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Ottobre 9, 2008 alle 10:32 pm #1394718argenticoPartecipante
ciao. alcune pippe mentali… nella stampa inkjet di qualità (non parliamo della classica stampetta casalinga) un aspetto molto importante è costituito dalle garanzie di stabilità nel tempo offerte dall’accoppiata inchiostro+carta. attualmente (ma penso ancora per poco) i migliori risultati in termini di gamma tonale e vividezza dei colori sono offerti dai sistemi con inchiostri a base colorante, mentre agli inchiostri a pigmenti spetta il primato della durata nel tempo (offrendo comunque un’ottima qualità di stampa). recentemente mi sono chiesto se in ambito puramente fotografico questa ossessione per la durata delle stampe non sia un nuovo “fuoco di paglia” commerciale (un pò come la corsa all’ennesimo megapixel), considerato che le macchine a pigmenti sono al momento molto costose e destinate a un’utenza più professionale che amatoriale e rappresentano una ghiotta fetta di mercato che si potrebbe espandere verso il “basso”… in particolare ho riflettuto sul fatto che (non voglio fare pubblicità, è un esempio che porto per conoscenza diretta) Canon commercializza gli inchiostri (a colorante) Chromalife100 per i quali dichiara una stabilità di 30 anni esponendo le stampe sotto vetro e di 100 anni in archivio (album) al riparo dalla luce. dati riferiti a stampe effettuate su carte dedicate o fine-art, non carte qualsiasi quindi. questa durata di base, nel caso delle carte artistiche, può essere ulteriormente allungata (anche fino al doppio) applicando speciali finiture fissative che “sigillano” la superficie schermandola dai raggi UV e dai gas (ozono e ossidi di azoto e zolfo) che sono fra i principali responsabili del deterioramento delle stampe. ma questo è un altro discorso … tornando a riferirci alla durata standard di queste stampe, direi che siamo già ben oltre quella delle tradizionali stampe chimiche a colori: dubito che anche i più giovani frequentatori del forum guardando una loro vecchia foto da bambini non la trovino alterata cromaticamente, pur essendo stata gelosamente custodita in qualche cassettone 🙂 eppure questa “caducità” delle stampe chimiche a colori (ben diverso il discorso per il BN argentico) non è mai stata considerata un limite dai consumatori, né da collezionisti e mercanti d’arte. eppure, adesso che la tecnologia ci offre soluzioni ben più durature, rimane la tendenza a classificarle in serie A (pigmento) e serie B (colorante)… cosa ne pensate? allo stato attuale, consigliereste a chi volesse iniziare a stampare in proprio ad alto livello (senza svenarsi e entro formati max A3+ o A2) una macchina non a pigmenti? io sì… [lo]
Ottobre 25, 2008 alle 10:05 pm #1400185iggamPartecipanteDipende da che cosa vuoi fare delle stampe. Se vuoi venderle devi anche garantire che dureranno a lungo. Quando stampo per mostre o per professionisti di solito mi viene richiesto un certificato, firmato da me, in cui attesto la qualità e la durabilità della stampa. Ciao!
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