- Questo topic ha 160 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 4 mesi fa da Luca.
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Maggio 25, 2012 alle 12:19 am #1711691GianMauroPartecipante
Originariamente inviato da fra65: dovevo mettere qualcosa sul fuoco, Claudio, Gian Mauro, poi se l’appetito vien mangiando . non trattenete dubbi e critiche, se ci sono .
non mi trattengo ho solo bisogno di tempo Intanto ho acquistato il libro di Vaccari… Non nascondo di essere già perplesso (ed ho appena iniziato a leggerlo), la prefazione noiosissima avrei preferito non leggerla affatto e le prime pagine sembrano confermare quanto scritto dalla Sontag Sulla Fotografia quindi al momento nulla di nuovo. Mi ha impressionato in negativo proprio l’aspetto socio-antropologico del contesto fotografico in cui osservatore e fotografo vivono la realtà fotografica, l’unica differenza con la Sontag al momento sembra solo essere il fatto che Lui lo chiama (il fenomeno) inconscio. Ti ricordi? Ne abbiamo già parlato, ti scrissi che mi sembrava un pensiero socialista, continuo a pensarlo ma oggi lo comprendo meglio e con rassegnata tristezza credo che avesse (la Sontag) ragione Poi l’Italiano (decisamente forbito) non è scorrevole e immediato come piace a me…. ma questi sono dettagli personalissimi. Ritornando ai commenti sui dialoghi astratti…. In sintonia con quanto finora letto sull’inconscio fotografico trovo assolutamente calzante il concetto di automatismo fotografico lanciato in maniera inconscia e ignorante dalle mie foto fatte con Hipstamatic. Il non dovere pensare necessariamente di realizzare un’opera d’arte, il non doversi soffermare sui tecnicismi espressivi che una SLR potrebbe imporre, il dissociarsi dall’espressione personale ma solo il riportare crudamente una scena sembrano solcare inevitabilmente il mio mondo e ciò mi incuriosisce molto. Quindi continuerò a leggere Vaccari e da bravo ex scienziato sperimenterò il più possibile. . il tuo ultimo avatar è migliore di incoscio 3 inoltre sembra quasi una visione vitruviana. Figure inscritte in un quadrato quasi tangenti ai lati, ma non stretti, a sua volta (il quadrato) diviso in due rettangoli uno bianco e l’altro nero….. bella mi piace
Maggio 25, 2012 alle 6:32 am #1711745FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da acrobat: Quindi non convivi seranamente con la stampante? devo preoccuparmi per lo ‘sparo fiorentino’..?
il convivere con una stampante è una cosa piacevole, soprattutto dopo aver vissuto per molto tempo con una CO, le difficoltà non riguardano l’attrezzatura oppure la fotografia fisica, cartacea, che mi soddisfa, ma piuttosto lo sviluppo in camera chiara, con la quale non ho ancora raggiunto un’equilibrio soddisfacente (scarsa applicazione). per lo “sparo” non devi preoccuparti, oramai è già fatto!, però se aspetti un pò, devo prendere una taglierina per PassPartou, così gli associo un PP su misura….. ciao [lo]
Originariamente inviato da GianMauro: Intanto ho acquistato il libro di Vaccari… Non nascondo di essere già perplesso (ed ho appena iniziato a leggerlo), la prefazione noiosissima avrei preferito non leggerla affatto e le prime pagine sembrano confermare quanto scritto dalla Sontag Sulla Fotografia quindi al momento nulla di nuovo. Mi ha impressionato in negativo proprio l’aspetto socio-antropologico del contesto fotografico in cui osservatore e fotografo vivono la realtà fotografica, l’unica differenza con la Sontag al momento sembra solo essere il fatto che Lui lo chiama (il fenomeno) inconscio. Ti ricordi? Ne abbiamo già parlato, ti scrissi che mi sembrava un pensiero socialista, continuo a pensarlo ma oggi lo comprendo meglio e con rassegnata tristezza credo che avesse (la Sontag) ragione Poi l’Italiano (decisamente forbito) non è scorrevole e immediato come piace a me…. ma questi sono dettagli personalissimi.
la prefazione potevi anche saltarla e andare al testo, i capitoli interessanti e salienti non sono molti, ed è vero, il modo di esprimere i concetti e il modo di scrivere sintetico, crudo lo fanno sembrare un pò criptico. Le idee di Vaccari si formano sul pensiero di Benjamin che a sua volta è stato condizionato dai cambiamenti e dalle fortissime tensioni socio-politiche dell’epoca (anni’30) che si sono riflesse in tutti i campi, arte (futurismo), cultura, fotografia .. questo però non pregiudica l’attualità e validità del suo pensiero. Anch’io ho letto veloce, soffermandomi in alcuni capitoli e abbandonando poco dopo ogni velleità di lettura, probabilmente il tuo “rifiuto” ha origini simili alle mie .. ma prima o poi riprenderò la lettura ..
