- Questo topic ha 160 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 4 mesi fa da Luca.
-
AutorePost
-
Giugno 24, 2013 alle 12:44 pm #1770374gabriele77Partecipante
i.t.? [IMG]public/imgsforum/2013/6/IMG_3464ar.JPG[/IMG]
Giugno 28, 2013 alle 5:22 am #1770996acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: corri, corri, corri…. [IMG]public/imgsforum/2013/6/_-__0114a900.jpg[/IMG]
Quando la vidi, sul momento mi riportò alla mente qualche fotografia d’epoca, senza un preciso riferimento, ponendomi in sospensione… Oggi aprendo casualmente una cartella [IMG]public/imgsforum/2013/6/_MG_2834_..itzman-dog.jpg[/IMG] ..incontrai una risposta possibile. Nella tua, il cane sembra riluttante al moto, a dispetto del padrone che invece pare agitarsi… nella mia è il cane che si muove. [lo]
Giugno 28, 2013 alle 5:46 am #1770998FrancoPartecipanteClaudio, ma siamo ancora sul “telegrafo”? il tuo stile è riconoscibile, ha un marchio inconfondibile, bella la composizione e direi, decisamente in tono con l’ultimo scatto postato, se non fosse per la differente scelta tra colore e BN, sotto quest’aspetto sono due foto opposte, nella tua foto l’attimo colto è imperniato sul gioco di contrasti tra luci ed ombre e nel mio caso il contrasto è di colori, la mia foto evoca, la tua fà pensare, riflettere…. Ne aggiungo un’altra che fà parte di una serie di trittici dedicati alla velocità [IMG]public/imgsforum/2013/6/2012-09_18_Torino_0042aRit900.jpg[/IMG]
Giugno 28, 2013 alle 5:55 am #1771001FrancoPartecipanteVisto che in passato ti avevo parlato di questi trittici, ti faccio vedere il trittico composto da queste due foto, il tema è “velocità” e la PP irrilevante, un pelo di vividezza per esaltare il colore: [IMG]public/imgsforum/2013/6/2013-05-24_GAM_2420aQuadrTrit1024.jpg[/IMG] Vista l’ultima foto di Gabriele? a cui faccio i miei complimenti per la ricerca interiore che sta’ portando avanti in ambito fotografico
Giugno 28, 2013 alle 6:31 am #1771003acrobatPartecipanteClaudio, ma siamo ancora sul “telegrafo”? 🙂 … Si, a parte la separazione colore-B&W sembrano confrontarsi del tutto se poste a fianco, con la mia a sinistra. Vero, la tua evoca appunto e il colore è indispensabile… Il ‘punto’ che mi ha spinto a porla in dialogo con la tua, è la modella, la cui posizione del corpo, quasi riflette quella dell’uomo, ma su un’altra dimensione… Molto bello il trittico Franco, speravo lo postassi, ricordo bene infatti che ne parlammo… Sulla prima, ero incerto se dire semplicemente ‘bella’, ma poi intesi che volevo dire “Balla!” … Nella centrale; nteressante quel piede sospeso tra il visibile e il fuori escluso ma elasticamente estensibile… Aggiungo un mio mosso, non ricercato, del tutto immediato [IMG]public/imgsforum/2013/6/_MG_9284-fsbw800.jpg[/IMG] Ciao Ps: si, notavo anche io gli sviluppi negli scatti di Gabriele. La precedente mi incuriosiva per quel volto misterioso celato sotto quelle figure tratteggiate e danzanti…
Giugno 28, 2013 alle 7:14 am #1771005FrancoPartecipanteAvevo visto la foto della locandina pubblicitaria con la ragazza, anzi a dire il vero è la prima cosa che ho notato, a livello di composizione aiuta a bilanciare l’immagine e la arricchisce di contenuti. Interessante quest’ultima, è anch’esso un riflesso? stimola ricordi di paesi esotici e la presenza di ombre indefinite, dona allo scatto un’alone di mistero. posto ancora un trittico a bassa definizione, tanto non dovrebbe essere un problema per il “committente”. Trovo che lo scatto centrale si lega al dialogo, il tema si evolve sul presupposto che i bambini rappresentano egregiamente la velocità, per questo motivo ho pensato di inserirli nei 5 trittici dedicati a questo tema: [IMG]public/imgsforum/2013/6/2013-01-19_Torino_1183aTrit1024.jpg[/IMG]
