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Fattore di moltiplicazione 1,6x facciamo chiarezza!

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  • #1254526
    longdream
    Partecipante

    Salve ITsuperza, benvenuto nel forum. Sul fattore 1,6 abbiamo tutti ormai, più che le idee confuse, delle personali prese di posizione dalle quali è emerso un contradditorio dal quale usciremo chissà quando. Non trovo il coraggio di rispondere alla tua domanda perchè innescherei una nuova polemica sulla ennesima scuola di pensiero relativamente al tema in questione. Mi limito ad invitarti a seguirci ed approfittare del fotoalbum che il forum mette a disposizione nel quale puoi inserire fino a 100 immagini da condividere con chi vuoi. Un saluto. (o)

    #1254528
    flx2000
    Partecipante

    E’ abbastanza semplice: la moltiplicazione influisce sulla quantità di scena ripresa solo perché il sensore è più piccolo di un fotogramma da 35mm, nel caso di una APS-C 1.6x proprio di 1.6 volte, ma la profondità di campo dipende sempre dalla focale reale e non da quella convertita, quindi un 50mm produce la stessa PdC sia su APS-C che FF. Il test fatto due post qui sopra dimostra che a parità di focale reale (50mm) l’area inquadrata è 1.6 volte maggiore sulla FF che non sulla APS-C, ma la profondità di campo è giustamente la stessa. Se provate a fotografare con una compatta tipo la Canon A75 (con una lente 5.4-16.2 equivalente 35-105) vedrete quanto sarà diversa la PdC a 50mm (equivalenti) rispetto a quella vista nel test col “vero” 50mm perché la focale reale sulla A75 sarà stata di circa 10mm.

    #1254541
    PUCCINI84
    Partecipante

    Il fatto stesso che si prenda solo una parte della scena fa variare la profondità di campo. Vi faccio un esempio più chiaro per farvi capire meglio: ammettiamo di mettere a fuoco un gruppo di molte persone e lo fotografiamo. Quindi facciamo il crop sul viso di uno. Noteremo che sebbene l’ immagine dell’ intero gruppo fosse perfettamente a fuoco, il viso dell’ individuo non sarà allo stesso modo a fuoco e, ancora peggio, se prendiamo un particolare del viso. Di nuovo, se noi fotografiamo una lucertola facendole una macro (primissimo piano) noteremo che, a parità di diaframma e di ottica ovviamente, la foto avrà una profondità di campo minore di quella che avremmo in una foto nella quale la lucertola occupa solo parte del fotogramma. In conclusione se noi di un’ immagine scattata con un 18 mm prendiamo solo una parte, quella parte avrà una pdc inferiore. Bisogna tener conto però che, assodato che la pdc di campo (secondo il mio ragionamento) varia non possiamo sapere se è identica a quella dell’ obiettivo equivalente. Può essere per esempio che un 18 montato sulla 400d e che equivale come angolo di campo ad un 28, è vero sì che ha una pdc inferiore di un 18 su full-frame (secondo sempre il mio ragionamento) ma può darsi anche che nn ce l’ abbia esattamente come un 28 ma come un 24… questo chiarirebbe i dubbi di quelli che dicono che le macchine mantengono sempre una pdc superiore alle focali equivalenti. Spero di essere stato chiaro.

    #1254545
    flx2000
    Partecipante

    Originariamente inviato da PUCCINI84: Il fatto stesso che si prenda solo una parte della scena fa variare la profondità di campo. Vi faccio un esempio più chiaro per farvi capire meglio: ammettiamo di mettere a fuoco un gruppo di molte persone e lo fotografiamo. Quindi facciamo il crop sul viso di uno. Noteremo che sebbene l’ immagine dell’ intero gruppo fosse perfettamente a fuoco, il viso dell’ individuo non sarà allo stesso modo a fuoco e, ancora peggio, se prendiamo un particolare del viso. Di nuovo, se noi fotografiamo una lucertola facendole una macro (primissimo piano) noteremo che, a parità di diaframma e di ottica ovviamente, la foto avrà una profondità di campo minore di quella che avremmo in una foto nella quale la lucertola occupa solo parte del fotogramma. In conclusione se noi di un’ immagine scattata con un 18 mm prendiamo solo una parte, quella parte avrà una pdc inferiore. Bisogna tener conto però che, assodato che la pdc di campo (secondo il mio ragionamento) varia non possiamo sapere se è identica a quella dell’ obiettivo equivalente. Può essere per esempio che un 18 montato sulla 400d e che equivale come angolo di campo ad un 28, è vero sì che ha una pdc inferiore di un 18 su full-frame (secondo sempre il mio ragionamento) ma può darsi anche che nn ce l’ abbia esattamente come un 28 ma come un 24… questo chiarirebbe i dubbi di quelli che dicono che le macchine mantengono sempre una pdc superiore alle focali equivalenti. Spero di essere stato chiaro.

    Non ho ben capito il tuo ragionamento: stai dicendo che se ritagliamo una fotografia la PdC del ritaglio è differente da quella che c’era nello scatto originale? Il problema di cui parli deriva dalla quantità di dettaglio letta dalla lente e memorizzato sul sensore. Essendo entrambe le entità di natura finita c’è un limite fisso di dettaglio ottenibile, sopra al quale perdiamo definizione, ma non è una questione di minor PdC, è semplicemente che riducendo l’area di interesse diminuiamo la proporzione di risoluzione quindi vediamo meno dettagli; questo fenomeno produce un effetto ottico simile alla sfocatura ma non dipende dallo stesso principio.