Originariamente inviato da GianMauro: Ritornando ai commenti sui dialoghi astratti…. In sintonia con quanto finora letto sull’inconscio fotografico trovo assolutamente calzante il concetto di automatismo fotografico lanciato in maniera inconscia e ignorante dalle mie foto fatte con Hipstamatic. Il non dovere pensare necessariamente di realizzare un’opera d’arte, il non doversi soffermare sui tecnicismi espressivi che una SLR potrebbe imporre, il dissociarsi dall’espressione personale ma solo il riportare crudamente una scena sembrano solcare inevitabilmente il mio mondo e ciò mi incuriosisce molto. Quindi continuerò a leggere Vaccari e da bravo ex scienziato sperimenterò il più possibile.
sono perfettamente in linea con quanto scrivi, per me la fotografia se privata dell’indispensabile “fisicità” perde molto del suo fascino, si conclude in un mero tecnicismo. questa “fisicità” consiste in un ben definito approccio al soggetto, lo stesso approccio che hai potuto sperimentare con il tuo iphone, che sotto certi versi ti ha “liberato” da ogni impellenza tecnica. La stessa cosa puoi farla con una reflex, é solo più’ pesante e complessa, scomoda L’ostacolo non è il mezzo, ma l’uso che ne facciamo .. come avevo fatto notare in un post nella 2a pagina di questo topic, che riporto a seguire: “ci siamo mai chiesti perché i lavori artistici di un’adolescente, nonostante le scarse abilità tecniche, a volte risultino superiori rispetto i lavori di persone adulte ed esperte? ultimamente ho avuto modo di osservare il lavoro di giovani fotografi, di ottimo valore espressivo. Troppo spesso invece capita di vedere fotografie ben eseguite tecnicamente, ma anonime, con scarso o nullo valore artistico tutto questo ha una spiegazione molto semplice, ma scomoda . senza scomodare teorie olistiche e trascendentali, l’esempio dei mistici o le forme sinestetiche, direi che: qualcuno copia perchè sà scrivere, altri invece scrivono perché sanno leggere .. LETTURA e VISIONE ” ma cos’è questa “lettura e visione” scritta a lettere cubitali? ne parlo poco dopo: “fotografare con una LETTURA e VISIONE delle cose porta ad un’esperienza visiva che và oltre la semplice fotografia, quando con uno scatto riusciamo a “catturare” una visione dell’inconscio, la foto diventa testimone e al tempo stesso motivo di successive analisi e studi, esperienze altrimenti impossibili con altri metodi. Sono proprio queste analisi a far progredire l’azione della ragione, che a sua volta arricchisce l’inconscio, rendendolo più’ efficace nell’azione. Questa è quella che tu chiami sperimentazione, ma nel mio “slittamento del baricentro delle idee”, è (anche) un’efficace metodo espressivo per “vedere” e fare fotografia, almeno in alcuni generi.”
Maggio 26, 2012 alle 12:11 am #1711844GianMauroPartecipanteInconscio tecnologico In-conscio familiare [IMG]public/imgsforum/2012/5/348.jpg[/IMG] Autoritratto di un ombra nell’ombra, un umile un omaggio a Làszlò Moholy-Nagy [IMG]public/imgsforum/2012/5/380.jpg[/IMG]
Maggio 26, 2012 alle 12:26 am #1711845GianMauroPartecipanteRiflettevo su una considerazione di Vaccari sulle macchine fotografiche. Sono costruite dall’uomo per l’uomo, rispondono ad esigenze pensate per l’uomo, automatizzano processi per semplificare l’opera dell’uomo, e rispecchiano in linea di massima i gusti della società sia del del medium che dell’osservatore……..ma allora non è che per caso che parliamo di stereotipi? Mi sembra ragionevole allora, la seguente equazione: inconscio tecnologico= stereotipo
Maggio 26, 2012 alle 5:33 am #1711889acrobatPartecipanteil convivere con una stampante è una cosa piacevole, soprattutto dopo aver vissuto per molto tempo con una CO, le difficoltà non riguardano l’attrezzatura oppure la fotografia fisica, cartacea, che mi soddisfa, ma piuttosto lo sviluppo in camera chiara, con la quale non ho ancora raggiunto un’equilibrio soddisfacente (scarsa applicazione).