Originariamente inviato da acrobat: Sulla prima, ero incerto se dire semplicemente ‘bella’, ma poi intesi che volevo dire “Balla!” … Ciao Ps: si, notavo anche io gli sviluppi negli scatti di Gabriele. La precedente mi incuriosiva per quel volto misterioso celato sotto quelle figure tratteggiate e danzanti…
🙂 L’ombra la prima foto di Gabriele ha incuriosito anche me, ma siccome ho intuito che si tratta di qualcosa di personale, ho evitato di chiedere ulteriori lumi (dopo questa “uscita” probabilmente Gabriele provvederà a decurtare il mio indirizzo mail dalla sua casella di posta) 🙂
Luglio 10, 2013 alle 3:29 pm #1772373FrancoPartecipanteUna domanda per Claudio e una provocazione per GM che riguarda il linguaggio delle immagini e l’uso, potremmo dire etico (solamente etico), di “meriti” che esulano lo strapotere del referente e che a volte restituiscono all’autore e all’osservatore, l’idea che dando una corretta veste all’immagine, questa possa rafforzare il messaggio comunicativo contenuto in essa, attribuendo all’autore meriti che vanno oltre l’intento stesso del referente. Il “segno” che ammanta le nostre immagini, riesce a rendere giustizia di ciò che vorremmo mostrare? la fotografia che testimonia non dovrebbe semplicemente, testimoniare? il “segno” che noi decidiamo di imporre al significante non sembra, a volte, l’inconscia affermazione dell’impotenza da parte dell’autore, di proporre un significato diverso da quello “esistente”, con la scusa che questo è, per estensione del mezzo fotografico, -denotazione- del significante. Ciò che il referente, “referente” visto come lo intendeva Barthes, indica in quanto tale, in quanto significante, non dovrebbe essere libero da eccessivi condizionamenti da parte dell’autore, soprattutto quando questi non sono -necessari- non fanno parte di un percorso obbligato, ma racchiudono un’intento puramente estetico, e se vogliamo, in parte manieristico, basato su aspetti che investono l’ambito sociale, con abitudini e “mode” non relazionabili con il referente stesso. Una post-produzione volutamente caratterizzante può essere considerata un linguaggio appropriato, anche quando questa supera il linguaggio stesso della denotazione imposta dall’IT contenuto nel mezzo fotografico? imporre una diversa denotazione, come avviene ad esempio con le immagini instagram, non pone al fotografo uno scrupolo etico? Una polaroid è una polaroid, un’applicazione come hipstamatic, no come avviene nelle scatole cinesi, non c’è il rischio che così facendo il significato della fotografia, invece di ampliarsi, imploda su se stesso, riducendo le sue reali “dimensioni”?
Luglio 10, 2013 alle 7:43 pm #1772409LuppoloPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: … Una post-produzione volutamente caratterizzante può essere considerata un linguaggio appropriato, anche quando questa supera il linguaggio stesso della denotazione imposta dall’IT contenuto nel mezzo fotografico?
secondo me no, non amo le post-produzioni estreme o eccessivamente caratterizzanti, se non quelle strettamente necessarie per ricavare una immagine in bianco e nero da una a colori
Originariamente inviato da fra65: imporre una diversa denotazione, come avviene ad esempio con le immagini instagram, non pone al fotografo uno scrupolo etico? Una polaroid è una polaroid, un’applicazione come hipstamatic, no
condivido, alcune applicazioni alterano talmente tanto l’immagine al punto da veicolare un messaggio ed un contenuto completamente e radicalmente modificati
Originariamente inviato da fra65: come avviene nelle scatole cinesi, non c’è il rischio che così facendo il significato della fotografia, invece di ampliarsi, imploda su se stesso, riducendo le sue reali “dimensioni”?
