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Dialoghi astratti sopra le forme fotografiche – fra65-acrobat

  • Questo topic ha 160 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 4 mesi fa da Luca.
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  • #1712572
    acrobat
    Partecipante

    Siete più avanti… Devo rivedere le mie idee, e sopratutto leggere Vaccari! Quando postai la foto di S.Maria Novella sfocata, volevo suggerire un IT ricercato e non dato dal caso o atteso, dalle proprietà codificate di un dispositivo, che poi è quello che più mi affascina, sfruttare il mezzo non per quel che è predisposto a dare, ma addomesticarlo alle mie visioni, certo serve avere confidenza col mezzo, per anticiparne l’IT. :s [lo]

    #1712611
    GianMauro
    Partecipante

    Ti dirò….. Più vado avanti più trovo le cose interessanti devo onestamente rivalutare la prima impressione sul libro ….

    #1712905
    Franco
    Partecipante

    E’ normale essere portati a pensare che la mente sia superiore al mezzo, che i codici siano plasmabili dalla ragione, sempre….. La ragione raramente ammette di essere seconda alla “mano sinistra”….. la mano destra preme i tasti, la mano sinistra regge la macchina, come può la mano sinistra, un’umile lavoratrice, decidere le sorti di una fotografia? come può una macchina essere superiore all’intelligenza umana? l’azione dell’inconscio personale e sociale dev’essere vista come un’unico aggregato il cui risultato in ambito tecnologico risulta determinante in alcune pratiche come la fotografia. L’inconscio influisce sul risultato più’ di quanto possa fare la ragione, più’ di quanto essa stessa riesca ad ammettere, anche se è vero che quest’ultima ha il compito decisionale più’ importante, premere il tasto di scatto…. Del resto, risulta comune per la ragione convincersi che tutto ciò che vede debba essere rappresentazione della realtà e non il riflesso dell’inconscio personale, del suo essere “soggetto”. Prafrasando la poesia della Thompson citata in pagina 2 del topic: l’unica chance per la ragione è annullare l’inconscio, e uno dei metodi utilizzati è “dimenticare” che quest’ultimo è fondato da atti razionali pregressi, stabilizzati in codici automatici…… automatismi tecnologici, istintivi, sociali…….. Wafaa Bilal, l’estroverso ed eclettico artista iracheno/statunitense, nonché fotografo, si era fatto impiantare nella testa una fotocamera, ogni minuto inviava automaticamente una foto in un museo di Dubai e sul suo sito internet, questa avrebbe dovuto testimoniare in modo assolutamente inconscio, la sua esistenza e denunciare alcune problematiche sociali legate ai paesi del terzo mondo: http://wafaabilal.com/domestic-tension/