immaginavo… 🙂 Sulla camera chiara, beh – non me ne parlare… :O Tranquillo, non c’è fretta, intanto scandaglio HD… Ps: vorrei sapere il tuo parere su una immagine testè commentata, “affacciato sulle proprie origini” (in generica) di scaramik… [leg].. [lo]
Maggio 26, 2012 alle 5:46 am #1711891acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da GianMauro: […]ma allora non è che per caso che parliamo di stereotipi?
..non capisco se la frase sia ancora dell’autore o già tua! Comunque, sulle prime no, io non credo si possa dire “inconscio tecnologico= stereotipo”, ora non so dire altro … Belle le due immagini..! [lo]
Maggio 26, 2012 alle 7:05 am #1711892FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da acrobat: ………….Tranquillo, non c’è fretta, intanto scandaglio HD… Ps: vorrei sapere il tuo parere su una immagine testè commentata, “affacciato sulle proprie origini” (in generica) di scaramik…
per quella cosa……. prova a dare un’occhiata se trovi qualcosa d’interessante sull’HD, mi fai sapere poi…… ultimamente non apro piu’ topic con foto, richiederebbero troppo tempo, guarda a che ora riesco ad “entrare” in canoniani….. però se si tratta di una foto di Michele…… ciao [bir]
Maggio 26, 2012 alle 7:34 am #1711893FrancoPartecipante@ GianMauro Lo stereotipo è presente nella sfera del cosciente (è un’associazione mentale), l’Inconscio Tecnologico (d’ora in poi, IT) in quella del subcosciente, quando cambi la “pellicola” oppure l’obbiettivo al tuo Hypstamatic non sai cosa c’è dietro,
Maggio 27, 2012 alle 1:08 pm #1711996GianMauroPartecipanteNo Claudio la frase per intero è mia. Facciamo un esempio: 1) Vedo la scena, ne percepisco la bontà 2) prendo l’iphone ma non posso farmi notare 3) ho delle funzioni preimpostate 4) lo utilizzo in modo conscio, scatto 5) osservo la foto è mossa…. c’era poca luce 6) la foto è più bella di come l’avevo pensata E’ facile individuare nei sei punti tutte le sovrapposizione dei fenomeni che stiamo studiando. C’è IT, c’è il Contesto e aggiungo c’è l’Errore Fotografico Spieghiamo l’esempio: Il primo punto è lasciato al medium, ma il modo di percepire la scena dipende dal contesto in cui il fotografo e immerso Il secondo punto è ancora dipendente dal contesto, non voglio farmi notare ho paura della reazione del soggetto. Nel terzo punto ho la possibilità di utilizzare un mezzo automatizzato, la scena è a portata di mano, la semplicità di utilizzo del mezzo mi spinge Inconsciamente ad utilizzarlo. Quarto punto, ho utilizzato il mezzo in modo conscio, scatto e Contestualizzo Nel quinto punto c’è l’Errore Fotografico mentre il sesto punto è ancora appannaggio della Sontag. Ho scritto che la semplicità del mezzo mi spinge ad utilizzarlo. Ma la semplicità non la vedo solo io la vedono anche gli altri e allora facciamo un ipotesi: supponiamo di voler fotografare contemporaneamente nello stesso istante lo stesso soggetto attraverso lo stesso mezzo. Supponiamo inoltre che non ci siano differenze sostanziali di ripresa tra i due medium. Ora, se lo strumento di ripresa è lo stesso, le due foto risulteranno all’incirca uguali. Quest’uguaglianza nasce dal tipo di mezzo che abbiamo utilizzato, dal tipo di impostazioni (in questo caso identiche) che lo strumento ha imposto al medium. Queste imposizioni sono pensate dai progettisti per massimizzare la prestazione fotografica in funzione della scena. Prestazioni imposte in maniera tale da essere comprensibili e vicine ai molti che la guarderanno nella loro beata ignoranza e che probabilmente ammireranno. Nikon per esempio è famosa sulle compatte per l’enfasi con cui riproduce i rossi e verdi, mentre la nota app Hypstamatic inserisce si delle personalizzazioni come la scelta dell’ottica o della pellicola, ma sfrutta concetti accattivanti come la vignettatura e la teoria dei colori. Trucchi che rendono la foto più bella e che ultimamente sfrutto moltissimo come sicuramente avrete notato. Ma se il medium e gli osservatori sono come sappiamo influenzati dal tipo di contesto, allora è plausibile che anche le scelte imposte