- Questo topic ha 160 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 4 mesi fa da Luca.
-
AutorePost
-
Aprile 20, 2012 alle 6:20 am #1705839acrobatPartecipante
Originariamente inviato da Albo49: Mica mi riferivo alla prole di qualcuno o ad entrare nel complesso mondo della pedagogia, mi pare evidente che è stato preso come spunto per estendere il discorso relativo al condizionamento degli adulti. Mi sovviene un ricordo del mio prof di pittura (che fu allievo di Morandi) e ci riportava una frase del maestro “ogni cosa può essere impressa sulla tela, ma devi avere la capacità di vederla”.
Non era mica una critica. “[…]ovvero il passato. E una foto cos’è se non un stamp di un attimo già trascorso. Se una foto rappresenta sempre il passato e teoricamente non esistono scatti perfettamente uguali allora siamo di fronte ad una scena unica e irripetibile. l’unicità a mio avviso diventa l’elemento di massima astrazione concettuale ricercabile non più nel soggetto ma nella collocazione temporale” In questo modo, con queste tue parole sembrerebbe tu voglia concentrare il discorso sulla fotografia come documento, di conseuenza rastrenmare su di essa le proprietà che la farebbero navigare nel mare dell’astratto, lasciando la possibilità che questa divenga una sua stessa forza significante… Delegando tutta la responsabilità del concetto al lettore; “ed il pensiero tende ad andare oltre l’immagine portando l’osservatore a “vedere” nella foto altre foto” Tendenza che sembra poi esser contraddetta dalla “frase del maestro”.
Aprile 21, 2012 alle 7:34 am #1706036FrancoPartecipanteuna nuova serie “pensata” per il topic: * In-Conscio 1* [IMG]public/imgsforum/2012/4/Su-reale_1.jpg[/IMG] * In-Conscio 2* [IMG]public/imgsforum/2012/4/Su-reale_2.jpg[/IMG] altre foto scattate ieri, in una giornata di pioggia…. un’indegno omaggio a Mondrian, fanno parte di una serie che avevo iniziato un’anno e mezzo fà e ho ripreso di recente, seguono un’intuizione “dura”, geometrie, colori, traccie umane, rifiuti organici e/o industriali, angoli abbandonati….. – Abstract 67 – [IMG]public/imgsforum/2012/4/Abstract_67.jpg[/IMG] – Abstract 68 – [IMG]public/imgsforum/2012/4/Abstract_68.jpg[/IMG] queste fanno parte di un’altra serie……. – 31 – [IMG]public/imgsforum/2012/4/Segnali_31.jpg[/IMG] – 32 – [IMG]public/imgsforum/2012/4/Segnali_32.jpg[/IMG] -33 – [IMG]public/imgsforum/2012/4/Segnali_33.jpg[/IMG] quest’ultima foto non ha nulla di astratto, è una semplice street, fà vedere come a volte basta poco per cambiare la prospettiva, il significato di un’immagine, è sufficiente guardare con altri occhi e vedere altre cose…. Claudio, ottimo il consiglio sul libro di Vaccari in cui teorizza il suo “inconscio tecnologico”, nonostante le poche pagine che compongono il testo, il contenuto è ispirato e di buona levatura. “La struttura della macchina è analoga alla struttura dell’inconscio, è priva di profondità ed è estranea ai flussi che l’attraversano” (Franco Vaccari) sotto certi versi mette sullo stesso piano l’inconscio e il mezzo tecnologico, dando a quest’ultimo “un’alfabeto” simile a quello utilizzato dall’inconscio…….. [IMG]public/imgsforum/2012/4/2012-04_19_Torino_0041a700.jpg[/IMG]
Aprile 21, 2012 alle 2:17 pm #1706052GianMauroPartecipanteCosì diverse…. ma così coerenti. In-Conscio 2 geniale. C’è tutto simmetria, alternanza di colori, forza Complimenti mi piacciono molto.
