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Gennaio 7, 2015 alle 11:53 pm #1821847FrancoPartecipante
Alcuni libri ci hanno aiutato ad acquisire delle nozioni fondamentali per imparare a fotografare, altri ci hanno aperto gli occhi verso nuove mete, con altri ancora abbiamo visitato posti di grande bellezza, osservato immagini che ci hanno fatto amare la fotografia.
Nell’era di internet, della non-cultura, del sapere facile, veloce, degli automatismi che illudono di poter sostituire il sapere, abbiamo in parte dimenticato cosa vuol dire leggere e riporre il libro sullo scaffale della libreria, con la sicurezza di ritrovarlo li, in caso di bisogno.
Questo topic è rivolto a tutti coloro che vogliono fermarsi un attimo per pensare e riflettere sui libri che sono stati utili per la propria maturazione fotografica, ma non solo, anche visuale, estetica ed artistica.
Gennaio 9, 2015 alle 2:33 pm #1822040ClaudioPartecipanteDi fronte ad un invito così non si sa proprio da dove partire. Dall’inzio! …verrebbe da dire; già, ma chi se lo ricorda l’inizio?! La cosa curiosa poi è che, a ripensarci, i libri davvero importanti per me li ho scoperti (o meglio: ho imparato a distinguerli solo) col tempo. All’inizio è sempre e solo più che altro un intravedere quali potrebbero essere quei testi in grado di permetterci di sfruttare le potenzialità di un mezzo (la fotocamera) che auspichiamo ci potrà consentire di esprimere o documentare al meglio ciò che vogliamo comunicare o descrivere.
Un manualetto come quello di Mencarelli – che per me è stato credo il primo acquisto – non mi sentirei oggi di consigliarlo a qualcuno (già solo per il fatto che la parte sul digitale è davvero esigua e poco utile) eppure a suo tempo, ugualmente, mi aiutò non poco. Quando non si conosce qualcosa o la si vuole conoscere di più, sono talmente tante le cose che vorremmo apprendere, che anche un libro non troppo ben fatto ci può essere di grande aiuto. Spesso è la nostra voglia di capire, la nostra passione, a colmare le eventuali lacune.
Con queste premesse, sparerò ora giusto un paio di titoli per animare un po’ una discussione che ha le potenzialità per diventare un cordiale luogo di scambio di suggerimenti di lettura disinteressati.
Tra i manuali, attualmente, trovo che il più equilibrato, per varietà di contenuti e facilità di accesso agli stessi, sia quello di Enrico Maddalena: Manuale completo di fotografia, Hoepli editore. E poi aggiungo un libro di un autore che sta condizionando abbastanza la mia idea di fotografia: Lo spirituale nell’arte di Vasilij Kandinskij, SE editore.Gennaio 9, 2015 alle 6:08 pm #1822059AnonimoOspitePartendo dall’ultima affermazione di Franco, non ho ben capito se intendiate trattare solo di libri che abbiano a che fare in qualche modo con il fotografico, oppure anche libri che, per loro caratteristica, sisano in grado di stimolare l’immaginario del fotografo, pur non trattando di fotografia in senso stretto nè contenendo immagini. Un esempio di ciò a cui faccio riferimento potrebbe essere “Il Profumo” Di P.Sunskind, libro a mio parere meraviglioso, in grado di farci percepire le “essenze” attraverso la scrittura.. Ma forse è troppo OT…
Un bel libro fotografico, invece, che è uno degli ultimi che ho avuto il piacere di leggere, è “Luogo e identità nella fotografia italiana contemporanea” di R.Valtorta. Ha avuto il grande merito di farmi apprezzare un genere di fotografia(in particolare un autore) che non capivo(G.Basilico), me ignorante.
