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fotografia minimalista

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  • #1329628
    Franco
    Partecipante

    fotografia minimalista….. è un genere interessante, in grado di dare molte soddisfazioni al fotografo, perchè di grande effetto estetico e pulizia formale. Il minimalismo nella società moderna è molto presente, non ci rendiamo conto ma nell’oggettistica, nell’arredamento, architettura, arte, musica, letteratura, e ovviamente anche nella fotografia troviamo spesso linee di congettura minimalista. Linee secche, nette e chiare, amorfe, colori sbiaditi e scuri, distanti, mancanza di significato di una logica esteriore, di una predestinazione estetica, di una concettualizzazione, emozione, di un coinvolgimento diretto implicito. Il minimalismo, quanto è preponderante nelle nostre fotografie, rispetto altre valutazioni di ordine tecnico/compositivo/emotivo? in altre parole, quando scattiamo una fotografia ci attrae l’estetica delle forme nella sua cruda essenzialità,oppure decidiamo l’inquadratura, l’esposizione e la saturazione dei colori, insomma gli aspetti tecnici, in base a criteri non puramente estetici? utilizziamo questo contenitore per i nostri commenti e valutazioni sull’argomento…..

    #1329777
    lidiapoe
    Partecipante

    Credo che l’impronta minimalista nasca probabilmente per una forma di pudicizia inconscia corrisponde a quel preciso stato d’animo, a quel bisogno di avere un contatto tra l’essere interiore e l’infinito esteriore, in un momento di compressione emozionale. Che sia dura nella sua rappresentazione come le famose pitture degli anni 70 in cui bastavano delle strisce bianche e nere o un punto su una tela ad annoverarla tra le grandi opere del nostro tempo, o sia delicata e sognante dai toni morbidi dispersi in fitte nebbie trascinate verso l’ignoto come invece pare la tendenza degli ultimi anni 90, a mio parere sono comunque una ricerca di conferme emozionali nell’osservatore. Il coraggio di chiedere… “ma solo io mi sento perduto?, questa è davvero la realtà che mi circonda? La fotografia comunque per come la vedo io è sempre una esteriorizzazione emozionale, un messaggio dell’autore ai suoi corrispondenti e come tale un grande strumento di comunicazione. In questo caso, chissà che non sia smentita ma, credo che sia interpretabile come la ricerca di sicurezza. Quando guardo nel mirino della mia reflex, provo tante emozioni e queste prendono forme, colori, luci anche in ragione di come mi sento. Una sorta di terapia, poi le regole dei terzi si e tutto il resto, ma uno scatto per me è davvero finito solo se quando lo guardo trattengo il fiato. Allora mi sento bene, se il fiato non si ferma, allora continuo a scattare e…. infatti scatto tanto [fis] ma.. sono troppo timida per usare questo genere su un sito, meglio tenermelo nel mio hd :im

    #1329926
    bisbi
    Partecipante

    A mio modo di vedere il minimalismo che intendete voi può sfociare nell’arte astratta,anche se una è l’antitesi dell’altra, che può essere raggiunta utilizzando varie tecniche artistiche, come pittura, fotografia, scultura ecc…. l’arte astratta è un rifiuto alla rappresentazione reale del vissuto attraverso forme non ben definite ed oggettive. E’ una forma d’arte soggettiva, sfocia dall’animo di chi la pratica ed è una via di fuga dalla realtà. Fotografare diventa quindi il nostro veicolo di astrazione, ma non tutti sentono il bisogno di stravolgere le forme o le linee della realtà per renderla incomprensibile. Dipende secondo me dalla più o meno marcata irrazionalità che alberga in ognuno di noi.