secondo me sì, si rischia di svilire la fotografia, ma ormai è passato il concetto del “basta il risultato, non importa come lo ottengo”… è un’era in cui i panorami taroccatissimi in PP spopolano, così come la macro con sfondi fantascientifici…
Luglio 10, 2013 alle 11:00 pm #1772428FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da Lippolo: Originariamente inviato da fra65: Una post-produzione volutamente caratterizzante può essere considerata un linguaggio appropriato, anche quando questa supera il linguaggio stesso della denotazione imposta dall’IT contenuto nel mezzo fotografico? secondo me no, non amo le post-produzioni estreme o eccessivamente caratterizzanti, se non quelle strettamente necessarie per ricavare una immagine in bianco e nero da una a colori
l’IT di un’apparecchio fotografico denota. Noi invece, in fase di preparazione e in fase di post-produzione ci occupiamo di definire i “connotati” della fotografia. La PP è un momento fondamentale del processo creativo che vede il fotografo in “prima linea”, ma questo punto è tanto dibattuto, quanto sconosciuto. Il punto della riflessione nella frase che citi, non deve necessariamente portare ad una soluzione, ma solo far riflettere dei ruoli e dei compiti inerenti l’azione fotografica, riferita ai mezzi e alle variabili che portano a definire l’azione stessa del fotografo in ambito etico. Non a caso la domanda è stata posta in questi termini : “può essere considerata un linguaggio appropriato?” e non : “E’ un linguaggio?”, considerando l’argomento sempre da una prospettiva prettamente etica, senza la pretesa di formulare una scienza corretta. Di fatto l’esercizio dell’arte della fotografia si suddivide in diversi tempi, non è quasi mai composto da un solo tempo, questo sarebbe possibile solo con una macchina da ripresa continua, dove l’IT è libero di espletare i suoi compiti senza i vincoli dettati dal fotografo. Tempo fà Claudio mi ha girato un link interessante su questo prodotto (Memoto) che possiede una buona autonomia (ma bisogna sempre premere il tasto di avvio): http://www.doppiozero.com/rubriche/3/201307/memoto Quando proseguivo con la frase: “imporre una diversa denotazione, come avviene ad esempio con le immagini instagram, non pone al fotografo uno scrupolo etico? Una polaroid è una polaroid, un’applicazione come hipstamatic, no ” mi chiedevo se sia giusto o no, porsi lo scrupolo sull’uso di alcuni mezzi che denotano, attribuendo ad essi dei connotati imposti dall’autore, quando invece non solo l’autore non “connota” (in questo caso), ma così facendo aumenta in modo esponenziale il peso dell’IT nell’immagine ottenuta. Forse nessuno vorrebbero sentirsi dire che: “la fotografia è l’arte di ottenere immagini con specifiche apparecchiature che imitano il funzionamento di altre apparecchiature, di altre apparecchiature, di altre apparecchiature, ecc…..”, anche perchè sarebbe un’affermazione ridondante. Ma quanti di noi accettano il fatto che il merito principale delle nostre foto sia da attribuire in primis alla fotocamera (senza di essa non esisterebbe la fotografia) e in secondo luogo al soggetto (chè è la fotografia)? e che il ruolo di noi fotografi è spesso relegato al semplice esercizio di alcuni compiti non fondamentali, non tanto differenti dalla mansione del recensore che legge il libro, ne trae ispirazione e scrive il commento critico? ma esistono ancora? o forse sono diventati superflui e il Memoto (di cui sopra il link) si appresta a decretare il nuovo percorso della fotografia moderna, insieme ad altri dispositivi di registrazione automatica e di condivisione di massa……
Luglio 11, 2013 alle 3:52 am #1772471gianandreaLPartecipanteUn segno. — Quello del mio passaggio. Tornerò [lo]
Luglio 11, 2013 alle 4:00 am #1772473LuppoloPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: Ma quanti di noi accettano il fatto che il merito principale delle nostre foto sia da attribuire in primis alla fotocamera (senza di essa non esisterebbe la fotografia) e in secondo luogo al soggetto (chè è la fotografia)? e che il ruolo di noi fotografi è spesso relegato al semplice esercizio di alcuni compiti non fondamentali, non tanto differenti dalla mansione del recensore che legge il libro, ne trae ispirazione e scrive il commento critico? ma esistono ancora? o forse sono diventati superflui e il Memoto (di cui sopra il link) si appresta a decretare il nuovo percorso della fotografia moderna, insieme ad altri dispositivi di registrazione automatica e di condivisione di massa……
non condivido… il merito principale della fotografia va attribuita alla macchina e al soggetto, su questo posso anche essere d’accordo (senza dimenticare le lenti) ma il nostro compito non è solo quello di eseguire alcuni compiti non fondamentali il nostro compito è quello di “leggere” la luce, perchè senza una buona luce nessuna macchina fotografica e nessun buon soggetto riescono a dare una buona fotografia il fotografo può fare facilmente cilecca, sbagliando quelle semplici e poche impostazioni che la macchina ci lascia a disposizione, possiamo facilmente rovinare una luce stupenda noi non siamo recensori, seppur con tutti i limiti, siamo creatori della foto, condizionati dalla macchina, aiutati dal soggetto, guidati dalla luce
Luglio 11, 2013 alle 6:46 am #1772480FrancoPartecipanteQuesto non era proprio l’argomento di cui avrei voluto discutere, però siccome genera confusione, parliamone utilizzando dei termini più chiari .. Innanzi tutto non ho scritto che “il nostro compito non è solo quello di eseguire alcuni compiti non fondamentali” ma che “che il ruolo di noi fotografi è spesso relegato al semplice esercizio di alcuni compiti non fondamentali”. Ovvero che, spesso (non sempre) il ruolo (determinato e condizionato dagli eventi sociali e dall’IT, ovvero l’inconscio sociale e l’inconscio tecnologico e altre forme d’inconscio, ad essere precisi) di noi fotografi è relegato (confinato) al semplice esercizio di alcuni compiti non fondamentali, arriverò dopo a definire cosa intendevo per “non fondamentali”. Quello che però mi preme ribadire è che non ho mai detto che nell’esecuzione di una fotografia il ruolo del fotografo è inesistente (avevo però citato un’esempio di ruolo -quasi- inesistente, il Memoto), ma che nella maggior parte dei fotoamatori è assolutamente trascurabile, e credimi, su questo punto c’è poco da discutere, basta guardare i risultati.
