami sperimentazione, ma nel mio “slittamento del baricentro delle idee”, è (anche) un’efficace metodo espressivo per “vedere” e fare fotografia, almeno in alcuni generi. Dallo scorso venerdì devo seguire tutto il giorno un parente in ospedale quindi vediamo altri parenti, ieri mio figlio viene da me con un bloc notex all’orecchio fingendo un dialogo telefonico, parlava, ma le sue non erano parole sensate, ha 2 anni è non parla ancora, allora gli chiedo, con chi parli? e lui dice “zia”, come avrei potuto mettere in dubbio che lui stesse veramente parlando con sua zia? La stessa cosa avviene in fotografia, come potrei mettere in dubbio che l’azione senza un reale referente sia inutile, inconseguente ai fini artistici? i bambini imparano in questo modo, perché non dovremmo farlo anche noi? o meglio, perché ad un certo punto smettiamo di farlo? la risposta è ovvia, ma è (dovrebbe essere) altrettanto ovvio che in alcuni casi la lettura e visione dell’inconscio ottico può arricchire molte forme d’arte e non và negata, nascosta .. buon inizio settimana [lo]
Aprile 16, 2012 alle 7:07 pm #1705120albo49PartecipanteEstendo il dialogo. I bambini vivono la loro espressività come evoluzione formativa simulando azioni e tracciando forme che nulla hanno di artistico. Essi tendono ad evocare mentalmente ed inconsciamente stati d’animo primitivi: istinto. Rappresentare visivamente l’istinto non è lo stesso di rappresentare il pensiero complesso di un adulto. Non siamo più immacolati e nemmeno liberi da condizionamenti. Se una immagine fa parte di un lavoro (pensato, valutato ecc..), sfugge all’istinto ed esprime il condizionamento dello stato d’animo del momento, infarcito di dejà-vu che inconsciamente guidano la nostra mano. Dejà-vu ovvero immagini della nostra mente, ovvero il passato. E una foto cos’è se non un stamp di un attimo già trascorso. Se una foto rappresenta sempre il passato e teoricamente non esistono scatti perfettamente uguali allora siamo di fronte ad una scena unica e irripetibile. l’unicità a mio avviso diventa l’elemento di massima astrazione concettuale ricercabile non più nel soggetto ma nella collocazione temporale (quel giorno in quel momento ERA così). Evocazione, sentimenti, emozioni, si fondono ed il pensiero tende ad andare oltre l’immagine portando l’osservatore a “vedere” nella foto altre foto fino a ricostruire, in astratto, gli eventi ad essa collegati. L’aspetto evocativo diventa forse più importante della foto ma non può prescindere dai soggetti in essa raffigurati portandoci a rivivere in astratto momenti reali. L’intensità rievocativa sfuma i ricordi degli osservatori più o meno coinvolti fino a diventare nullo per l’osservatore terzo che, paradossalmente, può rivivere con la stessa foto emozioni collegate a diversi accadimenti. Non riscontrabili in altre altre arti visive. Nella mia foto seguente, pur non avendo una chiara collocazione temporale, sono presenti diversi simboli evocativi: la strada, la bicicletta, l’erba e la luce intensa, simboli che possono coinvolgere emotivamente. Oppure passare inosservata. [IMG]public/imgsforum/2012/4/bicisenza.jpg[/IMG]