Aprile 22, 2012 alle 3:45 pm #1706174FrancoPartecipantesono contento Gian mauro che ti piacciano (ma lo sospettavo, hai un’approcio al soggetto simile al mio) ma non sono niente di speciale, adesso però abbiamo un pò di materiale fotografico su cui discutere …… volevo aggiungere una descrizione sull’azione di una foto, “in-conscio 1”, l’idea era far apparire il volto della ragazza sul vetro del finestrino. Ci sono riuscito (parzialmente) in un secondo scatto dove però ho cambiato la prospettiva chiudendo l’inquadratura avvicinandomi, in questo modo il velo della ragazza non era più riconoscibile (per di più’ sfocato), insomma una foto riuscita solo a metà, questo per dire che a volte ascoltando le intuizioni che pervengono dal nostro inconscio (senza riflettere sul soggetto), possiamo perdere degli scatti, ma è una scelta, un prezzo da pagare . all’inizio il debito è alto, poi scende ciao 😉 [lo]
Aprile 23, 2012 alle 5:42 am #1706330acrobatPartecipanteGianMauro, dici bene… riguardo In-Conscio 2, mi domando se Franco non abbia rivisitato inconsciamente qualche esposizione di Cattelan! … Franco, La foto è molto particolare, e direi che la consueta e abusata frase “gran colpo d’occhio”, non sia sprecata stavolta, visto l’uso del tele, hai avuto una chiara visione della forma e i simboli contenuti… Oltre all’aspetto tecnico non indifferente, visto il rischio di caduta **** dall’alto … 🙂 Interessanti anche lo sguardo della 31, e lo sguardo invisibile dalla prima, lo si percepisce molto! Anche l’ultima è bella, e smbra proseguire nella tua (non so se inconscia) ricerca delle situazioni in cui altri sguardi sembrano sostituire quelli diretti delle persone inquadrate. Bene, il libro ti soddisfa, non nè dubitavo, vediamo se lo trovo anch’io, oggi 23 aprile è La Giornata Mondiale del Libro … [leg] Fra qualche ora farò colazione in libreria… [lo]
Aprile 23, 2012 alle 3:33 pm #1706367FrancoPartecipanteè vero, sul momento l’ho pensato anch’io, il rischio “caduta dall’alto” era palpabile, anche perché la pioggia era battente e non avrei potuto distinguere e scansare “l’incomodo” volante. Il volumetto di Vaccari è interessante, ma sono fermo con la lettura perché ho qualche dubbio che necessità di essere chiarito . Le foto sono state fatte nello stesso luogo, a pochi metri una dall’altra, tranne la prima e ultima foto. Se fai caso la foto 32 riprende lo stesso soggetto della foto 33 (per questo l’ho messa), cambia la prospettiva, l’intuizione, un passo in più’ e lo sguardo rivolto in alto. invece per lo spettatore cambia tutto, il soggetto, il concetto, il significato .. cambia l’intuizione e la “guida” che ha portato il fotografo ad interpretare le cose in determinati schemi mentali pre-definiti, ma al tempo stesso liberi di esprimersi. invece l’ultima foto trovo sia un’esempio calzante del concetto di “inconscio tecnologico”, non solo perché il soggetto è vago, come avviene negli stati subcoscienzali, ma soprattutto perchè possiede le coordinate tipiche dell’inconscio tecnologico riferito da Vaccari. intuizione e scatto di un’immagine vista ad una velocità (superiore) tipica dell’inconscio e del mezzo tecnologico (piani di fuoco: prospettiva, mosso, tempo ..), che ha “svelato” una trama inaspettata, composta da strati e frammenti solitamente percepiti dall’inconscio, ma incomprensibili agli occhi della ragione, troppo lenta a comprendere l’essenza di questi segnali, che però non sfuggono al “mezzo” e all’inconscio ottico .. posto un’altra foto sempre scattata venerdi scorso che volevo farti vedere, poi stasera sviluppo quelle scattate ieri……….. – sotto i riflettori – [IMG]public/imgsforum/2012/4/2012-04_19_Torino_0363a800.jpg[/IMG] ciao [bir]