    #1331587
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da lidiapoe: La fotografia comunque per come la vedo io è sempre una esteriorizzazione emozionale, un messaggio dell’autore ai suoi corrispondenti e come tale un grande strumento di comunicazione.

    parole veramente molto interessanti Lidia! da queste tue, posso dedurre che il tuo genere è animato piu’ da passioni e flussi vitali, piuttosto che linee amorfe e sterili…… [ist]

    #1331588
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da bisbi: A mio modo di vedere il minimalismo che intendete voi può sfociare nell’arte astratta,anche se una è l’antitesi dell’altra, che può essere raggiunta utilizzando varie tecniche artistiche, come pittura, fotografia, scultura ecc…. l’arte astratta è un rifiuto alla rappresentazione reale del vissuto attraverso forme non ben definite ed oggettive. E’ una forma d’arte soggettiva, sfocia dall’animo di chi la pratica ed è una via di fuga dalla realtà. Fotografare diventa quindi il nostro veicolo di astrazione, ma non tutti sentono il bisogno di stravolgere le forme o le linee della realtà per renderla incomprensibile. Dipende secondo me dalla più o meno marcata irrazionalità che alberga in ognuno di noi.

    quella che citi, Bisbi, è astrazione dalle forme reali, come scrivi si tratta di un genere opposto al minimalismo (anche se gli opposti si attraggono) perchè non ricerca nell’estetica il valore delle forme, ma vuole costituirne di nuove. Sarebbe interessante discuterne appena possibile…. grazie ciao (o)

    #1332569
    bisbi
    Partecipante

    Infatti Fra, gli opposti si attraggono, e soprattutto in questo caso… a volte si potrebbe definire un’opera astratta anche minimale. L’unico punto che non hanno in comune sta appunto nella ricerca delle linee, nella definizione delle forme che in astrattismo è lasciata alla fantasia e alla ricerca del nuovo come dici tu; mentre nel minimalismo la ricerca della forma è rigorosa e non stravolta… un giorno nel forum c’era la foto di un utente che esprimeva secondo me al massimo ciò di cui stiamo discutendo… se la ritrovo ti posto il link…

    #1332574
    bisbi
    Partecipante

    forum_forum.asp?forum=14&section=47&post=122756 ecco, guarda questa, secondo me qui gli opposti si attraggono e portano a confondere nettamente la linea di demarcazione…

    #1332773
    Franco
    Partecipante

    [quote]Originariamente inviato da bisbi: forum_forum.asp?forum=14§ion=47&post=122756 per essere astratta dovrebbe esulare completamente dal contesto naturale. Apro un nuovo thread….. 😉

    #1332775
    Franco
    Partecipante

    Una fotografia può essere associata ad una corrente di pensiero indipendentemente dalla corrente stessa, e su questo penso non ci siano dubbi, nell’arte l’omologazione non può essere quantificabile, e anche se certi fotografi hanno una loro impronta, che può rifarsi a diverse correnti ispiratrici, l’associazione ad una determinata corrente è assai ardua, perchè può variare di foto in foto, o di periodo in periodo, ma nel genere di fotografia preso in esame in questo thread, la fotografia minimalista, è insolitamente chiara è lampante. Una fotografia che si rifà ad un determinato stile è ottenibile in tre modi: – a caso – con uno studio del soggetto – con l’elaborazione del soggetto a sua volta, può essere interpretata diversamente, secondo i criteri soggettivi di: – spettatore – fotografo Premesso questo possiamo convenire che A) una fotografia può essere minimalista anche se il fotografo non conosce i principi fondatori di questa corrente, semplicemente gli è venuta così perchè gli piaceva così…. B) una fotografia può essere minimalista perchè il fotografo era consapevole di ottenere quel preciso risultato. C) una fotografia può essere minimalista perchè il fotografo ha dei gusti che lo portano inconsciamente ad aderire a questa corrente, pur non conoscendo i fondamenti che l’hanno ispirata. A parer mio se la fotografia è stata scattata in modo piuttosto casuale (A), è semplicemente “Fotografia” e non può essere definita “Fotografia artistica”! Allo stesso modo se quella determinata fotografia si rifà ad un percorso espressivo (artistico) dell’autore, sia che questo abbia basi culturali (B), oppure che sia frutto dell’ispirazione che arriva dal profondo dell’animo dell’autore (C), che può essere piu’ o meno intensa e duratura, in ogni caso a mio parere è “Fotografia artistica”!