    #1713026
    GianMauro
    Partecipante

    Prendo spunto da pagina 42 del libro di Vaccari per esprimere alcune importanti conclusioni a cui sono arrivato. “I fotografi, soffrendo in modo più o meno cosciente per il carattere marginale del loro contributo al risultato finale, hanno sempre tentato di ridurre il coefficiente di indeterminazione, tipico della fotografia, che da loro viene sentito come limite di cui vergognarsi, invece di considerarlo, come dovrebbero, l’elemento caratterizzante dello specifico fotografico”. Pensate quante verità si nascondono dietro questa frase, a quante ostentazioni più o meno culturali si trovano dietro la cultura attuale e quanto questa sia influenzata in fase di scatto da questo Inconscio. In pratica Vaccari sostiene e credo a ragione, che il fotografo (non lo chiamo più medium di proposito) tende a minimizzare l’apporto del mezzo a favore delle strutture (sono parole sue) di superficie (l’estetica) rispetto a quelle più profonde. Sostiene cioè che i fotografi con questi tentativi hanno addomesticato il mezzo per produrre Segni (immagini, stili, emozioni, correnti artistiche e modi di pensare) analoghi ad altri schemi “linguistici”, cioè Segni, già collaudati in passato da altre forme artistiche e tutto viene fatto nel tentativo di caricare le opere fotografiche di prestigio. E perchè avviene tutto questo? La risposta dovrebbe essere semplice….. perchè ancora una volta la responsabilità è dell’Inconscio. Ma in questo caso però, gli inconsci sono due: quello tecnologico del fotografo e quello dell’osservatore. Pertanto scrive: “Ecco l’origine di tutta la produzione di foto in chiave impressionista, surrealista, ecc.”. Il tutto si basa su uno schema linguistico con esatta corrispondenza biunivoca tra fotografo e osservatore, cioè in pratica la lingua con la quale il fotografo si esprime deve essere capita dall’osservatore. Fateci caso qual’è lo stile più battuto dai fotografi amatoriali e no? Ovviamente lo street Che impronta ha lo street? Chiaramente realista/surrealista All’osservatore ignorante una foto con questa impronta, tipo la foto di Bresson del bambino con la bottiglia di vino sotto braccio, sarà più comprensibile di un Rayogramma di Man Ray pur essendo entrambi contemporanei e sicuramente Realisti/Surrealisti (anche se ad esser sincero, correggetemi se sbaglio, forse Man Ray è più un dadaista….. comunque il senso non cambia). Sempre Vaccari scrive: “Non è importante che il fotografo sappia vedere, la macchina fotografica vede per Lui”. Vaccari ci riporta all’inconscio ancora una volta, perchè secondo Lui si può parlare di fotografie solo quando queste sono il risultato dell’azione strutturante dell’IT. Il che significa che a prescindere dallo stile Surrealista, impressionista con vaghe forme di astrattismo o chissà quale altro stile ed indipendentemente dal consenso riscosso, la fotografia soffre di una forma di alienazione, arbitraria e strutturale, del “do it yourfelf” (come Lui lo ha definito) il fai da te pensato non per ricercare forme nuove e creative di comunicazione ma pensato per ricreare stili o meglio Segni riconducili a schemi linguistici già conosciuti. Sembra strano ma questo discorso è estremamente legato ai concetti descritti dalla Sontag nel suo saggio “Sulla fotografia”. Saggi assolutamente complementari e non sovrapponibili come avevo, onestamente sbagliando, pensato all’origine. Mi piace usare un’altra parola usata da Vaccari, decongestionante. L’inconscio tecnologico ha un valore decongestionante per la fotografia perchè tende a liberarla dalla sua stessa arbitraria alienazione di sudditanza culturale che finora abbiamo trattato, in pratica l’IT può essere un punto di partenza per ridimensionare il nostro intervento e solo attraverso lo sdoganamento dagli altri stili, i Segni di cui parlavo prima che la fotografia può diventare Arte Ecco cosa è l’Inconscio Tecnologico per me ….ma non finisce qui

    #1713150
    GianMauro
    Partecipante

    Scrive Vaccari nella pagina 3 del libro: “l’inconscio è il concetto di attività secondo le leggi che si sottraggono al controllo della coscienza” In pratica l’inconscio è la traccia non voluta di una determinata azione, come ad es. il segno della aratro sulla terra che successivamente verrà seminata. L’atto, l’azione Conscia è la semina. Mentre l’Inconscio, il Segno dell’attività dell’uomo, è la traccia solcata sulla terra. Tutte le volte in cui l’uomo lascia un segno della sua attività laddove l’azione è dipesa da un mezzo (nel caso dell’es. di prima, dall’aratro) allora parliamo di Inconscio Tecnologico. Esiste un’interdipendenza tra quello che è la struttura sociale, il contesto, l’opera dell’uomo o meglio quello che l’uomo potrebbe fare e la tecnologia. In pratica esiste una correlazione lineare tra uomo e tecnologia, l’uno stimola l’altro verso un progresso che può essere socialmente costruttivo o prettamente pratico. E tutto questo avviene in maniera Inconscia, e non ci è dato neanche sapere come evolverà questa collaborazione, ne in quale direzione andrà. L’unica cosa che si osserverà di questo inconscio è il Segno del passaggio del l’uomo con il mezzo. Il Segno è molto importante in questo discorso, perchè il Segno fa parte di un linguaggio, si esprime attraverso un simbolismo noto e riconducibile al vissuto, alle emozioni o semplicemente a un già visto, ma comprensibile da entrambe le parti. Ma la cosa importante di questo libro e che nonostante sia estremamente critico nei confronti del fotografo non lo è invece nei confronti del medium. Il fotografo viene screditato dai codici comportamentali che esso stesso mette in opera, cioè dai tecnicismi, lo stereotiparsi alle correnti artistiche prese in prestito dalla pittura, mentre al medium riconosce una sorta di premonizione fotografica (da qui la scelta di usare anche da parte mia la parola medium), cioè la capacita di riuscire a vedere (anche solo parzialmente) nella scena un certo potenziale che solo la parte Conscia può vedere. Franco scrive: “La ragione raramente ammette di essere seconda alla “mano sinistra”….. la mano destra preme i tasti, la mano sinistra regge la macchina, come può la mano sinistra, un’umile lavoratrice, decidere le sorti di una fotografia? come può una macchina essere superiore all’intelligenza umana? É in pratica la domanda all’affermazione di Vaccari: “Non è importante che il fotografo sappia vedere, la macchina fotografica vede per Lui”. Domanda: Ma chi scatta…….. la macchina o il fotografo? Risposta: Il medium Il rapportare IT alla fotografia diventa più semplice, almeno ora, almeno per me. Io ora mi fermo per un po’, ho praticamente finito il libro.