Originariamente inviato da Lippolo: il nostro compito è quello di “leggere” la luce, perchè senza una buona luce nessuna macchina fotografica e nessun buon soggetto riescono a dare una buona fotografia
il tuo occhio è in grado di valutare la luce presente nella scena per calcolare l’esposizione, o devi chiedere aiuto alla macchina? Anche se dovessi calcolare la luce presente nella scena senza l’uso dell’esposimetro, e si può fare a spanne anche se il nostro occhio non è lo strumento adatto, dovrai sempre fare i calcoli della corretta esposizione basandoti sui dati che la macchina impone, propone .. Spesso, ad essere ottimisti, il nostro compito si limita a: – idea – inquadratura e composizione – valutazione dei dati di scatto e messa a fuoco – apertura dell’otturatore, chiusura del diaframma – post-produzione eccetto i primi due punti, tutto il resto è dominio della macchina, ma anche nei primi due punti i vincoli imposti dall’apparecchiatura limitano, a volte in modo preponderante, l’azione del fotografo. A proposito delle idee, bisogna considerare che solo una piccola parte sono realizzabili, però siamo talmente abituati a vedere e pensare in funzione di quello che la macchina può fare, che agiamo in completo automatismo, considerando solo quello che la macchina (ci ha detto che) può fare. Le idee sono comunque il principale alleato per andare contro lo strapotere dell’IT, e del soggetto. Riguardo l’inquadratura e la composizione, dobbiamo considerare che esistono precisi vincoli, a volte espandibili all’interno di alcune tolleranze, come il formato di scatto 1/2, 2/3, 21/30, 3/4, 1/1, 1/3, 16/9, ecc, ma sempre dettati dal formato imposto dalla macchina, ad esempio, hai mai pensato che esiste anche il formato tondo ed ovale? Se non l’hai mai pensato è perché sei fortemente condizionato dall’IT, da non renderti neppure conto che questo formato, seppur poco pratico, e stato ampiamente utilizzato in pittura, ma anche in fotografia, in molti ritratti dell’800 e inizi ‘900 dove l’uso del passpartou, comune all’epoca, facilitava il montaggio. Perché adesso non si usa più? sarà forse perché il sensore di molte fotocamere è rettangolare e non è previsto un formato tondo od ovale? Prova a guardare nella maggioranza dei casi, l’IT è talmente preponderante, da essere il principale, per non dire l’unico attore della scena fotografica, insieme al soggetto, ovviamente. Le idee sono spesso scarse, al massimo ci lasciamo guidare dall’intuizione, gli automatismi moderni svolgono buona parte del lavoro, spesso la composizione non è un’adattamento della scena, ma bensì una ricerca dell’inquadratura ideale per soddisfare dei dettami prestabiliti. La scena è quella che è nella realtà, noi svolgiamo solo il compito di “ritaglio” per far risaltare meglio IL soggetto NOI non componiamo la scena, la scena è spesso immutata rispetto la realtà delle cose, noi ci occupiamo solo di ritagliarla, o al limite, di modificarla in PP, dove possiamo anche stravolgere il risultato, ma qui mi fermo per non introdurre un tema che potrebbe diventare spinoso. Il libro che noi recensiamo non è stato scritto da noi, noi ci occupiamo di leggerlo per dire all’editore: è pessimo! non avrà successo rimandatelo indietro, oppure: dev’essere rifatto in parte, oppure ancora: è ottimo, possiamo mandarlo in stampa, oppure scrivere un’accurata recensione, una prefazione, o un’anonima descrizione da inserire nel quarto di copertina e nel trafiletto del sopraccoperta .. però a volte accade che qualche recensore diventi scrittore, nel 2002 Harry Bernstein scrisse il suo primo libro (bestseller) all’età di 92 anni, dopo aver passato tutta l’esistenza a leggere libri e scrivere commenti per il suo editore, quindi non è mai troppo tardi per passare da “recensori” ad “autori”, basta volerlo, il confine non è molto lontano . [bir]