dall’automatismo siano influenzate dal contesto. Cioè le impostazione automatiche sono massificate, massimizzate, generalizzate e pensate proprio attraverso uno studio di settore, insomma in pratica viene applicato il concetto di domanda ed offerta. Dato che ti piace questo stile te lo impongo. Ecco il concetto di stereotipo che intendevo e che Franco è quasi risuscito a capire. Scrivo quasi perchè Franco lascia ancora trapelare una certa fiducia nel medium e nella sua capacità di interpretare il fenomeno, mentre io……….. tendo a sottovalutarlo (penso a me). Mi ricollego adesso a quanto scritto da Franco prima: ci siamo mai chiesti perché i lavori artistici di un’adolescente, nonostante le scarse abilità tecniche, a volte risultino superiori rispetto i lavori di persone adulte ed esperte? …… Certo potrebbe essere così, perchè no? Oppure potresti aver trascurato una cosa importante e meno romantica: l’influenza della società sull’adolescente è scarsa.. almeno all’inizio proprio perchè si sta formando tende ad essere più originale rispetto all’adulto che probabilmente è più pratico e bravo ma già contestualizzato e plasmato dalla società in cui opera e a meno di chiamarsi Warroll, sarà probabilmente meno originale dell’adolescente. Si ho stampato qualche foto dell’iphone (4S) sono assolutamente accettabili
Maggio 28, 2012 alle 3:41 am #1712104acrobatPartecipanteGianMauro
No Claudio la frase per intero è mia. […]
Nello stilare quei sei punti, si evince chiaramente una tua necessità di pragmatizzazione dell’accadimento fotografico, quasi un uno studio (analitico?)… Per dialogare con queste tue necessità non posso fare a meno di proporre una rilettura sintetica; 1) Vedo la scena, ne percepisco la bontà / 2) prendo l’iphone ma non posso farmi notare / la scelta dell’iPhone è a seguito della necessità del non volersi mostrare – quì già una parte di IT viene affievolito dalla predeterminazione dell’operato… -) ho delle funzioni preimpostate / 3) lo utilizzo in modo conscio, scatto / affidamento in buona misura nelle capacità dello strumento -) osservo la foto è mossa…. c’era poca luce / 4) la foto è più bella di come l’avevo pensata / non vedo IT. ma appunto interpretazione, il risultato inaspettato non è IT ma attribuzione, da te operata in seguito alle tue capacità di lettura, se vogliamo, coscienza culturale.
Ho scritto che la semplicità del mezzo mi spinge ad utilizzarlo. Ma la semplicità non la vedo solo io la vedono anche gli altri e allora facciamo un ipotesi: supponiamo di voler fotografare contemporaneamente nello stesso istante lo stesso soggetto attraverso lo stesso mezzo. Supponiamo inoltre che non ci siano differenze sostanziali di ripresa tra i due medium. Ora, se lo strumento di ripresa è lo stesso, le due foto risulteranno all’incirca uguali. Quest’uguaglianza nasce dal tipo di mezzo che abbiamo utilizzato, dal tipo di impostazioni (in questo caso identiche) che lo strumento ha imposto al medium. Queste imposizioni sono pensate dai progettisti per massimizzare la prestazione fotografica in funzione della scena. Prestazioni imposte in maniera tale da essere comprensibili e vicine ai molti che la guarderanno nella loro beata ignoranza e che probabilmente ammireranno. Nikon per esempio è famosa sulle compatte per l’enfasi con cui riproduce i rossi e verdi, mentre la nota app Hypstamatic inserisce si delle personalizzazioni come la scelta dell’ottica o della pellicola, ma sfrutta concetti accattivanti come la vignettatura e la teoria dei colori. Trucchi che rendono la foto più bella e che ultimamente sfrutto moltissimo come sicuramente avrete notato. Ma se il medium e gli osservatori sono come sappiamo influenzati dal tipo di contesto, allora è plausibile che anche le scelte imposte dall’automatismo siano influenzate dal contesto. Cioè le impostazione automatiche sono massificate, massimizzate, generalizzate e pensate proprio attraverso uno studio di settore, insomma in pratica viene applicato il concetto di domanda ed offerta. Dato che ti piace questo stile te lo impongo.
