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Elaborazioni.

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  • #1333127
    rpolonio
    Partecipante

    Mi chiedo cosa penserebbero quei fotografi citati in questa sezione sull’elaborazione. L’evento del digitale ha sconvolto quello che un tempo era arte, oggi quello che viene avanti in questo uso di cattivo gusto questo modo di elaborare. Questo modo io lo chiamerei pittura della fotografia, un divertimento personale, un modo diverso di dimostrare le proprie attitudini. Sono uguali come quando un bambino colora un disegno, dove si nota l’estro infantile. Sicuramente non si può definire una fotografia una visione di un contesto per metà in bianco e nero e l’altra metà a colori. Non penso minimamente che ciò sia una capacità, ma soltanto un qualcosa di ridicolo e distruttivo nello stesso tempo. [lo]

    #1333167
    delta9
    Partecipante

    ;hm

    #1333174
    fireblade
    Partecipante

    Un parere decisamente imparziale e un po’ provocatorio, visto che questo argomento è stato toccato molte volte. Mi permetto di ricordarti che ai tempi della pellicola, si ritoccava pesantemente lo stesso, seppur con strumenti diversi…mascherini, bruciature, spuntinature, pennelli (veri) con ritocchi all’acquerello, viraggi, sviluppi tirati per modificare nitidezza o grana o altre caratteristiche. Non vedo assolutamente quale differenza formale ci sia nel poterlo fare oggi, comodamente seduti davanti ad un pc, senza spendere migliaia di euro in attrezzatura da camera oscura, e senza respirare vapori di sostanze chimiche pericolose. Direi che le tue considerazioni sono un po’ riduttive e limitative della libertà di ciascuno di operare come crede senza doversi trovare appioppate addosso etichette di “infantilismo” che ritengo del tutto fuori luogo. 🙁

    #1333177
    delta9
    Partecipante

    quoto fireblade [chi], aggiungerei altro ma andrebbe a finire inesorabilmente in polemica.

    #1333193
    rpolonio
    Partecipante

    Ho messo questo mio post in questa sezione, per allaciarmi ai grandi del passato. Quello che ho postato è il mio pensiero e non mi intacca se dovesse finire in polemica. Non pretendo che mi capiate, volevo evidenziare solo un decadimento tra il passato e il presente. Qualche elaborazioni si faceva anche nel passato è vero, ma non c’è sicuramente confronto con quelle che si fanno oggi. Oggi si è più smanettoni che fotografi, oggi il fotografo è più sedentario, oggi è difficile in una fotografia capire il pensiero dell’autore. Si dice che ai tempi dell’analogico, o si era dei veri e propri appassionati, o ci si limitava alle foto delle vacanze. Oggi sta nascendo una nuova generazione di appassionati, ma la loro passione è indirizzata più alla parte tecnica.

    #1333199
    fireblade
    Partecipante

    Il pensiero è libero, ma deve essere rispettoso, mentre dare dell’infantile agli altri solo perché non si approvano i metodi e le opinioni altrui non lo è. Gradirei poi che quando si denigra, perlomeno si proponessero validi esempi alternativi; visto che mi parli di grandi del passato potresti fornirci nomi, esempi, riferimenti, in modo da poter comparare l’orrido del presente con le meraviglie del passato. Questa sezione è stata creata per dare informazioni utili. Buttare il sasso nello stagno tanto per dire “una volta era meglio” è un atteggiamento tutto sommato poco costruttivo. Nulla di personale, ovviamente [fis]

    #1333205
    rpolonio
    Partecipante

    Originariamente inviato da fireblade: Il pensiero è libero, ma deve essere rispettoso, mentre dare dell’infantile agli altri solo perché non si approvano i metodi e le opinioni altrui non lo è. Gradirei poi che quando si denigra, perlomeno si proponessero validi esempi alternativi; visto che mi parli di grandi del passato potresti fornirci nomi, esempi, riferimenti, in modo da poter comparare l’orrido del presente con le meraviglie del passato. Questa sezione è stata creata per dare informazioni utili. Buttare il sasso nello stagno tanto per dire “una volta era meglio” è un atteggiamento tutto sommato poco costruttivo. Nulla di personale, ovviamente [fis]

    MMMMMM, non mi è mai piaciuto buttare sassi. Per citarne uno che tutti conoscono, Bresson, l’artista nelle sue immagini riusciva a svelare e rilevare cosa aveva di fronte. L’arte di conoscere meglio noi stessi e di chi si ha di fronte, oggi è tutto semplificato, innaturale.