Luglio 11, 2013 alle 11:29 am #1772482LuppoloPartecipanteHo inquadrato meglio la questione, grazie del chiarimento Continuo a non essere del tutto in accordo, ma è certo che siamo sempre fortemente condizionati nelle nostre scelte (in ogni campo) Però anche tu hai frainteso una mia frase, quando parlo di buona luce parlo di qualità della luce, non di quantitàm L’esposimetro misura la quantità non la qualitá, l’esposimetro misura e basta, la valutazione sulla gradevolezza della luce spetta solo al nostro occhio
Luglio 11, 2013 alle 3:27 pm #1772490FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da Lippolo: Continuo a non essere del tutto in accordo, ma è certo che siamo sempre fortemente condizionati nelle nostre scelte (in ogni campo) Però anche tu hai frainteso una mia frase, quando parlo di buona luce parlo di qualità della luce, non di quantitàm L’esposimetro misura la quantità non la qualitá, l’esposimetro misura e basta, la valutazione sulla gradevolezza della luce spetta solo al nostro occhio
avrei detto che parlassi di entrambi, e nella frase che ho riportato, pensavo ti riferissi alla luce come vincolo di ripresa. Ho scelto una delle due possibili interpretazioni, quella che piu’ si avvicinava a quello che volevi dire, se ti riferivi alla qualità della luce bisogna considerare che spesso parliamo di -Condicio sine qua non- in termini di luce sulla scena, per attribuire al fotografo dei meriti sulla qualità della luce presente nella scena, dovremmo essere noi gli artefici della luce, come avviene in modo parziale in studio, dove il fotografo si fà aiutare dalle luci artificiali insieme a delle apparecchiature specifiche per simulare artificialmente una luce naturale in modo da far risaltare il soggetto e consentire una quantità e qualità della luce costante, guidata, filtrata e controllata, insomma, qualitativamente superiore rispetto la maggior parte di situazioni di luce naturale, e qui subentrano maggiormente le qualità del fotografo nel conoscere l’attrezzatura per riuscire ad ottenere un risultato soddisfacente. La foto di un paesaggio non è bella perchè il fotografo ha fotografato il soggetto in un momento in cui la luce era bella, è bello semplicemente perchè in quel momento il panorama era illuminato da una bella luce, una luce descrittiva, sensuale, evocativa…….. in questo caso parliamo di un dato meramente soggettivo, anche se in alcuni casi, ci riferiamo su un criterio di scelta soggettivamente condiviso dalla maggior parte degli osservatori, da “regole” comuni. Un paesaggio è bello perchè in quel dato momento è bello, è -hic et nunc- e il fotografo in quel preciso momento è stato attratto dalla scena, che l’ha colpito, stimolandolo a scattare la foto, lo stesso farà l’osservatore della foto, attratto dal paesaggio, non dal fotografo. Il paesaggio attrae il fotografo, e non viceversa. Se come osservatore guardi una foto con un bel panorama non pensi: “che bravo è stato il fotografo a fare questo bel paesaggio” poiché il fotografo è invisibile all’osservatore, ma piuttosto “che bel paesaggio!”, i meriti del fotografo si limitano ad averlo osservato (il paesaggio), aver compreso le qualità e aver premuto il pulsante di scatto senza sbagliare a premere altri 2 o 3 tasti, e se ci pensi bene, il più delle volte (nella maggior parte dei casi) parliamo di meriti veramente molto limitati e non hanno nulla a che vedere con le qualità intrinseche della scena. Ora mi dirai tu, a volte nella fotocamera non ci sono solo 2, 3 tasti da premere, una moderna fotocamera è composta da mille dispositivi, e a volte la scelta su quale via prendere è fondamentale per ottenere un risultato soddisfacente. Bisogna però considerare che buona parte di questi dispositivi sono superflui e possiedono un grande potere di inconscio tecnologico, progettato con il fine di poter eseguire in modo automatico determinate funzioni. In realtà la fotografia è semplicissima, messa a fuoco (quando esiste) ed esposizione, la fotografia intesa come difficoltà tecnica è tutta qui, tutto il resto è superfluo e dipende esclusivamente dalle scelte del costruttore dell’apparecchio, che per invogliare l’interesse del compratore, predispone dispositivi più o meno utili, per -facilitare- (e su questo