    #1373984
    Edgardo
    Partecipante

    Mi viene in mente di osservare come la rappresentazione fotografica “standard” tende a rappresentare la realtà, mentre il minimalismo tende a “suggerire”…. Questa mi pare essere la caratteristica che maggiormente tipizza il minimalismo espressivo e lo rende – quando è realmente geniale – così affascinante. Rappresenta uno stimolo ad utilizzare la nostra immaginazione e a guardare oltre gli oggetti che già conosciamo (forse) bene. Edgardo

    #1414561
    Antony999
    Partecipante

    Originariamente inviato da lidiapoe: La fotografia comunque per come la vedo io è sempre una esteriorizzazione emozionale, un messaggio dell’autore ai suoi corrispondenti e come tale un grande strumento di comunicazione.

    In poche parole la vedi come contemplazione artistica. Cioè uno strumento di comunicazione delle proprie emozioni; non solo di documentazione.

    Quando guardo nel mirino della mia reflex, provo tante emozioni e queste prendono forme, colori, luci anche in ragione di come mi sento. Una sorta di terapia, poi le regole dei terzi si e tutto il resto, ma uno scatto per me è davvero finito solo se quando lo guardo trattengo il fiato.

    Si, trattieni il fiato per l’emozione! Ma non ti lasci vincere da questa. Continui a ragionare, mentre godi di quello stato emozionale, per dominarlo e metterlo “nero su bianco” o a colori. Se invece ti lasci prendere e fuorviare dall’emozione, quando rivedi la foto, ti accorgi che non hai ripreso quello che avevi visto e che ti aveva emozionato. E’ un po’ come quando, suonando un organo, ascolti la melodia infinita che esce dalle canne ma non ti lasci rapire e distogliere dal continuare a leggere la musica, dal dominare le tastiere e la pedaliera dei bassi. Basta un attimo di “rapimento” e perdi il tempo; e finisce la magia… Arte si, ma non istintiva! Arte di ragionamento, di intelligenza, di dominio dell’espressione delle tue capacità interpretative e tecniche, ma soprattutto di comunicazione delle proprie emozioni. L’artista prova le emozioni ma sa “anche” comunicarle agli altri. Perché la bellezza l’hai intorno a te. Il tuo compito sarebbe solo di recepirla e mediarla per gli altri. Altrimenti puoi provare le stese emozioni senza l’apparecchio fotografico; semplicemente fermandoti a guardarti intorno, con la stessa attenzione di quando fotografi.

    Allora mi sento bene, se il fiato non si ferma, allora continuo a scattare e…. infatti scatto tanto [fis] ma.. sono troppo timida per usare questo genere su un sito, meglio tenermelo nel mio hd :im

    Sicuramente quelle sono le tue foto migliori. Personali. Frutto di tutta te stessa, delle tue emozioni. In esse ci sei tu, interamente; non “solo” quello che accettano, perché lo comprendono, gli altri. Bisogna solo imparare a non temere il giudizio altrui. Ad imporre se stessi. Anche a costo di risultare presuntuosi, “come tutti gli artisti”. 😀 😀 😀 Per quanto riguarda l’arte minimalista essa nasce in America come protesta nei confronti del mercificazione dell’arte. L’arte dovrebbe appartenere a chi la comprende ed invece è diventata strumento commerciale per muovere ed investire soldi. Allora qualcuno ha avuto l’idea di creare delle opere che avessero un contenuto minimo, quasi inesistente. E’ stata quasi una sfida a vedere se i galleristi riuscivano a vendere pure quelle strutture elementari, prive di soggettività, emozionalmente fredde, fondate sulla fisicità, sull’oggettività, sulla riduzione alle strutture elementari del linguaggio pittorico, all’annullamento di ogni valore assoluto e all’indifferenza per la qualità formale ed espressiva dell’oggetto artistico. Una pittura ad un grado “zero”. Un po’ come dire ai galleristi… “Vediamo se riuscite a vendere pure queste croste!” E questi in breve sono riusciti a vendere quelle tele anche per prezzi alti! 😀 😀 😀 Ancora più tipici sono i lavori di Frank Stella, basati, come ha dichiarato lui stesso: “sul fatto che in essi esiste solo ciò che si può vedere”, quindi dipinti soprattutto impersonali e autoreferenziali. Se uno li compra, qualcosa in quei quadri ci deve pur essere! 😀 😀 😀 😀 Un sistema che consente a chi produce di guadagnare molto, rendendo felici anche molti “intenditori d’arte”. 😀 😀 😀