Successivamente alla lettura, non ho potuto fare a meno di riconsiderare alcuni miei giudizi perentori sull’autore sopracitato, ma non solo, mi ha fortemente condizionato anche a livello del “mio” fotografare. Un libro che ha davvero tanto potenziale, inoltre è una miniera di citazioni e informazioni sui fotografi italiani del secolo scorso, da Ghirri a Basilico, passando per G.Guidi e per M.Jodice, G.Chiaramonte e tanti altri. Una attenta disamina sui perchè di una certa fotografia, contestualizzata nel tempo e nei luoghi.. [lo]Gennaio 9, 2015 alle 7:55 pm #1822068ClaudioPartecipanteNessuna intenzione particolare Simone: parliamo di libri di e sulla fotografia, ma siccome la fotografia non ha confini stagni (a meno che qualcuno glieli metta!) e anzi per sua natura è una finestra aperta sul mondo e su tutti i soggetti e le cose e le idee che lo popolano, va da sé che l’ultima frase di Franco suppongo volesse essere semplicemente un modo per non porre eccessivi limiti di genere alle letture che speriamo molti utenti vorranno condividere o suggerire.
Ho scritto “suppongo” perché però in ogni caso Franco questo topic l’ha aperto in piena autonomia (non c’è a monte un progetto dello staff): è un semplice topic dell’utente fra65, topic nel quale fino ad ora hanno avuto il piacere d’intervenire l’utente clanon e l’utente 78gibo. Peanuts, insomma.Interessanti entrambe le letture che hai indicato. La prima – il libro di Valtorta – non l’ho fatta, ma se mi dici che si parla di Ghirri e Basilico (che già apprezzo molto), penso proprio che potrà essere una delle mie prossime. E poi sarò felice di discuterne magari con te o con chi l’avrà letto. Anche questo sarebbe bello potesse accadere col tempo: confrontarsi su letture comuni.
Il libro di Sunskind invece… sì questo forse è un tantino fuori argomento. Lo lessi tempo fa. Ricordo che mi piacque, anche se non fu all’altezza delle attese di chi me l’aveva consigliato. Gli odori, il tanfo, i profumi, le fragranze, il fetore… ma anche il sapore, la morbidezza, la rugosità, la viscosità… quante sono le esperienze sensoriali che non solo la letteratura ma anche la fotografia, a suo modo, ci sa mostrare e far sentire, sebbene di norma non vengano percepite attraverso al vista.Gennaio 10, 2015 alle 12:04 pm #1822145annaPartecipanteintervento cancellato dalla stessa autrice
Gennaio 10, 2015 alle 1:08 pm #1822156FrancoPartecipante“l’errore fotografico” di Chéroux, Anna oltre che ben fatto, è piaciuto anche a me perché libera la mente da alcuni pregiudizi, è un testo veramente unico su quest’argomento.
Parlando di Sunskind in un contesto che riguarda la fotografia, parliamo di due forme di linguaggio opposte, le foto arrivano sempre nel punto dove gli scritti si fermano, e viceversa.
Però anche il sapere leggere nel modo corretto è una cosa importante per riuscire ad apprezzare pienamente l’esperienza della lettura, e una certa attinenza con la fotografia la ritroviamo quando i testi accompagnano le foto, e l’esperienza già di per se complessa di interpretazione del visuale si unisce con l’esigenza di dare il giusto risalto alla lettura.
C’è un punto di incontro, quando la fotografia incontra la scrittura dove normalmente si sfiorano senza toccarsi, dove non possiamo vedere quello che la ragione è in grado di elaborare e gli altri sensi possono sentire, ma è proprio grazie all’unione di entrambe le cose che possiamo vivere un’esperienza sensoriale più forte……
Quindi perché no Simone, Sunskind è ancora in temaOttima la lettura di Kandisky di Claudio, come anche “Punto, linea, superficie” un classico dei classici per comprendere le teorie e le idee di un autore, e al tempo stesso di un’epoca artistica, parliamo dell’inizio del secolo scorso. Una lettura piuttosto tecnica che interessa anche il fotografo perché consente di conoscere il punto di vista di un autore fondamentale per l’evoluzione dell’astrattismo non solo in pittura ma anche in fotografia, per vedere e ri-trasformare un oggetto banale in un soggetto interessante collocabile in una specifica dimensione, anche storica e artistica.
