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Ottobre 2, 2009 alle 3:57 pm #1512278CrepyPartecipante
Questa Mattina su una trasmissione di approfondimento sulle notizie del Veneto di Rai3, hanno mandato uno spezzone di un’intervista a questo grande fotografo che e’ Gianni Berengo Gardin un grande appassionato di Venezia. Ho cercato su Youtube se trovavo quest’intervista … non l’ho trovata ma ne ho trovata una simile che vi propongo. La trovate a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=fJpaH5js3Ns
Ottobre 5, 2009 alle 3:15 pm #1513089CrepyPartecipanteRipropongo questa discussione che avevo lanciato alla fine della settimana scorsa. Mi sembrava una buona iniziativa che, forse, e’ passata inosservata persa nei meandri del nostro vastissimo forum. Buona settimana a tutti. [lo]
Ottobre 5, 2009 alle 3:30 pm #1513099firebladePartecipanteOriginariamente inviato da Crepy: Come spunto di riflessione vi rimando alla parte in cui il MAESTRO (e come volete chiamarlo uno cosi’?) accenna alla fotografia digitale. Accenna ad una campagna pubblicitaria che dice “Non pensare … scatta” … a questa lui risponde che e’ “meglio prima pensare, anche due ore … e poi decidere se e’ opportuno scattare”. Nell’intervista che ho visto questa amttina aggiungeva il commento “perche’ non e’ sempre detto che sia necessario scattare a tutti i costi una fotografia”.
Sposo appieno questa filosofia, con una considerazione aggiuntiva: questo pensiero è un punto di arrivo, non un punto di partenza. Si arriva a queste conclusioni con un po’ di anni di esperienza sulle spalle: qual’è il neofita che si rende conto che una certa foto non è da scattare? Pochi sicuramente, i più la scattano ugualmente, e perdipiù se esce sbagliata, ne tentano il recupero successivamente, ed è giusto che sia cosi’, come si farebbe altrimenti ad imparare? Se il digitale ha un merito, è quello di permettere l’apprendimento in modo molto più agevole che con la pellicola, naturalmente senza abusare di questo vantaggio: ci sono persone che scattano 300 foto identiche allo stesso soggetto in pochi secondi, oppure mille foto ad un matrimonio, quando ragionevolmente con 5 rulli (180 foto) hai fatto il servizio (se sei del mestiere….che senso ha proporre mille foto da vedere…boh). Quindi va benissimo il ragionamento proposto, ma bisogna anche saperci arrivare, e ci vuole tempo, e nemmeno poco 🙂
Ottobre 5, 2009 alle 4:20 pm #1513130Luca LupiPartecipanteTutto vero, sia le affermazioni riportate da Crepy, sia quanto aggiunto da Sandro. E posso dire che è intimamente soddifacente ritrovarsi davanti ad un soggetto, inquadrare.. e dire, no, non la faccio, non s’ha da fare… e magari avere di fianco qualche amico lanciatissimo che si produce in raffiche supersoniche.. 🙂 Personalmente ci casco ancora, nel tranello dello scatto ad ogni costo, ma poi quando riguardo i risultati di questo errore riesco a riconoscerlo, e forse la volta dopo ho un motivo in più ancora per fermarmi in tempo. In tutto ciò trovano ancora una volta conferma le vostre parole, di Crepy quando diceva che senza il digitale probabilmente molti (anche me compreso) avrebbero rinunciato a una passione stupenda, e di Sandro quando ricorda l’importanza di non abusarne.
Ottobre 5, 2009 alle 4:54 pm #1513144Antony999PartecipanteCon la parola “pensare” credo sia opportuno intendere “ragionare” sul significato della foto, sull’inquadratura, sulla tecnica di ripresa. Sarebbe opportuno cercare di immaginare, già all’atto della ripresa, la foto come già stampata; tenendo già conto delle limitazioni del mezzo, delle implicazioni della luce e dei disturbi presenti; magari con tutti i possibili dettagli da evidenziare o da eliminare eventualmente in post). Il problema è che soprattutto si scatta senza guardare ai contenuti ed ai significati dell’immagine. Questo è il fatto più negativo. Che, invece, si provino ad usare diverse tecniche, diverse messe a fuoco, diverse esposizioni, è da considerarsi positivo. Ed il digitale, per questo, è veramente utile. In fondo chi non ha la praticità e l’esperienza del professionista, o di chi fotografa tutti i giorni, c’é sempre dietro l’angolo l’incognita che il mezzo fotografico veda la sena in modo diverso: con meno resa dei dettagli L’occhio non riesce a vedere la profondità di campo effettiva; può non prevedere quale sarà l’effettiva resa di certe sfumature di colore. Sarebbe un peccato perdere immagini irripetibili per un piccolo errore tecnico. Quindi io farei la distinzione: tra immagini sparate a caso, tanto poi ci si pensa in post, e immagini ripetute con tecniche diverse, ma studiate ciascuna in ogni dettaglio. Delle volte basta un occhio un po’ chiuso del soggetto a rovinare un ritratto in primo piano. O basta una macchina che si intravvede sullo sfondo a rovinare l’immagine. Quelli bravi sanno tenere conto di tutto, ma proprio di tutto. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Diverso è ancora il discorso per quanto riguarda i servizi matrimoniali. Un conto è scattare delle immagini in più. Alla sposa la foto del gatto che passa tra le gambe del cameriere, o lo zio addormentato sulla sedia, può anche piacere. Un conto è scattare col grandangolo e poi ritagliare ad un sesto dell’immagine scattata per avere un’inquadratura appena decente. A me è capitato di cestinare interi rullini di diapositive, ma anche di ottenere, qualche volta, 35 diapositive perfette da un rullino da 36. Quindi, più che analogico o digitale, penso che conti più l’esperienza, l’attenzione, la concentrazione, ed anche la bravura nel selezionare il meglio all’atto della ripresa. Il pensare, nel senso di ragionare, è dunque molto importante. Fotografando a caso non si ottiene mai nulla di buono. Neanche con l’uso successivo del Photoshop. Ed a mio avviso Photoshop deve servire da camera chiara, per “perfezionare tecnicamente ed esteticamente” l’immagine, non per recuperare o addirittura cambiare il significato dell’immagine scattata.