    #1414574
    Antony999
    Partecipante

    Originariamente inviato da bisbi: …. Dipende secondo me dalla più o meno marcata irrazionalità che alberga in ognuno di noi.

    Irrazionalità direi di no! Solo soggettivismo, astrazione. Bisogno di stravolgere, di inventare. Altrimenti è come fare le cose a caso… come un pazzo. Ed anche Van Gogh, quand’era al culmine delle sue crisi, non era irrazionale, ma solo eccessivo.

    #1414941
    bisbi
    Partecipante

    Originariamente inviato da Antony999: Irrazionalità direi di no! Solo soggettivismo, astrazione. Bisogno di stravolgere, di inventare. Altrimenti è come fare le cose a caso… come un pazzo. Ed anche Van Gogh, quand’era al culmine delle sue crisi, non era irrazionale, ma solo eccessivo.

    ti sembrano razionali i manifesti “dadaisti”? e l’influenza che hanno avuto sulla pop art, sulla movida spagnola o sulle altre forme più vicine a noi? ritengo che molte forme di espressione contengano un grado di irrazionalità, legato comunque alla consapevolezza dell’artista di essere in grado di creare un’opera d’arte che qualcosa vuol comunicare… in forma irrazionale… che abbatte gli schemi originari, che non tenga volutamente conto delle regole, che sia come dici te “eccesso”… irrazionale…. puerile…

    #1415186
    Antony999
    Partecipante

    Originariamente inviato da bisbi: ti sembrano razionali i manifesti “dadaisti”?

    “….Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contradittorie, in un unico refrigerante respiro; sono contro l’azione, per la contraddizione continua e anche per l’affermazione, non sono nè favorevole nè contrario e non dò spiegazioni perchè detesto il buon senso.” Di primo acchitto, NO ! Non sembra razionale, ma… Ma a furia di fare azioni contraddittorie, di “immobilismo” quando altri fanno “l’azione”, di “affermazione” quando gli altri “negano”, si finisce col seguire la “logica” della contraddizione, che è pur sempre una logica. L’uomo non riesce ad essere veramente irrazionale. Anche il matto, nella sua apparente illogicità, finisce col seguire una sua logica interiore, dettata dalla malattia, dal peso dei ricordi che fanno male, dell’origine delle sue psicosi. Se ammazza è perché odia chi l’ha fatto soffrire, se sbatte la testa al muro è perché soffre e non sa distinguere l’amico dal nemico, il giusto dall’ingiusto. Ma in lui c’é pur sempre una logica. A noi sembra irrazionale, a lui no, perchè noi non vediamo il mondo coi suoi occhi, con la sua sofferenza.

    … ritengo che molte forme di espressione contengano un grado di irrazionalità, legato comunque alla consapevolezza dell’artista di essere in grado di creare un’opera d’arte che qualcosa vuol comunicare… in forma irrazionale… che abbatte gli schemi originari, che non tenga volutamente conto delle regole, che sia come dici te “eccesso”… irrazionale…. puerile…