Gennaio 10, 2015 alle 1:18 pm #1822158FrancoPartecipanteDi mio posso citare un manuale che all’epoca, quando iniziai a fotografare, dopo aver letto un manuale generico ma funzionale come il “fotomanuale” di Carlo Di Nardo, hoepli, ebbe un certo peso sulla mia formazione, si tratta del :
“il manuale del fotografo” di John Hedgecoe, mondadori
la mia edizione è la prima del 1978, ma venne ristampato e aggiornato fino al 2005.
Oggi potrebbe sembrare un testo come tanti altri ma all’epoca era molto innovativo e apparì da subito come qualcosa che avrebbe precorso i tempi, la novità erano la suddivisione dei capitoli e sezioni formati da tavole autonome composte da foto e disegni (ben 1250) accompagnati da una completa didascalia, e per un ragazzo, allora andavo alle medie, il contenuto di questo libro risultò molto più familiare del testo di Di Nardo, forse perché sotto certi aspetti poteva ricordare un fumetto.Gennaio 10, 2015 alle 1:57 pm #1822161ClaudioPartecipante[quote=”fra65″ post=648190][…]parliamo di due forme di linguaggio opposte, le foto arrivano sempre nel punto dove gli scritti si fermano, e viceversa.
Però…[/quote]…e poi volendo c’è l’ekphrasis. E con un po’ di fantasia, la foto di una statua, ad esempio, potremmo intenderla come una sorta di ekphrasis visuale di quella stessa statua. L’arte (come pure tutte le pratiche e i saperi dell’uomo) è il risultato di un continuo interscambio, che – nei casi in cui non si tratti di manifestazioni fine a se stesse (la cosiddetta art pour l’art, ad esempio) – hanno sempre un contatto col mondo.
“Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti”, Vasilij Kandinskij
Gennaio 10, 2015 alle 9:16 pm #1822184GianMauroPartecipante[quote=”clanon” post=648195]”Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti”, Vasilij Kandinskij[/quote]
se sostituisci opera d’arte con libro…. sai che “frasona” che esce?
Ogni libro è figlio del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti
il mio primo vero libro che ha fondamentalmete e radicalmente cambiato la mia visione della fotografia è il più che citato libro di Susan Sontag “Sulla Fotografia”.
Da quel momento tutto è cambiato
P.S. Grazie Fra65&Acrobat
Gennaio 12, 2015 alle 12:31 pm #1822284annaPartecipanteintervento cancellato dalla stessa autrice
Gennaio 12, 2015 alle 5:51 pm #1822329ClaudioPartecipanteEh sì GianMauro, la sostituzione in effetti, soprattutto nella prima metà della citazione, può funzionare bene con un sacco di parole messe al posto di “opera d’arte”. Mi pare infatti possa essere considerato un implicito richiamo alla necessità/utiltà di storicizzare. Meno scontata (nei termini di una condivisione generalizzata dello scopo) è la seconda parte, perché si va nella sfera delle finalità dell’arte: catarsi, impegno civile o politico, consolazione, artigianato d’eccellenza o decorazione, surrogato della religione, ecc. ecc.
E poi GianMauro sai che mi hai fatto sorridere: un “libro… madre” …ma come?! Confessa: ti sei dato alla lettura dei “gender studies” di una qualche femminista incallita oppure hai visto troppe volte “Junior” con De Vito e Schwarzenegger?!
Gennaio 12, 2015 alle 7:23 pm #1822338MassimoPartecipanteIo sono molto più terra-terra……. un libro che mi è stato di enorme aiuto è “Photoshop CSx per la fotografia digitale” di Scott Kelby. Lo trovo fatto veramente bene e con un sacco di esempi utilissimi.
