- Questo topic ha 160 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 4 mesi fa da Luca.
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Maggio 21, 2012 alle 12:33 pm #1711057acrobatPartecipante
Originariamente inviato da fra65: in questa foto l’azione è stata rapidissima, un attimo, il tempo di leggere la scena in leggero anticipo e poi scattare. Oggi riguardando la foto trovo in essa esattamente ciò che ho percepito poco prima dello scatto, nulla di meno, nulla di piu’…… – incrocio di sguardi –
..una condivisia impressione Penso ad un fermo immgine di un film… [lo]
Maggio 21, 2012 alle 12:41 pm #1711058acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da GianMauro: La premeditazione c’era ma la scena non è stata modificata, semmai sfruttata. La fortuna è arrivata al decimo tentativo quando ho trovato la giusta combinazione tra l’immagine prodotta dalla TV e il contesto. Però si, ho speculato parecchio sulla scena Non ho letto il libro di Vaccari, quindi per ora mi astengo dal commentare, vi leggo soltanto. Discussioni molto interessanti e attente, fatico a seguirvi per ovvie motivazioni culturali, ma per fortuna le immagini sono abbastanza significative.
Un tempo anche io sfruttavo sperimentalmente la TV, con la pellicola… Ora non mi ci pongo davanti neanche un attimo! Tutto ciò che vi si può vedere è solo un prodotto “tv”… “speculato parecchio”? .. [leg] Grazie dell’interesse e apprezzamento, ma, non saranno accettati altri autolesionismi, “fatico a seguirvi per ovvie motivazioni culturali” … 🙂 Ciao
Maggio 21, 2012 alle 12:47 pm #1711059acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: la funzione estetica messa in scena dalla rappresentazione offerta dalla foto di GianMauro (la TV) trovo sia notevole, certo smuove quesiti sull’opportunità o meno di spingere il medium verso “canoni” che tendono a conformare, codificare, normalizzare una scelta creativa, e i dubbi che ne derivano sono stati oggetto di accese discussioni in passato, ma anche in queste pagine parlando di I.tecnologico, indirettamente abbiamo toccato l’argomento. comunque sai come la penso, su questo punto sono fermamente convito che in ambito artistico il fine giustifica il “mezzo”, e semmai il mezzo a volte che non riesce a giustificare il fine. scarsa produzione ultimamente, e parecchi lavori messi nel dimenticatoio…. vediamo domani, se riesco a trovare un’ora libera vado a vedere la mostra di HCB, e se si può fotografare (ma anche se non si può)…….. [lo]
..e sono daccordo. ..scava nel prodotto passato! Poi H.C.B. ..? [lo]
Maggio 22, 2012 alle 2:49 am #1711208GianMauroPartecipanteRitorno su questo topic dopo tanto tempo. Troppo lavoro, troppe pressioni poco tempo libero, scusate. Inoltre la lettura del libro della Sontag Sulla Fotografia ha creato una frattura imponete sul modo di vedere la fotografia che fino a poco tempo fa avevo nei confronti di questo mondo. Non uso la macchina fotografica da circa un mese, uso solo il telefonino. Per Claudio: sono stato parco nei contenuti della foto di proposito, sto maturando l’idea di non commentare più le mie foto, mentre sul titolo ho ancora qualche dubbio. Suppongo che anche questo sia un riflesso della mia ultima lettura. A dire il vero non trovando il tuo commento alla foto ho pensato che la stessa fosse terribile ai tuoi occhi e non posso non scrivere che mi dispiaceva molto non poterlo leggerlo, detesto l’indifferenza….a pensarci bene credo sia la cosa che detesto di più in assoluto. In pratica ho avuto la sensazione di deluderti. Tu più di Franco sei stato ad un certo punto un inconsapevole suggeritore di un particolare cammino culturale, di un mondo che fino al quel momento appariva, con il senno di poi, superficiale e puramente estetico. Incredibile quanto sia il termine superficiale che estetico siano straordinariamente adatti a descrivermi, con tutte quelle mie frivolezze assolutamente effimere, detestabili tanto quanto la la routinaria pratica fotografica….quanto la falsa modestia (un modesto praticone). Ed è altrettanto chiaro come la società che mi contestualizza sia esteticamente superficiale. Ma, se l’estetica diventa arte e la superficialità diventa realismo o surrealismo che sia….. beh allora le cose cambiano e trovo straordinario questo punto, perchè in pratica