    Non vuole seguire delle regole, ma pubblica un manifesto che le stabilisce…. ! Non voglio giocare con le parole. Sono loro che lo fanno. “…. L’opera d’arte non deve rappresentare la bellezza che è morta. Un’opera d’arte non è mai bella per decreto legge, obiettivamente, all’unanimità. La critica è inutile, non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di universalità. Si crede forse di aver trovato una base psichica comune a tutta l’umanità?” Individalismo e mancanza di regole comuni non significa irrazionalità. Il movimento sembra irrazionale, se visto nell’insieme, ma non nega le regole individuali. Ed ancora… “…Così nacque DADA da un bisogno d’indipendenza. Quelli che dipendono da noi restano liberi. Noi non ci basiamo su nessuna teoria.” Negano la teoria “comune”. Ma esiste “un manifesto comune” e delle “regole individualiste”. Ed ancora: “…L’artista nuovo si ribella: non dipinge più … ma crea direttamente ….., secondo il vento limpido della sensazione del momento.” Spontaneità, non priva di intelligenza e razionalità. Ed ancora: “…L’arte è una cosa privata. L’artista lo fa per se stesso. …. Abbiamo bisogno di opere forti, dirette e imcomprese, una volta per tutte. [/quote] Il dolore del rifiuto dell’incompreso. Di colui che fa arte ma che non viene condiviso dalla “massa”. [quote] La logica è una complicazione. La logica è sempre falsa. Tutti gli uomini gridano: c’è un gran lavoro distruttivo, negativo da compiere: spazzare, pulire. Senza scopo nè progetto alcuno, senza organizzazione: la follia indomabile, la decomposizione. Qualsiasi prodotto del disgusto suscettibile di trasformarsi in negazione della famiglia è DADA; protesta a suon di pugni di tutto il proprio essere teso nell’azione distruttiva: DADA; presa di coscienza di tutti i mezzi repressi fin’ora dal senso pudibondo del comodo compromesso e della buona educazione: DADA ; abolizione della logica; belletto degli impotenti della creazione: DADA ; di ogni gerarchia ed equazione sociale di valori stabiliti dai servi che bazzicano tra noi: DADA ; ogni oggetto, tutti gli oggetti, i sentimenti e il buoi, le apparizioni e lo scontro inequivocabile delle linee parallele sono armi per la lotta: DADA ; abolizione della memoria: DADA ; abolizione dell’archeologia: DADA ; abolizione dei profeti: DADA ; abolizione del futuro: DADA ; fede assoluta irrefutabile inogni Dio che sia il prodotto immediato della spontaneità: DADA .” Questa è una forma di “rivoluzione”, di “anarchia”, di rinnovamento, di indipendenza. Ma è pur sempre razionale. Ed anche quando parla di “logica falsa” non parla della “loro” logica, ma di quella della “società culturale stantia” che “dorme su regole stantie”, non si sa più da chi create ed ormai senza più attualità; cui pure tutti si devono sottomettere se vogliono essere accettati nelle mostre, nelle gallerie. L’arte è di chi la comprende, di chi la fa, non dei galleristi, non degli investitori di enormi capitali non si sa come accumulati…, dei “servi” che sono deputati a decidere cos’é arte e cosa non lo è. Il rifiuto della memoria, della storia, dell’archeologia, come esempio e regola per il futuro. Come argine invalicabile. Quando l’arte non ha argine, non ha limitazioni. C’è un fondo velato di rancore, di rivalsa nei confronti della società culturale. Ma non mi pare irrazionale. Anzi, più razionale di così! Ed “in parte”, credo, condividibile! 😀

    #1415263
    bisbi
    Partecipante

    « Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l’articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l’altro dispondendoli nell’ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo. » Tristan Tzara non mi sembra un metodo razionale questo, nonostante sia pensato… “L’irrazionale è per la scienza ciò che non può essere oggetto di previsione, ciò che non si può prevedere partendo dai modelli scientifici, i quali presuppongono un certo determinismo, ovvero presuppongono che date certe premesse, si possa prevedere un certo comportamento”. è partire da un modello che ti consente di utilizzare un metodo razionale… ciò non vuol dire che chi agisce sia una persona irrazionale, ma si può agire in maniera irrazionale… i dadaisti sapevano ciò che volevano, ma non usavano metodi razionali, comprensibili e riconducibili… rottura… creare una rottura volutamente… ma in maniera irrazionale… non scientifica…

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