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Luglio 31, 2012 alle 2:20 pm #1723044Lorenzo CanonianiAmministratore del forum
Lo staff ha deciso di riproporre la Guida all’utilizzo del flash con fotocamere EOS Canon in una nuova traduzione ed adattamento dall’originale in lingua inglese.
Il testo originale lo abbiamo in più parti riadattato ed aggiornato per una migliore fruizione.
Chi volesse consultare il testo in lingua inglese può trovarlo cliccando QUI
Il topic rimarra’ chiuso, tuttavia QUI e’ stato aperto un topic apposito per poterne discutere.
I moderatori inoltre sono a vostra completa disposizione (tramite mp) per qualsiasi segnalazione riguardante errori, chiarimenti ed aggiornamenti che riterrete opportuno segnalare.
Sperando di incontrare il vostro consenso e di aver reso più immediata e fruibile la guida, vi auguriamo buona lettura.
I membri dello staff Canoniani.it
Un particolare ringraziamento a Gionny che ha di fatto consentito poter pubblicare questo lavoro in tempi brevi.
Luglio 31, 2012 alle 2:22 pm #1723046Lorenzo CanonianiAmministratore del forumINTRODUZIONE
L’invenzione, la successiva automazione e miniaturizzazione del flash elettronico rivoluzionò la fotografia. Oggi un fotografo non è più legato alla disponibilità di luce ambientale e, qualora voglia usarla, ha una fonte di luce portatile ed affidabile sempre a sua disposizione.
Purtroppo però la fotografia con il flash è una tecnica molto difficile da padroneggiare, e questo con qualsiasi sistema fotografico vi possa venire in mente. E’ molto comune scattare un’istantanea degli amici al ristorante, ed ottenere quell’orribile aspetto spaventato da coniglio illuminato dai fari dell’auto grazie al flash incorporato. Imparare ad utilizzare correttamente il flash (ottenendo immagini dall’aspetto naturale) è piuttosto difficile.
Questo è in gran parte causato dal fatto che l’occhio umano non è in grado di distinguere gli effetti del lampo di luce sull’immagine nel momento in cui essa viene catturata. Semplicemente, il lampo, è troppo breve per noi. Inoltre non è possibile vedere il flash mentre si guarda attraverso il mirino di una fotocamera reflex poiché, al momento dello scatto, lo specchio è sollevato ed impedisce la visuale. In ultimo, ma non per importanza, una fonte luminosa (di dimensioni ridotte) posizionata vicino alla lente di ripresa, produce sempre una luce molto dura ed innaturale.
Dunque è necessario leggere i manuali e sperimentare. Questo è difficile con la fotografia analogica a causa del tempo che intercorre fra il momento della foto e quello della sua valutazione (chi non avesse mai scattato con pellicola pensi al tempo necessario allo sviluppo e stampa del negativo), ma, fortunatamente, la tecnologia digitale ha eliminato questo “scoglio” permettendo di vedere subito i risultati e consentendo tempi di apprendimento più rapidi grazie alla possibilità di sbagliare e correggersi nel giro di pochi secondi.
Non di meno è utile capire i principi base secondo i quali funziona la fotografia con il flash. Quindi ecco una raccolta di informazioni per svelare il mistero della fotografia con il flash con le apparecchiature fotografiche Canon EOS. Molte delle nozioni qui riportate hanno carattere generale e pertanto sono applicabili anche a sitemi flash di altri produttori, molte altre invece sono molto specifiche e quindi adatte solo ai prodotti Canon EOS.
Notate che questo documento copre fotocamere digitali ed analogiche. Fate attenzione, anche le fotocamere PowerShot sono in grado di impiegare unità flash Speedlite serie “EX”, ma non essendo fotocamere appartenenti al sistema EOS si riscontrano differenze significative nelle modalità di funzionamento.Documentazione ufficiale
Conoscere in maniera approfondita la tecnologia flash del sistema EOS è difficoltoso a causa della relativa limitatezza del materiale ufficiale disponibile sull’argomento. I manuali di Canon sono stringati e non raggiungono il nocciolo della questione, ed i libri di altri autori hanno natura piuttosto superficiale.
Negli anni ’90, Canon USA pubblicò alcune guide di riferimento, “Canon Speedlite Reference Guide” e la più piccola “Canon EOS Speedlite System”. Entrambe oggi sono fuori catalogo e non coprono la tecnologia E-TTL. Una successiva guida, “Flash Work”, trattò le basi della tecnologia E-TTL, ma anch’essa ha carattere piuttosto superficiale. Finalmente, con l’addentrarsi del nuovo millennio, Canon USA rilasciò una coinvolgente risorsa web, il Canon Digital Learning Center, che include anche una buona quantità di materiale sulla tecnologia flash.
Per favore, notate che io non ho alcun intuito particolare, ne ho accesso ai misteriosi documenti degli ingegneri Canon. Ho scritto e pubblicato tutto questo materiale in parte perché penso che possa essere utile, in parte perché spiegare qualcosa ad altri è un ottimo modo per imparare per se stessi. Naturalmente è possibile che si possano incontrare degli errori tecnici, ambiguità o sezioni troppo vaghe. In tal caso vi prego di comunicarmelo in modo che possa porvi rimedio.Indice capitoli:
Capitolo 1: Le 10 domande più comuni sui flash EOS
Capitolo 2: Il sistema di misurazione flash utilizzato sulle Canon EOS
2.1 – Controllare l’esposizione flash.
2.2 – I principi della misurazione flash
2.3 – Il sistema flash TTL.
2.4 – Perfezionamenti del sistema TTL: il sistema AIM
2.5 – Il sistema A-TTL
2.6 – Limitazioni del sistema A-TTL
2.7 – Il sistema E-TTL
2.8 – Limiti del sistema E-TTL
2.9 – Il sistema E-TTL II
2.10 – Obiettivi Canon EF/EF-S che forniscono informazioni sulla distanza
2.11 – La sincronizzazione ad alta velocità o modalità FP
2.12 – TTL, E-TTL e le fotocamere analogiche EOS
2.13 – TTL, E-TTL e le fotocamere digitali EOS
2.14 – Corpi di tipo A e B
2.15 – Disabilitare la misurazione E-TTLCapitolo 3: Unità flash compatibili con il sistema EOS
3.1 – Flash compatibili con il sistema EOS
3.2 – Flash incorporati
3.3 – Modalità base (scena) e unità flash esterne
3.4 – Le tipologie di flash esterni di Canon
3.5 – Vecchie unità Canon Speedlite
3.6 – Flash per montaggio su slitta a caldo
3.7 – Flash con impugnatura (grip)
3.8 – Flash macro
3.9 – Flash di produttori terzi
3.10 – Quale flash dovrei comprare?Capitolo 4: Modalità nella fotografia con il flash EOS
4.1 – Soggetto e sfondo nella fotografia con il flash
4.2 – Luce di riempimento
4.3 – Rapporti del flash di riempimento
4.4 – Riduzione dell’auto-riempimento
4.5 – Sincronizzazione a bassa velocità
4.6 – Il tempo sincro-X
4.7 – Velocità sincro-X massima sui corpi EOSCapitolo 5: Confusione nella fotografia con il flash nel sistema EOS
5.1 – Modalità Program ( P )
5.2 – Modalità a priorità di diaframmi (Av)
5.3 – Modalità a priorità di tempi (Tv)
5.4 – Modalità manuale (M)
5.5 – Unità flash multiple
5.6 – Collegamento con cavi
5.7 – Slave ottici
5.8 – I collegamenti wireless
5.9 – La misurazione dello sfondo nella fotografia con il flash
5.10 – Gli schemi di misurazione flashCapitolo 6: Terminologia del flash
6.1 – Strobe e Flash
6.2 – Legge dell’inverso del quadrato
6.3 – Il numero guida (NG)
6.4 – Valore di esposizione (exposure value – EV)
6.5 – Unità flash dedicate e non dedicate
6.6 – Slitta porta accessori (shoe mount)
6.7 – L’effetto occhi rossi
6.8 – Riduzione degli occhi rossi
6.9 – Il problema della sincronizzazione sulla prima tendina
6.10 – La sincronizzazione sulla seconda tendina
6.11 – La teoria del colore
6.12 – La temperatura del colore e le pellicole
6.13 – La temperatura del colore e la fotografia con flash
6.14 – I filtri colorati
6.15 – Limitazioni dei filtri
6.16 – I mired
6.17 – La scala Wratten
6.18 – Il voltaggio di innesco
6.19 – I flash slave
6.20 – Esposimetri per flash
6.21 – Curiosità sulla sincronizzazione flashCapitolo 7: Caratteristiche comuni dei flash EOS
7.1 – Lampo di rimbalzo: orientamento e inclinazione della testa
7.2 – Testa con parabola zoom
7.3 – Copertura delle teste dei flash
7.4 – Luce AF ausiliaria
7.5 – Compensazione dell’esposizione flash (FEC)
7.6 – I corpi/flash dotati di funzione FEC
7.7 – Lista dei corpi macchina/flash compatibili con la FEC
7.8 – Ingannare il flash per ottenere la FEC sui corpi non compatibili (solo per fotocamere analogiche)
7.9 – Bloccaggio dell’esposizione flash (FE-L)
7.10 – Bracketing dell’esposizione flash (FEB)
7.11 – Abilitare la sincronizzazione sulla seconda tendina
7.12 – Lista degli Speedlite e delle fotocamere compatibili con la sincronizzazione sulla seconda tendina
7.13 – Avviso fuori portata
7.14 – Flash manuale
7.15 – Livello dell’esposizione flash
7.16 – Modalità scatto rapido
7.17 – Flash stroboscopico
7.18 – Impostare il flash stroboscopico
7.19 – Conferma dell’esposizione flash
7.20 – Controllo remoto wirelss
7.21 – Lista dei flash e dei corpi compatibili con l’E-TTL wireless
7.22 – Controllo remoto wireless radio
7.23 – Lista dei flash e dei corpi compatibili con l’E-TTL wireless radio
7.24 – Luce modellante
7.25 – Compensazione automatica del bilanciamento del bianco
7.26 – Modalità Save Energy (SE)
7.27 – Connettore per batterie esterne
7.28 – Terminale/connettore PC
7.29 – Flash automatico
7.30 – Funzioni personalizzabili
7.31 – Lampo di prova (innesco manuale)
7.32 – Rotella do controllo
7.33 – Tropicalizzazione
7.34 – Innesco manuale e pennello di luce
7.35 – Rumore
7.36 – Sicurezza del flashCapitolo 8: Accessori
8.1 – Cavi prolunga
8.2 – Diffusori
8.3 – Staffe di fissaggio
8.4 – Pacchi batteria esterni
8.5 – Flash Extender
8.6 – Opzioni di alimentazione per i flash esterniCapitolo 9: Consigli sull’uso del flash
9.1 – Qualità della luce
9.2 – Consigli generali
9.3 – Consigli sulla fotografia in interni o in spazi stretti
9.4 – Consigli sulla fotografia in esterni o in spazi larghi
9.5 – Link a documenti utiliLuglio 31, 2012 alle 2:24 pm #1723047Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 1: Le 10 domande più comuni sui flash EOS
Dato che queste domande saltano fuori continuamente e fastidiosamente, per cominciare vorrei rispondere velocemente alle 10 domande più comuni sui flash EOS.
1) La mia fotocamera ha il flash integrato. Ho realmente bisogno di flash esterno? Se si, quale?
Questa domanda viene posta continuamente nei forum di fotografia, ed è causa di forte irritazione per gli utenti più esperti. Primo, perché spesso essi sono burberi, scontrosi e perfezionisti, secondo perché, in realtà, questa domanda non ha senso se non è accompagnata dalle reali necessità fotografiche e interessi di chi la pone. E’ come se qualcuno chiedesse <
>. Non esiste una risposta sensata senza conoscere necessità e disponibilità di spesa di chi vuole comprare l’auto. Questo ragionamento, naturalmente si può applicare in tutti i campi, compresi i flash, ma vediamo velocemente come affrontare l’argomento. Se il vostro unico interesse è scattare delle istantanee, probabilmente il flash incorporato vi sarà più che sufficiente. Esso non è molto potente e non ha una grande portata, ma gli amici al ristorante non saranno molto lontano da voi. Inoltre non permette una grande qualità, ma nessuno si aspetta chissà quale resa da un’istantanea. Bisogna poi considerare che il flash incorporato ha degli innegabili vantaggi. E’ gratis, non aggiunge peso e ingombro alla fotocamera, non necessita di pile dedicate e non può essere perso a meno di perdere l’intera fotocamera.
Chi invece volesse addentrarsi nella “fotografia avanzata”, probabilmente vorrà dotarsi di una buona unità esterna (o rifuggirà il flash per scattare il più possibile con luce naturale) poiché, come ho scritto sopra, la luce emessa dai flash incorporati è molto dura ed innaturale, mentre le unità esterne permettono di orientare la testa verso pareti o soffitti e quindi di ottenere una luce più morbida grazie al rimbalzo. Permettono anche l’applicazione di diffusori o altri accessori per adattare la luce alle proprie esigenze e, più importante di tutto, possono essere utilizzati lontano dalla fotocamera grazie a cavi prolunga o sistemi wireless in modo da ottenere illuminazioni più naturali rispetto all’utilizzo on-camera.
Detto tutto questo, la domanda iniziale trova risposta in base a quale risultati volete ottenere, quanto volete spendere e quanto peso/ingombro volete portare con voi. Ricordate però che il flash non risolve tutti i problemi. Si tratta di uno strumento estremamente utile ma inondare la scena con un lampo è anche la maniera più semplice per rovinare una bella foto.
La fotografia fatta con la luce ambientale costringe a fermarsi e valutare le condizioni, e questo aiuta a diventare fotografi migliori. Prima di ricorrere al flash, prendetevi il tempo di riflettere, non ve ne pentirete.2) Ho un vecchio flash. Funzionerà sulla mia Canon EOS digitale?
Forse.
Dipende dal tipo di flash che avete a disposizione. Le fotocamere digitali Canon possono comunicare solo con le unità Canon Speedlite contrassegnate con la sigla “EX”. Se il flash in vostro possesso è contrassegnato solo con la “E”, “EZ” o altro con non sia EX, allora esso sarà in grado di funzionare solo in modalità manuale.
Per le unità flash fabbricate da altri produttori è necessario verificare se supportano la misurazione E-TTL. Se questa caratteristica non è presente, il flash, quasi sicuramente non funzionerà.3) Le mie foto scattate con il flash non mi piacciono. La luce è sempre dura e fastidiosa.
La luce flash può manifestarsi così. Sostanzialmente, più la sorgente luminosa è grande, più la luce risulta morbida. Al contrario, i flash portatili hanno sorgenti luminose molto piccole e tendono a produrre una luce dura, con ombre molto scure e margini netti. Inoltre, nella maggior parte dei casi, essendo emessa da molto vicino all’obiettivo, essa produce un effetto molto innaturale. Immaginate di avere un elmetto da minatore in testa e come unica luce la sua lampadina, l’effetto non è sicuramente bello. La luce in genere proviene dall’alto, come il sole o (al chiuso) le lampade.
Per fortuna, la testa orientabile dei flash esterni viene in aiuto permettendo di far rimbalzare il lampo su pareti o soffitto ottenendo in un sol colpo una sorgente luminosa più grande (luce più morbida) e una provenienza più simile a quella naturale. In aiuto o in alternativa ci si può avvalere di pannelli riflettenti portatili, diffusori o altri accessori per migliorare ulteriormente l’illuminazione.4) I miei amici e familiari hanno poteri demoniaci? I loro occhi brillano di un rosso maligno!
Questo è l’effetto occhi rossi. Non ha nulla a che vedere con creature maligne o simili, anzi è un problema molto diffuso quando si impiegano i flash incorporati. Il problema è originato dal fatto che la luce emessa dal flash si riflette nei vasi sanguigni della retina (la parte posteriore dell’occhio), e, coloratasi di rosso, viene registrata dalla fotocamera. La maniera più semplice per prevenire questo inconveniente è utilizzare un flash esterno. Le ragioni precise di questo fenomeno saranno trattate a seguire nell’apposita sezione.
Se però gli occhi dei vostri amici e parenti fossero rossi anche dal vivo, allora mi permetto di consigliarvi di trovare un esorcista, o almeno di contattare un giornale scandalistico per vendere la notizia, c’è la crisi…5) Ho scattato due foto con flash in rapida successione e la seconda è scura o del tutto nera. Perché?
Tutte le unità flash necessitano di alcuni secondi per ricaricarsi fra un lampo e l’altro. In alcuni casi è presente una funzione scatto rapido che permette di effettuare uno scatto anche se la ricarica non è completa. Resta il fatto che molti flash sono sprovvisti di questa possibilità.
Se vi è capitato di trovarvi con una seconda foto nera, probabilmente il vostro flash non è dotato di funzione scatto rapido o almeno non gli avete dato il tempo di ricaricarsi a sufficienza. La soluzione di questo problema è quella di dare il tempo al flash di ricaricarsi fra uno scatto e l’altro. Con alcuni flash è possibile impiegare particolari batterie o alimentatori esterni per accelerare i tempi di ricarica.6) Ho montato un diffusore o un riflettore sul mio flash. Devo effettuare qualche tipo di compensazione?
Tutti i tipi di diffusori riducono la quantità di luce emessa dal flash. Questo accade anche quando si fa rimbalzare il lampo sulle pareti o su altre superfici come gli ombrelli fotografici. Comunque se state impiegando un flash automatico (meglio se TTL, A-TTL o E-TTL) la fotocamera compenserà automaticamente senza bisogno del nostro intervento.
Aggiungendo diffusori avete ridotto la potenza del flash. Anche se questo (come appena descritto) non pregiudica la corretta esposizione, riduce la portata del flash, ciò significa che in generale la distanza massima da cui potrete scattare foto sarà fortemente ridotta rispetto a quando non si impiegano accessori e con i flash più sofisticati si dovrà fare i conti con tempi di ricarica più lunghi a parità di impostazioni.7) Ho cercato di scattare una foto e la fotocamera ha richiesto un tempo di scatto molto lento. Perché?
Questo accade perché state cercando di scattare una foto con flash in condizioni di luce scarsa e avete impostato la fotocamera in modalità Av (priorità di diaframmi) o ripresa notturna (se presente).
In modalità Av, ripresa notturna e Tv (priorità di tempi), la fotocamera effettua la lettura esposimetrica sulla luce ambientale calcolando il flash solo come luce di riempimento per il soggetto. Questo significa che la velocità di esposizione viene calcolata come se il flash non fosse attivo ed è quindi possibile che in condizioni di scarsa luce venga selezionato un tempo troppo lento per poter essere sfruttato a mano libera, rendendo necessario l’impiego di un treppiedi per evitare scatti mossi.
Un’alternativa al cavalletto è impostare la fotocamera in modalità del tutto automatica (il quadratino verde, in versione nomale o plus negli ultimi modelli) o P (program). In queste modalità la fotocamera calcola l’esposizione considerando il lampo flash come fonte di luce principale in modo da favorire l’impiego della fotocamera a mano libera. Lo svantaggio di queste modalità è che in genere gli sfondi risultano malamente illuminati o addirittura neri.8- Ho provato a scattare una foto con flash e la fotocamera mi ha impedito di impostare un tempo di esposizione molto rapido. Perché succede questo?
Ogni fotocamera ha un tempo di esposizione massimo oltre il quale non è possibile sincronizzare lo scatto con il lampo del flash. Questo tempo, chiamato sincronizzazione flash o sincro-X, in genere varia da 1/90 di secondo delle fotocamere meno sofisticate fino ad 1/250 di secondo per i modelli professionali (1/500 nel caso notevole della EOS-1D del 2001).
Esiste una maniera per aggirare l’ostacolo del tempo sincro-X (che verrà descritta alla sezione [I]FP[/i]) e che nel sistema Canon EOS è attuabile con i flash Speedlite serie EX.9) Ho scattato una foto con flash e lo sfondo è venuto nero o molto scuro. Perché?
Le ragioni sono già state discusse al punto 7. Nella modalità P e nelle modalità scene (tranne riprese notturne) la fotocamera considera il flash come fonte di illuminazione principale per i soggetti a fuoco e di conseguenza calcola tempi e diaframmi in base ad esso. La contropartita è che, in condizioni di luce scarsa, lo sfondo può risultare non illuminato e quindi scuro o del tutto nero.