è solo cambiato il punto di osservazione, la prospettiva con cui si guarda la realtà. Realtà che viene percepita in maniera diversa ma che in sostanza è sempre la stessa. Il contesto in cui vive il medium contestualizza la foto e lo stesso vale per l’osservatore che la giudica. In sostanza la foto però non cambia è sempre la stessa, è se mi permettete questa licenza, è un pirandelliano così è se vi pare. Per Franco: Parto da un grazie, doveroso. Incredibile la descrizione che hai fatto della mia foto, il modo in cui l’hai commentata è assolutamente il mio mondo. Hai visto quello che ho visto io allo stesso identico modo, una sintonia incredibile. Non so, ho come la sensazione di essere stato compreso…. direi nel dettaglio. Sull’autolesionismo invece dovrai pazientare un po’ ma ci si può lavorare Il fine giustifica i mezzo? Direi . Non sempre, dipende. Ma mi piace pensarlo e ritornando la concetto realismo scriverei che un istantanea (intesa come macchina fotografica ma anche come un telefonino) vada bene. Credo sia un mezzo appropriato. L’automatismo ti svincola dall’interpretazione e ti rende l’immagine riproducibile Forse questo potrebbe esserti utile è una riflessione (non ancora matura) che ho scritto in MP a Claudio ad inizio mese: la fotografia è un’immagine dell’immagine che vediamo, è reale tanto quanto siamo reali noi che fotografiamo. É surreale tanto quanto l’interpretazione della realtà. É astratta tanto quanto empirica cioè riproducibile…… Reale Ma torniamo alla foto segnali dal futuro e al perchè mi piace. Semplice, un televisore vecchio e antiquato di una casa vecchia e antiquata trasmette l’immagine di un satellite per le telecomunicazioni nello spazio. Mi piace perchè nello stesso fotogramma convivono contrapposte due tecnologie (cioè quella che permette la comunicazione, la trasmissione/ricezione del segnale) identiche ma temporalmente, nel senso del tempo, diverse. Come ho scritto ho speculato sull’immagine l’ho premeditata, certo non potevo prevedere cosa avrebbe trasmesso la TV, quella è stata fortuna ma ho sicuramente colto il senso surreale della realtà che vedevo. Sto lavorando ad un’idea, sto fotografando le persone che aspettano dal medico, alla fermata del bus, al supermercato, alle poste ecc. non penso che riuscirò a postarlo troppe liberatorie da farmi firmare… 🙂 ciao
Maggio 22, 2012 alle 3:26 am #1711225acrobatPartecipanteTranquillo non sei il solo a stentare, per un motivo o per l’altro… 😉 Legittimo e rispettabile il tuo bisogno di non commentare, ma capirai, che io mi sono trovato in difficoltà perchè non vi vedevo un immediato nesso con il discorso dell’Inconscio tecnologico, inoltre ho una reticenza difficile da allentare sul commentare fotografie che (a mio avviso) sono palesemente o abbastanza “postprodotte/post-ideate”. Quando ho scritto che non avresti dovuto averne a male, era proprio perchè temevo che in qualche modo la cosa avrebbe potuto ferirti, e mi sarebbe dispiaciuto, io non sono un critico! Alle volte npon so che dire… 🙂 Preferisco non dire o rimandare piuttosto che forzare un commento che sforerebbe nel bieco compiacimento cosa che odio… Ovvio che non potevi affatto deludermi, sarebbe ipocrita da parte mia. E poi insisto nel dire che sei troppo critico nei tuoi stessi confronti, ma devo farti sinceri complimenti per il tuo modo di rapportarti in base al tuo percorso cultural-fotografico in divenire, riconosco infatti che leggere le tue note e le tue autocritiche sia sato anche stimolante per me. Il discorso sulla postèroduzione, il fine e il mezzo, è assai delicato e spinoso, diventa quindi difficile discuterne a tozzi e bocconi sul forum, in quanto le idee saono spesso mosse da sanguigne variazione della pressione… Magari un giorno ci si potrà incontrare e riderci su… 😉
Maggio 22, 2012 alle 3:37 am #1711229GianMauroPartecipantegrazie Claudio, nelle foto che ho proposto non postproduco nulla, non ho idea di come la foto possa venire (se ti riferivi a questo). Uso una app per iphone “Hipstamatic” scelgo obbiettivo e e pellicola, fa tutto il software del telefonino ripercorrendo glie effetti della toycamera e delle pellicole. sono istantanee