    #1333212
    Anonimo
    Ospite

    Molti dei fotografi affermati del passato non conoscevano la camera oscura. Erano gli stampatori che pensavano a tutto. Ritagliavano, eliminavano, contrastavano, mascheravano, bruciavano, schiarivano, scurivano, cambiavano la prospettiva inclinando il piano della carta, viravano, usavano carte fredde o calde, a grana grossa o fine, scurivano le parti non interessanti o sui bordi, per evidenziare il soggetto… Facevano montaggi ecc. Intervenivano pesantemente e in modo determinante sul risultato finale. Se confronti foto di maestri che usavano lo stesso stampatore riscontri analogie tra le foto finali… lo stesso uso del contrasto, dei neri, lo stesso tipo di filtratura o sfumature di colori “personalizzati”. Per farla breve, la stessa personalità artistica. Una volta si diceva che la foto si fa in camera oscura… Niente di più, nè meno di oggi. Solo che oggi lo fai col computer. Ma devi sapere quello che fai. Devi saper usare il computer, ma avere anche gusto artistico. Altrimenti ottieni solo un pastrocchio. Né più ne meno di ieri. Non sono i filtri digitali, non sono i programmi che fanno la foto, quanto piuttosto la sapienza, il gusto di chi usa il programma. Se stampi una foto a colori negativa, analogica, in due laboratori diversi ti restituiranno due foto dai colori diversi. Se la porti in tre … tre foto diverse. E così via. Ed il contrasto, le sfumature, la profondità dei colori o dei neri, valorizzano o sviliscono già da soli una foto, in molte situazioni. Magari tu usi un ottimo obiettivo, un’ottima pellicola e loro te la sviluppano e stampano nel calderone del fotografo domenicale. Almeno col digitale, se impari, sei tu a decidere il risultato finale. L’unico punto fermo è la “diapositiva proiettata”. Quello che riprendi ottieni. Se sbagli mezzo diaframma puoi saturarla o sbiadirla. Ma se fai stampare la dia, il risultato che ottieni dipende dalla scansione, dalla filtratura, dal tipo di carta. Una stampa avrà la dominante rosa, una verde, una blu. E va ancora bene se non la tagliano per rientrare nella carta più piccola. A me capita continuamente con le ristampe dal negativo B/N e dalla dia. Gli smanettoni della camera oscura ci sono sempre stati. Questo non cambia nulla. “La fotografia, per fortuna, è tanto grande che possono rientrarci tutti”. Ognuno percorre la sua strada. L’importante è fotografare. Ognuno ha le sue convinzioni, le sue preferenze. Ognuno concorre con le sue invenzioni a rendere la foto un’arte. Se stabiliamo regole fisse (chi siamo per poterlo fare?) snaturiamo la natura artistica della foto. E tutto questo non è costruttivo. Hanno fatto la stessa cosa con Van Gogh e tanti altri, in pittura. Ed ora i suoi quadri, mal considerati in vita, sono considerati opere d’arte, cent’anni dopo la morte. Per cui… animo ottimista per il futuro e ottimi e cari ricordi per il passato. [bir]

    #1333225
    flx2000
    Partecipante

    rpolonio: […] Per citarne uno che tutti conoscono, Bresson, l’artista nelle sue immagini riusciva a svelare e rilevare cosa aveva di fronte. […]

    Per ricalcare il tuo esempio, Bresson tagliava e sistemava le foto come molti altri, anche se non lo ammetteva. Ho potuto vedere degli originali, e confermano la cosa. Ma tutto questo, personalmente, non toglie niente al Maestro.