Tenete a mente che la luce prodotta da un flash portatile alimentato a batterie è limitata. Non potete aspettarvi di illuminare ambienti molto grandi, il massimo che potete aspettarvi con un lampo singolo, è di illuminare il soggetto principale ed al limite uno sfondo molto vicino come si può trovare negli spazi chiusi.
Per aggirare il problema degli sfondi scuri potete impostare la fotocamera in Av, Tv o M come indicato alla domanda 7. Se la luce ambientale è molto scarsa, per evitare scatti mossi potreste avere bisogno di un treppiedi, oppure potete tentare aprendo al massimo il diaframma e aumentando la sensibilità del sensore (o montando una pellicola più sensibile).10) Perché la mia fotocamera nelle modalità P e Av effettua misurazioni differenti quando accendo il flash?
Questo è dovuto a precise specifiche di progetto attorno alle quali sono progettate le fotocamere EOS. Le modalità P, Av, Tv ed M effettuano la misurazione in maniera differente fra loro. I dettagli verranno affrontati nella sezione apposita (La confusione del flash EOS) mentre qui di seguito vi propongo un riassunto, nel quale riprendo nozioni già esposte nei punti precedenti.
NOTA: ricordiamo sempre che i sistemi esposimetrici della fotocamera effettuano le misurazioni di flash e luce ambientale indipendentemente l’una dall’altra.
P (program) mantiene il tempo di esposizione fra il massimo consentito (tempo sincro-X) dalla vostra fotocamera e 1/60 di secondo in modo da permettere sempre l’uso a mano libera. Per fare questo tratta il lampo flash come fonte principale e lo impiega per illuminare il soggetto principale anche a scapito del resto.
Av (priorità di diaframmi) e Tv (priorità di tempi) considerano principale la luce ambientale, pertanto utilizzano il flash come riempimento (vedi sezione apposita) per il soggetto principale. In caso di condizioni molto difficili è consigliabile utilizzare un cavalletto.
M (manuale) permette la scelta di entrambe le impostazioni secondo la propria discrezione. La fotocamera regola automaticamente la potenza del flash per illuminare il soggetto principale.
Luglio 31, 2012 alle 2:27 pm #1723050Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 2: Il sistema di misurazione flash utilizzato sulle Canon EOS
Il flash elettronico ha percorso molta strada da quando Harold “Doc” Edgerton, un ricercatore ed inventore americano, fece del moderno flash elettronico una realtà nel 1931, ma semplice o complesso, il principio di base del flash elettronico rimane invariato da allora. Si carica un condensatore di energia elettrica e poi si rilascia l’energia accumulata trasformandola in un lampo di luce della durata di una frazione di secondo tramite una lampada flash, ovvero un tubo di vetro riempita di gas inerte (Xeno).
L’emissione di luce cambia istantaneamente in risposta alla presenza o assenza dell’energia somministrata alla lampada, quindi il sistema primario di controllo sul lampo è la durata dell’impulso elettrico che è attivato/disattivato da un componente elettronico chiamato [I]tririsistore[/i]. I flash elettronici manuali di vecchio tipo richiedevano di calcolare la distanza del soggetto da illuminare ed impostare la durata del lampo manualmente, era una procedura complicata e soggetta ad errori. Le moderne unità flash automatizzano questo processo grazie all’uso di elettronica controllata da un computer miniaturizzato.[B]2.1 Controllare l’esposizione flash[/b]
Nella fotografia “ordinaria”, si impiegano due metodi principali per regolare la quantità di luce ambientale che entra nella fotocamera al fine di esporre il sensore/pellicola: tempi di esposizione ed apertura del diaframma. Regolando la velocità dell’otturatore si incide sull’effettiva durata dello scatto, questo è possibile dal momento che con i tempi in gioco non si risente delle variazioni della luce ambientale. Regolando, invece, l’apertura del diaframma si modifica fisicamente la dimensione dell’apertura attraverso la quale la luce raggiunge il piano focale. Naturalmente esistono altri sistemi per regolare la quantità di luce come filtri, lenti aggiuntive, ecc., ma i due strumenti principali restano tempi e diaframmi.
Però, la fotografia con il flash è sensibilmente diversa dalla fotografia con luce continua perché coinvolge lampi di luce della durata di una piccola frazione di secondo. Il punto chiave da ricordare è proprio che in presenza del flash, la velocità dell’otturatore, normalmente, non produce effetti sull’esposizione del soggetto illuminato dal lampo (un’eccezione è la sincronizzazione ad alta velocità, ma verrà trattata nella apposita sezione). Questo è dovuto proprio al fatto che un otturatore che si muove meccanicamente non sarà mai in grado di regolare la durata di una luce che nasce e muore in periodi di tempo misurabili in millisecondi, quindi l’otturatore resta efficace solo per le parti dell’inquadratura illuminate dalla luce ambientale continua.
Facendo una carrellata, ci sono quattro metodi di base per controllare la quantità di luce emessa da un flash per impressionare il sensore o la pellicola:1) Regolare l’apertura del diaframma. Ma questo metodo si ripercuote anche sulla luce ambientale, e questo significa che per limitare la luce di un soggetto vicino si pregiudica la resa degli elementi più distanti. In definitiva è un metodo scomodo da impiegare da solo;
2) Scegliere la distanza più opportuna alla quale collocare il flash per illuminare il soggetto scelto. L’intensità della luce emessa da una fonte puntiforme segue precise leggi fisiche, quindi può essere calcolata in maniera piuttosto precisa, ma, mentre in uno studio è pratica comune, quando ci si trova in situazioni “normali” può risultare scomoda, soprattutto se si pensa di spostare il flash ad ogni scatto. Inoltre spostare la sorgente luminosa rispetto al soggetto altera le dimensioni relative della lampada che in caso di allontanamento risulterà più piccola (luce più dura). Viceversa se si avvicina sarà più grande (luce più morbida);
3) Potete installare diffusori o riflettori fra il flash ed il soggetto, che purtroppo sono scomodi da trasportare utilizzare;
4) Potete regolare la durata esatta dell’impulso luminoso come descritto sopra, procedura che altera l’intensità della luce stessa. Quest’ultimo sistema è il metodo di controllo principale impiegato con i flash elettronici.
Questo è quello che i sistemi di misurazione flash fanno descritto in parole povere. E’ necessario regolare la durata del lampo in modo da ottenere l’esposizione corretta di sensore/pellicola così da produrre il risultato desiderato. Ma determinare la durata esatta del lampo non è facile, ed infatti, i produttori di fotocamere, negli anni hanno prodotto numerosi sistemi automatici per farlo.
2.2 I principi della misurazione flash
La misurazione flash ha requisiti molto differenti dalla misurazione della luce continua per le ragioni descritte sopra. La lettura della luce ambientale è effettuata prima dell’apertura dell’otturatore. Le fotocamere EOS, ad esempio, attivano l’esposimetro quando il pulsante di scatto viene premuto a metà. Ma il flash viene comunque lanciato dopo aver premuto completamente il pulsante di scatto. Questo significa che il lampo viene emesso quando lo specchio è già stato sollevato (oscurando i sensori dell’esposimetro) e l’otturatore è già stato aperto.
Esistono principalmente due metodi per la misurazione automatica del flash. Il primo prevede la misurazione del lampo così come viene emesso. Il secondo invece prevede l’emissione di un lampo di prova (detto pre-lampo) di bassa intensità e brillantezza nota, il cui scopo è quello di fornire i dati per calcolare il lampo principale prima che si apra l’otturatore.
Questi due sistemi di lettura sono impiegati nei sistemi automatici di misurazione flash di Canon. Il sistema TTL e A-TTL impiegano il primo, mentre i sistemi E-TTL sfruttano il secondo. Aggiungo che le unità flash compatibili con i sistemi E-TTL supportano la sincronizzazione flash ad alta velocità (modalità FP). Qui di seguito troverete la spiegazione di come queste tecnologie funzionano.NOTA: Con l’avvento delle fotocamere EOS digitali, i sistemi TTL e A-TTL sono diventati definitivamente obsoleti, pertanto in questo ambito vengono impiegati solo i sistemi E-TTL ed E-TTL II.
[B]2.3 Il sistema flash TTL[/b] (through the lens – attraverso le lenti) – Valido solo per le fotocamere analogiche.
Come scritto sopra, i primi flash elettronici richiedevano al fotografo di effettuare di persona i calcoli sulla distanza. Successivamente, con la prima generazione di flash automatici, si impiegarono dei sensori esterni per determinare il momento in cui si raggiungeva la corretta esposizione. Questi sensori, installati sul lato frontale del flash, si occupavano semplicemente di misurare la quantità di luce che, emessa dalla lampada ad essi collegata, veniva riflessa dal soggetto illuminato. Tglievano poi energia nel momento in cui la lettura indicava che era stata riflessa abbastanza luce per ottenere un’esposizione soddisfacente. Lo storico Vivitar 285 funzionava esattamente in questo modo.
Questi semplici sensori potevano essere tratti in inganno molto facilmente. Una causa di errori molto frequente, ad esempio, era il fatto che essi potevano avere un angolo di lettura maggiore o minore dell’angolo di campo dell’obiettivo impiegato. Per risolvere questi inconvenienti, già a metà degli anni ’70, Olympus introdusse la misurazione flash attraverso le lenti (TTL) con la OM-2. Canon introdusse la sua versione di questa tecnologia solo un decennio dopo con la T90 (1986), e solo in seguito ne fece una caratteristica standard sulla nuova line EOS. (La T90 fu l’unica fotocamera prodotta da Canon e non appartenente alla famiglia EOS dotata del sistema di misurazione flash TTL.)La misurazione flash TTL impiegata da Canon misura la quantità di luce che, emessa dal flash stesso, rimbalza sul soggetto, entra nella fotocamera attraverso le lenti dell’obiettivo e va a colpire il piano focale. Bisogna però notare che in realtà la lettura non avviene direttamente sul piano focale, infatti, la luce effettivamente viene misurata da un sensore detto OTF (off the film – fuori dalla pellicola) dopo che essa è stata riflettuta dalla pellicola. Il lampo viene interrotto nel momento in cui il sensore determina che la luce emessa dal flash è sufficiente ad ottenere una corretta esposizione basandosi sulla supposizione che il soggetto presenti dei toni medi. Essendo le fotocamere EOS digitali sprovviste di pellicola, appare evidente perché esse non siano compatibili con questa tecnologia.
Per chi fosse curioso di vederlo, il sensore OTF è installato in profondità nel corpo macchina, ed è visibile se impostate la modalità di scatto [i]B[/I] (bulb) e scattate con il dorso aperto. Esso appare come una piccola lente inclinata di 45° e puntata verso il piano focale. E’ collocato nella parte bassa del vano, nella zonali fronte alle tendine dell’otturatore. L’oggetto rettangolare con uno o più fori fatti a croce e collocato nelle sue immediate vicinanze è il modulo contenente il/i sensore/i AF.La sequenza operativa del sistema TTL è la seguente:
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale come per un comune scatto. Il tempo di esposizione e il diaframma vengono impostati dalla fotocamera o dal fotografo in base alla modalità di funzionamento scelta (P, Av, Tv o M). In modalità P la fotocamera imposta la velocità di scatto fra 1/60 di secondo e il tempo sincro-X. Nelle altre modalità la fotocamera opera normalmente (eccezion fatta per alcuni modelli nei quali è possibile bloccare il la velocità di scatto al tempo sincro-X in modalità Av);
– Premendo a fondo il pulsante di scatto, la fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– La durata del lampo è regolata dal sensore OTF che effettua la misurazione basandosi sull’assunto che la scena abbia toni medi. Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 1,5 stop;
– Appena si determina che il soggetto principale è adeguatamente illuminato (procedura effettuata misurando in tempo reale il lampo riflesso dalla pellicola), il flash toglie energia alla lampada disattivandola;
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
NOTA: dal momento che la misurazione della luce si basa sulla riflessione di quest’ultima sulla pellicola, è possibile che la reazione del sensore venga influenzata da tipi differenti di emulsioni e dalle loro differenti proprietà riflettive. Secondo Henry Posner di B&H, tutte le fotocamere dotate di misurazione flash TTL sono calibrate per lavorare con le caratteristiche tipiche delle pellicole negative a colori e possono verificarsi delle sottili differenze nella lettura se vengono impiegate delle pellicole diapositive. Considerando che queste ultime hanno una latitudine di posa molto ridotta, questa caratteristica potrebbe diventare un problema per alcuni fotografi.
Fotocamere dotate di sistema di misurazione flash TTL:
Canon T90 e quasi tutte le EOS analogiche eccetto la EF-M e la EOS 300X (Rebel T2/Kiss 7). Le uniche fotocamere digitali compatibili sono quelle della serie Kodak DCS (o analoghe marchiate Canon).Unità flash che supportano il sistema Canon TTL:
I seguenti Speedlite contrassegnati con la lettera “E” più il 300TL ed il trasmettitore ST-E3-RT: 160E, 200E, 480EG, 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ, 220EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT MR-14EX, MT-24EX, 300TL e ST-E3-RT;
I modelli 270EX, 270EX II, 320EX ed il trasmettitore ST-E2 non supportano il sistema Canon TTL.2.4 Perfezionamenti del sistema TTL: il sistema AIM
La misurazione TTL è generalmente più affidabile dei sistemi basati su sensori esterni, nonostante ciò può comunque essere tratta in errore. Un soggetto particolarmente chiaro e riflettente, oppure una forte prevalenza di elementi bianchi nell’inquadratura possono rinviare un’eccessiva quantità di luce al sensore OTF provocando la precoce disattivazione del flash, e quindi la sottoesposizione della fotografia. Anche un soggetto decentrato può presentare inconvenienti simili, inoltre, un altro possibile problema è presentato dal fatto che la lettura della luce flash viene effettuata con lo specchio sollevato e questo impedisce alla fotocamera di “vedere” la luce ambientale, quindi nella pratica la luce totale della scena non viene misurata in maniera accurata.
Sulle sue fotocamere dotate di punti AF multipli, Canon perfezionò il sistema di misurazione TTL aggiungendo una una caratteristica chiamata AIM (Advanced Integrated Multi-point Control System – Sistema di Controllo Avanzato Integrato Multi-punto), che fondamentalmente è un sistema di lettura multi-segmento per luce flash (concettualmente simile al normale esposimetro per luce continua). La ragione di questa sofisticazione stava nella volontà di evitare il problema della cattiva esposizione se il soggetto era collocato in un lato dell’inquadratura, grazie alla facoltà di poter scegliere un punto di messa a fuoco decentrato ed effettuare la misurazione flash su di esso.
L’impiego del sistema TTL-AIM rende più fruttuoso selezionare un punto AF decentrato, anziché quello centrale utilizzando la tecnica della ricomposizione (a meno di poter contare sul blocco dell’esposizione flash, FE-L, che verrà illustrati più avanti). Ulteriori informazioni sul funzionamento del sistema AIM si troveranno alla sezione pattern della misurazione flash.
NOTA: Inizialmente Canon non indicava questa tecnologia con il termine AIM sulle sue documentazioni. AIM comparve solo a metà degli anni ’90, quindi se sul manuale della vostra fotocamera non compare questa dicitura, non significa che ne sia sprovvista.Nikon migliorò il suo sistema di misurazione TTL incorporando le informazioni sulla distanza del soggetto nei suoi calcoli (il sistema è stato battezzato 3D). Per fare questo, esso si avvale dei dati sulla distanza dal soggetto a fuoco forniti dall’obiettivo. Canon non integrò una tecnologia simile fino al 2004 con l’introduzione del sistema E-TTL II. Nonostante questo, occorre ricordare che anche se i dati sulla distanza così raccolti sono molto importanti ai fini dei calcoli flash, perdono ogni valore quando si fa rimbalzare il lampo su una parete (o soffitto) oppure se si utilizzano diffusori o altri accessori perché la distanza che il lampo dovrà percorrere per raggiungere il soggetto sarà superiore (o comunque non diretta) rispetto a quella che fisicamente separa l’obiettivo dal soggetto.
2.5 Il sistema A-TTL (Advanced TTL, TTL Avanzato) – Valido solo per le fotocamere analogiche.
Il primo passo che Canon fece per migliorare la tecnologia di lettura TTL fu il sistema TTL avanzato (A-TTL).
Le unità Flash compatibili con il sistema A-TTL (solo gli Speedlite serie “EZ” ed il 300TL) emettono un breve lampo durante la fase di misurazione della luce (cioè quando il pulsante di scatto viene premuto a metà). La luce riflessa da questo lampo viene rilevata da un sensore collocato sul corpo del flash e i dati raccolti vengono utilizzati per determinare un’apertura del diaframma adatta ad ottenere un’adeguata profondità di campo, in modo particolare alle brevi distanze. Il lampo principale viene emesso dopo l’apertura dell’otturatore.La sequenza operativa del sistema A-TTL è la seguente:
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale. Nelle modalità P e Tv il valore del diaframma per l’illuminazione della scena è calcolato e immagazzinato nella memoria. Nelle modalità Av ed M il diaframma è impostato dal fotografo;
– L’unità flash emette il pre-lampo (può essere un lampo vicino all’infrarosso proveniente da una lampada secondaria o luce bianca emessa dalla lampada principale, dipende dal modello di flash utilizzato e dalla modalità di impiego) in congiunzione con la misurazione ambientale in modo da calcolare approssimativamente la distanza che separa il flash dal soggetto. Nella modalità P viene calcolato il diaframma adeguato all’esposizione del soggetto principale;
– Quando il pulsante di scatto viene premuto fino in fondo, in modalità P i due valori del diaframma (ambiente e flash) vengono confrontati e la fotocamera generalmente sceglie il più chiuso dei due (specialmente se la distanza dal soggetto è molto breve). In modalità Tv il diaframma è impostato sui dati della luce ambientale, e nelle modalità Av ed M si impiega l’impostazione scelta dal fotografo;
– Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 1,5 stop;
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– La durata del lampo è regolata dal sensore OTF nella stessa maniera descritta per il sistema TTL.
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash A-TTL:
Tutte le fotocamere che supportano il sistema TTL (vedi sopra).Unità flash che supportano il sistema Canon A-TTL:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EZ” più il 300TL: 300EZ, 420EZ, 430EZ, 540EZ e 300TL (solo per la T90)2.6 Limitazioni del sistema A-TTL
Nonostante il suo nome, il sistema A-TTL non offre nulla in più rispetto al precedente TTL, anzi a volte è addirittura controproducente. Ad esempio con gli Speedlite 420EZ e 430 EZ, quando si usa il flash di rimbalzo, ogni volta che si preme a metà il pulsante di scatto, viene emesso un lampo accecante, il che è molto fastidioso quando si fotografano le persone. Anche i modelli dotati di lampada secondaria “semi-infrarossa” non risolvono il problema perché essa funziona solo quando la testa del flash è girata in avanti, infatti appena si modifica la sua posizione si ripresenta lo scenario già descritto sopra.
Come se questo non bastasse, molte fotocamere EOS in modalità Av, Tv ed M non utilizzano realmente il pre-lampo poiché (tranne che nella modalità P) il diaframma non viene regolato regolato automaticamente ai fini dell’esposizione flash. L’ultima aggravante è che, a differenza del successivo E-TTL, il pre-lampo non è neppure usato per il calcolo dell’intensità del lampo principale. In realtà, sui primi modelli di EOS (600, RT ed 1) lo scopo originario del pre-lampo era solo di fornire al flash le informazioni sull’effettiva portata del lampo principale (eccetto che nella modalità P).
Utile o meno, Canon dovette abbandonare la tecnologia A-TTL a causa dispute sui brevetti alla fine degli anni ’80, ma curiosamente il pre-lampo sopravvisse in molte unità compatibili A-TTL quasi come se fosse un qualche tipo di organo vestigiale.
E’ curioso notare che lo Speedlite 540EZ evita tutti questi problemi semplicemente passando dalla modalità A-TTL alla precedente TTL quando viene usato di rimbalzo. Di più, il 540EZ, diversamente dai modelli precedenti, non funziona in versione A-TTL neppure in modalità Av e Tv, come se Canon pensasse che i possessori di flash 540EZ non fossero interessati ad avere una 600, RT o 1.
Considerando che il sensore A-TTL è collocato sul corpo del flash, coperto solo da una piccola lente di plastica, è possibile che in presenza di filtri sull’obiettivo si possano generare errori di lettura. Questo perché il sensore non verrebbe coperto dal filtro in questione. Inoltre, parlando del sensore, è possibile che esso venga coperto da una mano mentre si scatta, o da qualche altro oggetto, oppure che possa essere ostacolato da un diffusore o altri accessori rendendo del tutto inutile questo strano sistema di misurazione.