Gennaio 12, 2015 alle 7:56 pm #1822341GianMauroPartecipante[quote=”clanon” post=648346]
…E poi GianMauro sai che mi hai fatto sorridere: un “libro… madre” …ma come?! Confessa: ti sei dato alla lettura dei “gender studies” di una qualche femminista incallita oppure hai visto troppe volte “Junior” con De Vito e Schwarzenegger?![/quote]
Direi decisamente la seconda ipotesi 🙂 🙂
Gennaio 14, 2015 alle 3:05 pm #1822547FrancoPartecipante[quote=”clanon” post=648195]
…e poi volendo c’è l’ekphrasis. E con un po’ di fantasia, la foto di una statua, ad esempio, potremmo intenderla come una sorta di ekphrasis visuale di quella stessa statua. L’arte (come pure tutte le pratiche e i saperi dell’uomo) è il risultato di un continuo interscambio, che – nei casi in cui non si tratti di manifestazioni fine a se stesse (la cosiddetta art pour l’art, ad esempio) – hanno sempre un contatto col mondo.
“Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti”, Vasilij Kandinskij[/quote]Ekphrasis “visuale”?
Certamente, la fotografia è la “scrittura” della luce su un supporto sensibile, sotto questo punto di vista TUTTA la fotografia può essere considerata un ekphrasis di tipo visuale, e questo avviene a prescindere dagli attributi referenziali, o dal fatto che la fotografia possa arricchirsi di una forma di linguaggio più o meno ricca di riferimenti di tipo denotativo, ma in ogni caso non si può escludere la natura di tipo figurativo.
Sotto questo punto di vista, la fotografia e la scrittura vera e propria avranno sempre (o meglio, quasi sempre) due identità con ruoli differenti, viaggeranno su piani paralleli e svolgeranno compiti differenti, che sono propri del mezzo in questione.Ragazzi, invito tutti a rimanere nei binari del topic pregandovi di intervenire seguendo un’ordine meno “libero”.
Il topic parla dei nostri libri, nel caso in cui dovessimo riempire pagine di disserzioni varie, il topic perderebbe il significato iniziale.Ne approfitto per aprire una parentesi, ci sono tanti libri che parlano del linguaggio dei segni, senza trattare in modo specifico la semiotica generale o la semantica (che trattano aspetti generalistici), e sono utili per definire alcuni aspetti sul linguaggio fotografico, cito quelli a parer mio più importanti, che si completano l’un l’altro :
– “la fotografia, usi e funzioni sociali di un’arte media” di Pierre Bourdieu
– “Identità visive” di Jean.Marie Floch (classico testo specifico di semiotica, ma riferita al “visuale”, quindi adatto per approfondimenti avanzati sul linguaggio dell’immagine fotografica)
– “il racconto delle immagini, la fotografia nella modernità letteraria italiana” di Epifanio Ajello (questo lo consiglio a Claudio, è scorrevole e ci sono diversi esempi reali e tratta nello specifico l’argomento scrittura/immagine)
– “il narrativo e il sensibile” di Guglielmo Pescatore (riferito soprattutto alle immagini in movimento, tratta in particolare la fotogenia del cinema e il suo rapporto con l’immagine ferma e la semiotica).
Gennaio 14, 2015 alle 4:19 pm #1822557AnonimoOspite[quote=”fra65″ post=648538], ci sono tanti libri che parlano del linguaggio dei segni, senza trattare in modo specifico la semiotica generale o la semantica (che trattano aspetti generalistici), [/quote]
C’e nè uno a dire il vero che tratta proprio semiotica e fotografia, che non hai citiato:
Semiotica della Fotografia – Investigazioni teoriche e pratiche d’analisi
Pierluigi Basso – Maria Giulia DonderoL’ho trovato difficilotto, almeno inizialmente. Molto teorico e di conseguenza senza le basi è facile smarrirsi tra i vari concetti analizzati, un libro che penso sia più indirizzato a chi ha già un bagaglio culturale fotografico di un certo rilievo. Potrebbe essere utile a trovare legami tra filosofia e fotografia all’utente che deve preparare la tesina, [lo]
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