Aprile 17, 2012 alle 1:28 am #1705222acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: […] ci siamo mai chiesti perché i lavori artistici di un’adolescente, nonostante le scarse abilità tecniche, a volte risultino superiori rispetto i lavori di persone adulte ed esperte? ultimamente ho avuto modo di osservare il lavoro di giovani fotografi, di ottimo valore espressivo. Troppo spesso invece capita di vedere fotografie ben eseguite tecnicamente, ma anonime, con scarso o nullo valore artistico tutto questo ha una spiegazione molto semplice, ma scomoda . senza scomodare teorie olistiche e trascendentali, l’esempio dei mistici o le forme sinestetiche, direi che: qualcuno copia perchè sà scrivere, altri invece scrivono perché sanno leggere .. LETTURA e VISIONE […]
Grazie, buona settimana anche a te “L’affermazione di Marina Miraglia è piuttosto azzardata” – devo fare ammenda, credo che riportare frasi decontestualizzate nasconda il rischio di fraintendimenti, infatti, la Miraglia in quel periodo non asseriva, ma riportava al lettore un un processo critico storico. Spesso annoto frasi e concetti che mi colpiscono, con l’intento di fermare su carta uno stimolo per ritornarci successivamente, anche decontestualizzato. Una frase o una riflessione può stimolare in me un tema fotografico… Quindi mi spiace d’averti condizionato forse impropriamente sull’autrice… “fotografi e pittori alla prova della modernità” proprio ieri lo sfogliavo! Aspetto altre tue considerazioni al riguardo.. Naturalmrente le tue considerazioni sul “momento decisivo” e le successive, non fanno una piega e malgrado nate da un fraintendimento restano chiare e stimolanti! Interessanti le tue conclusioni non trascendentali… “qualcuno copia perchè sà scrivere, altri invece scrivono perché sanno leggere ..” Vero, infatti anche io da tempo notavo sempre più, che la maggior parte delle immagini(tante perchè tanti fotografano ora) sono assai ridondanti, e parlo di una fotografia generica o specifica a prescindere da implicite tendenze artistiche, mera partecipazione alla ripetizione, e spesso, l’ho anche scritto in forum, si tende non tanto a riportare una visione personale della realtà, quanto il cercare di riprodurla asetticamente, da quì le consuete iquadtrature strette sui soggetti(vari) quasi a catturarli per identificarli, e alla fine spesso, come tu scrivi risultano anonimi, la banalità è un’abitudine! Tuo figlio non dovrebbe far testo in quanto è figlio di un artista, evidentemente ha già inteso dal contesto famniliare, prima ancora che un linguaggio formale, possa farsi forza e vantaggio da uno simbolico… Se poi ti andrebbe di concretizzare il tuo concetto di “azione senza un reale referente” in fotografia magari da una tua, o piu immagini, sarebbe interessante… Ciao!
Aprile 17, 2012 alle 1:37 am #1705225acrobatPartecipanteAlbo I bambini vivono la loro espressività come evoluzione formativa simulando azioni e tracciando forme che nulla hanno di artistico … fuori di dubbio, ho il sospetto che Franco intendesse leggervi(legittimamente) un valore artistico – la stessa arte di per sè non è oggettiva – no penso intendesse confutare il corso storico della pedagogia, ma potrei sbagliarmi… [fis] [lo]
Aprile 17, 2012 alle 3:42 pm #1705283FrancoPartecipantenella frase riportata di M.Miraglia avevo intuito la possibilità di una diversa chiave di lettura, comunque, pur trattandosi di una semplice constatazione storica, continuo a non comprendere il senso e soprattutto il contesto in cui viene attribuita la frase, ma non è importante . ..