In conclusione, la sofisticazione introdotta dal sistema A-TTL tende sempre a prediligere diaframmi più chiusi per ottenere profondità di campo più lunghe possibili, cosa che non sempre è desiderata perché genera quasi un effetto da macchina compatta. Obiettivamente, il sistema A-TTL è molto poco utile per le tecniche di illuminazione flash più complesse e raffinate ed è del tutto inutile nelle modalità Av, Tv ed M.2.7 Il sistema E-TTL (Evaluative TTL – TTL Valutativo)
Nel 1995, con il rilascio della EOS 50, Canon introdusse una nuova tecnologia per la misurazione dell’esposizione flash: la E-TTL (TTL valutativa). Nonostante il principio base per il quale la misurazione del lampo avviene attraverso le lenti dell’obiettivo sia invariato, la tecnologia E-TTL è del tutto incompatibile con le precedenti e funziona in maniera del tutto differente. Il sistema E-TTL emette un pre-lampo di intensità e brillantezza nota, il quale viene riflettuto dalla scena inquadrata e poi misurato per ottenere i dati necessari ad emettere il lampo principale che sarà sufficientemente forte da ottenere un soggetto principale dai toni medi. Riassumendo, viene impiegato un pre-lampo, ma si sono accuratamente evitati i lati negativi del sistema A-TTL per due ragioni:
– Primo, perché il pre-lampo parte appena prima che l’otturatore si apra e non nel momento della lettura esposimetrica della luce ambientale, ed è realmente utilizzato per calcolare l’esposizione flash. (Alcuni di voi potrebbero essere sorpresi di scoprire che i flash E-TTL utilizzano due lampi. Questo perché utilizzando impostazioni normali essi sono così rapidi che ai nostri occhi risultano molto difficili da distinguere, ma se impostiamo la sincronizzazione sulla seconda tendina è possibile che il pre-lampo sia visibile prima che lo specchio si sollevi.)
– Secondo, il pre-lampo è analizzato dallo stesso circuito esposimetrico impiegato per la misurazione della luce ambientale, quindi (a differenza del sistema A-TTL) la misurazione avviene attraverso le lenti dell’obiettivo e di conseguenza è molto più difficile da ingannare. Non viene ingannato neppure dai lampi di rimbalzo e non legge nulla dalla superficie della pellicola, quindi non risente neppure della differenza fra una pellicola e l’altra. Purtroppo per i curiosi di prima, in questo caso non è possibile vedere i sensori poiché sono alloggiati all’interno del pentaprisma (o pentaspecchio per i modelli di fascia più bassa).
Il sistema E-TTL è generalmente superiore ai suoi predecessori anche quando effettua solo un lampo di riempimento. Grazie ai suoi algoritmi, nella fotografia diurna, si ottengono luci di riempimento più naturali. Inoltre la lettura E-TTL è collegata anche al punto AF selezionato, cosa che in teoria permette risultati migliori della maggior parte dei sistemi TTL multi-segmento (AIM). Il sistema E-TTL è dotazione standard su tutte le fotocamere EOS analogiche più recenti e su tutte le EOS digitali a partire dalla D30.La sequenza operativa tipica del sistema E-TTL è la seguente (sono eccezioni l’impiego della funzione FE-L e l’impiego del trasmettitore senza fili):
– Premendo il pulsante di scatto a metà, la fotocamera effettua la lettura esposimetrica della luce ambientale. Velocità dell’otturatore e diaframma sono impostati in base alla modalità Scena o programma (P, Av, Tv o M) selezionata;
– Quando il pulsante di scatto viene premuto fino in fondo, l’unità flash emette immediatamente un lampo a bassa potenza dalla lampada principale (luce bianca);
– La luce riflessa del pre-lampo viene analizzata dallo stesso circuito valutativo della misurazione ambientale. Viene calcolata la potenza appropriata del lampo (cioè la sua durata) e il dato viene immagazzinato nella memoria. Le misurazioni di luce ambientale e flash sono comparate enfatizzando l’area del punto AF selezionato. Se si sta fotografando con messa a fuoco manuale verrà considerato il punto AF centrale o verrà applicata la misurazione a media pesata;
– Se la foto viene scattata con una luce ambientale molto forte (10 EV o più brillante) viene attivata la funzione automatica di riduzione del riempimento (alcuni corpi macchina possono disattivarla attraverso le funzioni personalizzate), che può ridurre la potenza in uscita del flash da 0,5 a 2 stop (devo però segnalare che l’algoritmo del flash E-TTL non è mai stato pubblicato, quindi nessuno fuori da Canon conosce in maniera assolutamente certa il suo funzionamento);
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore esponendo la pellicola o il sensore;
– L’unità flash invia corrente alla lampada ed illumina la scena in base ai dati calcolati in precedenza. Il momento esatto in cui questo avviene dipende dall’impostazione di sincronizzazione scelta, sulla prima o sulla seconda tendina;
– L’otturatore resta aperto in base al tempo impostato;
– L’otturatore si chiude e lo specchio si abbassa. Se il flash ne è dotato, e l’esposizione viene giudicata adeguata, la spia di conferma si accende.
Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash E-TTL:
Tutte le fotocamere EOS classificate come “Tipo A”.Unità flash che supportano il sistema Canon E-TTL:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX” e i trasmettitori wireless: 90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX, ST-E2 e ST-E3-RT.2.8 Limitazioni del sistema E-TTL
Il problema più grosso del sistema E-TTL è che il pre-lampo può far chiudere gli occhi a chi viene illuminato dal flash, risultando con gli occhi semi-chiusi nella fotografia. Normalmente i due lampi sono molto rapidi fra loro, ma resta comunque abbastanza tempo per iniziare a chiudere gli occhi. Il problema si acutizza in caso di sincronizzazione sulla seconda tendina con tempi lenti. Capita abbastanza spesso che nella foto di gruppo appaiano varie persone con gli occhi chiusi o semi-chiusi. Problemi simili possono capitare ai fotografi naturalisti, specialmente nelle foto di ornitologia. La soluzione migliore è eseguire manualmente il pre-lampo con la funzione FE-L, attendere un momento in modo che gli occhi siano di nuovo tutti aperti, e poi scattare la foto. Se decidete di utilizzare questa tecnica avvisate che ci saranno due lampi, altrimenti dopo il primo rischiate che qualcuno di giri o allontani pensando che la foto sia già stata scattata.
Un altro problema è che il pre-lampo può far scattare in anticipo i flash slave da studio dotati di fotocellula, causando l’errata esposizione o ingannare gli esposimetri per flash rendendo difficoltoso avere una lettura manuale precisa.
Più in generale, il sistema E-TTL è fortemente automatizzato, ma non è ben documentato per l’utente finale. Per la cronaca, come anticipato sopra, Canon non ha mai pubblicato i dettagli dell’algoritmo del riempimento automatico, ed ha richiesto vari esperimenti per capire come il sistema risponde. Inoltre ci sono relativamente poche opzioni o modalità selezionabili manualmente, tanto che molte unità non permettono la scelta manuale fra i sistemi TTL, A-TTL o E-TTL.
E-TTL è anche stato un problema per molti utilizzatori delle prime fotocamere EOS digitali a causa della modalità con cui si eseguiva la misurazione (si veda la sezione TTL ed E-TTL sulle EOS digitali). Alcuni di questi inconvenienti sono stati risolti con il sistema E-TTL II.
Infine, non tutte le funzioni sono supportate da tutte le fotocamere di tipo A e dalle unità flash compatibili E-TTL. Alcune funzioni come il funzionamenti wireless o la luce modellante richiedono fotocamere recenti come la EOS 3 o la EOS 30 e flash come il 580EX o il 420X.2.9 Il sistema E-TTL II.
Introdotto nel 2004 con la fotocamera digitale EOS-1D Mark II e l’analogica EOS 30V/33V, E-TTL II è una versione migliorata del precedente E-TTL che presenta due miglioramenti cardine:
Miglioramento dell’algoritmo di misurazione flash
Il sistema E-TTL II esamina tutte le zone di misurazione valutativa prima e dopo aver emesso il pre-lampo. Le aree che presentano variazioni relativamente piccole nella brillantezza vengono poi “pesate” per la misurazione. Questa sofisticazione è stata introdotta per risolvere il problema del precedente E-TTL che, in presenza di materiali fortemente riflettenti illuminati dal lampo, risentiva di riflessi speculari rovinando la lettura. Normalmente il sistema E-TTL II impiega algoritmi valutativi, ma la EOS-1D Mark II integrava una nuova funzione personalizzabile (cf.n 14-1) che permetteva di scegliere fra la lettura valutativa e la media pesata al centro (opzione oggi presente su quasi tutta la gamma EOS Digital).
Incorporazione dei dati della distanza di messa a fuoco in alcuni calcoli
E-TTL II utilizza nei calcoli l’informazione sulla distanza del soggetto a fuoco (quando disponibile). Molti obiettivi EF (vedi la lista) integrano un codificatore rotante in grado di calcolare la distanza del soggetto dalla fotocamera. Se, ad esempio, la fotocamera mette a fuoco un oggetto a 4 metri di distanza, l’obiettivo sarà in grado di comunicare questo dato al corpo macchina che lo impiegherà nei suoi calcoli.
In certe condizioni i dati sulla distanza sono utilizzati per determinare la giusta potenza del lampo. Questo, essendo in grado di minimizzare gli errori di lettura, è particolarmente utile se utilizzate la tecnica della ricomposizione senza avvalervi della funzione FE-L. Canon definisce questo sistema essenzialmente come misurazione flash verso un piano anziché un punto.
Fino ad oggi i dati sulla distanza non sono stati impiegati intensivamente sulle EOS. In alcune modalità scena questi dati apparentemente sono incorporati nei relativi calcoli esposimetrici, ma ci sono pochi altri casi noti. E-TTL II è la prima vera applicazione pratica di queste informazioni che Canon abbia implementato ed è (ovviamente) molto simile al sistema impiegato na Nikon nei calcoli del suo sistema di misurazione flash.Casi in cui i dati della distanza non vengono usati
I dati sulla distanza non sono sempre impiegati dal sistema E-TTL II. Quelli che seguono sono tre casi significativi nei quali questa informazione non viene utilizzata (eccetto il caso in cui l’obiettivo non li fornisca): lampo di rimbalzo; flash macro; flash E-TTL wireless.
Usare il flash di rimbalzo significa posizionare la testa del flash in una posizione qualsiasi che non sia esattamente in asse con l’obiettivo, in modo che il lampo rimbalzi sulle pareti, sul soffitto, riflettori, ecc. In queste condizioni la fotocamera non ha alcun modo di stimare la quanta strada la luce emessa dal flash dovrà percorrere per raggiungere il soggetto. Di conseguenza, in queste circostanze, i vantaggi dello E-TTL II rispetto al suo predecessore si “riducono” ad una migliore lettura valutativa.
Gli altri due casi sono in qualche modo simili. Con il flash macro, il soggetto è semplicemente troppo vicino perché l’obiettivo possa fornire informazioni utili, mentre con la funzione wireless, la fotocamera non può sapere dove sia collocato il flash rispetto al soggetto. Bisogna però specificare che E-TTL II può utilizzare i dati sulla distanza anche se il flash è collegato alla fotocamera con il cavo prolunga (vi fu parecchia confusione su questo fatto, ma fu confermato da Chuck Westfall di Canon USA). In questo modo gli utilizzatori di supporti quali (ad esempio) la SB-E2, possono beneficiare di tutte le funzioni. Però l’esposizione risentirà dell’effettiva posizione del flash con il rischio (nel caso che sia particolarmente lontano o vicino dal soggetto o lontana dalla fotocamera) di non ottenere un’esposizione accurata. Purtroppo non si può disabilitare direttamente l’utilizzo dei dati sulla distanza, ma in caso di necessità si può prendere la semplice precauzione di modificare l’orientamento della testa del flash in modo che l’esposizione non ne risenta e i dai sulla distanza non vengano utilizzati.
Riassumendo, E-TTL II non richiede alcun cambio di unità flash e obiettivi. I cambiamenti funzionali sono avvenuti solo all’interno del corpo macchina. In secondo luogo E-TTL II usa i dati sulla distanza solo se sono disponibili e quando sono utili (ad esempio, non li usa in caso di flash di rimbalzo), pertanto non impedisce l’uso di ottiche che di progettazione precedente alla sua introduzione e che quindi non forniscono tali dati.Fotocamere compatibili con il sistema di misurazione flash E-TTL II:
EOS-1D Mark II, EOS 30V/33V, EOS 20D/20Da, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 1000D, EOS-1D Mark IIn, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, 5D, 5D Mark II, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 7D, EOS 60D, EOS 600D, EOS 1100D, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, EOS 60Da, EOS 650D, 6D, EOS M (Mirrorless).Unità flash che supportano il sistema Canon E-TTL II:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX” e i trasmettitori wireless: 90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX, ST-E2 e ST-E3-RT.2.10 Obiettivi Canon EF/EF-S che forniscono informazioni sulla distanza
I seguenti obiettivi sono in grado di fornire i dati sulla distanza alle fotocamere dotate di tecnologia E-TTL II. La lista principale è stata pubblicata da Chuck Westfall di Canon USA nel Marzo del 2004. Ad essa sono stati aggiunti i modelli più recenti di cui Canon ha dichiarato tale caratteristica nelle schede tecniche.
Si noti che la maggior parte di obiettivi in grado di raccogliere dati sulla distanza sono dotati di motore USM ad anello. Infatti, i primi 3 obiettivi dotati di questa funzione sono stati messi sul mercato durante gli anni ’90 assieme alla EOS 10 e sono lo EF 35-135mm f/4-5.6 USM, lo EF 70-210mm f/3.5-4.5 USM e lo EF 100-300mm f/4.5-5.6 USM. Purtroppo non è chiaro quanto sia accurata l’informazione sulla distanza. Immagini ritraenti degli anelli codificatori suggeriscono che sia piuttosto approssimata, con tutte le combinazioni di contatti elettrici che ritornano in determinate distanze. Non disponiamo di informazioni riguardanti obiettivi di produttori terzi.
FISSI:
EF 14mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 14mm f/2.8L II USM
TS-E 17mm f/4L
EF 20mm f/2.8 USM
EF 24mm f/1.4L USM (fuori produzione)
EF 24mm f/1.4L II USM
EF 24mm f/2.8 IS USM
TS-E 24mm f/3.5L II
EF 28mm f/1.8 USM
EF 28mm f/2.8 IS USM
EF 35mm f/1.4L USM
EF 35mm f/2 IS USM
EF 40mm f/2.8 STM
EF 50mm f/1.2L USM
MP-E 65mm f/2.8 1-5x Macro Photo
EF 85mm f/1.2L II USM
EF 85mm f/1.8 USM
EF 100mm f/2 USM
EF 100mm f/2.8L Macro IS USM
EF 100mm f/2.8 Macro (fuori produzione)
EF 100mm f/2.8 Macro USM
EF 135mm f/2L USM
EF 180mm f/3.5L Macro USM
EF 200mm f/2L IS USM
EF 200mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 200mm f/2.8L II USM
EF 300mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 300mm f/2.8L IS II USM
EF 300mm f/4L USM (fuori produzione)
EF 300mm f/4L IS USM
EF 400mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 400mm f/2.8L IS II USM
EF 400mm f/4 DO IS USM
EF 400mm f/5.6L USM
EF 500mm f/4L IS USM (fuori produzione)
EF 500mm f/4L IS II USM
EF 600mm f/4L IS USM (fuori produzione)
EF 600mm f/4L IS II USM
EF 800mm f/5.6L IS USM
EF 1200mm f/5.6L USM (fuori produzione)ZOOM:
EF 8-15mm f/4L Fisheye USM
EF 16-35mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 16-35mm f/2.8L II USM
EF 17-35mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 17-40mm f/4L USM
EF 20-35mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 24-70mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 24-70mm f/2.8L II USM
EF 24-70mm f/4L IS USM
EF 24-85mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 24-105mm f/4L USM
EF 28-70mm f/2.8L USM (fuori produzione)
EF 28-80mm f/3.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/3.5-4.5 II USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/4-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-105mm f/4-5.6 (fuori produzione)
EF 28-135mm f/3.5-5.6 IS USM
EF 28-200mm f/3.5-5.6 (fuori produzione)
EF 28-200mm f/3.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 28-300mm f/3.5-5-6L IS USM
EF 35-135mm f/4-5.6 USM (fuori produzione)
EF 70-200mm f/2.8L USM
EF 70-200mm f/2.8L IS USM (fuori produzione)
EF 70-200mm f/2.8L IS II USM
EF 70-200mm f/4L USM
EF 70-200mm f/4L IS USM
EF 70-210mm f/3.5-4.5 USM (fuori produzione)
EF 70-300mm f/4-5.6L IS USM
EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM
EF 70-300mm f/4.5-5.6 DO IS USM
EF 90-300mm f/4.5-5.6 (fuori produzione)
EF 90-300mm f/4.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 100-300mm f/4.5-5.6 USM (fuori produzione)
EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS USMEF-S:
EF-S 60mm f/2.8 Macro USM
EF-S 10-22mm f/3.5-4.5 USM
EF-S 15-85mm f/3.5-5.6 IS USM
EF-S 17-55mm f/2.8 IS USM
EF-S 17-85mm f/4-5.6 IS USM
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 II (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 III (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 USM (solo per Giappone) (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 II USM (solo per Giappone)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS (fuori produzione)
EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS II
EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS
EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS STM
EF-S 18-200mm f/3.5-5.6 IS
EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS (fuori produzione)
EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS IIEF-M:
EF-M 22mm f/2 STM
EF-M 18-55mm f/3.5-5.6 IS STMI seguenti obiettivi invece sono quelli NON in grado di fornire le informazioni sulla distanza.
E’ interessante notare che ottiche di pregio come lo EF 50mm f/1.4 USM e lo EF 85mm f/1.2L USM rientrano in questa categoria.FISSI:
EF 15mm f/2.8 fisheye (fuori produzione)
EF 24mm f/2.8 (fuori produzione)
EF 28mm f/2.8 (fuori produzione)
EF 35mm f/2
TS-E 45mm f/2.8
EF 50mm f/1.4 USM
EF 50mm f/1.8 II
EF 50mm f/2.5 Compact Macro
EF 85mm f/1.2L USM (fuori produzione)
TS-E 90mm f/2.8
EF 135mm f/2.8 SFZOOM:
EF 28-80mm f/3.5-5.6 II (fuori produzione)
EF 28-90mm f/4-5.6 II USM (fuori produzione)
EF 28-90mm f/4-5.6 II (fuori produzione)
EF 35-80mm f/4-5.6 III (fuori produzione)
EF 55-200mm f/4-5.6 II USM (fuori produzione)
EF 75-300mm f/4-5.6 IS USM (fuori produzione)
EF 75-300mm f/4-5.6 III USM
EF 75-300mm f/4-5.6 II (fuori produzione)
EF 80-200mm f/4-5.6 II (fuori produzione)Per quanto riguarda gli obiettivi che non sono inseriti in una delle due liste, non si hanno informazioni certe.
Questo significa che potrebbero fornire i dati sulla distanza come potrebbero non fornirli (in particolare è probabile che generazioni precedenti di modelli presenti nella seconda lista non lo facciano). Se troveremo informazioni precise saremo ben felici di aggiornare le due liste.2.11 La sincronizzazione ad alta velocità o modalità FP
La sincronizzazione del lampo emesso dal flash con le due tendine dell’otturatore è sempre stata un problema.
Per chi è all’asciutto di tecnica, spiego brevemente in cosa consiste. Gli otturatori su piano focale sono dotati di due tendine, la prima ha il compito di “scoprire” il supporto sensibile, la seconda ha il compito di “coprirlo” rispettando il tempo di esposizione impostato. Tutto funziona regolarmente quando il tempo necessario è relativamente lento, in questo caso infatti il sensore o la pellicola vengono completamente esposti prima che la seconda tendina venga rilasciata. Ma aumentando la velocità dell’otturatore si arriva ad un punto in cui la seconda tendina parte prima che la prima tendina abbia finito di aprirsi, ed in questo caso il sensore o la pellicola non vengono esposti contemporaneamente su tutta la loro superficie. Questo significa che se stiamo praticando la fotografia con il flash, il lampo (che essendo molto breve deve per forza illuminare tutto il fotogramma nello stesso momento) verrà parzialmente coperto dalla seconda tendina provocando una striscia scura più o meno grande sulla foto in base al tempo impostato. Tutto questo accade a partire dal tempo immediatamente più veloce del tempo sincro-X.
