- Questo topic ha 27 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 9 anni, 9 mesi fa da Anonimo.
-
AutorePost
-
Febbraio 17, 2015 alle 1:05 am #1825897AnonimoOspite
–
Febbraio 17, 2015 alle 1:33 am #1825901Mullahomark86PartecipanteSeguo con interesse questo tuo contenitore votato al colore (quello in bn mi risulta più ostico) e devo dire che la prima. la quarta e la quinta foto mi piacciono molto. Pur mancando una reale coerenza tra le immagini, ci sono delle reminescenze (a partire dal titolo, seppur leggeremente modificato) che tracciano almeno un po’ la strada che forse seguirai (sempre se non vieni colpito dal virus delle biciclette 🙂 ) e che mi affascina molto . [lo]
Febbraio 17, 2015 alle 1:38 am #1825904valeriobryPartecipanteMolto bello l’ultimo scatto, peccato che sia penalizzato dalla polvere.
Febbraio 17, 2015 alle 1:51 am #1825905AnonimoOspite[quote=”Mullahomark86″ post=651359]Seguo con interesse questo tuo contenitore votato al colore (quello in bn mi risulta più ostico) e devo dire che la prima. la quarta e la quinta foto mi piacciono molto. Pur mancando una reale coerenza tra le immagini, ci sono delle reminescenze (a partire dal titolo, seppur leggeremente modificato) che tracciano almeno un po’ la strada che forse seguirai (sempre se non vieni colpito dal virus delle biciclette 🙂 ) e che mi affascina molto . [lo][/quote]
Grazie dell’attenzione Marco, è un onore essere seguito da chi il genere lo conosce molto bene e pratica ancor meglio. La bici è un excursus che a mio avviso ci sta 🙂 non sarà mica solo un vagare, ogni tanto un incontro è naturale, fa parte del “paesaggio alterato”!. Un saluto!
P.S. non seguirò nessuna strada predefinita, mi lascerò, come un viaggio merita di essere vissuto, guidare dall’istinto e dalle situazioni, cercando di…. boh 😀 [lo]E grazie anche a Valerio, per fortuna il negativo è sano 🙂 sarà ora di pulire il piano dello scanner? 😀 [lo]
Febbraio 17, 2015 alle 1:56 pm #1825936ClaudioPartecipante[quote=”78gibo” post=651350]Il “viaggio” è solitario ma, in talune circostanze, ci si trova di comune accordo a guardare nella stessa prospettiva.
Ma io in genere “voglio trovare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho”.[/quote]…è curiosa la variante che (direi inconsapevolmente dato che citi tra virgolette) hai introdotto: da “voglio cercare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho” a “voglio trovare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho”. Di sicuro l’entusiasmo e, per dirla con gli Afterhours, l’adrenalina non ti mancano. Ma stai attento a non ridurre il cercare (e magari trovare) la tua alternativa con il semplice trovare un’alternativa ancora non percorsa da altri. La differenza c’è e, alla lunga, si sente. Eccome se si sente. Ciao!
Febbraio 17, 2015 alle 2:54 pm #1825942AnonimoOspite[quote=”clanon” post=651389][quote=”78gibo” post=651350]Il “viaggio” è solitario ma, in talune circostanze, ci si trova di comune accordo a guardare nella stessa prospettiva.
Ma io in genere “voglio trovare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho”.[/quote]…è curiosa la variante che (direi inconsapevolmente dato che citi tra virgolette) hai introdotto: da “voglio cercare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho” a “voglio trovare la mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho”. Di sicuro l’entusiasmo e, per dirla con gli Afterhours, l’adrenalina non ti mancano. Ma stai attento a non ridurre il cercare (e magari trovare) la tua alternativa con il semplice trovare un’alternativa ancora non percorsa da altri. La differenza c’è e, alla lunga, si sente. Eccome se si sente. Ciao![/quote]
[dan] [dan] Variante consapevole, trovare. Anche perchè, sono stufo di cercare(è tutta la vita un ricercare), è ora della scoperta 😀
Quando dici che corro il rischio, è perchè a tuo parere il rischio(o la semplificazione) l’ho già corso? [leg] te lo chiedo perchè da quel che dici(o da quanto io riesca a percepire dalle tue parole) corro il rischio di ipervalutazione dell’io-me, o del mio fotografare, e questo si che sarebbe un rischio… ancorchè il mio approccio fotografico è, credo, umile. Non credo nel parallelismo “ricerca di qualcosa/ambizione”, la ricerca di qualcosa è sempre dettata da quel qualcosa che ci manca, piuttosto, e non è l’ambizione il moto, ma la pace interiore, per me 😀 . Credo 😀
Grazie! L’entusiasmo fa parte di me.. ma non necessariamente sempre.. vivo stati mentali altalenanti, da sempre, questo sì 😀
Ciao!Febbraio 17, 2015 alle 7:05 pm #1825989ClaudioPartecipanteAhah! Se la variante è consapevole allora è un virgolettato improprio e devo dedurre che sei… un giornalista?!