Quello che dici è abbastanza evidente ‘ormai’, tutti gli apparecchi fotografici sono zeppi di soluzioni pre-imposte per dare ‘agio’ all’utente medio di non dover affaticarsi nello ‘studio’ dell’immagine; previsualizzazione, osservazione critica dei valori, le forme ecc… Questo agio è necessario perchè tutti possano avvicinarsi al mezzo senza remore di alcun genere (aumento di utenti), ma la massificazione delle procedure preimposte opera inevitabilmente una caduta di capacità critica generale prima e dopo la fotografia. Il presupposto fascino delle fotografie di vario genere, dato dalle apps o (generalizzando) varie holga ecc.. è la chiara dimostrazione della grande aridità del linguaggio fotografico dato dalla massificazione, ma attenzione, con questo non dico che l’indiscussa rivoluzione democratica data dalle nuove tecnologie , sia causa diretta di questo, a monte c’è sempre il sistema capitalistico indiscriminato a deteriorare i linguaggi, infatti la maggior parte di chi oggi acquista una digitale, lo fa anche perchè in quel gesto non è implicito alcuno sforzo intellettuale – compro, accendo, scatto; finito(che può anche andare bene…). Quando tu ti allontani momentaneamente dalla reflex prediligendo l’iPhone, è perche senti la necessità di sondare nuove vie dello stesso linguaggio – che la reflex stessa può parlare – il grande sforzo da te operato nel ricercare senso attraverso la lettura, anche lo dimostra, ma allo stesso tempo questo, può creare un’ansia di produzione dovuta appunto alla notevole quantità di stimoli e idee che si vorrebbero mettere in pratica; quando anche io ho provato queste ansie, giravo squattrinato con una Fed (copia Leica a telemetro) e non avevo altro che “il volo della mente” come app… 🙂 Ecco il concetto di stereotipo che intendevo e che Franco è quasi risuscito a capire. Scrivo quasi perchè Franco lascia ancora trapelare una certa fiducia nel medium e nella sua capacità di interpretare il fenomeno, mentre io……….. tendo a sottovalutarlo (penso a me). Forse ho mischato un pò ‘i colori’ ma, ancora, se tu come dici hai meno fiducia nel medium, perchè tendi a “sottovalutarlo” perchè sei attratto dalle apps, le quali tutto dispongono a tua ‘insaputa’? l’influenza della società sull’adolescente è scarsa.. almeno all’inizio proprio perchè si sta formando tende ad essere più originale rispetto all’adulto che probabilmente è più pratico e bravo ma già contestualizzato e plasmato dalla società in cui opera e a meno di chiamarsi Warroll, sarà probabilmente meno originale dell’adolescente. ..oppure, l’adulto, influenzato e pressato dal peso della morale e il giudizio della società, trova respiro nello sguardo adolescenziale… “Warrol, era un adolescente…” [lo]
Maggio 28, 2012 alle 2:59 pm #1712142FrancoPartecipanteIeri sera ho letto i vostri post ma ero troppo stanco per riuscire a scrivere qualcosa che avesse un senso compiuto, non nascondo che durante la notte devo aver fatto qualche sogno sull’argomento, ma al mattino dopo il risveglio avevo già dimenticato tutto .. per fortuna, ci pensate se tutto ciò che è inconscio dovesse dominare la nostra esistenza e prevaricare la ragione? allo stesso modo, potete immaginare un IT in grado di agire senza un minimo controllo da parte della ragione umana? l’IT esiste perché esiste il pensiero, come si conviene ad ogni inconscio . l’IT non è l’unico inconscio presente nell’azione fotografica, convive con l’inconscio ottico citato da Benjamin (l’inconscio umano che si rivela nell’immagine fotografica), e l’inconscio sociale di cui forse ricorderete una discussione di qualche mese fà dove veniva citata una nota frase di S.Sontag: “ogni fotografia è soltanto un frammento, il suo peso morale ed emotivo dipende da dove viene inserita”. Inconscio tecnologico, ottico e sociale accompagnati da un consapevole uso razionale del medium, andranno a comporre i frammenti di realtà percepita che compongono il complesso mondo della nostra mente, i