    #1713504
    acrobat
    Partecipante

    GianMauro: Domanda: Ma chi scatta…….. la macchina o il fotografo? ..è sempre ‘chi fotografa’, troppo comodo dare la colpa al mezzo…. 🙂 è l’ora del sarcasmo… “Non è importante che il fotografo sappia vedere, la macchina fotografica vede per Lui” Sembra una profezia quella di Vaccari, infatti, oggi si dice ‘siamo tutti fotografi’, il saper vedere è lontano… c’è il sapere: “la macchina fotografica vede per Lui” ..l’era del mediocre ottimismo! [lo]

    #1713507
    acrobat
    Partecipante

    fra65: “ho letto poco del libricino di Vaccari, i primi capitoli e uno degli ultimi, ma se lo leggi tu, magari lo riprendo anch’io…. lo metto nella valigia e poi se vuoi/volete ne riparliamo….” ..il libro è in sospeso; ora nelle albe al mare leggo “Picasso” di Gertrude Stein… Interessante l’avatar Franco, curiosa affinità con un mio scatto di domenica scorsa, la tua è recente? [lo]

    #1713513
    Franco
    Partecipante

    si Claudio, è recente, 23 maggio, la luce era molto particolare, è un soggetto che ha calamitato la mia attenzione per 20/30 minuti, in totale una dozzina di scatti sfruttando le diverse situazioni che si venivano a creare, magari posto alcune foto…. Picasso? ottimo, bella lettura da “ombrellone”…. ci faccio un pensierino…. questa settimana il week è stato lungo, siamo partiti venerdì. Non ho preso macchina fotografica, neppure il pc, solo 3 libri: quello di Vaccari, uno di Benjamin e uno di Worringer……. pur essendo nella situazione ideale, non ne ho aperto uno, la vedo dura……. [leg] [lo]

    #1713514
    acrobat
    Partecipante

    … pur essendo nella situazione ideale, non ne ho aperto uno, la vedo dura…… chi la dura la vince… 😉 beh anch’io portai il Vaccari al mare, ma non andai oltre le due pagine.. :s Si, interessante “Picasso”… [leg] .. conoscere cosa lui pensasse del suo lavoro, le ragioni del Cubismo… La descrizione che fai della foto è altrettanto affine.. vediamo se la converto… [lo]

    #1713515
    Franco
    Partecipante

    a parer mio le idee sono sostanzialmente corrette e ben esposte, Gian Mauro vedo che hai intrapreso un processo difficilmente reversibile, ma ricco di soddisfazioni… [lo]

    #1713516
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da acrobat: … pur essendo nella situazione ideale, non ne ho aperto uno, la vedo dura…… chi la dura la vince… 😉 beh anch’io portai il Vaccari al mare, ma non andai oltre le due pagine.. :s Si, interessante “Picasso”… [leg] .. conoscere cosa lui pensasse del suo lavoro, le ragioni del Cubismo… La descrizione che fai della foto è altrettanto affine.. vediamo se la converto… [lo]