Maggio 23, 2012 alle 8:08 am #1711381FrancoPartecipantestiamo allargando la discussione, devo fare una premessa: sono convinto che le tecnologie digitali non hanno apportato un grande cambiamento nella fotografia, intesa come immagine, hanno piuttosto influito nell’approccio che il consumatore, novello fotografo, oppure fotoamatore alle prime armi ha passivamente assimilato attraverso l’esercizio fotografico. Nel passaggio tra analogico e digitale, il fotoamatore evoluto e il professionista intelligente non si è lasciato trascinare dalle infinite opportunità fornite dal mezzo, costoro hanno saputo utilizzare nel modo migliore le nuove tecnologie, ma non si sono lasciati condizionare da esse. Il supporto è digitale, le idee invece, per fortuna sono ancora analogiche. In altre parole, il medium digitale non ha introdotto novità sostanziali, ha perfezionato e affinato, automatizzato se vogliamo, una serie di processi tecnologici; E come sempre avviene in questi casi, il risultato di quest’evoluzione si è riflesso nelle tecnologie proposte dall’industria fotografica, diventando inconscio tecnologico per le generazioni future. Le caratteristiche contenute nelle attuali tecnologie digitali, potremmo definirle come le speranze di miglioramento delle generazioni passate, ed equivalgono ad un’aggiornamento (tecnologico). Personalmente le tecnologie digitali non hanno cambiato il mio modo di vedere la fotografia, che è sempre lo stesso, hanno però modificato i processi, imposti dall’utilizzo delle differenti tecnologie. Questi processi hanno sostanzialmente rivisto le abitudini dell’osservatore medio, che in passato erano esclusivo appannaggio della stampa o della proiezione, oggi dominio dei mezzi digitali/virtuali. La fotografia si è adattata al flusso continuo di immagini tanto da soddisfare il presagio di Paul Valery che immaginava per le immagini un flusso simile a quello di acqua, gas e corrente elettrica erogate con il consenso di un’interruttore o di una leva. All’epoca era difficile immaginarlo, eppure oggi tutti usufruiscono di questi servizi basilari, ad esempio la televisione servizi? dovremmo forse considerare la fotografia al pari di un servizio in grado di soddisfare un “bisogno”? questa domanda potrebbe intimore il fotografo con ambizioni artistiche, ma se andiamo a vedere, già all’epoca di Valery molti pensatori avevano trovato le risposte, addirittura attribuendo alla fotografia la palma di precursore antesignano delle avanguardie moderniste e concettuali del secolo scorso. L’aumento della fruibilità dell’immagine virtuale ha permesso una eccezionale divulgazione del veicolo digitale, ma al tempo stesso ha gradualmente impoverito l’aura della fotografia, già gravemente compromessa nel secolo scorso dall’eccezionale divulgazione dei mezzi di fotografia istantanea. Ritornando ai tempi nostri, in campo artistico la fotografia sarà sempre più’ un mezzo per ottenere risultati dove gli eccessi saranno la regola, questo costume attribuibile a quello che potremmo definire “inconscio digitale”, quando è parte di un’intelligente processo di adattamento, prevede un’interazione diretta tra inconscio del fotografo e inconscio tecnologico (digitale) in modo tale da liberare opportunità altrimenti difficili da “materializzare”. Diversamente, mi riferisco ai cambiamenti apportati alle masse, l’inconscio digitale assumerà (sempre in ambito artistico) il valore di semplice mezzo per ottenere un risultato basato su un’estetica di perfezionismo tecnico imposto dai Mass-media, che oggi pare essere l’irrimediabile presupposto per omologare la fotografia fotoamatoriale a degli standard tecnici predefiniti. La moda non si veste, veste, e noi cosa facciamo? ci conformiamo, vestiamo un’abito per sembrare come gli altri, essere alla moda nella realtà, poco importa se l’abito è vecchio o nuovo, bello o brutto, firmato oppure una cineseria, l’importante è che ci rappresenti, chi lo veste deve farlo con dignità e dev’essere rappresentativo di ciò che è la rappresentazione di un’immagine deve “presentare” ciò che vogliamo da essa, e per far questo ogni mezzo è valido, una vecchia fotocamera, un telefonino, una moderna reflex digitale, infine la cosa più importante è ottenere il risultato voluto, e questo sarà tanto più vero quanto più’ l’inconscio tecnologico contenuto nell’apparecchiatura risulterà sotto controllo del fotografo, fruibile e malleabile.