Originariamente inviato da acrobat: Tuo figlio non dovrebbe far testo in quanto è figlio di un artista, evidentemente ha già inteso dal contesto familiare, prima ancora che un linguaggio formale, possa farsi forza e vantaggio da uno simbolico… Se poi ti andrebbe di concretizzare il tuo concetto di “azione senza un reale referente” in fotografia magari da una tua, o piu immagini, sarebbe interessante…
che coincidenza .. sai che ieri mattina dopo aver scritto il post, ho pensato che leggendolo, alla parola referente avresti potuto equivocare con “referente” non intendevo il significato a cui spesso si fà riferimento in ambito fotografico per definire la referenzialità oggettiva tipica del “supporto” (unicità del supporto, spesso utilizzata nel confronto tra supporto analogico/digitale), ma più’ in generale dell’identità fotografica, del cosiddetto “referente fotografico” . in questo caso con la frase : “ . ieri mio figlio viene da me con un bloc notex all’orecchio fingendo un dialogo telefonico, parlava, ma le sue non erano parole sensate, ha 2 anni è non parla ancora, allora gli chiedo, con chi parli? e lui dice “zia”, come avrei potuto mettere in dubbio che lui stesse veramente parlando con sua zia? La stessa cosa avviene in fotografia, come potrei mettere in dubbio che l’azione senza un reale referente sia inutile, inconseguente ai fini artistici?” volevo dire che: anche se la zia non stava parlando con mio figlio (era una telefonata finta, un gioco), non potevo mettere in dubbio che lui stesse parlando con lei .. perché lui stava parlando con lei! (o almeno, cercava di farlo). capisci, nel dialogo mancava un referente concreto (la zia) però non potevo dubitare che il contenuto dell’azione fosse incongruente, perché la zia esiste, è reale, com’era reale il suo dialogo, anche senza referente diretto. Era reale e aveva una sua funzione, il bimbo stava perlustrando un mondo per lui nuovo, sperimentava . Di conseguenza, nello scatto fotografico NON accompagnato da uno stimolo razionale, viene a mancare il referente .. lo stimolo allo scatto è il seguito di un’azione areferenziale, perchè viene a mancare la presenza del fotografo…. però, come posso mettere in dubbio che l’azione sia inutile e inconseguente (incoerente) ai fini artistici? per quello che è la mia esperienza, in generi come la “Street” è parte indispensabile dell’azione artistica. Poi mi chiedevo: i bambini imparano in questo modo (agiscono d’istinto su base inconscia, imparano sperimentando) perché non dovremmo fare anche noi (adulti) la stessa cosa? (sperimentare l’inconscio, documentandolo attraverso immagini solo all’apparenza “casuali”, ma in grado di aprire le porte dell’inconscio [ottico] di fronte ad un’occhio particolarmente sensibile). Quello che a prima vista potrebbe sembrare un’azione insignificante, priva di un referente, è in realtà il presupposto su cui fonda la referenzialità . è autoreferente perché negare se stessi? Riguardo il discorso di Albo, attenzione a non confondere il mio precedente scritto, nell’ultimo post prima parlo di ragazzi adolescenti (fotoamatori di un fotoclub dalle buone qualità artistiche), quindi 16/ 20 anni, poi alla fine porto un’altro esempio: mio figlio di 2 anni .. due esempi ovviamente molto differenti, slegati tra loro. comunque, per evitare equivochi l’istinto di un bambino è primitivo, quello di un’adulto molto più’ complesso perché arricchito del sapere INCONSCIO esperienzale .. le cose non sono paragonabili, possiamo confrontare e studiare gli effetti, ma non paragonarli. Vorrei anche specificare che i metodi, le pratiche e sostanze utili per favorire determinati stati in cui l’inconscio può essere perlustrato in condizioni di “veglia razionale”, esulano dall’argomento trattato, parliamo di un normalissimo approccio all’immagine, senza prendere in considerazioni eventuali “aiuti” esterni, anche eticamente accettabili, come la meditazione e lo studio della psicologia umana applicate al “se istintivo”. Altro punto da chiarire, a scanso di equivoci, quando noi agiamo siamo guidati da due forze psichiche, il pensiero e l’istinto (come avviene nella poesia sopra riportata: mano sinistra= istinto, mano destra=ragione, ovvero emisfero cerebrale sinistro), a volte prevale uno a volte l’altro, a volte l’istinto agisce dal profondo come avviene durante alcuni stati di meditazione, a volte è la ragione a volare alto, verso mondi lontani e immaginari . Chi vuole credere che l’azione creativa possa avvalersi della ragion pura, o del puro istinto (posizione assolutista), può farlo, però a mio parere l’azione creativa necessita di una forte pulsione acoscienziale che si verifica durante uno stato di veglia cosciente che funge da guida . parliamo di eventi normali, niente di metafisico, sia chiaro. Parlando di fotografia street, perché soprattutto in questo genere possiamo notare l’esigenza di adottare un’energico approccio alle dinamiche dell’inconscio, risulta utile adottare uno stato di contemplazione, di veglia inconscia, di allerta psicofisica, di attenzione continua verso le intuizioni che fanno da ponte con le progettualità, prospettive, finalità, idee e ricerche razionali. Quando scrivo queste cose parlo di esperienza personale, nessuna presa di posizione, penso sia scontato, però se non lo è, discutiamone pure, e volendo facciamo anche un passo indietro adesso devo andare, Claudio, appena posso cerco un’immagine come “referente” delle affermazioni precedentemente fatte….. [bir]
Aprile 17, 2012 alle 4:12 pm #1705288albo49PartecipanteOriginariamente inviato da acrobat: … fuori di dubbio, ho il sospetto che Franco intendesse leggervi(legittimamente) un valore artistico – la stessa arte di per sè non è oggettiva – no penso intendesse confutare il corso storico della pedagogia, ma potrei sbagliarmi…
Mica mi riferivo alla prole di qualcuno o ad entrare nel complesso mondo della pedagogia, mi pare evidente che è stato preso come spunto per estendere il discorso relativo al condizionamento degli adulti. Mi sovviene un ricordo del mio prof di pittura (che fu allievo di Morandi) e ci riportava una frase del maestro “ogni cosa può essere impressa sulla tela, ma devi avere la capacità di vederla”.