Per aggirare il problema ai tempi dei flash monouso, furono inventate delle lampade particolari appositamente progettate per l’utilizzo con gli otturatori su piano focale. Esse avevano la caratteristica di accendersi molto rapidamente e di mantenere costante l’emissione luminosa per tutta la durata dell’esposizione anziché per un solo istante. Queste lampade erano chiamate lampade FP (flat peak o focal plane).
Con l’introduzione della tecnologia E-TTL, Canon introdusse anche una funzione FP elettronica che, esattamente come le lampade FP, venne pensata per scavalcare il problema della limitazione imposta dal tempo sincro-X. Anche in questo caso fece scuola Olympus. Questa modalità di funzionamento permette di utilizzare qualsiasi tempo di esposizione si ritenga necessaria e funziona facendo pulsare la lampada allo Xeno ad altissima frequenza (50 kHz) simulando un’illuminazione costante sacrificando, però, la potenza in uscita. FP significa [I]focal plane[/i] in omaggio alle vecchie lampade FP, ma può significare anche fast pulse (impulso veloce) poiché è esattamente ciò che avviene nei moderni flash elettronici. Un altro termine molto comune per riferirsi a tale tecnologia è HSS (high speed sync – sincronizzazione ad alta velocità). Molti preferiscono quest’ultima dicitura per via della natura anacronistica della sigla FP, ma di seguito continuerò ad utilizzare quest ultimo nome perché è quello impiegato commercialmente da Canon.
La modalità FP è molto utile per i lampi di riempimento in esterni quando si usano diaframmi molto aperti. Normalmente non si può scattare in esterno e usare il flash di riempimento, se non diminuendo la sensibilità del supporto o diaframmando, e diaframmare significa aumentare la profondità di campo. Ad esempio, se state facendo dei ritratti, molto probabilmente, vorrete sfocare lo sfondo e l’unica maniera per farlo è quella di usare diaframmi molto aperti, ma in questo modo si fa entrare molta luce e (volendo usare il flash) non si può compensare riducendo la durata dello scatto oltre al tempo sincro-X. La modalità FP consente di risolvere questo problema in quanto permette di raggiungere anche il tempo più breve a vostra disposizione, sia esso 1/2000, 1/4000 o anche 1/8000 di secondo. La contropartita principale (come già anticipato) è la riduzione della potenza disponibile.
Quando si utilizza la modalità FP la potenza del flash diminuisce di almeno un terzo rispetto all’impiego nomale. Se disponete di un’unità flash molto potente come lo Speedlite 580EX questo calo di potenza può non rappresentare un problema, specialmente se il soggetto fotografato è vicino a voi. Ma se avete a disposizione un modello più piccolo (ad esempio il 220EX) e il soggetto è lontano o state utilizzando una sensibilità bassa (sensore o pellicola che sia), allora l’ammanco di potenza potrebbe diventare addirittura un serio impedimento. Naturalmente se vi limitate ad utilizzare il flash come luce di riempimento difficilmente vi troverete in difficoltà, qualsiasi flash abbiate.
Fate attenzione ad una cosa importante. La sincronizzazione ad alta velocità non aiuta a congelare il movimento. Il nome può trarre in inganno, ma indica solo che essa permette di sincronizzare il flash con i tempi di scatto più veloci. Paradossalmente l’impiego di un normale flash elettronico è più utile a questo scopo, esso infatti ha una durata brevissima e se viene usato come fonte di illuminazione principale equivale ad utilizzare un otturatore molto più rapido di quello fisico. Al contrario, la sincronizzazione ad alta velocità produce un lampo prolungato nel tempo che accompagna il movimento del soggetto durante la ripresa riportando la capacità di congelare il movimento alle caratteristiche reali dell’otturatore.
La “tecnologia FP” di Canon è integrata nel sistema flash E-TTL/E-TTL II, questo significa che per poterne usufruire è necessario accoppiare un flash serie EX ed una corpo macchina di “tipo A”. Esistono però anche due importanti eccezioni a questa regola. La prima è la Canon EOS-1N. Questo corpo macchina è classificato come “B”, per cui non è compatibile con la tecnologia E-TTL, però è possibile (o almeno lo è stato) modificare la programmazione presso i centri assistenza autorizzati in modo da renderla compatibile (solo) con la “tecnologia FP”. La seconda eccezione sono le fotocamere digitali dotate di flash incorporato, esse infatti sono tutte di tipo “A” e sono dotate di un flash basato sulla tecnologia E-TTL, però il flash interno non è in grado di sfruttare questa caratteristica.Fotocamere compatibili con la sincronizzazione ad alta velocità:
Tutte le fotocamere EOS classificate come “Tipo A” e la EOS-1N se riprogrammata.Unità flash che supportano la sincronizzazione ad alta velocità:
Tutti gli Speedlite contrassegnati con la sigla “EX”: 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX, MT-24EX.2.12 TTL, E-TTL e le fotocamere analogiche EOS
La maggior parte delle fotocamere analogiche EOS supportano la vecchia tecnologia TTL, le uniche eccezioni sono le fotocamere amatoriali più recenti e la Canon EF-M (l’unica reflex dotata di flangia EF concepita per l’uso strettamente manuale e non dotata di modulo AF e sensori flash TTL, necessita quindi di flash dotati di sensore proprio come lo Speedlite 200M). Queste EOS analogiche dotate di flash incorporato e supporto TTL possono contare solo su di esso per la gestione dell’unità incorporata.
Tutte le fotocamere Canon precedenti alla EOS 50 del 1995 non supportano il sistema E-TTL, fu in occasione del lancio di questo modello che venne introdotta la suddivisione in corpi di “tipo A” e “tipo B”. Le fotocamere di tipo “A” sono quelle in grado di supportare misurazione E-TTL, tecnologia FE-L e tecnologia “FP”. Le fotocamere di tipo “B” sono quelle che mancano di queste caratteristiche. Distinguere le unità flash compatibili con queste funzioni è più semplice: sono quelle che in cui compare una “X” all’interno del nome, come il 270EX o il 580EX II.
Ci sono poi tre osservazioni da fare. Primo, Canon continuò a progettare e vendere fotocamere di tipo “B” anche dopo la EOS 50, alcuni esempio sono la EOS 3000 e la EOS 5, di conseguenza la data di acquisto non è sufficiente a definire il tipo della fotocamera. Secondo, la classificazione “A” e “B” parte dal 1995 con la EOS 50, quindi tutte le fotocamere precedenti non riportano tale dicitura sulla documentazione. Terzo, la classificazione “A” si riferisce solo alla compatibilità con E-TTL, FE-L e sincronizzazione ad alta velocità. Altre funzioni come le funzioni wireless o la luce modellante non sono garantite da questa classificazione.
Riassumendo:– TTL/A-TTL ed E-TTL sono tecnologie incompatibili e non possono essere utilizzate in combinazione. Alcune fotocamere analogiche supportano entrambe le tecnologie, ma esse non possono essere usate simultaneamente;
– Tutti i flash serie EX (eccetto alcuni modelli molto recenti) supportano la misurazione TTL e si convertono automaticamente ad essa se collegati ad un corpo macchina di tipo B. La tecnologia A-TTL non è supportata da alcun flash serie EX;
– Dal momento che virtualmente tutte le EOS analogiche (tutte le B e quasi tutte le A) supportano la misurazione TTL ed A-TTL, tutte possono usare i flash EX in modalità TTL e i serie EZ in modalità A-TTL. Invece tutte le EOS digitali supportano i sistemi E-TTL ed E-TTL II, dipende solo da quando sono state progettate;
– Se corpo macchina e flash sono compatibili con E-TTL (corpo di tipo A e flash EX) allora funzioneranno secondo questo sistema a meno che non sia esplicitamente disabilitato (vedi “disabilitare lo E-TTL”).
2.13 TTL, E-TTL e le fotocamere digitali EOS
Tutte le attuali fotocamere Canon digitali dotate di slitta porta-accessori a caldo (hot shoe), che siano fotocamere ad ottiche intercambiabili o compatte supportano la misurazione E-TTL (o E-TTL II) e non accettano i sistemi TTL e A-TTL. A differenza delle analogiche che gestivano il flash integrato con il sistema TTL, in questo caso la gestione di quest ultimo avviene esclusivamente secondo le procedure E-TTL.
Questo per una ragione molto semplice, sulle fotocamere digitali non è presente la pellicola e i sensori OTF non possono funzionare correttamente se messi di fronte alla superficie estremamente riflettente dei sensori digitali. Oltre a questo bisogna aggiungere che probabilmente nel momento del cambio da A-TTL a E-TTL, Canon mantenne le funzionalità precedenti solo per consentire la compatibilità con i vecchi prodotti.
L’effetto pratico è che sulle EOS digitali potranno funzionare correttamente solo gli Speedlite EX o i flash di produttori terzi solo che siano esplicitamente compatibili con tecnologia E-TTL, mentre tutti i flash precedenti (come gli EZ) funzioneranno solo in modalità del tutto manuale.
Quindi, se possedete un flash serie “E” o “EZ”, le sue funzioni automatizzate non funzioneranno su di una EOS digitale. Lo stesso dicasi per i produttori “universali”. Solo quelli in grado di dialogare con i protocolli E-TTL funzioneranno al 100%, e solo il manuale di istruzioni contiene questa informazione.Problemi della misurazione E-TTL con il digitale.
Sfortunatamente il sistema E-TTL era fonte di problemi sulle prime EOS digitali. Molti utilizzatori riportarono seri problemi nelle esposizioni quando utilizzavano la unità flash E-TTL su queste fotocamere, in particolare sulle D30 e D60 (da non confondere con le successive 30D e 60D). Alcuni di questi erano provocati dal fotografo che metteva a fuoco e ricomponeva l’inquadratura dimenticando di usare la funzione FE-L, provocando la lettura dell’esposizione nell’area sbagliata dell’immagine. Ma molti altri inconvenienti non erano riconducibili a queste abitudini, il problema principale sembrava essere causato dalla maniera con cui queste fotocamere vincolavano la lettura E-TTL al punto di messa a fuoco attivo (per ulteriori informazioni consultate la sezione i pattern della misurazione E-TTL). Per questa ragione molti utilizzatori di EOS digitali della prima ora dismisero i flash E-TTL per tornare ai vecchi modelli automatici, mentre altri presero l’abitudine di passare alla modalità manuale dopo aver ottenuto la messa a fuoco in modo che la macchina passasse alla lettura flash a media pesata (procedura già descritta, utilizzata in caso di messa a fuoco manuale).
Quest’ultima problematica non è più grave come al principio. Con la EOS 10D debuttò un algoritmo E-TTL rivisto in modo da basarsi sempre sulla lettura a meda pesata, anche con la messa a fuoco autometica. In seguito, con l’introduzione del sistema E-TTL II (la fotocamera che lo introdusse fu la EOS-1D Mark II) si passò ad una misurazione con letture prima e dopo il pre-lampo, e questo rese la misurazione flash molto più robusta e meno incline agli errori. Con modelli successivi (ad esempio la EOS 5D) si inserì anche la possibilità di scegliere se impiegare la lettura valutativa o a media pesata.
NOTA: Tutto quanto scritto qui sopra si applica alle reflex digitali prodotte totalmente da Canon (dalla D30 in poi). Quelle della prima generazione, prodotte in collaborazione con Kodak (la serie DCS e D2000), funzionano in maniera differente. Le DCS utilizzano il sistema TTL (con scarsi risultati), le D2000 e D6000 avevano già a disposizione la tecnologia E-TTL.2.14 Corpi di tipo A e B
Come già fatto notare più volte, con l’introduzione della misurazione E-TTL, Canon, divise ufficialmente i suoi corpi macchina in due categorie: A e B, che indicano rispettivamente la compatibilità E-TTL o la sola compatibilità TTL.
Esistono poi varie sotto-varianti della categoria A. Nello specifico, la prima generazione di corpi A non supporta i flash wireless e la luce modellante, la seconda generazione al contrario si. La terza generazione aggiunge il supporto al sistema E-TTL II. Per confondere ulteriormente le idee, la maggior parte delle EOS analogiche di tipo A supportano i flash obsoleti, ma le più recenti (soprattutto le digitali) non lo fanno. Infine ci sono altre sottili differenze fra le funzioni di un corpo e il suo successore, ma tutto questo va oltre lo scopo della semplice classificazione A/B. Bisogna anche notare che (anche se ancora oggi la classificazione A/B è indicata sui manuali) oggi la tecnologia E-TTL/E-TTL II è lo standard e risulta quasi superfluo continuare ad indicare il tipo di corpo, quindi non preoccupatevi se fino ad ora non ne avete mai sentito parlare.Corpi di tipo A
Corpi che supportano misurazione E-TTL, FE-L e modalità FP:
EOS 3000N e 3000V;
EOS 500N, 300 e 300V;
EOS 300X (non supporta il sistema TTL);
EOS 50/50e;
EOS IX, IX 7 (APS);
EOS D2000, D6000 (digitali).Corpi che aggiungono il supporto alla funzionalità wireless e alla luce modellante:
EOS 30/33;
EOS 3;
EOS-1v;
EOS 300D (digitale);
EOS D30, D60 e 10D (digitali);
EOS-1D, EOS-1Ds (digitali).Corpi che supportano anche la funzionalità E-TTL II:
EOS 30V/33V;
EOS M (Mirrorless digitale);
EOS 1000D e 1100D (digitali);
EOS 350D, 400D, 450D, 500D, 550D, 600D e 650D (digitali);
EOS 20D, 20Da, 30D, 40D, 50D, 60D e 60Da (digitali);
EOS 7D (digitale);
EOS 6D (digitale);
EOS 5D, 5D Mark II e 5D Mark III (digitali);
EOS-1D Mark II, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark IIn, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X ed EOS-1D C (digitali).Nota: tutti i corpi indicati come digitali (tranne le D2000 e D6000) non sono compatibili con il sistema TTL/A-TTL.
Corpi di tipo B
Corpi che supportano solo il sistema TTL/A-TTL:
EOS 5000 e 3000;
EOS 650, 620, 600, 100 ed RT;
EOS 750, 850, 700, 1000F QD, 1000FN QD e 500;
EOS 10 e 5;
EOS-1, EOS-1N e EOS-1N RS;
EOS DCS3 e DCS1 (digitali).Corpi che non rientrano in nessuna categoria:
Canon EF-M (fotocamera analogica basata sul corpo della EOS 1000F, ma non dotata di AF ed automatismo flash).
2.15 Disabilitare la misurazione E-TTL (solo per le fotocamere analogiche)
Ci sono occasioni in cui la misurazione TTL può essere più funzionale della E-TTL. Un esempio molto comune sono gli studi, dove i flash slave (attivati attraverso una fotocellula) possono essere ingannati dal pre-lampo. Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX ed MT-24EX sono in grado di disabilitare la lettura E-TTL grazie ad una funzione personalizzata, ma tutti gli altri Speedlite “EX” (quando montati su un corpo “A”) funzioneranno sempre e solo con la lettura E-TTL (modalità manuali a parte).
Una maniera per aggirare questa limitazione è quella di usare un adattatore per la slitta a caldo per collegare più flash via cavo. Questo adattatori possono solo funzionare in modalità TTL e quindi forzeranno fotocamera e flash a lavorare in questo modo. Se però volete un sistema ancora più economico, potete coprire il contatto in basso a sinistra (guardando la slitta porta-flash dall’alto con la fotocamera rivolta in avanti è il contatto nell’angolo a sinistra verso l’osservatore) con del nastro adesivo, in questo modo le funzionalità E-TTL verranno completamente disabilitate, comprese le funzioni FE-L ed FP.
Occorre fare attenzione, infatti non tutte le EOS reagiscono allo stesso modo a questo trattamento. Alcune passano in modalità TTL, altre si limitano a ed emettere il lampo a piena potenza. Le EOS digitali rientrano in questa categoria e possono variare potenza solo in modalità del tutto manuale.Luglio 31, 2012 alle 2:30 pm #1723052Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 3: Unità flash compatibili con il sistema EOS
3.1 Flash compatibili con il sistema EOS
Verranno trattati i due tipi principali di flash prodotti per le fotocamere Canon, cioè i flash incorporati (presenti su gran parte delle EOS del passato e del presente) e le unità esterne per montaggio su slitta porta accessori. I modelli da studio funzionano in maniera molto più standardizzata, quindi non occorre inserirli in questo articolo.
3.2 Flash incorporati
Molte fotocamere EOS di fascia media e bassa sono dotate di un piccolo flash incorporato. Esso è collocato sopra il mirino e si apre automaticamente (in quasi tutte le modalità scena) o premendo un pulsante. In altri casi si apre manualmente ed in altri ancora si può addirittura chiudere da solo grazie ad un piccolo servocomando. Queste piccole unità integrate sono molto utili per scattare delle istantanee, ma generalmente sono poco indicate per la fotografia di qualità per tutta una serie di ragioni. Innanzi tutto sono molto piccole e consentono lampi di potenza ridotta (il loro numero guida si aggira intorno a valori come 11 o 13). In secondo luogo, sono collocati molto vicino all’asse dell’obiettivo, di conseguenza molto spesso provocano l’effetto occhi rossi. Terzo (e sempre legato alla posizione bassa), possono essere facilmente coperti da obiettivi ingombranti o paraluce e proiettare ombre sulla scena inquadrata. E infine, quarto, non permettono di cambiare orientamento/inclinazione e la parabola è fissa (l’ampiezza massima equivale circa a 28 o 35mm all’estremità più ampia).
Comunque, essendo incorporati, sono estremamente portatili e pronti all’uso. Utilissimi per aggiungere luce di riempimento quando scattate all’aperto e si ricaricano rapidamente perché attingono direttamente alla batteria della fotocamera (fate attenzione perché in questo caso essa si scarica più rapidamente).
Nessuna fotocamera EOS permette l’apertura del flash incorporato mentre ne è installato uno esterno. La forma delle fotocamere e dei flash esterni sono progettate in modo da rendere fisicamente impossibile l’apertura del lampeggiatore integrato quando uno esterno vi è montato sopra, e come ulteriore sicurezza, sulle EOS con flash ad apertura automatica, è presente un piccolo interruttore nascosto nella slitta porta-flash che si occupa di segnalare se una unità esterna o un qualsiasi altro accessorio sia momentaneamente installato (Nota: capita abbastanza di frequente che questo interruttore si inceppi impedendo l’apertura del flash, prima di gridare al guasto controllate sempre che non sia lui a fare i capricci).
Nessuna EOS professionale (tutte le serie 1, la EOS 3 e le 5D con la sola eccezione della 7D) possiede il flash incorporato per le ragioni elencate sopra e presumibilmente perché proteggere il meccanismo di apertura da acqua e polvere è più complesso e costoso (ndt: la EOS 7D in realtà contraddice questa supposizione). Tutte le EOS analogiche utilizzano la misurazione TTL per il flash incorporato, mentre le digitali funzionano tutte con le procedure E-TTL, ma attualmente nessun modello integra la funzione FP. I flash incorporati di 7D, 60D/60Da, 600D e 650D sono in grado di funzionare come trasmettitore per la gestione wireless E-TTL.3.3 Modalità base (scena) e unità flash esterne
Le EOS più datate come la EOS 10 o 100 avevano modalità base (o scena) che non funzionavano correttamente con i flash esterni. Molto spesso queste funzioni programmate erano progettate per funzionare con il flash incorporato ed erano ottimizzate per esso. Controllate il manuale di istruzioni per verificare se la vostra fotocamera rientra in questa categoria (presumibilmente tutti i modelli precedenti al 1995).
Le fotocamere più recenti come la EOS 50 o la 30 e tutte le digitali possono usare il flash esterno in modalità scena, ma naturalmente il controllo migliore si ottiene solo se si impiegano le modalità della zona creativa, cioè P, Av, Tv ed M, ricordate solo che ci sono differenze significative nella maniera con cui la fotocamera calcola l’esposizione automatica.
Poiché la modalità automatica (quella contrassegnata con il rettangolino verde) lascia ben poco controllo da parte del fotografo, parlerò prima dei programmi creativi.3.4 Le tipologie di flash esterni di Canon
Ci sono tre tipi fondamentali di flash esterni: flash per montaggio su slitta a caldo (o a freddo); flash con impugnatura; flash per macro. (Nota: come già annunciato, i flash da studio non verranno trattati in questo articolo.)
Nomenclatura.
Canon ha prodotto numerosi flash esterni per il sistema EOS durante gli anni. La nomenclatura è abbastanza logica e quindi vale la pena trattarla. Prendiamo ad esempio lo Speedlite 430EX II:
– Speedlite – questo è il nome commerciale con cui vengono “battezzati” tutti i flash esterni prodotti da Canon.