Originariamente inviato da acrobat: Non ho ancora prestato attenzione al libro, non posso pronunciarmi, ma così d’istinto ho delle perplessità riguardo alcune tue considerazioni; che non sono frutto di riflessioni derivate da una lettura, solo veraci reazioni del momento, non escludo quindi un ripensamento parziale; quindi le butto giù… Sono fermamente convinto anch’io che sia fondamentale saper dominare il mezzo ma liberarsene allo stesso tempo, e sono parzialmente daccordo anche quando dici che il risultato è più importante del mezzo utilizzato per ottenerlo, ritengo sia vero fin tanto che si resti nello specifico fotografico, se parliamo di mera Fotografia, se parliamo d’arte(rappresentazione) in generale allora mi fermerei quì… Ma siamo in un contesto precipuamente fotografico, ormai il confine del fotografico è stato scardinato, ho l’impressione che la facilità con cui oggi ‘tutti’ producono immagini è data principalmente dall’artificialità della stessa, la fotocamera o il concetto di ‘camera oscura’ (non del processo di stampa), non è necessaria, se ne può fare a meno. Aimè spesso la fotocamera non è che un feticcio utile a produrre una larva di immagine da definire a posteriori ‘sempre’, tristezza oggettiva del digitale, che non è data dalla sua essenza, non è una sua specifica propensione! Ma dal suo uso, è ciò che rilevo. Quindi non parlo di una mia suggestione ma di un dato di fatto. Certo la rappresentazione resta, ma la fotografia viene meno, questa rappresentazione imitativa – in quanto giovane non può ancora affrancarsene – è ad immagine e somiglianza della fotografia.
“tutti producono immagini” “il confine del fotografico è stato scardinato” senz’altro, l’uomo ha sempre cercato con tutte le sue forze di rendere il mezzo fotografico accessibile a tutti, con le folding e i piccoli banchi ottici, le camere oscure portatili, la pellicola, la polaroid, le tascabili, i piccoli formati, il digitale, le fotocamere incluse in apparati di vario genere. Questa volgarizzazione dei costumi fotografici insieme ad un’enorme divulgazione del potere dell’immagine in tutti i campi ha generato non pochi problemi e paure, alcune sensate altre (la maggior parte) un pò meno. Spesso tendiamo a dare troppa rilevanza all’aspetto commerciale delle attrezzature fotografiche e contestualmente siamo portati a diffidare sugli ultimi prodotti della tecnologia, mi riferisco ad una tendenza generale, senza nessun riferimento specifico. Generalmente (spesso) in arte il mezzo è secondario, è un semplice intermediario tra le idee e la scena/soggetto, ad esso viene richiesto che faccia il suo lavoro, poco importa come, dove, quando, chi, con quale mezzo….. tutto è in funzione delle esigenze artistiche del fotografo, ma anche del fruitore…..