    2 pagine….. allora ho fatto molto…. ti garantisco che è dura……. sabato sera ero nelle condizioni ideali, mezzanotte, tutti dormivano, ho preparato un bicchiere di latte fresco di mungitura che sapeva ancora di panna con orzata e menta, un diario con matita, mi sono sdraiato su un morbido divano immerso nella frescura e nei rumori della notte, fuori una civetta e altri animali notturni cantavano, grilli nascosti tra le pieghe delle mura scricchiolavano il loro semplice canto. Gli animali notturni sono estremamente monotoni, in senso letterale : mono tono, invece gli animali con abitudini diurne solitamente intonano canti melodiosi e allegri, sarà forse che la notte avvicina la coscienza ad uno spazio primitivo, surreale e al tempo stesso straordinariamente presente, insomma la situazione ideale per leggere, il “coup de soir” del lettore…… capita raramente un momento simile! stavo già pregustando il piacere della lettura quando…….. mi sono addormentato e risvegliato un’ora dopo! la vedo dura….. 🙂

    #1713518
    Franco
    Partecipante

    inconscio 4 [IMG]public/imgsforum/2012/6/14.jpg[/IMG] inconscio 5 [IMG]public/imgsforum/2012/6/22.jpg[/IMG] inconscio 6 [IMG]public/imgsforum/2012/6/31.jpg[/IMG] inconscio 7 [IMG]public/imgsforum/2012/6/4.jpg[/IMG]

    #1713519
    acrobat
    Partecipante

    Originariamente inviato da fra65: 2 pagine….. allora ho fatto molto…. ti garantisco che è dura……. sabato sera ero nelle condizioni ideali, mezzanotte, tutti dormivano, ho preparato un bicchiere di latte fresco di mungitura che sapeva ancora di panna con orzata e menta, un diario con matita, mi sono sdraiato su un morbido divano immerso nella frescura e nei rumori della notte, fuori una civetta e altri animali notturni cantavano, grilli nascosti tra le pieghe delle mura scricchiolavano il loro semplice canto. Gli animali notturni sono estremamente monotoni, in senso letterale : mono tono, invece gli animali con abitudini diurne solitamente intonano canti melodiosi e allegri, sarà forse che la notte avvicina la coscienza ad uno spazio primitivo, surreale e al tempo stesso straordinariamente presente, insomma la situazione ideale per leggere, il “coup de soir” del lettore…… capita raramente un momento simile! stavo già pregustando il piacere della lettura quando…….. mi sono addormentato e risvegliato un’ora dopo! la vedo dura….. 🙂

    😀 .. bellissima evocazione … Dopo tanta cura nel pregustare la desiderata lettura, come dire che il fine non fù la meta ma il percorso… Che belle le foto, tutte; “inconscio 6” è notevole, anche il colore è assai caratterizzato, sento un richiamo ad una vetrata gotica… ..dopo un errore di file e presonnellino in-software, sono riuscito a podurre.. [IMG]public/imgsforum/2012/6/MG_9849_Uomo-intessuto_MF_copia.jpg[/IMG] [leg].. siamo su una stessa line d’ombra.. ahah [bir]

    #1713639
    Franco
    Partecipante

    bella! è composta da 2 immagini verticali una a sinistra l’altra a destra, bella soprattutto quella a sinistra dove il lampadario di cristallo simboleggia l’eleganza, raffinatezza, ricercatezza, trasparenza, esilità e classicità di una società in via di mutamento… una testimonianza, un simbolo…….. Nelle foto precedentemente postate avrai notato quanto cambia il risultato nelle variazioni del punto di fuoco, è vero l’ultima (fuoco sulla colonna di pietra che avevo alle spalle) sembra una vetrata, adesso che mi fai pensare sarebbe interessante trovare il soggetto adatto…… in attesa, stavo convertendo qualche foto in tema, scattate sempre il 23 maggio…. [bir]

    #1713643
    acrobat
    Partecipante

    ..sono sempre interessato alla tua capacità interpretativa nel leggere le (mie) fotografie… [leg] Ero a Martina Franca, una provvidenziale doppia vetrina(le preferisco..), due vetri due strade e molti elementi frammisti. ..è vero! il risultato cambia moltissimo, a volte basta davvero un inezia nel focheggiare a far la differenza, infatti la (tua) prima, se tu avessi spostato il fuoco sull’ombra dell’uomo al centro, tutto sarebbe cambiato(in questo caso in peggio direi), una sfida divertente per questi quadri surreali riflessi dal quotidiano… Vedo anch’io se trovo altro materiale… [lo]

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