– 430 – è il numero guida massimo di cui il flash può disporre e moltiplicato per 10 (si riferisce in metri per 100 ISO con la parabola posizionata all’estremo superiore). La ragione per cui il numero è moltiplicato per 10 può essere ricondotta ad una semplice pratica commerciale oppure una espressione in decimi per avere più libertà nel designare i nomi.
– E – indica che il flash è stato progettato per il sistema EOS.
– X – è il suffisso che indica la compatibilità con la tecnologia E-TTL.
Attualmente non esistono flash prodotti da Canon compatibili con E-TTL che non riportino la X nel loro nome. Altri suffissi come la “Z” indicano che il flash è dotato parabola motorizzata (zooming motor) e supporta il sistema A-TTL, mentre la “G” sta ad indicare la presenza di un’impugnatura (grip). Se non sono presenti altre lettere a parte la “E”, il flash è un modello base senza testa zoom o altre caratteristiche.
– II – analogamente agli obiettivi, questa sigla indica le generazioni di un dispositivo con la stessa designazione.
Altre sigle indicano altre caratteristiche. Ad esempio il flash anulare MR-14EX riporta il prefisso “MR” che significa Macro Ring e il flash a doppia lampada MT-24-EX riporta “MT” che significa Macro Twin.
Nonostante questa nomenclatura sia semplice e logica, in presenza di numeri guida simili non previene le male-interpretazioni. Per esempio gli Speedlite 430EZ e 430EX, a prima vista sembrano identici, con la sola differenza che il primo non è compatibile con la misurazione E-TTL. Ma in realtà il 430EZ all’epoca dei sistemi TTL e A-TTL era un flash top di gamma, mentre il 430EX è un modello di fascia media, dotato di tecnologie più recenti, ma non dotato di funzione stroboscopia e non può funzionare come unità principale se si sta lavorando con i sistemi wireless (cose permesse con il 580EX II). Lo stesso ragionamento può essere fatto con altri modelli dal nome simile.
3.5 Vecchie unità Canon Speedlite
Le unità flash Speedlite che non riportano la lettera “E” nel loro nome non sono state progettate per essere usate con le fotocamere EOS. Gli Speedlite serie “A” (ad esempio il 199A) furono pensati per le fotocamere serie “A” come la A1 o la AE1, mentre i serie “T” (come il 277T) erano dedicati alle fotocamere serie “T” come la T50 (tranne la T90). Erano inoltre prodotti molti altri modelli per applicazioni speciali.
E’ possibile montare questi flash sulla vostra EOS, ed essi saranno in grado di emettere il lampo quando ricevono il segnale, ma non saranno in grado di utilizzare i moderni sistemi di misurazione. Dovrete allora utilizzarli in modalità automatica (se ne sono dotati) o in modalità manuale (impostando il tempo di otturazione al tempo sincro-X e calcolando il diaframma da impiegare in base a distanza e numero guida) perché funzioneranno sempre a piena potenza.
L’unico Speedlite che fa eccezione a queste categorie è il 300TL. Fu progettato per la vecchia T90 ed è molto più avanzato delle altre unità Canon coeve. E’ infatti dotato di funzione FE-L e di sincronizzazione sulla seconda tendina. Purtroppo, se montato sulle EOS, esso perde tutte le funzioni avanzate e si comporta come un semplice flash TTL senza troppe pretese.
Prima di sperimentare il vostro vecchio flash sulla nuova EOS, però, è meglio verificare il voltaggio di innesco (vedi). In base alla lista pubblicata sul sito di Kevin Bjorke, i serie “T” non dovrebbero presentare problemi, mentre i serie “A” sono un po’ più incerti. Il buon senso imporrebbe di verificare direttamente gli esemplari in vostro possesso prima di rischiare danni.3.6 Flash per montaggio su slitta a caldo
Canon ha messo in vendita numerose unità flash per montaggio sulla slitta a caldo. Essi possono essere divisi in tre categorie:
Unità “base” – 90EX**, 160E*, 200E*,220EX*, 270EX*, 270EX II.
Queste piccole unità dispongono di limitata potenza, potete considerarli come il completamento per quelle fotocamere che non dispongono di flash integrato. I modelli 160E e 200E sono compatibili solo con il sistema TTL, il 220EX supporta sia TTL che E-TTL e i modelli 270EX e 270 EX II supportano solo il sistema E-TTL. Non sono dotati di testa girevole. Solo i modelli 270 sono in grado di inclinare la testa verso l’alto e dispongono di due regolazioni per la parabola e una funzione manuale regolabile solo dai menù delle reflex digitali. In compenso sono estremamente compatti e leggeri. Il modello 160E non impiega pile di tipo AA/LR6, al posto delle quali usa una batteria al litio 2CR5 da 6 Volt, di conseguenza risulta avere un costo operativo molto alto proprio a causa di questa batteria. Il modello 90EX impiega due pile AAA da 1,5 Volt.Unità di “fascia media” – 300EZ*, 320EX, 380EX*, 420EX*, 430EX*, 430EX II.
Questi modelli hanno a disposizione maggior potenza e sono dotati di parabola zoom, ma non sono dotati di funzione manuale (eccetto i 320EX,430EX e 430EX II). Il 300EZ supporta solo i sistemi TTL e A-TTL, il 320EX supporta solo E-TTL e gli altri supportano entrami i sistemi di misurazione. Il 300EZ non può orientare la testa fissa, il 380EX può solo inclinarla mentre gli altri modelli possono sia inclinarla che girarla. I modelli 320EX, 420EX, 430EX e 430EX II possono funzionare anche come unità wireless secondarie (slave). I modelli 430EX e 430EX II sono dotati di display LCD sul lato posteriore. Il 320EX è dotato di una parabola secondaria con LED per fungere da faretto durante le riprese video.Unità di “fascia alta” – 420EZ*, 430EZ*, 540EZ*, 550EX*, 580EX*, 580EX II*, 600EX, 600EX-RT.
Questi sono i flash più potenti e ingombranti appartenenti al tipo on-camera. Supportano tutte le tecnologie più avanzate disponibili da Canon al momento della loro commercializzazione. Naturalmente gli EZ supportano gli standard TTL e A-TTL, mentre gli EX supportano TTL ed E-TTL. Tutti dispongono di parabola zoom (fino a 200mm nel caso del 600EX e 600EX-RT) e testa inclinabile e girevole. Tutti dispongono di regolazioni manuali e i più recenti possono funzionare come unità principali (master) o secondarie in caso di utilizzo wireless. Di tutti i modelli sopra elencati il 420EZ è il più datato e limitato (ad esempio non dispone di compensazione flash).* Modelli fuori produzione al momento della stesura dell’articolo.
** Questo modello è un po’ particolare. Si tratta di un flash pensato principalmente per il nuovo sistema EOS M e nonostante sia molto basilare nelle sue caratteristiche, secondo la scheda tecnica è in grado di inviare segnali wireless ottici come i modelli di fascia alta.
3.7 Flash con impugnatura (grip)
Canon produsse un flash di questo tipo, il 480EG. Si tratta sostanzialmente di una staffa di montaggio con un grosso flash per “impieghi gravosi” (heavy-duty) attaccato a fianco. La fotocamera viene quindi montata sulla staffa grazie alla vite per montaggio su treppiedi. Questo tipo di flash viene spesso chiamato scherzosamente flash schiaccia patate.
Il 480EG era stato concepito per la fotografia giornalistica o di matrimonio, ed era basato solo sul sistema TTL. Oggi i fotografi usano comprare una staffa di fissaggio e vi montano sopra un flash “normale” come il 580EX per questo tipo di usi. Questa soluzione consente anche di montare il flash sopra l’obiettivo anziché solo a fianco come con il 480EG. Però, se volete luce pura, non potete battere il 480EG (o un altro lampeggiatore simile come i Metz).
Il 480EG, infatti, è l’unità flash più potente che Canon abbia mai prodotto. Il numero guida può trarre in inganno perché 48 è inferiore al numero guida dichiarato dal 540EZ o dal 550EX (rispettivamente 54 e 55 con parabola a 105mm), ma, se considerate che il 480EG non è dotato di testa zoom e quindi non può concentrare a piacimento la luce, capite subito la potenza erogata è enorme, soprattutto considerando che la parabola è “solo” una 35mm.
Questo gigante veniva corredato di lenti aggiuntive per poter coprire focali da 20mm e da 135mm (raggiungendo in questo caso il numero guida 68), possedeva due lampade, un connettore per adattatore slave e completa mobilità della testa (rotazione e inclinazione), ma non supportava la sincronizzazione sulla seconda tendina o altre funzioni avanzate come la modalità stroboscopica.
Una nota finale riguarda la presenza di un sensore per la misurazione della luce riflessa come sulle vecchie unità automatiche. Questo sensore permette il montaggio del flash su fotocamere precedenti alle EOS o anche sulle EOS digitali che non supportano la misurazione TTL (o più semplicemente permette di non usare il sistema TTL qualora lo si ritenesse dannoso), è sufficiente collegare il flash alla fotocamera utilizzando il connettore PC o un adattatore opzionale che possieda tale connessione.3.8 Flash macro
Canon ha prodotto tre flash specifici per la fotografia macro. Due, lo ML-3 (solo TTL) e lo MR-14EX sono anulari (cioè di forma circolare), fatti in modo da poter essere montati direttamente in attorno alla lente frontale degli obiettivi macro. Il terzo, il lussuoso e costosissimo MT-24EX (E-TTL), possiede due teste flash montate su due braccetti orientabili indipendentemente e che possono essere montati su un apposito anello per il fissaggio sull’obiettivo macro o anche collocati separatamente grazie all’attacco standard per slitta accessori e all’innesto per la vite dei cavalletti. Entrambi i modelli EX possono comandare unità secondarie grazie alla funzione wirreless, che in questo caso si dimostra davvero utile (potete ad esempio assegnare una o due lampade per illuminare il primo piano e un terzo flash per lo sfondo).
I flash macro sono specificatamente progettati per la fotografia a distanza ridottissima, sono in grado di produrre immagini di oggetti piccolissimi e senza ombre. In più, essendo dotati di due lampade indipendenti, si può regolare il rapporto fra le due fonti di illuminazione in modo da ottenere una luce maggiormente angolata.
Una nota di colore. Per un breve periodo, durante gli anni ’90, fra i fotografi di moda si diffuse l’abitudine di usare i flash macro per produrre immagini delle modelle perfettamente senza ombre. La cosa durò per un po’ di tempo ma poi cessò perché i lampeggiatori macro non sono particolarmente potenti, anche se un MT-24EX potrebbe risultare perfettamente adeguato per dei ritratti a breve distanza.3.9 Flash di produttori terzi
Numerosi produttori “universali” hanno messo in commercio flash compatibili con il sistema EOS. Qui di seguito troverete qualche informazione su di loro.
Prima di tutto però occorre ricordare che Canon non ha mai pubblicato (ne concesso in licenza) informazioni di alcun tipo sul funzionamento dei propri obiettivi e flash. Di conseguenza tutti i prodotti di terze parti sono il risultato di studi di ingegneria inversa eseguita a partire dai prodotti Canon esistenti. Pertanto è possibile che in futuro Canon rilasci nuove specifiche all’interno dei suoi prodotti che, a loro volta, potrebbero rendere parzialmente o del tutto incompatibili gli accessori non originali con i nuovi corpi macchina.
Questo può essere o non essere un problema per voi, ma tenete a mente che in passato è già successo. Ad esempio la EOS 30 non funziona con alcuni adattatori Metz, e la EOS 300V non accetta alcun adattatore Metz.
Un altro problema comune coinvolge lo AF. A quanto mi risulta nessun flash di produttori terzi è in grado di emettere la luce di assistenza flash se non per il solo punto centrale.Metz
Metz è un rispettato produttore tedesco di unità flash note con il nome commerciale di Mecablitz. Esse sono compatibili con il sistema EOS tramite un adattatore specifico che ne costituisce l’interfaccia con la fotocamera (il piedino di fissaggio sulle unità più piccole, in altri casi è una vera e propria centralina di controllo). Photozone (ndt: al momento non siamo riusciti a trovare la pagina in questione) ne elenca alcuni modelli (54MZ-3, 50MZ-5, 40MZ-3, 40MZ-1, 40MZ-3i, 40MZ-1i, 40MZ-2, 40AF-4 e 32MZ-3) e ne descrive le caratteristiche principali. Il catalogo Metz è in realtà più ampio ed articolato di quello di Canon ed offre opzioni che nella casa madre mancano, come memorie per le impostazioni, parabole secondarie, filtri colorati clip-on e segnali sonori di pericolo.
Il sito web di Metz elenca in modo accurato le caratteristiche disponibili con le fotocamere Canon, anche se a volte la traduzione letterale dei termini dal tedesco risulta strana se non fuorviante.
Bisogna poi fare attenzione al fatto che alcuni utilizzatori di apparecchiature Metz hanno rilevato che l’adattatore SCA3101 (che funziona con il protocollo TTL) non funziona correttamente con la EOS 30, anche se essa è perfettamente compatibile con il sistema TTL e bisogna ricorrere allo SCA3102. E’ consigliabile, quindi, informarsi attentamente sulle compatibilità prima di effettuare l’acquisto. Ultima nota sui sistemi wireless. Metz ha sviluppato il suo sistema di controllo wireless, ma naturalmente esso non è compatibile con il sistema Canon.
Gli ultimi prodotti del costruttore tedesco sono completamente compatibili con la tecnologia Canon E-TTL II ed inoltre presentano la particolarita’ di poter aggiornare il firmware, questo consente loro la massima compatibilità comprese le fotocamere digitali Canon introdotte sul mercato successivamente ad essi.
Rientrano in questa categoria i seguenti prodotti:
– mecablitz 15 MS-1 digital
– mecablitz 44 AF-1 digital
– mecablitz 48 AF-1 digital
– mecablitz 50 AF-1 digital
– mecablitz 52 AF-1 digital
– mecablitz 58 AF-1 digital
– mecablitz 58 AF-2 digitalModelli compatibili con la tecnologia E-TTL II ma che non permettono l’aggiornamento firmware
– mecablitz 36 AF-5 digital
– mecablitz 24 AF-1 digitalSigma
Sigma è un produttore giapponese di obiettivi e flash compatibili con le attrezzature Canon. I modelli più recenti sono compatibili con la tecnologia E-TTL ed è presente anche un modello macro. In passato produceva alcuni modelli con caratteristiche quasi identiche a quelle dei modelli Canon ad un prezzo di poco superiore alla metà. Anche il sistema wireless era curiosamente compatibile. Alcuni modelli sono stati recensiti su Photozone (ndt: stessa nota vista sopra).
Soligor
Importatore di accessori tedesco. In passato ha commercializzato delle unità flash TTL con il proprio nome.
Sunpack
Venditore di prodotti fotografici giapponese. Attualmente ha in catalogo numerosi modelli di flash compatibili con i sistemi di vari produttori di fotocamere.
Vivitar
Venditore e disegnatore (appalta la produzione) americano di accessori fotografici e fotocamere compatte. Attualmente ha in catalogo numerosi flash per numerosi sistemi fotografici e sono compatibili con vari tipi di tecnologia, compreso il vecchio sistema a tririsitore. Alcuni di essi sono modelli rimarchiati di altri produttori.
Altri produttori
In linea teorica un qualsiasi flash dotato di contatto a caldo e con una tensione di innesco inferiore a 6 volt può essere utilizzato con le fotocamere EOS. Il lampo partirà sempre.
Consiglio comunque essere molto attenti nel comprare un flash generico, molto flash non sono pienamente compatibili con le moderne EOS digitali (controllate la scheda tecnica), a volte sono addirittura semplici unità automatiche spacciate per sofisticati flash E-TTL. Fate sempre attenzione.3.10 Quale flash dovrei acquistare?
Come già detto all’inizio, dipende tutto dalle vostre necessità di luce, peso e costo. Però ci sono alcuni consigli che possono aiutarvi nella scelta. Se non sapete se la vostra fotocamera è di tipo A o B consultate il manuale di istruzioni. Tutte le unità segnalate con un asterisco sono fuori produzione.
Possiedo una fotocamera digitale, una analogica di tipo A o di tipo B, ma voglio acquistarne una di tipo A
Se possedete una fotocamera compatibile con E-TTL, allora dovreste acquistare un flash serie EX. Tutti gli EX (tranne i 270EX, 270EX II e 320EX) possono funzionare con le fotocamere di tipo B in modalità TTL. Se poi avete una EOS digitale, non vi resta scelta, siete costretti a scegliere fra i modelli compatibili con il sistema E-TTL.
Raccomandati:
– 90EX, è pensato principalmente per il sistema EOS M, ma è compatibile con la misurazione E-TTL/E-TTL II delle reflex analogiche e digitali. Rispetto agli altri modelli appare molto limitato (NG 9), è però in grado di funzionare come unità wireless master (sulle fotocamere compatibili), la qual cosa lo rende sicuramente interessante.
– 270EX II, ma solo se vi serve qualcosa di veramente piccolo, leggero e per uso occasionale, in particolare se la vostra fotocamera non ha il flash integrato. Attenzione, non supporta il sistema TTL.
– 430EX II, ottimo per utilizzi generalisti in totale automatismo. E’ sorprendentemente versatile grazie alla modalità manuale e al display posteriore. Può funzionare anche come unità wireless secondaria. I modelli precedetti di questa fascia sono accettabili, ma mancano di molte funzioni.
– Il top di gamma (580EX II*, 600EX o 600EX-RT) è molto potente,e può fare quasi tutto quello che può venire in mente nei limito dei flash portatili, ma è molto ingombrante e pesante, inoltre costa più di una fotocamera entry level completa. Fra le caratteristiche peculiari, può funzionare da unità wireless principale, ha controlli manuali completi ed è dotato di funzione stroboscopia.Ho necessità particolari:
– Fotografia macro e corpo macchina tipo B: Canon ML-3*.
– Fotografia macro e corpo macchina tipo A: Canon MR-14EX.
– Fotografia macro e corpo macchina tipo A e un grosso budget: Canon MT-24 EX.
– Giornalismo o matrimoni, dove conta più la potenza che le funzioni speciali: Canon 480EG*. Però anche Metz offre alcuni modelli simili per caratteristiche fisiche e potenza.
Possiedo un fotocamere di tipo B e non intendo acquistarne una di tipo A nel futuro.
Probabilmente vi conviene orientarvi su un’unità E o EZ perché con le EX paghereste inutilmente per delle caratteristiche che non usereste. Inoltre tutte le unità EZ sono fuori produzione e quindi sono ancora più economiche.
Raccomandati:
– 200E*, ma solo se vi serve qualcosa di veramente piccolo, leggero e per uso occasionale o di riempimento, in particolare se la vostra fotocamera non ha il flash integrato.
– Se vi interessa un flash ragionevolmente potente e dotato di numerose funzioni, allora il 430EZ* fa per voi.
– Se volte il migliore in termini di potenza e caratteristiche, allora il 540EZ* è il meglio che potete trovare. E’ un po’ più potente del 430EZ*, dà il segnale di conferma e non emette il fastidioso flash pre-lampo ogni volta che premete il pulsante di scatto nelle modalità creative (tranne che in P).* Modelli fuori produzione.
Luglio 31, 2012 alle 2:31 pm #1723053Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 4: Modalità nella fotografia con il flash EOS
Le quattro modalità creative presenti nelle fotocamere EOS impiegano ognuna il flash in maniera differente. Queste differenze sono la principale causa di confusione quando si affronta la fotografia con il flash con le fotocamere Canon.
Eccovi esposti alcuni concetti fondamentali necessari alla comprensione di come questa confusione si verifica.4.1 Soggetto e sfondo nella fotografia con il flash
La tipica fotografia ottenuta con il flash presuppone l’esistenza di due regioni nella foto, il soggetto (o primo piano), cioè la zona dove viene effettuata la misurazione del flash e la messa a fuoco (ad esempio una persona), e lo sfondo, cioè tutto ciò che è illuminato da luce ambientale.
Questa distinzione è importante perché tutti i flash portatili hanno una portata limitata. Fra le domande tipiche riportate in apertura, scrivevo che non ci si può aspettare di illuminare sfondi molto grandi o lontani, di conseguenza la fotocamera quindi tratta soggetto e sfondo differentemente con delle misurazioni indipendenti.4.2 Luce di riempimento (fill flash)
La fotografia con il flash assume due forme basilari.