Ottobre 5, 2009 alle 5:15 pm #1513149Antony999PartecipanteIn un post, da qualche parte, leggevo: “sarebbe il caso di non utilizzare l’istogramma in fase di ripresa… Intendendo dire che un fotografo è bravo se espone bene senza aiuto dell’istogramma. Mi chiedo, ma perché porsi davanti a queste corse ad handicap? Che senso ha? Se osservare l’istogramma significa prendere consapevolezza di quello che si sta facendo e tornare ad esporre correggendosi, mirando nel modo giusto l’esposizione (e quindi imparando) perché porsi questa limitazione? L’esposimetro, il sistema di messa a fuoco automatico, il Live View, non sono già aiuti di cui molti non sanno fare a meno? Un tempo si sceglievano tempo, diaframma e messa a fuoco, in base a calcoli mentali. Nessun aiuto automatico. E’ forse questo il sistema da adottare? A mio parere, invece, è importante prendere consapevolezza di cosa avviene quando si fotografa e saper porre le necesarie correzioni all’atto della ripresa. Il fotografo bravo è quello che sa quello che fa; che non ha bisogno di aiuti. Ma se li ha sa sfruttarli in modo sempre creativo, per migliorare le sue foto, non solo per ottenere qualcosa di appena decente. Tanto poi le mani, in post, ce le mettiamo tutti. Anche gli analogici in fase di stampa. Se vogliamo fare un discorso costruttivo e soprattutto educativo per coloro che iniziano, diciamo loro che quando si fotografa occorre mettere in ballo tutte le proprie conoscenze, il proprio gusto, la propria intelligenza creativa, la capacità di osservazione e di decisione, per scegliere la giusta tecnica, la giusta inquadratura. E non dimentichiamo mai, anzi mettiamolo sempre in particolare rilievo, che una fotografia deve contenere significati. Berengo Gardin non è bravo perché sa esporre bene, o perché usa la Leica, o perché usa quell’obiettivo, o perché sa usare bene Photoshop o la camera oscura. E’ bravo perché le sue immagini hanno significato! Quindi come titolo alla discussione avrei scritto: “Gianni berengo Gardin: uno che mette significati nelle sue foto”, e non fotografa a caso.
Ottobre 5, 2009 alle 6:45 pm #1513165mAuricePartecipantecondivido appieno, antony. concetto che io trovo molto interessante è quello del capire quando non si deve scattare.
Ottobre 5, 2009 alle 8:04 pm #1513189chiantesePartecipanteRiprendo, e mi scusino, Lookaloopy e Fireblad. Io sono un esempio di quello che dite. La passione per la fotografia è arrivata anni fa, quando da mio padre mi è stata passata la vecchia fd/ql. Usata per tre anni senza sapere neppure che c’era una batteria da cambiare ed un esposimetro da usare, poi fatta aggiustare…poi scontratomi con la difficoltà di imparare e pagare lo sviluppo e la stampa (lavoro in teatro, e se adesso sono economicamente sempre in crisi, all’epoca ero economicamente sempre…senza!). Il costo mi ha fatto abbandonare la fotografia per cinque anni; dentro di me c’era da una parte la rinuncia e dall’altra lo snobbismo nei confronti del digitale. Poi ho cominciato a vedere i fotografi che scattavano in teatro con le macchine digitali, ho cominciato a comprendere con loro che “non era demoniaco ill passaggio a digitale” e, questo passaggio, quando l’ho fatto mi ha reso possibile la rinascita di una passione. Ed adesso? Scatto; cerco di moderare, di ponderare, di scegliere…ma anche no; in alcune giornate ho voglia di scattare e scatto, e spesso non ho neppure il tempo si guardarli tutti i .raw…però intanto scatto. Imparo ad osservare il mondo ancora una volta in modo differente. Imparo a guardarlo attraverso l’obiettivo; e nella mia fase, nella preadolscenza della fotografia, fare esperienza di questo modo di vedere il mondo…credo sia fondamentale. Quando viviamo una pratica, un artigianato, dobbiamo sempre ripercorrere tutte le età della nostra evoluzione. Certe riflessioni le sento, le apprezzo, me ne innamoro. Ma sono parole di vecchi che capirò un giorno, per adesso continuo a fare il bambino. 🙂 E mi diverto molto!