Originariamente inviato da acrobat: Forse mi sono discostato dal concetto di Inconscio tecnologico… Forse il futuro della fotografia oggi, digitale, non è la fotografia. Lo zampino è nel Planar, il viso di Scarlet era una immagine in una vetrina, che al passare veloce degli autobus appariva con febbrile intermittenza. E come tu hai ben spiegato, è stato un inconscio non casuale, intravisto tramite una conoscenza(per esperienze precedenti) del mezzo, e ricercato.
era Scarlett Johnson……… sai che l’immagine è talmente complessa da risultare di difficile lettura, è questo è il bello………. non ti sei discostato, Claudio, quando parliamo di tecnologia non possiamo prescindere dall’inconscio tecnologico, la fotografia E’ tecnologia. Quando viviamo il presente rievochiamo il passato, e nel migliorarlo, costruiamo il futuro. Il presente e spesso (non sempre) il risultato dell’evoluzione avvenuta in epoche passate. Invece il futuro è la conseguenza delle attuali ricerche, i nostro esperimenti, desideri, richieste, esigenze . ogni epoca ha la sua realtà, la sua fotografia. A mio parere non esiste LA fotografia, la “vera” fotografia, ma infiniti risvolti, “periodi temporali”, cicli tecnologici composti essenzialmente da conoscenze “passate” che definiscono lo standard attuale e ambiscono ad uno standard futuro. Pensare le cose in modo diverso, spesso vuol dire costruire una “gabbia dorata”, lontano dalle folle, dagli standard, dalla realtà .. questo potrà anche essere appagante, ma per quanto tempo?
Originariamente inviato da GianMauro: nelle foto che ho proposto non postproduco nulla, non ho idea di come la foto possa venire (se ti riferivi a questo). Uso una app per iphone “Hipstamatic” scelgo obbiettivo e e pellicola, fa tutto il software del telefonino ripercorrendo glie effetti della toycamera e delle pellicole. sono istantanee
Le tecnologie analogiche a volte hanno poca memoria e sono piuttosto “ottuse”. Quando metti una pellicola nel dorso di una fotocamera non puoi sapere cosa verrà fuori, può essere una pellicola prossima alla data di scadenza, può aver preso caldo, inoltre i prodotti chimici necessitano di un’accurato controllo e raramente consentono di recuperare un processo oramai ultimato. Invece le tecnologie digitali permettono un controllo sia in fase di ripresa che in fase di sviluppo, un controllo che obbliga l’utilizzatore all’apprendimento di conoscenze superiori, ma del resto questo è inevitabile, avviene in tutti i campi, avvicinandosi alla perfezione aumentano a dismisura le difficoltà tecniche. Se mi passi una battuta, ma non prenderla troppo seriamente (gli aforismi che ogni tanto inserisco nel dialogo sono utili per volgarizzare il concetto, ma a volte lo impoveriscono) le tecnologie digitali hanno un’elevato tasso di democrazia, semplicemente perché consentono un’elevata libertà d’intervento, inoltre, grazie al web e ai mezzi di comunicazione, sono aperte a tutti. Gli automatismi largamente utilizzati nelle fotocamere digitali bilanciano l’ottusità tipica dell’analogico, pareggiando i conti. Il tuo Hipstamatic è ottuso quanto le mie vecchie fotocamere analogiche, non ti chiede “cosa vuoi fare?” . lo fà e basta perchè non può far altro tu puoi solo “gradire” ed adattarti, eventualmente agendo sui pochi controlli per effettuare le dovute modifiche, correzioni.
Originariamente inviato da acrobat: Originariamente inviato da fra65: in questa foto l’azione è stata rapidissima, un attimo, il tempo di leggere la scena in leggero anticipo e poi scattare. Oggi riguardando la foto trovo in essa esattamente ciò che ho percepito poco prima dello scatto, nulla di meno, nulla di piu’…… – incrocio di sguardi – ..una condivisia impressione Penso ad un fermo immgine di un film…
l’hai descritto con una sintesi esemplare, queste immagini sono fotogrammi della nostra mente, dei fermo immagine, quando premiamo il pulsante di scatto cerchiamo di assecondare il nostro subconscio, o meglio, pensiamo di farlo!