Aprile 24, 2012 alle 5:35 am #1706499acrobatPartecipanteCiao Avevo inteso che la 32 e la 33 fossero collegate ma effettivamente ancora mi domandavo il motivo della 33.. “invece per lo spettatore cambia tutto, il soggetto, il concetto, il significato ..” Quando il fotografo ha il potere nello sguardo, di segnalare i diversi piani di un linguaggio visivo. Nell’ultima che mi ha colpito piu delle altre, riscontro il tuo ricercare fotografico di un inconscio tecnologico, ho moggiori coordinate per seguire un percorso, condivisibile… [IMG]public/imgsforum/2012/4/IMG_0391_Fi_Scarlett_copia.jpg[/IMG] Molto bella l’ultima foto, mi piace, penso che avrei scattato anch’io, ci sono molti elementi di interesse, oltre la bellezza, la Contax le si addice… I tre individui possibili, sembrano farsi scudo della bellezza… Lo sfondo potrebbe essere un ponte di barche sul Canal Grande da San Marco a Punta della Dogana? .. “Il volumetto di Vaccari è interessante, ma sono fermo con la lettura perché ho qualche dubbio che necessità di essere chiarito ” Io lo inizierei ora se non cedo… Ma, puoi anticiparmi le tue perplessità? Oppure no, non c’è fretta. [lo] [bir]
Aprile 26, 2012 alle 12:12 am #1706805GianMauroPartecipanteIo, invece, adesso mi discosto dallo street e Vi mostro una foto come dire… “domestica”? Segnali dal futuro [IMG]public/imgsforum/2012/4/IMG_0515-2.jpg[/IMG] credo si possa definire surreale anche questa, non credete? P.S. per Franco e Claudio, finalmente sto leggendo il saggio della Sontag “Sulla fotografia” (mazza che botta!!) e nel frattempo studio Man Ray
Aprile 27, 2012 alle 6:05 am #1707045FrancoPartecipanteinteressante l’ultima foto, GianMauro, come del resto anche le altre, la composizione è molto curata e la scena di grande effetto, la foto possiede una poetica surreale, ma gli elementi della scena richiamano il concettuale e da distante ricordano la narrative art la scena sembra un set dove tutto è stato accuratamente preparato, stile ed epoche si sovrappongono in diversi strati, la televisione anni’80, un vecchio carrello stile anni ’60, una fotografia che forse raffigura coloro che abitano nella casa, un’orologio più’ moderno, un calendario a cubi che ferma il tempo al 17 febbraio alle ore 13,55 di un’anno qualsiasi, una fotocamera che cristallizza con un tempo d’otturazione molto rapido la scena di un’oggetto indefinito, forse una navicella spaziale in orbita, simbolo della modernità . ci sono veramente tanti elementi e mi piacerebbe capire se l’immagine è la conseguenza di un’indagine intellettuale, oppure è arrivata a seguito di un’intuizione “pratica”, in altre parole la foto ha per te un significato, oppure è la conseguenza di un’ispirazione di carattere non speculativo bella l’elaborazione . [lo]
Aprile 27, 2012 alle 8:16 am #1707046FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da acrobat: “Il volumetto di Vaccari è interessante, ma sono fermo con la lettura perché ho qualche dubbio che necessità di essere chiarito ” Io lo inizierei ora se non cedo… Ma, puoi anticiparmi le tue perplessità? Oppure no, non c’è fretta.
Ciao, bellissima l’ultima foto, guardandola ho la sensazione di trovarmi in un crocevia affollato di persone, vetrine, insegne, luci, ombre, tasselli indefiniti e linee interrotte a metà, geometrie incostanti in uno spazio a bassa entropia dove regna il caos, un “manifesto” per l’argomento trattato. se nell’ultima foto che ho postato, lo “zampino” di zeiss si vedeva, nella tua si percepisce .. anche questo, anzi Questo è inconscio tecnologico, usare il mezzo nel momento giusto, per fare la cosa giusta, dare “la forma giusta all’acqua”, l’acqua non ha forma, si adatta continuamente, la forma è invece statica, appartiene al mondo reale, del conscio, del tecnologico . come un’orologio con le sue lancette che girano seguendo un percorso prevedibile, programmato, meccanicistico, tecnologico. Le lancette calcolano un’entità, danno la forma al tempo che ineluttabile segue un percorso non definito e parallelo, le lancette sono il tempo, danno una cifra, un’entità misurabile, una quantità, detto in una sola parola, una forma Il mezzo fotografico è un’apparecchio ben più’ sofisticato in quanto l’azione artistica del fotografo passa interamente attraverso il mezzo, che determina e costituisce la misura del visibile, del percepibile tramite il senso della vista, ma può andare oltre illuminando alcune immagini dell’inconscio, addirittura può studiare il suo percorso, tramite un’analisi che attraverso la fotografia arriva a conclusioni estremamente soggettive e personali ma che se andiamo a vedere, sono patrimonio dell’umanità, come dimostrano le nostre