a volte ci sarebbe molto da ridire) il compito del fotografo, e consentire risultati altrimenti difficili da ottenere con un’apparecchiatura semplice, per estremizzare ti porto l’esempio di una fotocamera a foro stenopeico, il lavoro svolto dal fotografo è minimo, come le opportunità di ripresa. Ma ritorno sul solito punto .. non possiamo affermare che siccome il fotografo è artefice della scelta di determinare lo scatto, esso è anche artefice del soggetto ripreso, spesso il soggetto ripreso appartiene alla storia, e se il soggetto fosse stata una persona, apparterrebbe alla persona, in quanto soggetto ripreso. Guardando la foto di un parente, non pensiamo: “questa è la foto del xxx fotografo”, ma piuttosto: “questa è la foto di questo parente”, perchè all’immagine associamo il contenuto della foto, il referente; nell’immagine non vediamo l’evento reale, ma un’evento sintetico, sintetizzato da criteri produttivi puramente meccanicistici. La percezione che noi fotografi abbiamo dei meriti dell’autore di una foto, è spesso enormemente condizionata dal nostro essere fotografi, che ci spinge ad attribuire un valore all’immagine in virtù di meriti spesso inesistenti, o quanto meno sproporzionati, ma la norma non è regola e quando guardiamo una foto di Kertesz oppure un paesaggio di Franco Fontana, tanto per citare i primi nomi che mi vengono in mente, comprendiamo, anche se non del tutto, a volte, che la fotografia non è affidarsi alla macchina fotografica e neppure cercare un bel soggetto, ma molto altro ancora…. Comprendere quali siano le differenze, è nostro compito, se vogliamo uscire dalla mediocrità del nostro ego, il nostro maggior ostacolo. E’ però necessario prima comprendere i meccanismi che regolano il nostro essere fotografo, per dare la giusta importanza alle cose, ed evitare strade, suggestioni sbagliate, che non portano a nulla…..
Luglio 11, 2013 alle 4:05 pm #1772496LuppoloPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: …. per attribuire al fotografo dei meriti sulla qualità della luce presente nella scena, dovremmo essere noi gli artefici della luce… La foto di un paesaggio non è bella perchè il fotografo ha fotografato il soggetto in un momento in cui la luce era bella, è bello semplicemente perchè in quel momento il panorama era illuminato da una bella luce, una luce descrittiva, sensuale, evocativa…….. .
Condivido, infatti ho detto che ci possiamo far guidare dalla “bella” luce, che però possiamo facilmente rovinare con la nostra imperizia (solo rovinare o sciupare, perdere l’occasione, non creare) parimenti possiamo decidere di non scattare se la “bella” luce non c’è… questo non lo fa la macchina e non può farlo il soggetto
Originariamente inviato da fra65: In realtà la fotografia è semplicissima, messa a fuoco (quando esiste) ed esposizione, la fotografia intesa come difficoltà tecnica è tutta qui, tutto il resto è superfluo e dipende esclusivamente dalle scelte del costruttore dell’apparecchio.
sì e no, non nomini la composizione le diverse scelte della terna tempo/diaframma/sensibilità possono dare risultati ampiamente diversi, quindi la fotografia non è poi semplicissima
Originariamente inviato da fra65: La percezione che noi fotografi abbiamo dei meriti dell’autore di una foto, è spesso enormemente condizionata dal nostro essere fotografi, che ci spinge ad attribuire un valore all’immagine in virtù di meriti spesso inesistenti… Comprendere quali siano le differenze, è nostro compito, se vogliamo uscire dalla mediocrità del nostro ego, il nostro maggior ostacolo. E’ però necessario prima comprendere i meccanismi che regolano il nostro essere fotografo, per dare la giusta importanza alle cose, ed evitare strade, suggestioni sbagliate, che non portano a nulla…..
su questo sono assolutamente in accordo però non vorrei che da questo articolato e interessante confronto (nel qual io mi sono forse improvvidamente, in quanto ignorante come una bestia, inserito) trasparisse il messaggio contrario
-
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.