Originariamente inviato da GianMauro: Il fine giustifica i mezzo? Direi . Non sempre, dipende. Ma mi piace pensarlo e ritornando la concetto realismo scriverei che un istantanea (intesa come macchina fotografica ma anche come un telefonino) vada bene. Credo sia un mezzo appropriato. L’automatismo ti svincola dall’interpretazione e ti rende l’immagine riproducibile Forse questo potrebbe esserti utile è una riflessione (non ancora matura) che ho scritto in MP a Claudio ad inizio mese: la fotografia è un’immagine dell’immagine che vediamo, è reale tanto quanto siamo reali noi che fotografiamo. É surreale tanto quanto l’interpretazione della realtà. É astratta tanto quanto empirica cioè riproducibile…… Reale
la fotografia è senz’altro una forma d’arte riproducibile, lo stesso Benjamin affermava senza mezze misure che tutte (!!!) le forme d’arte (quindi non solo la fotografia) sono riproducibili, anche se non tutte possono essere riprodotte tecnologicamente (tanto per rimanere in tema). La fotografia è una forma d’arte tecnologicamente riproducibile in quanto si avvale di mezzi tecnologici per riprodurre infinite volte la stessa immagine, in ripresa, in stampa, nei file digitali riprodotti via web .. però il termine “reale” (toglierei la maiuscola, potrebbe montarsi la testa) andrebbe approfondito, magari riprendendo in mano i testi di Benjamin…..
Originariamente inviato da GianMauro: Parto da un grazie, doveroso. Incredibile la descrizione che hai fatto della mia foto, il modo in cui l’hai commentata è assolutamente il mio mondo. Hai visto quello che ho visto io allo stesso identico modo, una sintonia incredibile. Non so, ho come la sensazione di essere stato compreso…. direi nel dettaglio. Sull’autolesionismo invece dovrai pazientare un po’ ma ci si può lavorare
Mi fà piacere, grazie a te per averla postata, da un’immagine interessante c’è sempre da imparare, trovo anche interessante le tue recenti descrizioni, che chiariscono alcune mie curiosità: l’immagine è frutto di un’esigenza artistica. Ti auguro di portare a compimento e soprattutto di finalizzare i tuoi progetti, cosa che io in questo momento, per ragioni varie, non sono ancora riuscito a fare . è necessario trovare una finalità progettuale per evitare che l’azione fotografica risulti sterile e questo con il passare del tempo può essere deleterio ti auguro di trovarla anche perché, visto i risultati, lo meriti. Sull’autolesionismo sono d’accordo con Claudio, però a volte è utile per autolimitarsi, soprattutto quando si è coscienti di alcuni eccessi caratteriali (succede anche a me) .. però qui, tra amici, come scrive Claudio, si può evitare, così come si potrebbe limitare il commento alle foto postate (se si vuole farlo, non trovo sia indispensabile) ad un semplice esame critico in funzione del dialogo come se le foto fossero un corollario al testo scritto .. mi pare di aver capito che questo era il desiderio dell’autore del topic, Claudio correggimi se sbaglio…. [bir]
Maggio 23, 2012 alle 8:36 am #1711382FrancoPartecipante
Originariamente inviato da acrobat: ..scava nel prodotto passato! Poi H.C.B. ..?
Il contesto in cui è stata fatta la mostra di HCB è Palazzo Madama, luogo molto bello ma le immagini non gli rendono giustizia. in questi ultimi 30 anni ho visto diverse mostre di HCB (3 solo a Parigi) e questa è quella meno riuscita, le stampe sono mediocri e il formato monotono, tutti 20×30, anzi A4! Consiglio a chi è interessato di andare a vederla comunque, magari senza organizzare un pellegrinaggio, se vi trovate da queste parti potete fare un salto, un’ora al massimo per la mostra….. le foto scattate sono molte la prima è stata fatta in una sala dell’esposizione, le altre in vari angoli del palazzo: – perplessità artistiche [IMG]public/imgsforum/2012/5/perplessit__artistiche.jpg[/IMG] – In-Conscio 3 [IMG]public/imgsforum/2012/5/black_and_white.jpg[/IMG] – L’occhio [IMG]public/imgsforum/2012/5/lo_spiraglio.jpg[/IMG] – La colonna [IMG]public/imgsforum/2012/5/la_colonna_-_2012-05_12_Torino_0411aBN800.jpg[/IMG] – l’attesa [IMG]public/imgsforum/2012/5/senza_nome.jpg[/IMG] sarei curioso di sapere la tua opinione sul genere…..