Penso che quel rischio lo corriamo tutti noi. Io per primo. E, nel momento in cui di quel rischio ne abbiamo consapevolezza, con esso ci troviamo costantemente a dover fare i conti. Oggi, molto più che un tempo, in qualsiasi ambito (e quello fotografico non fa eccezione) è sempre più difficile districarsi tra il rischio di un’originalità fine a se stessa (o al limite finalizzata al farsi notare e/o all’aver successo) e il rischio di epigonismo/manierismo inconsapevole. Parlo di rischio non per una questione morale – lungi da me! – ma perché sono convinto che se quelle che potremmo chiamare le fondamenta di uno stile (ovvero di una propria personalissima cifra espressiva) ecco se queste fondamenta sono vuote o piene solo d’ambizione (si pensi a quelli che farebbero carte false per pubblicare un libro o anche una sola foto su una certa rivista) e non rafforzate da una visione d’insieme dell’ambito/settore che si frequenta/pratica che sia sufficientemente solida, alla lunga quel che si è costruito comincerà a scricchiolare, inesorabilmente. E chi pensa diversamente di solito ha tenuto le sue foto per tutta la vita in un cassetto.
La pace interiore, per essere raggiunta, non ha bisogno d’un pubblico più numeroso di una sola individualità: noi stessi. Ma quando però il pubblico per cui ci troviamo a fare quel che facciamo sale (in virtù di una nostra scelta) da uno a due (o più) potenziali fruitori allora le cose cambiano: possiamo sempre pensare e dire che lo facciamo anche per noi stessi (e può benissimo essere che ciò sia sinceramente vero), ma non possiamo più dire che lo facciamo solo per noi. Questa è un’umilissima… balla (e aggiungo che non stento a credere che in molti – per chiarezza: non sto pensando a te – questa balla se la raccontino allo specchio). Ed è dunque quando si individua un pubblico potenziale oltre noi stessi, ecco è a questo punto che tutto-quello-che-non-facciamo-solo-per-noi-stessi diventa determinante e necessario; e proprio per questo va curato/saputo. Con tali premesse il ritorno estetico dell’importante-è-che-piaccia-a-me sono convinto non ci possa più bastare (perché rimane una condizione necessaria ma non più sufficiente) e ciò che conterà almeno altrettanto sarà il giudizio dei membri autorevoli del contesto in cui scegliamo di proporre (e tentiamo quindi di far affermare) ciò che proponiamo. E, in termini pratici, non c’è differenza se il nostro pubblico (ovvero quel pubblico che noi abbiamo in mente quando realizziamo un’opera) coinciderà con un gruppo di fotografi/artisti che la vedono su per giù come noi oppure se coinciderà col direttore del MoMA o col presidente del circolo fotografico in cui vorremmo esporre o ancora con quel tale che la sa tanto lunga su un forum virtuale o… L’importante sarà soddisfare (oltre alle nostre) anche le attese inscindibilmente legate al contesto in cui si vuole esporre/pubblicare. Ricordandosi che ogni piccolo scarto dalla norma (ogni piccolo cambio di prospettiva) sarà quasi sempre consentito in linea teorica, ma nel contempo quasi sempre verrà osteggiato nei fatti (in maniera direttamente proporzionale all’intransigente egocentrismo di chi teme che quel cambiamento di prespettiva metterebbe in discussione la sua posizione e il suo status all’interno del contesto stesso). E questo vale al di là del contesto di ricezione, trasversalmente. Aggiungo che secondo me è altrettanto bene ricordarsi – per non rischiare destabilizzanti e irragionevoli botte di depressione o di entusiasmo – tenere conto che, cambiando il contesto, (quasi sempre) cambiano anche gli orizzonti di attesa del pubblico. Con tutto ciò che ne consegue.
Spero d’aver chiarito il non detto rispetto a quel “rischio” di cui parlavo: un rischio che – sia chiaro – corri tu Simone come chiunque altro che ambisca, pur con la massima umiltà e consapevolezza dei propri limiti, a (cercare di) proporsi come autore in un determinato contesto di ricezione. Ciao!
Febbraio 18, 2015 alle 12:22 am #1826020albo49PartecipantePoetica passeggiata tra le istantanee che sfuggono, ma che pochi fissano perchè sempre più alla ricerca della perfezione tecnico/estetica. le osservo e mi sembra di vedere l’angolo dietro casa, la bicletta dell’amica, il murales del supermercato. Tutto uguale nella sua diversità. Come può essere banalmente bella la fotografia, come può essere fortemente comunicativa la fotografia. Basta poco, basta saper vedere fotograficamente anche negli spazi apparentemente vuoti.
Febbraio 18, 2015 alle 5:26 am #1826038FrancoPartecipanteUn percorso molto omogeneo, eccetto l’ultima foto dove il soggetto (la bicicletta) predomina sul panorama, in tutte si nota una cura “Ghirriana” della composizione, delle geometrie e dei segni degli oggetti presenti sulla scena, con un’attenzione particolare nel colore, non troppo forte, invadente.
Mi piacciono tutte ma trovo molto bella soprattutto la foto fatta alle serre (la quarta) e la prima, notevole…….