Ottobre 5, 2009 alle 9:41 pm #1513220marco66Partecipanteio credo che il “MAESTRO” intendesse dire – scatta solo se pensi di fare una gran foto- e’ chiaro che all’inizio uno pensa sempre ed a ogni scatto di fare una gran foto poi col tempo ed esperienza si comincia pian piano a scartare l’ipotesi di fare una foto vuoi per le condizioni di luce per i disturbi vari sul soggetto perche gia’ solo guardando la scena si vede che non sara’ una bella foto. Alla fine penso proprio che chi diventa FOTOGRAFO (non tutti) arrivi a 2 ore prima di scattare
Ottobre 5, 2009 alle 9:48 pm #1513226firebladePartecipanteOriginariamente inviato da marco66: Alla fine penso proprio che chi diventa FOTOGRAFO (non tutti) arrivi a 2 ore prima di scattare
Tu dici? Io penso di no, l’esperienza pluriennale ti permette di rendere velocissimi procedimenti ed atteggiamenti mentali che inizialmente portano via molto tempo o vengono addirittura trascurati. Sicuramente per certi tipi di scatto occorre uno studio approfondito, ma per cogliere l’attimo con la luce giusta, in una composizione ottimale, senza sbagliare nulla tecnicamente basta una frazione di secondo: il cervello umano è strabiliante, puo’ assimilare tecniche complesse ed attuarle in millesimi di secondo. Ma bisogna allenarlo, esattamente come gli atleti allenano i loro muscoli. 🙂
Ottobre 5, 2009 alle 9:58 pm #1513230marco66Partecipantesi su questo hai ragione il fotografo sa cogliere l’attimo ed e’ chiaro che in questi casi non si puo’ aspettare, magari poi fa una sola foto -quella buona-. per contro pero’ il principiante in questi casi forse non riesce neanche ad accendere la macchina.
Ottobre 5, 2009 alle 10:01 pm #1513232chiantesePartecipanteMi trovo ancora una volta daccordo con Firebird ( e basta mo, oggi troppo). In fotografia, come in teatro, in danza, in pittura, in falegnameria, in qualsiasi attività artigiana la pratica ordinaria, quotidiana, metodica, l'”allenamento” come lo chiama Firebirdva a costituire un bagaglio di possibilità/opportunità di agire sugli strumenti e con gli strumenti. Quello che banalmente chiamiamo “istinto” è appunto la capacità ottenuta più o meno durameente dagli individui (e qui ci sta la propensione personale ad una cosa o all’altra) di ridurre il tempo tra pensiero ed azione. In fotografia questo è evidente. Scattare è molto simile a sparare o colpire con una spada. Se vuoi portare a casa la pelle la distanza tra quando ti “accorgi” di qualcosa e quando la foto è sul tuo rullino, o sulla tua memory card, deve tendere a zero.
Ottobre 5, 2009 alle 10:02 pm #1513233chiantesePartecipante….tutto quello che c’è nel mezzo dev’essere istintivo, come grattarsi quando prude.
Ottobre 6, 2009 alle 2:04 am #1513357Antony999PartecipanteOriginariamente inviato da mAurice: concetto che io trovo molto interessante è quello del capire quando non si deve scattare.
Vero! Concordo pienamente. Anche se un paio di volte mi è capitato di aver scattato quasi con riluttanza, perché pensavo che non c’erano le condizioni ideali di ripresa. Ed invece, con mia grande sorpresa, poi ho ottenuto un paio di belle immagini.
Ottobre 6, 2009 alle 3:48 pm #1513473Antony999PartecipanteOriginariamente inviato da chiantese: Certe riflessioni le sento, le apprezzo, me ne innamoro. Ma sono parole di vecchi che capirò un giorno, per adesso continuo a fare il bambino. 🙂 E mi diverto molto!
Ti ho letto con grande simpatia, e capirai perché. Hai ragione a tentare vie nuove, a correre quando invece il vecchio si ferma, perché non ha più la forza e l’elasticità mentale per esplorare vie nuove. Se non ci fossero i giovani il mondo si fermerebbe; diventerebbe vecchio, stantio. Quindi hai ragine a scattare su tutto quello che ti interessa e ti incuriosisce. Nello stesso tempo hai anche detto, intelligentemente: “Certe riflessioni le sento, le apprezzo, me ne innamoro. Ma sono parole di vecchi che capirò un giorno”. Sei simpaticissimo e vivo. Hai già compreso che il presente ed il futuro sono anche frutto del passato, delle esperienze fatte dai “vecchi” che un tempo erano giovani ed in cerca di nuove esperienze come te. Quindi sei ben preparato per il futuro. Ti auguro uno splendido futuro. 😀 😀 😀 Antonino
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