Maggio 23, 2012 alle 1:55 pm #1711395GianMauroPartecipanteIn-conscio 3, notevole. Devo dire però che somiglia a quella dei piccioni…. Sto ancora meditando su quanto da te scritto….. Devo elaborare alcuni concetti. Ci aggiorniamo
Maggio 24, 2012 alle 3:53 am #1711534acrobatPartecipantesarei curioso di sapere la tua opinione sul genere…..
Tutte belle, in esse è evidente la cifra zen del francese, a prescindere dal contesto… In particolare, osservavo “perplessità artistiche”, malgrado le iperboliche linee grandangolari che tendono ad accentrare l’attenzione. “La colonna”; il parallelismo e l’ironia sottesa. “l’attesa”, sintesi drammatica… E meno male che non sei produttivo al momento… 🙂 Riguardo la tua Premessa(coerente) e e gli argomenti di cui sopra, mi sento sovrastato, non riesco a concentrarmi… 😀 [leg]… … Ps: Oggi in un moto d’orgoglio, ho sfidato una febbricola e sono corso alla libreria Einaudi prima dello scadere degli sconti, e ho pescato “Camera Work” – un’antologia di articoli e fotografie ovviamente, le fotografie storiche hanno un fascino irresistibile, ricordo l’emozione nel vedere alcune stampe originali al museo Alinari di Firenze… [lo] edit ..non trovo le foto all’Alinari… [fis]
Maggio 24, 2012 alle 6:51 am #1711538FrancoPartecipantedovevo mettere qualcosa sul fuoco, Claudio, Gian Mauro, poi se l’appetito vien mangiando . non trattenete dubbi e critiche, se ci sono . riguardo la prima foto (perplessità artistiche), Claudio, quando ieri l’ho riguardata ho avuto la netta sensazione di aver sbagliato qualcosa, poi ho capito . al di fuori della scelta del BN, da suicidio visto i colori dell’originale (soprattutto l’affresco sulla volta da poco restaurata) e l’inadeguatezza al viraggio BN (colori, toni), riguardandola mi sono reso conto che l’immagine richiedeva un’inquadratura quadrata con un leggero taglio sotto e un sostanziale taglio sopra, tutte parti inutili, in questo modo la composizione dovrebbe trovare un maggiore equilibrio. Oggi anch’io mi sono concesso un pò di tempo libero scambiando qualche battuta con un noto scrittore della mia città, e ho approfittato per fare qualche foto, ovviamente .. devo ancora guardarle, magari domani spulcio qualche immagine in tema astratto, visto che le ultime di gusto surrealeggiante si trovano un pò fuori posto. Camerawork? ma einaudi non lo dava esaurito? nel mese di aprile ho preso un’altro libro da “ombrellone” (sto facendo la scorta): “Negativo Positivo (diario di uno stampatore) di Luciano Corvaglia (ed.Postcart), un’interessante viaggio nel duro lavoro dello stampatore, con diversi esempi dell’autore sulle scelte affrontate durante la stampa di alcuni negativi…… la camera oscura accuratamente imballata in cantina freme e la stampante mi guarda con sospetto [lo]
Maggio 24, 2012 alle 1:19 pm #1711547acrobatPartecipanteEsatto, è fuori catalogo da tempo, la stessa libraia ha avuto non poche difficoltà ad individuarlo sul suo computer… In verità era nella mia lista dei papabili, accantonato insieme ad altri, hanno uno scaffale di saggi(quelli dal dorso arancio) molto fornito, ed alcuni pezzi datati, e quando non ho più visto “Navis” che anche avevo in lista ho pensato bene di accaparrarmi “Camera Work”, dello stesso la Taschen ha pubbliato un bel tomino(in economica) con tante foto che anche posseggo, ma questo ha molti testi importanti pubblicati dalla famosa rivista di Stieglitz… Ci sono anche altri due libri interessanti riguardanti due tuoi concittadini, “Mario Gabinio, fotografo” e un libro degli anni settanta, “Memorie Fotografiche Di Ffrancesco Chigi”, con fotografie direi di interesse storico, spesso degradate o poco curate ma davvero affascinante, delle istantanee su un mondo lontano… [leg] Ci pensai anch’io a “Negativo Positivo” quando apparse, è interessante anche se spesso le note sui dettagli di dtampa sono assai sintetiche, ma credo sia comunque molto stimolante! la camera oscura accuratamente imballata in cantina freme e la stampante mi guarda con sospetto … 😀 … “Attendo nuovi sviluppi…” [bir] Ciao