Aprile 18, 2012 alle 2:48 pm #1705511FrancoPartecipantel’essenza del discorso è poi questa, Albo, “la capacità di vedere” .. il concetto espresso dal tuo maestro descrive in modo sintetico il discorso che stiamo facendo. “Cosa” e soprattutto “Come” una foto debba essere vista è per il fotografo il compito piu’ difficile, speriamo che questo 3D riesca a fare un pò di chiarezza per chi è interessato all’argomento, almeno per quello che riguarda una piccola porzione del vissuto fotografico, senza la pretesa di chiarire i mille dubbi che sorgono nell’azione del fotografo, perchè ognuno di noi ha la propria “realtà”, com’è giusto che sia, in arte non esistono dogmi insostituibili, solo “pratiche” piu’ o meno efficaci in rapporto al risultato che si desidera ottenere. bella la foto postata, ricca di simboli e molto ben composta. Claudio, difficilmente in questi giorni riuscirò a fare qualche foto d’esempio di come si presenta un’immagine dove il lavoro svolto dalla ragione e scarso e la componente inconscia ha molta libertà d’azione….. però puoi aprire molti fotolbum su flickr o FB, ma anche qui sul sito (anche se il tecnicismo a volte prevale), e senz’altro troverai molto materiale….. [mat] comunque, tutte le foto che ho precedentemente postato vanno considerate come esempio, riguardandole a volte mi capita di chiedermi, perchè l’ho scattata? al di fuori di alcune “linee guida”, progettualità, queste foto hanno un’elevato grado di libertà d’azione…… anche se “inquinato” da una PP razionale, a volte invadente, altre volte fedele all’intuizione che ha portato allo scatto. [lo]
Aprile 19, 2012 alle 3:18 am #1705655GianMauroPartecipanteLeggo i vostri commenti e sperimento le mie sensazioni [IMG]public/imgsforum/2012/4/IMG_0430.jpg[/IMG]
Aprile 19, 2012 alle 7:43 am #1705669FrancoPartecipanteinteressante GianMauro, il viraggio verde accentua la sensazione di vecchio, stantio, desolato…… bravo, sperimenta…… l’ho fatto anch’io l’altro giorno, in buona parte strutture geometriche e architettoniche, poi le solite street…… senza titolo
Aprile 19, 2012 alle 7:55 am #1705670FrancoPartecipantesenza titolo e senza foto…….. se non le metto…. [IMG]public/imgsforum/2012/4/2012-04_12-Torino-CTO_0059a700a.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2012/4/2012-04_17-CTO_0064a800.jpg[/IMG]
Aprile 19, 2012 alle 8:12 am #1705671FrancoPartecipanteBenjamin diceva che il piu’ grande alleato dell’artista è la noia…… In fotografia il pericolo maggiore è essere inconcludenti, non trovare il giusto stimolo alla ricerca (artistica), ovvero non sperimentare…
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