    #1254554
    elico64
    Partecipante

    Per i moderatori: Questo post è lunghissimo. Mi è sembrato giusto scriverlo perché vedo molta confusione. Se lo ritenete fuori luogo, contente errori importanti, o adatto solo ad aumentare la confusione… rimuovetelo senza remore non me ne avro’ a male Chiariamo inanzi tutto un concetto. La profondità di campo non è un valore … reale ma percepito. (in realtà si può calcolare l’estensione di questa percezione) Quando metti a fuoco metti a fuoco solo e soltanto su un piano. Solo quello che si trova su questo piano viene rappresentato sulla pellicola/sensore con dei punti. Quello che sta davanti e dietro invece che con dei punti viene disegnato con dei piccoli cerchi, via via più grandi, man mano che ci si allontana, davanti e dietro, il piano di messa a fuoco. L’occhio umano però non è perfetto. Interpreta questi cerchi come punti fino a quando stanno sotto una certa dimensione. La capacità di mantenere questi cerchi piccoli è data da molte cose. la qualità dell’ottica, il suo disegno, il diaframma. Nel prodotto finale, stampa, visione a monitor ecc.. influisce anche il rapporto d’ingrandimento dell’immagine impressa sulla pellicola/sensore In genere si considera che l’occhio interpreta come punto un cerchio di 0.3mm visto a 30 cm di distanza. Chiarito quanto sopra vediamo un secondo punto: Se prendo un 50mm, lo metto a fuoco su un soggetto e ne proietto la sua immagine, è chiaro che la dimensione dei punti e dei cerchi che ottengo sull’immagine proiettata è sempre la stessa, sia che la proietto su una pellicola/sensore da 24*36 sia che la proietto su un aps, sia che la proietto su un muro di 3 mt2. (su cui si disegnerà un cerchio immagine più limitato). Quindi fino alla creazione del “negativo”, la dimensione dei miei punti a parità di obbiettivo ( non solo di focale) non cambia. Se per ottenre la stampa finale ingrandiamo le immagini dell’apsc e del 24*36, della stessa quantità (es 5 volte), otterremmo 2 immagini finali con la stessa profondità di campo, ma quella dell’aps-c sarà più piccola (8,5 * 12,75 cm) e conterra solo la porzione centrale dell’immagine fatta con il 24*36 ( che sarà 12*18cm) e lo stesso obbiettivo. Quella parte d’immagine sarà grande uguale, ma sulla stampa del 24*36 sarà circondata da altro che non è rimasto impresso sul sensore più piccolo. Se però volessimo portare la stampa finale, alle stesse dimensioni dell’altra, ingrandendo di più quindi il centro dell’immagine rispetto alla stampa ottenuta con il 24*36,ingrandiremmo anche i punti/cerchi che la compongono diminuendo di conseguenza il campo nitido percepito. La cosa diventa interessante, e più complicata, se vogliamo ottenere due immagini finali uguali, sia come dimensione di stampa, sia come angolo di ripresa, fatte una con l’aps-c, l’altra con il 24*36. Dovremmo allora utilizzare un obbiettivo con focale più corta sull’aps-c. se sul 24*36 usiamo un 50mm sull’aps-c dovremo usare un 31 mm. Se gli obbiettivi hanno la stessa qualità, il 31 mm avendo una focale più corta, avrà una profondità di campo maggiore. Se manteniamo lo stesso rapporto d’ingrandimento, stampando due immagini identiche ma di dimensioni diverse, quella stampata a partire dall’aps-c sarà percepita come più nitida per un campo più vasto. Fermando però l’ingrandimento del 24*36 e continuando ad ingrandire l’immagine dell’aps-c per arrivare alle stesse dimensioni di stampa, i punti/cerchi che compongono quest’ultima immagine devono venire ingranditi di più perdendo parte del vantaggio iniziale sulla profondità di campo. In generale pare che il formato ridotto guadagni comunque qualcosa in profondità di campo al punto che telefonini e compatte che usano sensori piccolissimi e focali da 3 mm possono fare a meno della messa a fuoco automatica o manuale che sia. Dove comunque il formato ridotto ci rimette, è sulla nitidezza del piano di messa a fuoco. L’immagine disegnata su questo piano è composta da punti che per quanto piccoli hanno pur sempr

    #1254557
    TechnoPhil
    Partecipante

    hai ragione! io sarei d’accordo!

    #1254564
    fireblade
    Partecipante

    Ottimo post Elico, si vede che provieni da una famiglia di ottici, i miei complimenti, per quanto mi riguarda è completo ed esauriente. (o)

    #1254565
    flx2000
    Partecipante

    Assolutamente daccordo. Per quanto riguarda la vera natura della moltiplicazione c’è da evidenziare come tutti i siti di fotografia ribadiscano continuamente l’equivalenza con un “an equivalent field of view of”, ovvero “un campo di vista equivalente a”, e giustamente non parlano mai di moltiplicazione della focale.

    #1254631
    TechnoPhil
    Partecipante

    chiudo il post! elico64 aprine pure un altro se vuoi, ripostando le tue ultime considerazioni! (o)

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