Maggio 24, 2012 alle 2:24 pm #1711562AnonimoOspiteOriginariamente inviato da fra65: la camera oscura accuratamente imballata in cantina freme e la stampante mi guarda con sospetto [lo]
(o) [bir] vi leggo…. 🙂
Maggio 24, 2012 alle 7:53 pm #1711652FrancoPartecipante
Originariamente inviato da acrobat: “Camera Work”, dello stesso la Taschen ha pubblicato un bel tomino(in economica) con tante foto
si lo conosco, la versione più’ bella (e prolissa) è in vendita scontata (insieme ad altri volumi dell’editore tedesco) in una libreria in V.Po, pensa che lo vidi anche usato ma non lo presi, lo preferii al “tomo” della storia di Leica (Van Haesbroeck, Ed.Vallardi) che in passato avevo, poi rivenduto insieme al trittico di A.Adams quando passai al digitale . che errore all’epoca pensavo che questi fossero “residui” oramai superati, ora invece li ricerco, non tanto per rileggerli ma piuttosto per averli (altro sbaglio, questa volta peggiore del primo). parlando di sbagli, questa volta recente, durante la ricerca di “libri da ombrellone” sono incappato per 2 volte in “Sul guardare” di John Berger, uno da feltrinelli, l’altro nelle bancarelle, ma fà lo stesso……. quest’ultimo l’ho destinato alla sabbia e all’acqua nelle giornate di brutto tempo “memorie fotografiche di Francesco Chigi” mi pare di averlo visto di recente, nuovo! o l’ho sognato?
Originariamente inviato da acrobat: la camera oscura accuratamente imballata in cantina freme e la stampante mi guarda con sospetto … … “Attendo nuovi sviluppi…”
impossibile, non c’è più’ dialogo! poi, anche volendo, non dispongo più dello “spazio” da lei richiesto . mi ero ripromesso il divorzio solo il giorno in cui avessi trovato una valida sostituta. Per ora convivo con “l’altra” e neppure tanto felicemente, probabilmente la presenza di una compensa le mancanze dell’altra e funge da complemento allo stesso modo di come un quadro può nasconde la crepa di un muro…… altrimenti non si spiegherebbe questa condizione di poligamia . 🙂 😉 ciao Benvenuto Simone [bir]
Maggio 24, 2012 alle 8:23 pm #1711657acrobatPartecipanteall’epoca pensavo che questi fossero “residui” oramai superati ..ops! “Sul guardare” l’ho preso anch’io di recente!… in attesa di lettura.. di Berger ho anche altro ma ora non ricordo, ma ho notato di regente un suo libro che sembra (nel titolo ) “Questione di sguardi” per Saggiatore, essere ‘cugino’ al primo… Presumo tu vada in spiaggia con un suggestivo carretto fotogenico a giudicare dal quantitativo di libri che saranno complici delle tue idee estive…. “memorie fotografiche di Francesco Chigi” si, anche qua è nuovo, come tutti gli altri del resto, l’Einaudi non è un remainder(non so se dire purtroppo..), così come Camera Work, anche il libro “Mario Gabinio fotografo” che mi incuriosisce, è nuovo, addirittura imballato! Ma ora che mi ci fai pensare, c’è un remainder che possiede il libro di Chigi, darò un’occhiatina magari è a pochi euri… Quindi non convivi seranamente con la stampante? ..devo preoccuparmi per lo ‘sparo fiorentino’? “probabilmente la presenza di una compensa le mancanze dell’altra e funge da complemento allo stesso modo di come un quadro può nasconde la crepa di un muro……” Mmeno male che hai lasciato da parte la metafora del tappeto… 🙂 [lo]
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