Nel primo caso, il flash e la luce ambientale sono misurati dai rispettivi sistemi di lettura e la fotocamera calcola l’esposizione ponendo il flash come fonte di illuminazione principale. Questo può portare alla sottoesposizione dello sfondo fino all’estremo di ottenerlo completamente nero in caso di illuminazione ambientale insufficiente. Molti pensano che questo sia l’unico scopo del flash: permettere di fotografare con poca luce.
Il flash però è utile anche in caso luce forte o all’aperto per schiarire le ombre, ridurre il contrasto dato dalla luce del sole o rendere più brillante la foto senza esserne la fonte di luce principale. In questo caso si parla di flash fill-in o luce/lampo di riempimento. Spesso questa tecnica desta sorpresa nei non fotografi che non si aspettano di vedere usare il flash in pieno sole, impiegato come una sorta di riflettore portatile per dare quel poco di luce in più che manca in certe aree dell’inquadratura.
Un tipico esempio può essere una persona che indossa un cappello all’aperto in una giornata soleggiata. La tesa del cappello può proiettare un’ombra scura sulla faccia del soggetto e un piccolo lampo flash può alleggerirla piacevolmente. Un soggetto illuminato da dietro è un altro caso molto comune in cui il flash di riempimento torna utile. Non è possibile ottenere l’esposizione corretta di sfondo e soggetto avvalendosi solo di tempi e diaframmi, si otterrà sempre un soggetto scuro o uno sfondo sovraesposto. Altri usi possono consistere nel provocare un piccolo riflesso nell’occhio del soggetto (chiamato catch light), stratagemma a volte impiegato anche dai fotografi naturalisti per ottenere riflessi negli occhi degli animali per i quali, essendo a grande distanza, non otterrebbero altri benefici dall’uso del flash.
In tutti questi casi, dal punto di vista della fotocamera, state utilizzando due fonti di luce allo stesso momento. C’è la luce ambientale che viene riflessa da ogni superficie presente nella scena e c’è la luce del flash che si aggiunge a quella già esistente. Come sempre la luce ambientale viene regolata da diaframma e otturatore e il flash viene regolato dal sistema di controllo elettronico (gestito dal sistema di misurazione). Scegliendo la potenza del flash si va sostanzialmente a scegliere il rapporto fra le due fonti di illuminazione presenti in scena.
In base agli esempi che ho portato sopra, si potrebbe arrivare alla conclusione che tutta la fotografia con il flash è in realtà l’impiego di una luce di riempimento per completare quella ambientale, con il caso estremo in cui la luce ambientale risulta ininfluente per la resa della foto. Questa conclusione si può considerare corretta, ma è comunque utile mantenere la distinzione in particolare per comprendere più facilmente la differenza fra il comportamento del flash della modalità P rispetto alle Av, Tv ed M.
A differenza di altri sistemi fotografici (il Nikon in particolare), quello di Canon è fatto in modo da utilizzare sempre il flash di riempimento quando si impostano le modalità Av, Tv ed M, ed anche in P se vengono misurati livelli di luce ambientale sufficientemente alti. Non esistono interruttori o comandi separati per attivare o disattivare il flash di riempimento. Per i dettagli consultate la sezione Confusione nella fotografia con il flash con fotocamere EOS.4.3 Rapporti del flash di riempimento
Il rapporto del flash di riempimento è descritto come la somma di luce ambiente e luce flash comparato con la luce flash da sola. Il sistema Canon normalmente permette la regolazione della luce flash in termini di compensazione con incrementi/decrementi di 1/2 o 1/3 di stop. Qual’è la relazione fra i due sistemi di notazione?
– rapporto 1 : 1 – al primo membro è presente la luce ambientale più la luce flash (0 + 1 per un totale di 1) ed al secondo membro è presente solo la luce flash (1), quindi siamo in presenza di sola luce flash, di conseguenza non si tratta di luce di riempimento;
– rapporto 2 : 1 – in questo caso la luce totale è doppia rispetto alla luce flash (1 + 1 : 1), quindi abbiamo effettivamente un lampo di riempimento della stessa intensità della luce ambientale. Tradotto nel funzionamento dei flash Canon significa che il flash ha un livello di compensazione 0 (zero). L’illuminazione apparirà piatta e piuttosto innaturale;
– rapporto 3 : 1 – questa volta abbiamo il doppio della luce ambientale rispetto alla luce del flash (2 + 1 : 1), questo rapporto si ottiene ponendo -1 come regolazione di compensazione flash, cioè il lampo sarà di intensità dimezzata rispetto al valore che il sistema di lettura considera ottimale;
– rapporto 5 : 1 – la luce ambientale ora è 4 volte quella del flash (4 + 1 : 1), e la otteniamo impostando la compensazione flash a -2 stop. Generalmente i fotografi utilizzano queste due ultime impostazioni per ottenere ombre più chiare senza far apparire innaturale l’illuminazione.
Purtroppo il termine rapporto provoca confusione perché spesso significa cose differenti per persone differenti. A volte si sente parlare di rapporto 1 : 1 quando si è in presenza di uguali quantità di luce ambientale e flash. Di conseguenza 2 : 1 andrebbe associato con la compensazione -1 stop e 4 : 1 con – 2 stop. In questo caso però si parla della luce emessa rispetto a quella considerata ottimale anziché di quella riflessa e catturata dalla fotocamera.
Lavorare in base ai rapporti risulta molto comodo quando ci si trova in studio dove si ha il controllo totale dell’illuminazione. Si può spegnere la luce principale e misurare la luce di riempimento, si può spostare i vari flash per variarne l’intensità, ecc. Al contrario quando ci si trova nel mondo reale non si ha tutto questo controllo. Il sole non si può spegnere a piacimento e la misurazione flash ha le sue “idee” su come considerare l’illuminazione corretta.
A questo punto risulta più comodo parlare compensazione dell’esposizione flash (esattamente come Canon affronta il tema) e lasciare il discorso sui rapporti solo per le situazioni in studio. Notate anche che il termine rapporto (ratio) è impiegato anche nel campo dei flash multipli, in particolare quando si utilizzano i sistemi flash proprietari E-TTL.4.4 Riduzione dell’auto-riempimento
Chiamata anche riduzione automatica dell’impulso flash su alcuni manuali Canon. Le fotocamere EOS calcolano una normale esposizione flash senza compensazioni quando la luce ambientale è 10 EV o inferiore. Quando però la luce ambientale è tanta, come 13 EV o superiore, la fotocamera passa automaticamente al flash di riempimento e quindi riduce la potenza in uscita del flash. Per fare questo, in modalità TTL, la fotocamera riduce l’intensità del lampo di 1,5 stop. Fra 10 e 13 EV la riduzione avviene di 1/2 stop per ogni EV.
In modalità E-TTL la fotocamera si comporta in modo simile, ma la riduzione di potenza sembra arrivare a 2 stop. Canon non ha mai divulgato il suo algoritmo di di riduzione del flash di riempimento, ed apparentemente l’algoritmo confronta le due letture (prima e dopo il pre-lampo) anche per determinare quali siano le aree fortemente riflettenti.
Alcune fotocamere di fascia medio-alta permettono di disabilitare questa funzione grazie ad una funzione personalizzabile. Ricordate che la compensazione manuale che potete applicare manualmente va sempre a sommarsi a quella automatica (a meno che la abbiate disattivata).4.5 Sincronizzazione a bassa velocità
Quando si scatta una foto con flash e basse luci si possono fare due cose. Usare (o far usare alla macchina) un tempo di esposizione veloce, minimizzando l’effetto mosso e illuminando solo il soggetto in primo piano e lasciando scuro lo sfondo, oppure usare un tempo lento in modo da permettere l’ingresso di una maggiore quantità di luce per rendere più luminosi gli oggetti distanti e non illuminati dal flash. Questa seconda tecnica è chiamata sincronizzazione a bassa velocità (slow scuter sync).
Sulle fotocamere EOS questa tecnica è possibile solo nelle modalità Av, Tv ed M, di conseguenza ne sono escluse le modalità scena e P (anche se su alcuni modelli in modalità ripresa notturna fa eccezione se impostato il flash sulla prima tendina).
Un classico esempio sono le istantanee da turista dove c’è qualcuno in piedi di fronte ad un panorama notturno. Se usate un tempo troppo breve, il vostro amico sarà dritto in piedi di fronte ad un fondale completamente nero (a meno che non ci siano fonti di luce abbastanza forti o stiate usando una sensibilità di sensore o pellicola sufficientemente alta). Senza scomodare queste regolazioni di compromesso o cercando fortuna con gli ambienti, potete ottenere una foto con lo sfondo esposto adeguatamente semplicemente rallentando i tempi di esposizione.
Naturalmente oltre certi limiti (variabili in base a focale ed alla presenza di stabilizzatori) si rende necessario l’utilizzo di un cavalletto per evitare di trovarsi con immagini mosse, specialmente quando si rallenta oltre al 1/15 di secondo.
In alcuni casi l’utilizzo di tempi lenti aiuta ad enfatizzare il dinamismo della foto. A volte combinare un otturatore lento ed un lampo flash permettono di ottenere effetti di movimento molto interessanti. A volte è difficile pronosticare la resa, ma sicuramente vale la pena sperimentare (specialmente da quando non si spreca più pellicola). Un esempio calzante sono i giocolieri che utilizzano strumenti infuocati. Il lampo congela il movimento, mentre l’otturatore lento cattura i disegni proiettati dal fuoco (per ottenere i risultati migliori occorre tenere presente la teoria sulla temperatura della luce).4.6 Il tempo sincro-X (X-sync)
La sincronizzazione è un parametro critico per la fotografa flash. Il lampo del flash è estremamente breve (in termini di millisecondi), e deve essere emesso quando l’otturatore è completamente aperto. Se il lampo viene lanciato mentre l’otturatore si sta aprendo o si sta già chiudendo l’immagine non risulterà correttamente esposta.
Le moderne reflex (SLR) analogiche o digitali che siano, sono equipaggiate con un otturatore dotato di una coppia di tendine che si aprono e chiudono davanti al supporto sensibile su cui verrà registrata l’immagine. Gli otturatori moderni scorrono verticalmente in modo da percorrere il tragitto più corto possibile (il movimento orizzontale è il 50% più lungo in virtù del formato 3 : 2, quindi più lento), e sono suddivise in più segmenti per rendere l’apertura/chiusura il più rapida possibile. Quando si impiegano i tempi più rapidi, le due tendine si muovono quasi contemporaneamente costituendo uno “spiraglio” mobile attraverso il quale la luce impressiona il sensore o la pellicola.
Tutto questo si presenta come un problema quando si utilizza il flash. Poiché il lampo di un flash elettronico è più rapido del movimento di qualsiasi otturatore meccanico, se solo una parte del piano focale è aperta nel momento in cui viene emesso il lampo, solo una parte dell’immagine sarà esposta.
In base al modello di fotocamera, ci troviamo davanti a diversi tipi di otturatori, alcuni più veloci di altri, ma tutti hanno un tempo di esposizione oltre il quale non è possibile esporre l’intera immagine nello stesso istante. Questo tempo è detto sincro-X (X-sync), chiamato a volte flash sync.4.7 Velocità sincro-X massima sui corpi EOS
1/90 di secondo:
La maggior parte delle EOS amatoriali e/o di fascia bassa e medio-bassa. Questi modelli sono contraddistinti dalla sigla a quattro cifre (come la serie 1000 o 3000) o a tre cifre (sono escluse la 100, le 6xx e le 700/750/850), note anche come serie Rebel negli Stati Uniti o Kiss in Giappone.
In realtà, la maggior parte di queste fotocamere sono fisicamente in grado di raggiungere il tempo massimo di 1/125 di secondo, ma sono state programmate in modo da non oltrepassare il tempo di 1/90 di secondo. Non è del tutto chiaro il perché di questa limitazione, ma ci sono alcune teorie in merito. La prima sostiene che sia una scelta prettamente commerciale dettata dalla volontà di non mettere in concorrenza le fotocamere di fascia bassa con quelle di gamma media. La seconda, invece, porta avanti la tesi che sia stata una scelta conservativa per compensare eventuali tolleranze di durata del lampo flash. In questo secondo caso Canon avrebbe limitato il tempo sincro X per non rischiare l’insoddisfazione dei propri clienti in caso di sincronizzazioni incomplete.
Sta di fatto che non è possibile aggirare questa limitazione con alcun flash dedicato in grado di comunicare con il sistema di misurazione TTL/A-TTL/E-TTL. Ma se state usando dei flash esterni (comandati da sistemi ottici o via radio) oppure un adattatore per connettere flash esterni con cavi PC in modo da scavalcare il sistema di misurazione, potreste essere in grado di raggiungere il tempo di 1/125. Purtroppo per sapere se la vostra fotocamera ne è veramente in grado è necessario svolgere dei test empirici.1/125 di secondo.
Fotocamere EOS analogiche di fascia media. Sono le EOS il cui nome è indicato da due cifre (come la 10 e la 50, la serie Elan negli Stati Uniti) e la maggior parte delle EOS di prima generazione (serie 100, 6xx, 7xx e 850). Rientra in questa categoria la EOS IX 7 (APS), probabilmente limitata in maniera analoga ai modelli indicati al paragrafo precedente.
1/180 di secondo.
Fa parte di questa categoria la nuova full-frame entry level di casa Canon, la EOS 6D
1/200 di secondo.
Analogiche semi-professionali e le più recenti amatoriali digitali compresa la nuova mirrorless EOS M. Sono i corpi analogici indicati dal nome a cifra singola tranne la 1 (EOS 5 e 3). Inoltre le EOS digitali di fascia media ed alcune amatoriali sono capaci di questo tempo, In questa famiglia fa eccezione la serie 5D (I, II o III) che sono corpi professionali. Categoria a parte sono le fotocamere EOS IX (formato APS) che grazie all’otturatore di dimensioni inferiori alla norma raggiungono questo tempo di sincronizzazione.
Analogamente alle vecchie amatoriali analogiche, alcune fotocamere di questa “famiglia” hanno la stessa caratteristica di essere limitate via software, ed analogamente si potrebbe aggirare il limite grazie ad attrezzatura flash manuale (fino ad 1/250 di secondo). Naturalmente anche in questo caso è necessario testare in maniera empirica i corpi macchina in questione.1/250 di secondo.
Corpi analogici professionali e/o di fascia alta e digitali semi-professionali e professionali. Sono principalmente le serie 1, come la Serie EOS-1, 1N, 1v, 1Ds, 1D Mark II, 1Ds Mark II, 1Ds Mark III, 1D X e 1D C. In epoca digitale si sono aggiunte a questa categoria i corpi xxD e la 7D
1/300 di secondo.
EOS-1D Mark III ed EOS-1D Mark IV.
1/500 di secondo.
La EOS-1D è in grado di raggiungere tempi di esposizione di 1/16.000 di secondo e il tempo sincro-X di 1/500 di secondo. Questo era possibile grazie al fatto che normalmente l’otturatore e la velocità sincro-X sono controllate elettronicamente dal sensore CCD e non dall’otturatore meccanico. La 1D è dotata anche di un otturatore meccanico, ma viene usato per la posa B. I successivi modelli 1D/Ds basati su sensori CMOS hanno otturatori e tempi sincro-X più “normali” (rispettivamente 1/8.000 e 1/250~300 di secondo), le prestazioni eccezionali della 1D erano dovute solo al sensore CCD.
Nota: tutte le fotocamere EOS impediscono l’impostazione accidentale di tempi di esposizione troppo rapidi se non supportati da un’unità flash in grado di gestire la modalità FP (solo nel caso si disponga di corpo e flash compatibili con il sistema E-TTL, le altre rimangono legate al tempo dichiarato).
Luglio 31, 2012 alle 2:33 pm #1723055Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 5: Confusione nella fotografia con il flash nel sistema EOS
La causa principale della confusione esistente nella fotografia con il flash del sistema EOS sta nella maniera in cui le varie modalità (P, Av, Tv ed M) gestiscono il flash, specialmente in caso di luce ambientale scarsa. Qui di seguito vi propongo un riassunto su come questi programmi agiscono nel momento in cui si accende il flash. La tabella tratta l’argomento partendo dal presupposto di non aver abilitato la modalità FP.
[IMG]public/imgsforum/2012/7/tabella_1b.jpg[/IMG]
In dettaglio:
5.1 Modalità Program ( P )
Il principio cardine di questa modalità è quello di impostare il tempo di esposizione più rapido possibile in modo da poter usare la fotocamera a mano libera senza rischiare di ottenere immagini mosse: se lo sfondo deve essere nero, così sia!
La modalità P agisce in due modi in base alla luce ambientale presente:1) se c’è molta luce (13 EV o di più) la fotocamera pensa che sia desiderato un flash di riempimento per illuminare il soggetto in primo piano. La fotocamera misura la luce disponibile e regola i parametri di conseguenza, poi imposta il flash per un lampo di riempimento per il soggetto in primo piano.
2) se la luce ambientale è poca (10 EV o meno), la fotocamera “conclude” che sia necessario illuminare il soggetto in primo piano. Imposta un tempo compreso fra 1/60 e il sincro-X e regola il diaframma in base alla sua programmazione. Il lampo è molto più potente che nel caso precedente.A causa di queste regolazioni dell’otturatore, è molto probabile che lo sfondo risulti scuro.
Su molte EOS (se non tutte), se viene attivato il flash (incorporato o esterno che sia), la modalità P non consente lo shifting delle coppie tempo/diaframma (cioè la possibilità di scambiare la coppia con una equivalente). Si noti che anche la modalità DEP (o A-DEP) non funziona correttamente con il flash attivato, il suo sistema di calcolo è sostanzialmente il contrario della modalità P.5.2 Modalità a priorità di diaframmi (Av)
La modalità Av vi permette di scegliere l’apertura di diaframma desiderata. La fotocamera sceglie il tempo di esposizione fra il massimo di 30 secondi al minimo consentito (sincro-X) in modo da esporre correttamente lo sfondo. Il flash viene calcolato dal sistema di misurazione dedicato e sarà di riempimento. E’ possibile che il tempo calcolato sia molto lento, in questi casi è consigliabile utilizzare un cavalletto. In condizioni di luce molto scarsa, si può affermare che la modalità Av lavori sul principio della sincronizzazione a bassa velocità.
Esiste comunque un’eccezione a questo comportamento. Su alcuni modelli è possibile impostare una funzione personalizzata che blocchi il tempo di esposizione in modalità Av al tempo sincro-X. In questo modo è come se la fotocamera stesse lavorando in P.
La fotocamera impedirà l’utilizzo di un tempo più rapido del sincro-X (a meno di usare la funzione FP), se nel mirino lampeggia il tempo di 30 secondi significa che non c’è abbastanza luce per ottenere l’esposizione desiderata e bisogna agire di conseguenza (aumentare l’apertura o la sensibilità, ecc.). Se lampeggia il vostro tempo sincro-X, al contrario, c’è troppa luce e si dovrà agire al contrario di come descritto prima.
Unità flash come il 420EZ e il 430EZ funzioneranno in modalità A-TTL, mentre il 540EZ lavorerà solo in TTL. Fate attenzione, capita a volte che le fotocamere di tipo A possano sottoesporre lo sfondo fino ad uno stop quando la luce ambientale è bassa ed è attivata la misurazione E-TTL. Se incontrate questo inconveniente, potete confrontare i parametri di scatto con la modalità M (che non risente di questo inconveniente) oppure impostare una compensazione dell’esposizione.5.3 Modalità a priorità di tempi (Tv)
Con questo programma la fotocamera permette di scegliere il tempo di esposizione. Di conseguenza il diaframma viene automaticamente impostato in modo da avere un’esposizione corretta dello sfondo. La potenza del flash viene determinata dal sistema di misurazione dedicato in modo da fornire un adeguato riempimento sul soggetto. Sostanzialmente è un comportamento esattamente contrario alla modalità P.
Se il valore di apertura massima del vostro obiettivo lampeggia nel mirino, significa che lo sfondo non risulterà adeguatamente illuminato, di conseguenza dovrete diminuire la velocità di esposizione in modo da compensare l’ammanco di luce, altrimenti otterrete uno sfondo scuro. Utilizzare tempi molto lenti comporterà la necessità di un cavalletto.
Come sempre la fotocamera impedirà l’impiego di un tempo troppo rapido (a meno di utilizzare la funzione FP). Se nel mirino lampeggia il valore della minima apertura possibile con il vostro obiettivo, allora in scena c’è ancora troppa luce e per compensare sarà necessario aumentare la velocità di esposizione, o diminuire la sensibilità di sensore/pellicola (o anche avvalendosi anche della funzione FP, se lo ritenete necessario), oppure ancora si potrebbe spegnere il flash e usare dei riflettori per modificare la luce ambientale per dirigerla sul soggetto.