    #1333238
    canonino
    Partecipante

    citando un cabarettista napoletano: il problema non è p_cchè, il problema è chi è! il perchè è certamente migliorare una foto (ecco perchè non è IL problema), ma CHI fa questa modifica. che cultura ha per farlo, che esperienza, che sensibilità, che gusto e che motivazioni … per non cadere in polemica non faccio esempi fotografici, ma riporto una mia esperienza. forse non farei una buona “equalizzazione” per un disco pop perchè sono appassionato di musica classica, mi piacciono le sonorità del primo novecento, mi diletto in registrazioni di musica religiosa e cameristica e lo faccio per passione. qualche coscenzioso discotecaro potrebbe dire che non sono un buon fonico? francesco NB : dire che la musica religiosa non si “equalizza” (edita è il termine giusto) è una menzogna. e si passa per “photoshop” anche la musica da camera.

    #1333247
    mabriola
    Partecipante

    Originariamente inviato da rpolonio: Mi chiedo cosa penserebbero quei fotografi citati in questa sezione sull’elaborazione. L’evento del digitale ha sconvolto quello che un tempo era arte, oggi quello che viene avanti in questo uso di cattivo gusto questo modo di elaborare. Questo modo io lo chiamerei pittura della fotografia, un divertimento personale, un modo diverso di dimostrare le proprie attitudini. Sono uguali come quando un bambino colora un disegno, dove si nota l’estro infantile. Sicuramente non si può definire una fotografia una visione di un contesto per metà in bianco e nero e l’altra metà a colori. Non penso minimamente che ciò sia una capacità, ma soltanto un qualcosa di ridicolo e distruttivo nello stesso tempo. [lo]

    Io trovo l’esposizione di Antonino interessante ed anche esauriente, Renzo per meglio comprendere il tuo pensiero a me piacerebbe se tu porti qualche esempio di qualche immagine che tu consideri essere ridicola, distrutta. Io stampo il bn nel mio piccolissimo personale spazio in garage, ma non sono uno stampatore abile in grado di ottenere quello che cerco nelle mie immagini così come in camera chiara. Il mestiere dell’abile stampatore credo che possa essere traslato oggi al mestiere dell’abile sviluppatore grafico delle immagini, difficilissimo era prima tirar fuori da un negativo qualsiasi una stampa di carattere, difficile è oggi far respirare un digitale affinchè possa confrontarsi con l’abile stampa della pellicola. Posso garantirti che sviluppare digitalmente una immagine è qualcosa di molto difficile fatto in un certo modo, soprattutto professionalmente parlando, come lo era prima per la pellicola. Tutti possono cimentarsi nella stampa della pellicola così come lo sviluppo dell’immagine digitale, oggi la camera chiara è un po più alla portata di tutti offrendo spunti maggiori e soprattutto risultati più rapidi. Con questo non condivido l’affermazione che il digitale ha sconvolto l’arte fotografica, ma come detto anche in altre occasioni, per me lo ha fatto crescere, per meglio dire evolvere. D’altronde non vedo perchè allora tu continui a scattare in digitale, dovresti per rigor di coerenza con quanto scrivi, imbracciare solamente una bella srotola rullini! [lo]

    #1333274
    rpolonio
    Partecipante

    Trovo molto lusinghiera la risposta di Antonino52. A parte che il mio pensiero viene partorito da un mio gusto, dalle risposte postate mi sembra di capire che oggi siamo in una normalità uguale a quella passata per quanto riguarda l’elaborazione, (anche se io ho qualche dubbio) in pratica c’è solo un risparmio economico. Un esempio l’ho messo per scritto, non posso ovviamente prendere dei scatti di qualcuno per fare un esempio visivo. Il mio topic l’ho messo in questa sezione per sentire opinioni diverse dal mio pensiero per capire sopratutto se era necessario mettere dei paletti per accettare certe elaborazioni. Se mettiamo tutto ciò che si fotografa dentro un pentolone, e diciamo che tutte sono belle, sono arte, si può dire che anche quelle non belle rientrano in un ramo artistico perchè rispecchiano un gusto personale.