due fotografie, diverse, ma al tempo stesso uguali .. I dubbi nella lettura del libricino di Vaccari riguardano il senso di “inconscio tecnologico”, la semiosi del termine, ma anche lo scopo ultimo… . forse devo ancora assimilare alcuni scritti e accettare che “l’introduzione” di Vaccari (non ho letto molto, qualche capitolo, poi per rifiuto l’ho riposto nella libreria) sia diversa dal gusto vagamente speculativo che ho “assaporato” nella prima veloce lettura, un’interpretazione metafisica per portare l’inconscio ottico (non tecnologico) su un piano ontologico, eticamente accettabile dalla ragione, quasi come una boa sulla quale aggrapparsi nell’infinito mare dell’inconscio, un riferimento certo sull’artisticità della cosiddetta “forma dell’acqua” . l’acqua assume sempre la forma del contenitore in cui la mettiamo, si adatta si adatta, ma senza perdere la sua natura, in quanto non ha forma, ha solo la forma che gli vogliamo dare, la forma data dal mezzo, un’insieme di fattori che non possiamo limitare alle tecnologie ma che coinvolgono anche l’intelletto e la ragione, in cui l’acqua prende corpo e si materializza con una fisicità, una struttura, una forma .. Sotto questo punto di vista, l’inconscio tecnologico funge da prolungamento (intermediario) di un’azione e ne definisce l’ampiezza (tecnologie piu’ o meno vaste, ampie), non l’entità. Per fare un’esempio, ho una mano che può produrre, ma senza uno scalpello la mia mano non può rompere il marmo, lo scalpello (e il martello) consentono alla mia mano di ampliare l’azione, di per sè uno scalpello non può fare nulla (non possiede automatismi), quindi l’azione è demandata esclusivamente all’agire dello scultore, l’azione viene profondamente circoscritta all’estro creativo e il mezzo tecnologico assume un’importanza relativa nell’azione stessa, semplicemente perchè meno influente rispetto altre forme d’arte dove la tecnologia predomina. Nella fotografia il discorso è complesso, la tecnologia e gli automatismi, che da un secolo oramai dominano le apparecchiature fotografiche e che stanno diventando sempre più’ importanti e presenti nel mezzo, pongono un quesito ontologico di grande importanza e attualità nel dibattito contemporaneo sulla liceità dell’azione di alcuni mezzi tecnologici. l’inconscio tecnologico può essere descritto come il sapere inconscio impresso è imposto dal mezzo durante la singola azione definita dall’artista, che rappresenta la variabile artistica più’ importante in quanto indeterministica, potenzialmente libera di esprimersi con forme non controllate e soprattutto “finalizzate”, mentre l’inconscio tecnologico assurge dal patrimonio di conoscenze umane, della collettività umana ed è una “necessità”. In fotografia il mezzo è fondamentale, non possiamo pensare alla fotografia senza immaginare il metodo, la tecnologia adatta per materializzare un risultato. ma è altrettanto importante, oltre a saper dominare il mezzo, liberarsi dallo stesso, altrimenti rimarremo invischiati negli automatismi che generano cliché predefiniti e impostati secondo regole formali, della composizione, nelle tecniche, nozioni scientifiche, ontologiche!!! Personalmente non m’interessa se dietro un risultato ci sono automatismi più’ o meno importanti, se per ottenere una foto dobbiamo passare attraverso una camera oscura o chiara, se abbiamo fatto salti mortali per fare uno scatto e abbiamo dovuto donare un rene per comprare l’attrezzatura, il risultato è per me più’ importante del mezzo (condivido la “firma” di Albo) e se per ottenere un determinato risultato è sufficiente una compatta digitale al posto di un banco ottico, ben venga, siccome posso scegliere (quale attrezzatura usare/comprare) sarò io a definire il risultato, la forma della foto, non ciò che il mezzo ha voluto per me. Sarà poi il mezzo, con tutto il suo inconscio tecnologico, a materializzare la “forma”…. piu’ il mezzo è vasto, piu’ disporrò di mezzi per realizzare ciò che desidero (anche se alcune correnti di pensiero vorrebbero far credere il contrario) [lo]