Febbraio 18, 2015 alle 1:26 pm #1826054AnonimoOspite[quote=”clanon” post=651437]Ahah! Se la variante è consapevole allora è un virgolettato improprio e devo dedurre che sei… un giornalista?!
Penso che quel rischio lo corriamo tutti noi. Io per primo. E, nel momento in cui di quel rischio ne abbiamo consapevolezza, con esso ci troviamo costantemente a dover fare i conti. Oggi, molto più che un tempo, in qualsiasi ambito (e quello fotografico non fa eccezione) è sempre più difficile districarsi tra il rischio di un’originalità fine a se stessa (o al limite finalizzata al farsi notare e/o all’aver successo) e il rischio di epigonismo/manierismo inconsapevole. Parlo di rischio non per una questione morale – lungi da me! – ma perché sono convinto che se quelle che potremmo chiamare le fondamenta di uno stile (ovvero di una propria personalissima cifra espressiva) ecco se queste fondamenta sono vuote o piene solo d’ambizione (si pensi a quelli che farebbero carte false per pubblicare un libro o anche una sola foto su una certa rivista) e non rafforzate da una visione d’insieme dell’ambito/settore che si frequenta/pratica che sia sufficientemente solida, alla lunga quel che si è costruito comincerà a scricchiolare, inesorabilmente. E chi pensa diversamente di solito ha tenuto le sue foto per tutta la vita in un cassetto.
La pace interiore, per essere raggiunta, non ha bisogno d’un pubblico più numeroso di una sola individualità: noi stessi. Ma quando però il pubblico per cui ci troviamo a fare quel che facciamo sale (in virtù di una nostra scelta) da uno a due (o più) potenziali fruitori allora le cose cambiano: possiamo sempre pensare e dire che lo facciamo anche per noi stessi (e può benissimo essere che ciò sia sinceramente vero), ma non possiamo più dire che lo facciamo solo per noi. Questa è un’umilissima… balla (e aggiungo che non stento a credere che in molti – per chiarezza: non sto pensando a te – questa balla se la raccontino allo specchio). Ed è dunque quando si individua un pubblico potenziale oltre noi stessi, ecco è a questo punto che tutto-quello-che-non-facciamo-solo-per-noi-stessi diventa determinante e necessario; e proprio per questo va curato/saputo. Con tali premesse il ritorno estetico dell’importante-è-che-piaccia-a-me sono convinto non ci possa più bastare (perché rimane una condizione necessaria ma non più sufficiente) e ciò che conterà almeno altrettanto sarà il giudizio dei membri autorevoli del contesto in cui scegliamo di proporre (e tentiamo quindi di far affermare) ciò che proponiamo. E, in termini pratici, non c’è differenza se il nostro pubblico (ovvero quel pubblico che noi abbiamo in mente quando realizziamo un’opera) coinciderà con un gruppo di fotografi/artisti che la vedono su per giù come noi oppure se coinciderà col direttore del MoMA o col presidente del circolo fotografico in cui vorremmo esporre o ancora con quel tale che la sa tanto lunga su un forum virtuale o… L’importante sarà soddisfare (oltre alle nostre) anche le attese inscindibilmente legate al contesto in cui si vuole esporre/pubblicare. Ricordandosi che ogni piccolo scarto dalla norma (ogni piccolo cambio di prospettiva) sarà quasi sempre consentito in linea teorica, ma nel contempo quasi sempre verrà osteggiato nei fatti (in maniera direttamente proporzionale all’intransigente egocentrismo di chi teme che quel cambiamento di prespettiva metterebbe in discussione la sua posizione e il suo status all’interno del contesto stesso). E questo vale al di là del contesto di ricezione, trasversalmente. Aggiungo che secondo me è altrettanto bene ricordarsi – per non rischiare destabilizzanti e irragionevoli botte di depressione o di entusiasmo – tenere conto che, cambiando il contesto, (quasi sempre) cambiano anche gli orizzonti di attesa del pubblico. Con tutto ciò che ne consegue.
Spero d’aver chiarito il non detto rispetto a quel “rischio” di cui parlavo: un rischio che – sia chiaro – corri tu Simone come chiunque altro che ambisca, pur con la massima umiltà e consapevolezza dei propri limiti, a (cercare di) proporsi come autore in un determinato contesto di ricezione. Ciao![/quote]
ahahah Claudio, giornalista no dai, non mi calza proprio!
ora ho capito a quello cui facevi riferimento, grazie per essere entrato nel dettaglio, condivido tutto di quanto hai espresso, effettivamente le difficoltà esposte sono quelle con cui faccio(o cerco di fare) i conti quotidianamente nel fotografico..Grazie anche a Alvaro per il bellissimo commento, e a Fra per l’accostamento a Ghirri, onorato, tra l’altro la prima e la quarta sono anche le mie preferite. [ado] [lo]
Febbraio 23, 2015 alle 11:46 pm #1826707AnonimoOspite–
Febbraio 24, 2015 alle 12:44 am #1826713Luca LupiPartecipanteUh che bella questa, il Brianteo che impalla un paesaggio altrimenti bucolico…
Febbraio 24, 2015 alle 2:49 am #1826718AnonimoOspite–
-
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.