cui pensieri (ragione) dipendono essenzialmente dal contesto in cui è inserita la scena e poi successivamente, dal contesto in cui viene inserita l’immagine. alcuni concetti chiave buttati li’…… l’IT è un valore astratto, senza l’azione dell’uomo, non ha senso parlarne. l’IT può essere utilizzato bene oppure male. Il fotografo ne fà un cattivo utilizzo quando il risultato ottenuto è inferiore rispetto le aspettative “tecnologicamente definite” nell’attrezzatura utilizzata. tutto il resto ha poca importanza .. “il fine giustifica il mezzo” tutto il resto ha poca importanza ai fini del risultato. ciò che importa è il risultato ottenuto . L’elevato IT contenuto in un capolavoro dell’ottica tedesca non limita le capacità critiche, creative, intellettive del fotografo più’ di un lensbabies con monovalente in plastica .. semplicemente perché le capacità critiche, creative, intellettive coinvolgono l’azione cosciente dell’uomo, hanno quindi una grandezza soggettiva, mentre l’IT ha una grandezza oggettiva. Non a caso qualcuno immagina un’ottica con forte IT (come leica, zeiss, canon ..) controproducente rispetto il foro stenopeico, “l’obbiettivo” che per eccellenza richiede un forte intervento della ragione a fronte di un’irrilevante presenza di IT. I confronti che ho appena fatto sono estremi ma dovrebbero far capire come l’IT possa far tanto, e quando tende alla perfezione si uniforma e omologa alle scelte predefinite dal costruttore, per fare un’altro esempio, 2 fotografi che riprendono il ritratto di una persona possono fare 2 foto perfettamente identiche se il mezzo da cui partono è simile, è successo qui sul forum, 2 autori che non si conoscevano hanno postato una foto identica fatta ad un soggetto statico ripresa durante un’importante manifestazione, la foto era sovrapponibile tanto era identica a tal punto da innescare il reciproco dubbio che la foto fosse stata copiata e pubblicata senza l’autorizzazione dell’autore . questo è dovuto essenzialmente al potere dell’IT contenuto nel mezzo, ma anche all’inconscio sociale che ha imposto un cliché al mezzo e alle regole di visione dell’immagine, giuste o sbagliate che siano, fanno parte del patrimonio sociale e come tali andrebbero considerate e valutate Le caratteristiche proprie dell’IT limitano il fotografo nella misura in cui limitano il suo grado espressivo, la SUA arte . :s
Maggio 28, 2012 alle 9:43 pm #1712195GianMauroPartecipantePer Claudio: Belle domande…. ma sarebbe altrettanto bello trovare le risposte. Per Franco: . l’inconscio umano che si rivela nell’immagine fotografica… per me è possibile Nella mia sperimentazione giornaliera dell’inconscio/conscio tecnologico ho tirato fuori questi scatti Direi… Conscio [IMG]public/imgsforum/2012/5/020.jpg[/IMG] Ibrida [IMG]public/imgsforum/2012/5/022.jpg[/IMG] IT-1 [IMG]public/imgsforum/2012/5/035.jpg[/IMG] IT-2 [IMG]public/imgsforum/2012/5/037.jpg[/IMG] IT-3 [IMG]public/imgsforum/2012/5/0391.jpg[/IMG] Sono contento di queste foto…..
Maggio 29, 2012 alle 1:43 am #1712225FrancoPartecipantesono esteticamente molto belle e in tema con l’argomento trattato, le ultime tre sono un filtro? sembrano passate attraverso un filtro che ha reso l’immagine speculare, l’effetto ottenuto ricorda una china acquerellata in modo piuttosto approssimato ..
Maggio 29, 2012 alle 2:22 am #1712238GianMauroPartecipanteGrazie, no non sono un filtro. Le ultime tre foto sono ottenute attraverso un Pack per Hipstamatic chiamato Salvador. Un omaggio al grande Dalì. Secondo me è proprio un esempio lampante di inconscio tecnologico
Maggio 29, 2012 alle 2:54 am #1712251FrancoPartecipanteè vero, le foto sono un’esempio lampante di IT. IT che troviamo in un’App oppure in un pack per il tuo hipstamatic, nelle impostazioni di una moderna reflex, oppure nel congegno meccanico di una fotocamera oppure in un programma di PostProduzione……. perfino nel sito da cui stiamo scrivendo…..
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