Aprile 27, 2012 alle 8:35 am #1707047FrancoPartecipantein questa foto l’azione è stata rapidissima, un attimo, il tempo di leggere la scena in leggero anticipo e poi scattare. Oggi riguardando la foto trovo in essa esattamente ciò che ho percepito poco prima dello scatto, nulla di meno, nulla di piu’…… – incrocio di sguardi – [IMG]public/imgsforum/2012/4/incrocio_di_sguardi.jpg[/IMG]
Aprile 27, 2012 alle 3:30 pm #1707094GianMauroPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: interessante l’ultima foto, GianMauro, come del resto anche le altre, la composizione è molto curata e la scena di grande effetto, la foto possiede una poetica surreale, ma gli elementi della scena richiamano il concettuale e da distante ricordano la narrative art la scena sembra un set dove tutto è stato accuratamente preparato, stile ed epoche si sovrappongono in diversi strati, la televisione anni’80, un vecchio carrello stile anni ’60, una fotografia che forse raffigura coloro che abitano nella casa, un’orologio più’ moderno, un calendario a cubi che ferma il tempo al 17 febbraio alle ore 13,55 di un’anno qualsiasi, una fotocamera che cristallizza con un tempo d’otturazione molto rapido la scena di un’oggetto indefinito, forse una navicella spaziale in orbita, simbolo della modernità . ci sono veramente tanti elementi e mi piacerebbe capire se l’immagine è la conseguenza di un’indagine intellettuale, oppure è arrivata a seguito di un’intuizione “pratica”, in altre parole la foto ha per te un significato, oppure è la conseguenza di un’ispirazione di carattere non speculativo bella l’elaborazione . [lo]
La premeditazione c’era ma la scena non è stata modificata, semmai sfruttata. La fortuna è arrivata al decimo tentativo quando ho trovato la giusta combinazione tra l’immagine prodotta dalla TV e il contesto. Però si, ho speculato parecchio sulla scena Non ho letto il libro di Vaccari, quindi per ora mi astengo dal commentare, vi leggo soltanto. Discussioni molto interessanti e attente, fatico a seguirvi per ovvie motivazioni culturali, ma per fortuna le immagini sono abbastanza significative.
Maggio 12, 2012 alle 2:38 am #1709527acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: interessante l’ultima foto, GianMauro, come del resto anche le altre, la composizione è molto curata e la scena di grande effetto, la foto possiede una poetica surreale, ma gli elementi della scena richiamano il concettuale e da distante ricordano la narrative art la scena sembra un set dove tutto è stato accuratamente preparato, stile ed epoche si sovrappongono in diversi strati, la televisione anni’80, un vecchio carrello stile anni ’60, una fotografia che forse raffigura coloro che abitano nella casa, un’orologio più’ moderno, un calendario a cubi che ferma il tempo al 17 febbraio alle ore 13,55 di un’anno qualsiasi, una fotocamera che cristallizza con un tempo d’otturazione molto rapido la scena di un’oggetto indefinito, forse una navicella spaziale in orbita, simbolo della modernità . ci sono veramente tanti elementi e mi piacerebbe capire se l’immagine è la conseguenza di un’indagine intellettuale, oppure è arrivata a seguito di un’intuizione “pratica”, in altre parole la foto ha per te un significato, oppure è la conseguenza di un’ispirazione di carattere non speculativo bella l’elaborazione . [lo]
Devo dire che ho avuto modo di riconsiderare la mia posizione riguardo questa foto (posizione rimasta celata), inizialmente infatti non l’ho affatto considerata perchè non vi vedevo argomenti da parte mia, GianMauro inoltre è stato parco nelle indicazioni, la tua lettura critica la trovo interessante… Devo dire però che la foto resta per me poco attraente(avrei voluto esprimermi in altro modo, GianMauro non volermene..), è non so dire bene perchè, credo che le ragioni siano amncora quelle che mi hanno interdetto dall’inizio, le tecniche di produzione… A volte non riesco a superare l’artificialità di certe soluzioni, e a volte contraddico me stesso… [fis]