    #1333346
    enrix
    Partecipante

    E’ inutile nascondere che il pensiero di rpolonio ha delle grosse verità che molti non voglio vedere (mi dissocio però sul discorso della similitudine con il bambino!) Il discorso di Antonino è abbastanza preciso e lo condivido quasi in pieno. Ma qui ritorniamo sempre alle medesime diatribe senza via d’uscita se non “diamo a Cesare quel che è di Cesare”. Prima di affrontare un discorso così bizantino dovremmo avere ben chiari i concetti, i significati universali, le definizioni, le accezioni, di ogni forma d’arte. Solo individuando i veri connotati di una tipologia, possiamo stabilire con certezza ciò che ne fa parte e cosa no. Adesso ribadirò (purtroppo già detto e ridetto ) un concetto che ritengo fondamentale. Da Wikipedia: “La parola fotografia ha origine da due parole greche: φως (phos) e γραφίς (graphis). Letteralmente quindi fotografia significa scrivere (grafia) con la luce (fotos)…” Allora, stabilito che cosa è la fotografia possiamo anche dedurre che cosa non lo è, il concetto mi sembra molto chiaro e inequivocabile! Il pennello digitale se viene in aiuto alla fotografia e cioè si sostituisce alla camera oscura e ne assume le mansioni quale regolatore della saturazione, della luminosità, della curva tono, della gamma cromatica, della nitidezza e quindi non aggiunge nulla di nuovo a quello già esistente, la composizione (foto) tanto apprezzata in tutti i grandi maestri della fotografia mantiene le sue caratteristiche native e può ancora fregiarsi del titolo di fotografia. Viceversa se l’elaborazione tende allo stravolgimento della composizione iniziale, clona porzioni di foto per aggiungere ( il fotomontaggio era quasi sinonimo di falso e diverso dal significato di foto) o sottrarre ciò che il nostro deficit fotografico non ha saputo cogliere al momento della composizione, crea nuovi soggetti (le nuvole sono molto di moda!), colora tramonti marziani, ecc., la fotografia perde le sue peculiarità native (grafia con la luce) e si colloca nel campo dell’arte digitale. La fotografia non può creare nulla di oggettivo, bensì può cogliere l’oggetto e scegliere di lasciarlo tale (reportage) o di renderlo soggettivo (fotografia artistica). La pittura digitale, simile alla pittura classica, crea dal nulla, non ha niente a che vedere con il foro stenopeico, è un’altra forma di arte e come tale deve avere una sua collocazione, deve possedere le sue caratteristiche specifiche e deve vivere di luce propria. Essa non può avere una valenza andando a devastare o peggio a scimmiottare un’arte pura come la fotografia. Per assurdo al contrario, immaginate che in un dipinto classico il pittore invece di usare i colori di sempre cominci ad appendere tante fotografie. Potrebbe essere una nuova arte, ma perderebbe il nome di pittura (Wikipedia: “La pittura è l’arte che consiste nell’applicare pigmenti sospesi in un elemento portante ed un agente collante ad un supporto come la carta, la tela, la ceramica, il legno o un muro…” Perlomeno questo è il mio pensiero.

    #1333406
    canonino
    Partecipante

    a questo punto mi faccio una domanda e chiedo a voi di aiutarmi a darmi una risposta. il pittore (alcuni di essi almeno) idealizzano una immagine e la dipingono; il fotografo, per quanto possa idealizzare, non può far altro che dipingere la realà. in un bel panorama con un filo dell’alta tensione a rovinare la poesia, è lecito per un fotografo “idealizzare” quel filo, oppure è meglio che cambi orientamento artistico? e quanti dei grandi maestri del passato hanno trovato poco idealizzabile la loro arte e ne hanno fatto di necessità, virtu ? certo, con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte; è solo per discutere in maniera costruttiva. francesco

    #1333441
    Anonimo
    Ospite

    Originariamente inviato da enrix: Prima di affrontare un discorso così bizantino dovremmo avere ben chiari i concetti, i significati universali, le definizioni, le accezioni, di ogni forma d’arte. Solo individuando i veri connotati di una tipologia, possiamo stabilire con certezza ciò che ne fa parte e cosa no.