Unità flash come il 420EZ e il 430EZ funzioneranno in modalità A-TTL, mentre il 540EZ lavorerà solo in TTL. Fate attenzione, capita a volte che le fotocamere di tipo A possano sottoesporre lo sfondo fino ad uno stop quando la luce ambientale è bassa ed è attivata la misurazione E-TTL. Se incontrate questo inconveniente, potete confrontare i parametri di scatto con la modalità M (che non risente di questo inconveniente) oppure impostare una compensazione dell’esposizione.5.4 Modalità manuale (M)
In quest ultimo caso, è il fotografo a decidere come sarà l’esposizione agendo direttamente su tempi e diaframmi. Il sistema di misurazione flash si occuperà di calcolare un lampo di riempimento per illuminare il soggetto principale. Questo sistema è in netto contrasto rispetto ai tempi in cui il fotografo era costretto a portare con se delle tabelle per calcolare la giusta intensità del lampo.
Ecco come il flash funziona in modalità M. Attenzione, in questo paragrafo si parla solo dell’esposizione manuale, la quale utilizzerà il sistema di misurazione TTL/E-TTL. La trattazione sulle impostazioni manuali del flash avrà in seguito il suo capitolo specifico.– Impostate la fotocamera in modalità M.
– Impostate diaframma e tempo di esposizione in modo da avere lo sfondo correttamente illuminato.
– Premete il pulsante di scatto a metà, se il vostro flash ha un display, verranno visualizzate le informazioni sulla distanza che il flash può coprire.
– Se il vostro obiettivo è dotato di scala delle distanze, potete controllare che il soggetto sia entro la portata del flash.
– Se la spia ready è accesa, potete premere il pulsante di scatto fino in fondo e ottenere la fotografia. Il sistema di misurazione del flash (TTL o E-TTL) calcolerà l’esposizione corretta per il soggetto.
Se il vostro flash non possiede il display, naturalmente non avrete l’anteprima delle informazioni. Anche se siete dotati di display, questo non fornirà informazioni se avete regolato la testa del flash in posizioni differenti da quella base (in asse con l’obiettivo). Le informazioni mostrate potrebbero essere errate se avete montato un diffusore o altri accessori.
Alcuni Speedlite come il 540EZ o il 580EX possono mostrare le informazioni sulla distanza in metri o piedi, dipende dal sistema metrico/imperiale impostato (c’è un piccolo interruttore nel vano batterie). Altri, come il 430EZ, sono in grado di funzionare con un solo sistema di misurazione, quale dipende solo dal mercato di vendita originario. Gli esemplari veneuti negli Stati Uniti sono impostati in piedi, tutti gli altri in metri. Altre unità più recenti come i 580EX II possono cambiare unità di misura grazie alle impostazioni personalizzate.5.5 Unità flash multiple
Come ormai avrete capito, la causa principale dei problemi nel bilanciare l’illuminazione ambientale con il tempo di esposizione sta nel fatto che il lampo del flash è sufficiente ad illuminare solo il primo piano, a meno che non si stia fotografando in spazi molto ristretti.
Se vi trovate in spazi più ampi e non potete far rimbalzare il flash, potreste considerare l’impiego di più unità flash, una o due per il soggetto e un altro paio per lo sfondo. Questa soluzione aumenta la potenza a vostra disposizione e migliora le vostre possibilità di controllo.
Esistono tre sistemi principali per metterei pratica questa tecnica, e sono il collegamento con cavi, gli slave ottici (fotocellule) e i sistemi wireless.5.6 Collegamento con cavi
In questo caso, è necessario comprare i cavi di collegamento e i relativi accessori in modo da poter collegare più flash alla fotocamera. I flash vengono azionari all’unisono nel momento in cui viene scattata la foto, è possibile utilizzare la misurazione TTL o impostare ogni unità manualmente (se i flash lo permettono). Per i dettegli consultare la sezione sui cavi prolunga.
5.7 Slave ottici
Con questo sistema si posizionano i flash (i grandi flash da studio alimentati a rete elettrica oppure i piccoli flash portatili a batterie) sulla scena, ognuno dotato di un piccolo sensore ottico (la fotocellula). Questi sensori reagiscono al lampo di un’unità direttamente collegata alla fotocamera facendo scattare i flash ad essi collegati. Per i dettagli consultate la sezione sugli slave flash.
5.8 I collegamenti wireless
In questo frangente, Canon, ha messo a punto un suo sistema E-TTL wireless, che permette di azionare più gruppi di Speedlite grazie ad impulsi luminosi (questo sistema non coinvolge l’uso di onde radio). Questo sistema proprietario permette l’utilizzo di tutte le funzioni collegate alla tecnologia E-TTL (FP, FE-L, ecc.). Su alcuni corpi è disponibile anche un sistema di controllo dei rapporti di illuminazione e della luce modellante. Per i dettagli consultate la sezione sul E-TTL wireless.
Solo di recente, con l’introduzione dello Speedlite 600EX-RT e del trasmettitore ST-E3-RT, è diventato possibile utilizzare la tecnologia Canon E-TTL tramite sistema un sistema radio proprietario.Molte compagnie producono sistemi di controllo radio per azionare i flash da remoto. La maggior parte di questi dispositivi sono incompatibili con i sistemi di misurazione E-TTL e non permettono neppure il controllo automatico del flash stesso. Sono comunque in aumento le offerte di trigger radio in grado di interfacciarsi con le tecnologie proprietarie dei vari sistemi fotografici e di fornire alla fotocamera i dati sulla misurazione della luce flash.
Esistono anche trigger economici, paragonabili alla tecnologia dei telecomandi delle porte dei garage. La loro portata è molto inferiore rispetto ai prodotti professionali e l’unica cosa che possono fare è dare il segnale di innesco. Nonostante questo, se i vostri flash possono essere regolati manualmente, trigger di questo tipo possono rivelarsi estremamente versatili e consentono di collocare i flash virtualmente senza restrizioni.5.9 La misurazione dello sfondo nella fotografia con il flash
Le fotocamere EOS adottano diversi schemi di misurazione in base al modello in questione. Questi sistemi di misurazione includono il valutativo (da 3 a 63 zone o più nel caso delle recenti 1D X o 1D C), il parziale (6,5% o 10,5% dell’inquadratura, a volte collegato al punto AF attivo), la media pesata al centro e la spot. Quando non viene impiegato il flash, questi sistemi di misurazione sono utilizzati normalmente per la misurazione della luce sul soggetto.
Al contrario, quando si usa il flash la fotocamera ha bisogno di misurare la luce sullo sfondo e non sul soggetto, quindi, entro i limiti del possibile, gli schemi di lettura devono cambiare. E questo varia da fotocamera a fotocamera.
Le EOS con misurazione a zona singola come la T90 (che si può considerare a tutti gli effetti l’anteprima del sistema EOS) e la EOS 1000F per gestire i sistemi TTL ed A-TTL usano il sistema a media pesata al centro. Le EOS dotate di sistemi di misurazione a segmenti multipli utilizzano quelli più esterni per la misurazione TTL ed A-TTL (il sensore valutativo è suddiviso in diversi schemi a seconda di quanti del numero di zone di cui è composto, in generale vengono selezionati i segmenti più vicini agli angoli dell’inquadratura).
Molte delle EOS dotate di pulsanti per attivare la misurazione parziale non usano i segmenti esterni quando questo tasto viene premuto. Al loro posto vengono usati gli schemi per la misurazione parziale della luce ambientale. Le T90, EOS-1, 700, 750 e 850 fanno eccezione, infatti non permettono la misurazione parziale per il flash.
Sfortunatamente Canon non ha pubblicato le specifiche di come il sistema E-TTL effettua la misurazione della luce ambientale, quindi non è possibile trattarlo.5.10 Gli schemi di misurazione flash
Le informazioni sugli schemi di misurazione sono piuttosto scarse, soprattutto sull’E-TTL.
Schemi di misurazione TTL ed A-TTL (solo per fotocamere analogiche)
Lo schema di misurazione flash è determinato dal tipo di sensore flash installato nel corpo macchina. Se la fotocamera è dotata di un solo punto AF, allora il sensore sarà a zona singola. La misurazione verrà effettuata utilizzando uno schema a media pesata al centro.
Se la fotocamera è dotata di punti di messa a fuoco multipli, allora saranno impiegate più zone di misurazione: ciò che Canon chiamò AIM. Il numero di zone dipende dal modello di fotocamera. Per esempio, la EOS 10 è dotata di tre punti AF e tre zone di misurazione flash, di conseguenza la misurazione flash sarà effettuata con la zona corrispondente al punto/i AF attivato/i. Non sempre però i due gruppi di sensori combaciano, infatti la EOS 5 ha lo stesso sensore multi-zona della EOS 10 ed è dotata di 5 punti AF. La EOS 50 ha solo tre punti AF e un sensore di misurazione flash a 4 segmenti (impiegati su 3 zone, cioè i 4 segmenti vengono di volta in volta selezionati a coppie contigue determinando tre zone di lettura effettive).
L’intento di questi sensori è quello di misurare il lampo solo attorno al punto AF selezionato. Se invece si passa alla messa a fuoco manuale, la lettura avviene secondo lo schema a media pesata al centro.
E’ interessante notare che la EOS 5 si comporta in maniera differente rispetto agli altri modelli con punti AF multipli, infatti calcola l’esposizione flash solo per il punto AF più vicino (se è stato selezionato manualmente). In modalità ECF automatica, sembra scegliere sempre la zona centrale.Schemi di misurazione E-TTL ed E-TTL II
La fotocamera utilizza il sistema di misurazione valutativo per calcolare l’esposizione flash basata sui dati forniti dal pre-lampo. Molte fotocamere non dotate si sistema E-TTL II, quando vengon usate con messa a fuoco automatica, impiegano sempre la misurazione valutativa attorno al punto AF selezionato, non impiegano mai la lettura spot o parziale. In caso di messa a fuoco manuale, alcuni altri corpi, passano alla lettura a media pesata al centro.
Purtroppo questo comportamento dell’algoritmo E-TTL può essere fonte di problemi, esso infatti si comporta come un sistema di misurazione spot. Molte lamentele sul comportamento del flash E-TTL sembrano essere dovute proprio a questo comportamento. Se la fotocamera basa la lettura su un oggetto molto scuro o nero, è molto probabile che la foto risulti sovraesposta (o il contrario se l’oggetto è molto chiaro). La soluzione più semplice a questo problema è l’utilizzo della funzione FE-L in modo da pre-calcolare il flash su un oggetto dal tono medio e poi ricomporre. Purtroppo in caso di dover scattare foto rapidamente come ai matrimoni o per riprese di sport, questa pratica risulta essere poco pratica e conviene impostare la lettura sullo schema a media pesata.
Casi particolarmente sfortunati ed ostici della misurazione E-TTL sono le EOS D30 e D60. La EOS 10D invece “risolse” il problema bloccando la lettura sempre sullo schema a media pesata.
Il sistema E-TTL II, al contrario, calcola ogni zona del sensore valutativo prima e dopo il pre-lampo, pesando ogni singola zona indipendentemente e considerando in modo particolare quelle zone giudicate essere più riflettenti delle altre. Tutto questo significa che, contrariamente al sistema precedente, non esistono schemi di misurazione precostituiti poiché vengono calcolati in tempo reale.
NOTA: Dal momento che non ci sono documenti dettagliati sulla tecnologia E-TTL/E-TTL II, questi ultimi paragrafi non possono essere considerati attendibili al 100% perché si basano sull’osservazione empirica e sui pochi dati disponibili.Non ricomponete l’inquadratura se usate il flash.
Il fatto che la fotocamera basi la lettura del luce flash nella zona più vicina al punto AF attivo è da tenere sempre in mente. Se avete l’abitudine di mettere a fuoco, usare il blocco dell’esposizione automatica e ricomporre l’inquadratura, ricordatevi sempre di non usare questa tecnica con il flash.
La misurazione del flash avviene dopo quella della luce ambientale, quindi state bloccando l’esposizione automatica di quest’ultima (AE-L) ma non quella del flash, di conseguenza ricomponendo l’inquadratura otterrete solo alterare in maniera incontrollata le condizioni di luce già calcolate. E’ consigliabile scegliere il punto di messa a fuoco più vicino a alla posizione effettiva del soggetto nell’inquadratura in modo che la misurazione del flash vada a buon fine.
Ci sono solo due eccezioni a questa regola. La prima sono i corpi macchina di tipo A dotati della funzione FE-L. Questi corpi sono in grado di bloccare l’esposizione flash esattamente come il blocco AE, consentendo di ricomporre l’immagine. Il secondo caso sono i corpi dotati della tecnologia E-TTL II che in virtù del differente sistema di lettura (che può coinvolgere anche i dati sulla distanza da soggetto) sono meno vulnerabili a questo comune errore di misurazione della luce.Luglio 31, 2012 alle 2:35 pm #1723057Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 6: Terminologia del flash
Eccovi un piccolo glossario della terminologia impiegata nel descrivere il sistema flash EOS ed i flash in generale:
6.1 Strobe e Flash
Questa è una distinzione utile per chi volesse approfondire l’argomento su testi in lingua inglese.
Per gli inglesi (o britannici in generale), uno strobe è un oggetto che emette luce pulsando, mentre per gli americani uno strobe è un qualsiasi flash elettronico che emette lampi singoli o continui.
C’è ulteriore confusione se consideriamo il termine flash che possiede quattro significati: un verbo che significa emettere un lampo di luce; un sostantivo che indica un lampo di luce; la fotografia effettuata con l’impiego di lampi luce o flash; un dispositivo che emette lampi di luce.
Per ultimi ci sono Speedlight e Speedlite. Il primo è il nome commerciale utilizzato da Nikon per le proprie unità flash, mentre il secondo è quello utilizzato da Canon.6.2 Legge dell’inverso del quadrato
La diminuzione della luce emessa da una qualsiasi sorgente avviene in modo molto rapido.
Prendete ad esempio un fuoco nel bel mezzo della notte che da lontano appare come una pozzanghera di luce attorniata solo dal buio, oppure una torcia elettrica puntata verso il cielo notturno, che può sembrare una barra luminosa che si disperde rapidamente mano amano che sale verso l’alto. La luce di flash svanisce mallo stesso modo.
Sarebbe logico pensare che la quantità di luce dimezzi al raddoppiare della distanza dalla sorgente. Purtroppo non è così, la luce si riduce ad un quarto (1/4) della quantità precedente ogni volta che la distanza dalla sorgente raddoppia.
Lo spazio ha tre dimensioni, quindi immaginiamo una sfera con la centro la fonte di luce, quest’ultima emette i suoi fotoni (le particelle che compongono la luce). Adesso immaginiamo di aumentare le dimensioni della sfera in modo tale che le sue pareti risultino più lontano dalla fonte di luce. Facendo questo la superficie in terna della sfera è aumentata, ma la luce no, è riamata la stessa. La quantità di fotoni che c’era prima è rimasta invariata. La sfera però non ha una superficie doppia rispetto a prima, se la distanza della fonte di luce dalla parete è raddoppiata, la superficie no, è aumentata molto di più.
La relazione fra la distanza della fonte di luce e le dimensioni della sfera immaginaria possono essere descritte matematicamente con la legge dell’inverso del quadrato. Questa legge stabilisce che la quantità di luce è proporzionale all’inverso del quadrato della distanza dalla fonte (cioè 1 diviso la distanza al quadrato). Quindi, se raddoppiate la distanza, otterrete 1/2ˆ2, cioè 1/4 della luce che avevate in precedenza. Se quadruplicate la distanza, avrete 1/4ˆ2, cioè 1/16. Come potete vedere la luce diminuisce molto rapidamente.
Tutte le sorgenti di luce ordinarie (i laser funzionano su principi differenti) seguono questa regola che spiega il perché della caduta di luce dei flash. In realtà, nella fotografia con i flash le cose sono anche più complicate perché la luce prima viaggia dal flash al soggetto e poi dal soggetto alla fotocamera, indebolendosi ulteriormente. Aggiungete poi che gran parte della luce viene assorbita dal soggetto ed ecco che il funzionamento del flash appare come un piccolo miracolo.
In base alla legge dell’inverso del quadrato si capisce anche perché ad un lieve aumento della potenza del flash non corrisponde un aumento visibile della portata del lampo, oppure perché gli oggetti più vicini al flash sono illuminati in maniera più brillante rispetto a quelli più lontani.6.3 Il numero guida (NG)
La portata massima del flash è indicata dal suo numero guida. Se usate il sistema di calcolo automatico, forse, non dovrete mai avere a che fare con il numero guida, tranne quando acquistate un nuovo flash e volete sapere quale sia il più potente. Comunque, il numero guida, è un parametro critico per chiunque usi il flash manualmente.
Il numero guida è utilizzato per calcolare il valore di apertura del diaframma necessario a coprire una data distanza o viceversa per calcolare la distanza in base ad un determinato diaframma. Tecnicamente, il numero guida descrive la portata massima del flash, non la potenza. A causa del principio della legge dell’inverso de quadrato della distanza, un flash deve quadruplicare la potenza per raddoppiare la distanza.Per trovare il diaframma (il numero f) necessario per scattare una foto ad un determinato soggetto, dovete dividere il numero guida per la distanza fra il flash ed il soggetto. Per trovare la distanza massima alla quale un soggetto può essere correttamente illuminato con usando un determinato diaframma, dovete dividere il numero guida per il valore di diaframma stesso (numero f). Ricordate che, in entrambi i casi, quello che conta è la distanza fra il flash ed il soggetto, non la distanza fra soggetto e fotocamera. Se utilizzate il flash on-camera queste due distanze coincidono, mentre se il flash è separato o state utilizzando la tecnica del lampo di rimbalzo esse saranno differenti.
[quote]numero f = NG / distanza
distanza = NG / numero fI numeri guida indicati da Canon sono espressi in metri per 100 ISO. Il nome dei suoi Speedlite include il numero guida più alto di cui il flash dispone (ovvero la portata alla massima potenza e con la parabola alla massima escursione) moltiplicato per 10, ad esempio il 580EX dispone di numero guida 58 posizionato a 105mm. Da annotare come eccezione che Canon USA nella sua documentazione esprime il numero guida in piedi (feet). Quindi controllate sempre due volte le schede tecniche perché, se trovate NG particolarmente alti molto probabilmente sono espressi in piedi. Per esempio, il materiale pubblicitario della EOS Elan 7e/7 (versione USA della EOS 30/33) indicava un flash incorporato con numero guida 43, notevole per un lampeggiatore di quelle dimensioni, finché non si realizza che era espresso in piedi ed in metri si riduce ad un più normale 13 (i flash incorporati di Canon si attestano intorno ai numeri guida 12 o 13 se non si è in presenza di parabole zoom).
In questo documenti si fa riferimento solo ai metri, ma per chi si trovasse a dover tradurre delle schede tecniche segnalo le seguenti equivalenze:1 metro = 3,3 piedi
1 piede = 0,3 metriUn altro dato importante da ricordare è che il numero guida è indicato per 100 ISO. Quindi se state usando pellicole/sensori con sensibilità differente dovrete inserire questa variabile nei vostri calcoli. Ancora una volta la matematica è basata sulla legge dell’inverso del quadrato: quadruplicando la sensibilità (ISO) raddoppierete il numero guida. Di conseguenza, la portata massima del vostro flash aumenta con l’aumentare della sensibilità ISO. Eccovi un modo rapido per applicare la conversione:
ISO raddoppiato: NG x 1,4
ISO dimezzato: NG x 0,7Il numero guida è influenzato anche dalla parabola zoom del flash. Per esempio, lo Speedlite 480EG è dotato di lampade molto più potenti di quella del 540EZ, nonostante questo il suo numero guida è 48 contro 54 del collega più piccolo. Perché? Se regoliamo la parabola del 540EZ impostandola a 35mm (la stessa copertura del 480EG), esso risulta avere un “misero” numero guida 36, mentre se azioniamo lo zoom e lo portiamo al massimo, otteniamo un lampo maggiormente concentrato con NG 54. Il 480EG al contrario non ha questa possibilità (a meno di usare particolari lenti opzionali) e se si usano obiettivi con angoli di campo inferiori si “sprecherà” gran perte del lampo illuminando parti della scena che non rientreranno nella foto. Aggiuntivi simili a quelli utilizzabili con il 480EG possono essere impiegati anche con flash più comuni.