Maggio 12, 2012 alle 6:50 am #1709545FrancoPartecipantela funzione estetica messa in scena dalla rappresentazione offerta dalla foto di GianMauro (la TV) trovo sia notevole, certo smuove quesiti sull’opportunità o meno di spingere il medium verso “canoni” che tendono a conformare, codificare, normalizzare una scelta creativa, e i dubbi che ne derivano sono stati oggetto di accese discussioni in passato, ma anche in queste pagine parlando di I.tecnologico, indirettamente abbiamo toccato l’argomento. comunque sai come la penso, su questo punto sono fermamente convito che in ambito artistico il fine giustifica il “mezzo”, e semmai il mezzo a volte che non riesce a giustificare il fine. scarsa produzione ultimamente, e parecchi lavori messi nel dimenticatoio…. vediamo domani, se riesco a trovare un’ora libera vado a vedere la mostra di HCB, e se si può fotografare (ma anche se non si può)…….. [lo]
Maggio 21, 2012 alle 5:10 am #1711048acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: […] In fotografia il mezzo è fondamentale, non possiamo pensare alla fotografia senza immaginare il metodo, la tecnologia adatta per materializzare un risultato. ma è altrettanto importante, oltre a saper dominare il mezzo, liberarsi dallo stesso, altrimenti rimarremo invischiati negli automatismi che generano cliché predefiniti e impostati secondo regole formali, della composizione, nelle tecniche, nozioni scientifiche, ontologiche!!! Personalmente non m’interessa se dietro un risultato ci sono automatismi più’ o meno importanti, se per ottenere una foto dobbiamo passare attraverso una camera oscura o chiara, se abbiamo fatto salti mortali per fare uno scatto e abbiamo dovuto donare un rene per comprare l’attrezzatura, il risultato è per me più’ importante del mezzo (condivido la “firma” di Albo) e se per ottenere un determinato risultato è sufficiente una compatta digitale al posto di un banco ottico, ben venga, siccome posso scegliere (quale attrezzatura usare/comprare) sarò io a definire il risultato, la forma della foto, non ciò che il mezzo ha voluto per me. Sarà poi il mezzo, con tutto il suo inconscio tecnologico, a materializzare la “forma”…. piu’ il mezzo è vasto, piu’ disporrò di mezzi per realizzare ciò che desidero (anche se alcune correnti di pensiero vorrebbero far credere il contrario) [lo]
Non ho ancora prestato attenzione al libro, non posso pronunciarmi, ma così d’istinto ho delle perplessità riguardo alcune tue considerazioni; che non sono frutto di riflessioni derivate da una lettura, solo veraci reazioni del momento, non escludo quindi un ripensamento parziale; quindi le butto giù… Sono fermamente convinto anch’io che sia fondamentale saper dominare il mezzo ma liberarsene allo stesso tempo, e sono parzialmente daccordo anche quando dici che il risultato è più importante del mezzo utilizzato per ottenerlo, ritengo sia vero fin tanto che si resti nello specifico fotografico, se parliamo di mera Fotografia, se parliamo d’arte(rappresentazione) in generale allora mi fermerei quì… Ma siamo in un contesto precipuamente fotografico, ormai il confine del fotografico è stato scardinato, ho l’impressione che la facilità con cui oggi ‘tutti’ producono immagini è data principalmente dall’artificialità della stessa, la fotocamera o il concetto di ‘camera oscura’ (non del processo di stampa), non è necessaria, se ne può fare a meno. Aimè spesso la fotocamera non è che un feticcio utile a produrre una larva di immagine da definire a posteriori ‘sempre’, tristezza oggettiva del digitale, che non è data dalla sua essenza, non è una sua specifica propensione! Ma dal suo uso, è ciò che rilevo. Quindi non parlo di una mia suggestione ma di un dato di fatto. Certo la rappresentazione resta, ma la fotografia viene meno, questa rappresentazione imitativa – in quanto giovane non può ancora affrancarsene – è ad immagine e somiglianza della fotografia. Forse mi sono discostato dal concetto di Inconscio tecnologico… Forse il futoro della fotografia oggi, digitale, non è la fotografia. Ti ringrazio dell’apprezzamento, “..un “manifesto” per l’argomento trattato”, orgoglio… 🙂 Lo zampino è nel Planar, il viso di Scarlet era una immagine in una vetrina, che al passare veloce degli autobus appariva con febbrile intermittenza. E come tu hai ben spiegato, è stato un inconscio non casuale, intravisto tramite una conoscenza(per esperienze precedenti) del mezzo, e ricercato. [bir] Ciao
-
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.