    Leggo su Wikipedia: “L’arte è un’emozione, non un linguaggio, perché non ha un codice inequivocabile condiviso con tutti i suoi fruitori, ma al contrario si interpreta soggettivamente. L’arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che, poggiando su accorgimenti tecnici e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza, porta a forme creative di espressione estetica. “

    Adesso ribadirò (purtroppo già detto e ridetto ) un concetto che ritengo fondamentale. Da Wikipedia: “La parola fotografia ha origine da due parole greche: φως (phos) e γραφίς (graphis). Letteralmente quindi fotografia significa scrivere (grafia) con la luce (fotos)…” Allora, stabilito che cosa è la fotografia possiamo anche dedurre che cosa non lo è, il concetto mi sembra molto chiaro e inequivocabile! Il pennello digitale se viene in aiuto alla fotografia e cioè si sostituisce alla camera oscura e ne assume le mansioni quale regolatore della saturazione, della luminosità, della curva tono, della gamma cromatica, della nitidezza e quindi non aggiunge nulla di nuovo a quello già esistente, la composizione (foto) tanto apprezzata in tutti i grandi maestri della fotografia mantiene le sue caratteristiche native e può ancora fregiarsi del titolo di fotografia.

    Sono in parte d’accordo con te. Ma queste regole che citi, a proposito di quello che è accettabile, al di là della scarna definizione, chi le ha scritte? Per la stessa definizione che hai dato della fotografia, tutto ciò che non è prodotto dalla “luce” che “scrive” non è fotografia. E nella definizione dal greco che tutti conosciamo – è la prima nozione che viene data in tutti i corsi di fotografia ed in tutti i testi – questi dettagli di ammissibilità non sono citati. Quindi non è fotografia anche la variazione del contrasto, della saturazione, della curva del tono, della gamma cromatica. Non lo è l’uso delle carte di diversa gradazione, della loro morbidezza o durezza, della loro caratteristica sensibilità di colore. Perché la luce è già entrata, ha già scritto, ed ora stiamo mettendo mano “artificialmente”, modificando quello che è immortalato sulla pellicola e che non può essere alterato. Altrimenti non è più “fotografia”. Se si vuol essere “puristi” e legati alle definizioni, bisogna esserlo fino in fondo, con coerenza. La fotografia è allora solo la diapositiva che non può essere manipolata. A meno che non vogliamo distinguere tra i colori caratteristici di ogni marca di pellicola, di ogni sensibilità, che influenzano, spesso profondamente, per dominante, contrasto, dettaglio e sensibilità, quello che la “luce voleva scrivere” e che la pellicola, con le sue caratteristiche ed i suoi difetti non ha saputo rilevare ed ha alterato. E non sono fotografi, anche se artisti, Cartier Bresson, e tutti gli altri maestri che hanno variato il contrasto, le dominanti, la profondità e la temperatura del nero ecc. Dunque, “ogni manipolazione”, anche minima, di quanto entra nell’obiettivo, non è fotografia. Mi chiedo: le variazioni di prospettiva, della profondità dei piani, del punto ben definito dell’immagine, introdotte dai grandangolari, dai teleobiettivi e dalla messa a fuoco li consideriamo accettabili solo perché sono variazioni che avvengono “mentre” la luce transita nell’obiettivo? Oppure è fotografia solo quella rilevata dal semplicissimo, umile, imparziale, anche se poco luminoso, “foro stenopeico” (senza lenti). Perché le stesse lenti hanno caratteristiche di morbidità, contrasto, lumi

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