Come già detto, il numero guida non rappresenta la potenza effettiva del flash. La potenza del lampo di un flash si descrive in candele emesse per secondi (beam candlepower seconds – BCPS) oppure in candele effettive per secondi (effettive candlepower seconds – ECPS) o anche in termini di unità di energia (quindi Joule o Watt per secondo). Nessuna di queste unità di misura è comunemente usata nell’ambito dei flash portatili, per questa ragione non verranno trattate. Queste unità di misura sono impiegate in numerosi altri campi, quindi, è possibile incontrarle molto spesso senza che si parli di flash.
Infine, quando si parla di numeri guida bisogna mettere in conto una certa dose di soggettività, che probabilmente è il motivo per cui essi si chiamano guida. Ricordiamoci sempre della domanda “cosa significa soggetto correttamente illuminato?”. Come sappiamo il concetto di correttamente illuminato varia moltissimo in base ai gusti ed alle necessità, quindi non bisogna stupirsi se un produttore assegna un numero guida più o meno alto rispetto ad un flash di pari potenza reale di un altro produttore. In genere questi ultimi tendono ad essere ottimisti nel dichiarare gli NG del propri prodotti.[/quote]
6.4 Valore di esposizione (exposure value – EV)
La sensibilità delle apparecchiature fotografiche come i sensori AF o gli esposimetri è espressa in EV (exposure value – valori di esposizione) riferiti ad un determinato obiettivo e sensibilità ISO.
Dal momento che la quantità di luce che raggiunge la pellicola/sensore è regolata dal tempo di esposizione e dall’apertura del diaframma, gli EV indicano semplicemente delle combinazioni di tali parametri. Ad esempio, f/4 ed 1/30 corrispondono a 9 EV, valore che però può indicare anche f/2 con 1/125, ecc.
Qui di seguito vi propongo una tabella dove potrete vedere graficamente questo concetto.[IMG]public/imgsforum/2012/7/tabella_2b.jpg[/IMG]
Tutte le combinazioni corrispondenti allo stesso EV fanno arrivare la stessa quantità di luce alla pellicola/sensore, quello che cambia sono la profondità di campo ed il mosso in base ai principi che tutti conosciamo.
Per ultimo occorre ricordare che i valori EV hanno senso solo se vengono riferiti ad una determinata sensibilità (come molte altre cose in fotografia, ricordate i numeri guida?). In particolare di solito le tabelle che si possono reperire si riferiscono a 100 ISO. In particolare Canon attualmente effettua le misurazioni sui propri dispositivi montando l’obiettivo 50mm f/1.4 e regolando le impostazioni a 100 ISO.6.5 Unità flash dedicate e non dedicate
Ai vecchi tempi del flash elettronico, quando il sensore era contenuto all’interno del flash stesso, l’unico comando che la fotocamera aveva sul dispositivo era l’innesco. Siccome non era ancora possibile avere comunicazione bi-direzionale fra lampeggiatore e fotocamera, il livello di potenza e la durata del lampo erano decisi direttamente dal flash stesso. Per questa ragione venivano venduti molti flash generici, i quali funzionavano allo stesso modo su qualsiasi tipo di fotocamera.
Negli anni ’80 i produttori di fotocamere iniziarono a fabbricare unità flash dedicate in grado di funzionare solo all’interno del proprio sistema fotografico in modo da ottenere un controllo più preciso sui risultati finali (ed anche vendere un maggior numero dei propri flash a scapito dei produttori universali).
Gli odierni Speedlite di Canon sono esplicitamente progettati per comunicare digitalmente e funzionare solo con le fotocamere EOS. Se montati su altre macchina fotografiche funzionano nella maniera più basilare possibile, emettendo sempre lampi alla massima potenza (o al limite regolandola in modo manuale).
Produttori “universali” quali Metz, Sigma o Nissin (ma non solo) producono ormai da anni flash in grado di comunicare con i protocolli specifici dei vari sistemi fotografici grazie ad adattatori specifici o (in alcuni casi) costruendo unità flash specifiche.6.6 Slitta porta accessori (shoe mount)
La maggior parte delle reflex odierne ha un connettore quadrato, collocato sopra al mirino, progettato per accogliere il flash esterno facendocelo scorrere dentro. Questo connettore è chiamato slitta porta accessori/flash a caldo (hot shoe mount). A caldo significa che è dotata dei contatti elettrici necessari all’innesco del flash (per contro, se non avesse contatti elettrici si chiamerebbe a freddo, ma nessuna fotocamera moderna porta questo tipo di slitta). Nonostante il nome, quando non ci sono flash collegati, non esiste rischio di shock elettrici perché la tensione veicolata è pressoché insignificante.
La slitta accessori di Canon è dotata di quattro contatti supplementari oltre a quello per l’innesco. Questi contatti servono al flash per comunicare digitalmente con la fotocamera e quindi rendono possibile il funzionamento delle varie tecnologie TTL, A-TTL, E-TTL ed E-TTL II. Essendo parte di tecnologie proprietarie, questi contatti sono incompatibili con gli apparecchi prodotti da Nikon, Pentax, Minolta/Sony (in questo caso la slitta ha addirittura una forma differente da quella standard, e solo gli ultimi modelli immessi sul mercato sono dotati di un collegamento dall’aspetto più tradizionale), ecc.
Un altro elemento presente nel sistema di Canon è un piccolo perno di bloccaggio presente nel piedino di fissaggio della maggior parte degli Speedlite. Il perno fuoriesce dal piedino nel momento in cui si gira la ghiera di fissaggio (o la leva di rilascio rapido) ed entra in un piccolo foro presente nella slitta, riducendo ulteriormente il pericolo di sgancio accidentale del flash. Se la fotocamera è sprovvista del forellino non c’è da preoccuparsi, infatti il perno del flash è montato su una molla e non si danneggerà colpendo la superficie della slitta.
Faccio notare che il piedino di plastica di cui sono dotati la maggior parte dei flash, spesso non è robusto quanto dovrebbe essere, pertanto non è mai un buona idea sollevare la fotocamera prendendola dal lampeggiatore. Prendetela sempre dalla parte più sicura, cioè dalla parte dell’impugnatura.Flash dotati di piedino in metallo e leva di rilascio rapido:
Speedlite 270EX II, 320EX, 430EX II; 580EX II, 600EX, 600EX-RT e ST-E3-RT.6.7 L’effetto occhi rossi
L’effetto occhi rossi, problema molto comune nelle istantanee, si forma quando il lampo di luce rimbalza sui vasi sanguigni della retina dell’occhio e ritorna verso la fotocamera. Il risultato sono i ben noti occhi “maligni” e luccicanti di rosso. Questo accade in modo particolare negli ambienti in cui la luce è scarsa (salotti, ristoranti, ecc.) perché in queste condizioni le pupille dei soggetti si dilatano per fa entrare più luce e danno più spazio al riflesso rosso. Tutto questo non accade nelle scene illuminate dal sole, in parte perché le pupille degli occhi si contraggono e in secondo luogo perché il flash generalmente viene attivato a potenze inferiori.
Il problema si intensifica mano a mano che ci si allontana dal soggetto e diventa ancora più evidente se si usano i teleobiettivi per fare ritratti. Maggiore è la distanza fra fotocamera e soggetto, più si dovrà allontanare il flash dall’obiettivo per eliminare il problema.
La ragione di tutto questo è geometrica. Chi di voi ha studiato un po’ di fisica al liceo avrà sicuramente affrontato i rudimenti dell’ottica, e sicuramente ricorderà che un raggio di luce si riflette su un oggetto con un angolo identico a quello con cui lo colpisce. Di conseguenza, se il raggio colpisce perpendicolarmente una superficie si rifletterà nella stessa direzione da cui esso proviene. Lo stesso vale per il flash. Il lampo viene emesso dalla lampada, i suoi raggi colpiscono tutti gli oggetto presenti nell’inquadratura e vengono riflessi in base all’angolazione delle varie superfici. Gli occhi di chi si mette in posa per farsi fotografare (la cui retina è la superficie incriminata) spesso guardano verso l’obiettivo della fotocamera, la quale molto spesso integra il flash ponendolo di fatto di fronte agli occhi dei soggetti. In questo scenario l’angolo fra il lampo e l’occhio è praticamente perpendicolare, quindi il raggio (tintosi di rosso) si filetterà direttamente nell’obiettivo per il principio descritto sopra. A questo punto appare chiaro che la soluzione più semplice per ridurre il problema degli occhi rossi è fare in modo che il raggio di luce non colpisca perpendicolarmente gli occhi del soggetto riflettendosi altrove, e questo si ottiene allargando l’angolo fra flash ed occhio. Per fare ciò è necessario allontanare il flash dall’obiettivo facendo attenzione anche alla distanza di ripresa, infatti più il soggetto è lontano minore sarà l’effetto della distanza perché l’angolo tornerà ad assottigliassi riproponendo lo scenario iniziale.
E’ interessante notare che fotografare animali come cani e gatti pone problemi simili (anche se per cause differenti) a quello degli occhi rossi. Cani e gatti all’interno dei loro occhi possiedono una membrana chiamata tapetum lucidum che migliora la capacità di vedere al buoi. Questa membrana riflette la luce del flash apparendo colorata di verde, giallo o blu. Si spiegano in questo modo anche i riflessi negli occhi di cani, gatti e cervi in piena notte, cosa che non accade con gli esseri umano a causa della mancanza di questa membrana.6.8 Riduzione degli occhi rossi
Esistono molti sistemi per affrontare questo tema. Il primo e più efficace è quello di allontanare il flash dalla fotocamera o impiegare la tecnica del flash di rimbalzo in modo da cambiare l’angolo fra lampo ed occhi. Però, per le ragioni espresse sopra, aumentando la distanza dal soggetto questo metodo perde efficacia, allora può essere opportuno anche staccare il flash dalla fotocamera e sollevarlo ad un’altezza maggiore per aumentare la distanza fra essi. Se ci fate caso, i fotografi di matrimoni fanno esattamente questo ogni volta che usano i flash montati su grosse staffe, esse infatti sono fatte appositamente per mettere distanza fra fonte di luce di luce ed obiettivo. Il flash di rimbalzo, naturalmente, elimina gli occhi rossi per definizione alterando completamente la provenienza della luce.
Uno svantaggio dello spostare il flash (a parte lo spostamento fisico) coinvolge la fotografia con basse luci. Quando la luce scarseggia, le pupille degli occhi si dilatano in modo da far entrare più luce, esattamente come facciamo con il diaframma dell’obiettivo. Però, quando il lampo “colpisce”, la pupilla non ha il tempo di chiudersi e resta aperta con il rischio di ottenere soggetti con pupille enormi come se fossero sotto l’effetto di droghe.
Una seconda via per ridurre gli occhi rossi (e ridurre le dimensioni delle pupille) è quella di far guardare una luce brillante al soggetto un attimo prima di scattare la foto. E’ un sistema che in genere funziona perché la pupilla reagisce naturalmente chiudendosi per far entrare meno luce e quindi riduce anche la quantità di luce che si ridette sulla retina. Per questa ragione molte EOS sono dotate di una luce bianca che il fotografo può attivare a piacimento.
Su alcune EOS come la 100 o la 50, la lampada ausiliaria per la riduzione degli occhi rossi è montata nell’alloggiamento del flash, di conseguenza non può funzionare se è installato un flash esterno. Su altri modelli, come la D30, la lampada è collocata più in basso sul corpo e funziona regolarmente in presenza di flash esterni. In altri casi la lampada ausiliaria non funziona con i flash esterni anche se la sua posizione lo permetterebbe.
In ogni caso, queste piccole lampade non sono particolarmente utili con i flash esterni perché essi tendono ad essere piuttosto alti rispetto all’obiettivo e spesso sono usati di rimbalzo. Inoltre se il soggetto risulta essere distante dalla fotocamera, esse perdono rapidamente di efficacia a causa della dispersione della luce. Per queste ragioni nessuno Speedlite è dotato di questo sistema, Canon lo riserva alle fotocamere compatte ed ai flash integrati nelle reflex.
Il lato negativo dei sistemi di riduzione degli occhi rossi è che spesso i “malcapitati” appaiono storditi per aver guardato direttamente la luce ausiliaria.
Sguardi satanici o aspetto stordito…queste sono le opzioni del flash integrato. A voi la scelta!
Un’ultima opzioni è rappresentata dal ritocco. Se usate una fotocamera analogica potete coprire gli occhi rossi sulle stampe con un pennarello mentre se avete una fotocamera digitale potete ritoccare direttamente il file, ma entrambi i casi sono da considerarsi metodi goffi e di extrema ratio.6.9 Il problema della sincronizzazione sulla prima tendina
Come ho scritto nella sezione sul sincro-X, le EOS (e quasi tutte le reflex di piccolo formato) sono dotate di un otturatore con due tendine mobili. La prima apre l’otturatore, la seconda lo chiude.
Se scattiamo una foto ad un oggetto statico con un tempo lento e flash non avremo problemi di sorta, ma se dovessimo fotografare un oggetto mobile con le stesse condizioni, avremmo qualche problema. L’otturatore si aprirebbe, il flash emetterebbe il suo breve lampo per illuminare il soggetto e poi l’otturatore rimarrebbe aperto fino al momento della sua naturale chiusura permettendo di registrare la scia prodotta dal soggetto, scia che però apparirà davanti e non dietro come se si stesse muovendo all’indietro. Questo inconveniente è dovuto al fatto che il lampo è stato emesso nella fase iniziale dello scatto congelando il movimento al suo principio, e non al suo termine.6.10 La sincronizzazione sulla seconda tendina
Per risolvere l’inconveniente appena descritto ed ottenere scie dall’aspetto naturale (cioè che seguano il movimento e non che lo precedano) è necessario emettere il lampo poco prima che l’otturatore si chiuda. Tutto ciò è noto come sincronizzazione sulla seconda tendina poiché il flash viene emesso 1,5 millisecondi prima che venga rilasciata la seconda tendina dell’otturatore. La Canon T90 assieme allo Speedlite 300TL sono stati la prima combinazione fotocamera/flash a poter supportare questa funzione.
Lo svantaggio della sincronizzazione sulla seconda tendina è la relativa complicazione nello scattare la foto se si utilizza un tempo lento. Con il flash tradizionale ci si limita a scattare nel momento che appare più adeguato, mentre in questo caso non è possibile vedere il movimento perché il mirino è oscurato dallo specchio e sempre a causa dello specchio non è possibile sapere esattamente se il soggetto è ancora nell’inquadratura al termine dell’esposizione. Per queste ragioni le impostazioni di fabbrica delle EOS sono regolate con la sincronizzazione sulla prima tendina.
Esiste poi un ulteriore problema se si sta utilizzando il sistema E-TTL. Il pre-lampo viene emesso prima di aprire l’otturatore e se si sta utilizzando un tempo lento i due lampi saranno chiaramente distinguibili (più sarà l’unga l’esposizione più tempo passerà fra i due lampi). Normalmente il ritardo del lampo principale non crea problemi o ha effetti negativi, ma ci sono due casi in cui si possono verificare degli inconvenienti. Il primo è il caso in cui il soggetto si muove in modo tale che la misurazione del pre-lampo non sia corretta (utilizzare la funzione FE-L può risolvere il problema), e il secondo è che il pre-lampo potrebbe confondere i soggetti umani (il pre-lampo può far pensare che la foto sia già stata scattata).
Per sapere se la vostra fotocamera è dotata di questa funzione, consultate la sezione apposita.6.11 La teoria del colore
Attenzione, questa sezione è piuttosto dettagliata, ma è necessario per capire correttamente le basi dello spostamento del colore in fotografia.
L’occhio umano, o più precisamente il cervello, è estremamente adattabile. Se osservate un foglio di carta bianco in una stanza illuminata solo da una lampadina ad incandescenza (tungsteno), la carta vi apparirà bianca. Se portate lo stesso foglio all’esterno e lo guardate sotto la luce del sole vi sembrerà ancora bianco. Però la lampadina ad incandescenza e il Sole producono una luce molto differente fra loro. La luce della lampadina è giallo-arancio, mentre quella del Sole è quasi azzurra.
Questo accade perché differenti fonti di luce hanno differente temperatura del colore. Questa caratteristica è così chiamata perché rappresenta il colore della luce come se venisse emessa da un corpo nero a determinate temperature indicate in gradi Kelvin (è una scala similare a quella Celsius, ma con lo zero fissato a circa -273°C, ossia lo zero assoluto).
Avventurandosi in questo argomento bisogna fare molta attenzione alla terminologia. Normalmente ci si riferisce a colori come rosso, arancio o giallo come a colori caldi mentre verde, bianco o blu sono detti freddi, ma nella teoria del colore i colori tendenti al rosso si associano alle basse temperature, mentre quelli che tendono al blu sono quelli caldi. Notate anche che in ambito fotografico si parla solo dello spostamento del colore tra rosso e blu, che è una forte semplificazione rispetto ai modelli utilizzati dai fisici.
Le normali lampadine ad incandescenza (quelle al tungsteno) teoricamente si dovrebbero attestare intorno ad una temperatura di colore di circa 3.200 Kelvin (K da ora in poi), ma nella pratica spesso risultano avere una temperatura di 2.900 K (subiscono variazioni del colore con l’invecchiamento o risentono delle variazioni di voltaggio). Le lampadine alogene (benché basate anch’esse su filamenti di tungsteno) non corrette per simulare la luce diurna hanno una temperatura leggermente superiore che raggiunge i 3.400 K. La luce delle candele è molto più bassa, intorno ai 1.400~2.000 K.
La luce diurna ha una temperatura che oscilla fra i 5.000 e i 6.000 K, a volte è indicata come 5.500 K per la luce del mezzo giorno solare. Naturalmente questi valori possono variare. Come le lampadine citate sopra, la luce solare può cambiare a seconda delle condizioni atmosferiche e dell’ora del giorno. Infatti, la luce naturale varia da un minimo di 2.000 K al tramonto ad un massimo di 20.000 K delle tonalità blu della sera. La luce del sole diffusa dall’atmosfera ha colore blu.
In condizioni normali il cervello compensa le differenze e ci impedisce di accorgerci delle differenze, ma quando ci si trova in presenza di illuminazione mista possiamo renderci conto della diversa natura della luce. Per fare un esempio, se ci trovassimo all’aperto ed osservassimo la finestra di un palazzo ci accorgeremmo subito che la luce delle lampadine è gialla mentre al confronto il cielo attorno al palazzo apparirebbe blu.6.12 La temperatura del colore e le pellicole
La temperatura del colore non è teoria pura. E’ un problema reale della fotografia a colori perché la pellicola registra esattamente ciò che “vede” e non effettua alcun adattamento automatico.
La pellicola è progettata per riprodurre una determinata temperatura di colore come bianca.
Ecco spiegata la ragione per cui esistono pellicole classificate come “Daylight” (luce diurna) e “Tungsten” (luce artificiale), si tratta di pellicole tarate per riprodurre come bianca rispettivamente la luce naturale e la luce delle lampadine ad incandescenza. Una pellicola daylight usata con luce artificiale produce un’immagine dai toni arancio, mentre una pellicola tungsten usata con luce naturale produce immagini tendenti all’azzurro, dunque è importante utilizzare pellicole adatte alle condizioni di luce. Normalmente la precisione assoluta non è necessaria poiché esistono tolleranze sufficienti a comprendere la maggior parte dei casi, ma i professionisti che necessitano il bilanciamento migliore possibile utilizzano dei colorimetri per ottenere i dati su cui basare i calcoli dei filtri da montare sulla fotocamera.
Dominanti di colore si verificano anche con sorgenti di luce diverse dalle lampadine ad incandescenza. Anzi, molti tipi di illuminazione artificiale imprimono strane dominanti sulle pellicole a colori diurne (daylight). La maggior parte delle lampadine a fluorescenza (come i neon e le lampade a basso consumo) tendono a conferire una tinta verdognola se non si antepongono all’obiettivo degli appositi filtri color magenta. Purtroppo anche in questo frangente non si può fare di tutta l’erba un fascio, infatti a seconda del produttore e del tipo di lampadina possono verificarsi reazioni molto diverse (esistono anche dei tipi di lampadine studiate appositamente per evitare dominanti fastidiose). In particolare le lampade ad alta pressione con mercurio e sodio usate per fini industriali spesso provocano dominanti non prevedibili a seconda dei gas contenuti. Notate anche che la definizione temperatura del colore non si applica in modo letterale alle lampade a fluorescenza (la luce viene prodotta in maniera del tutto differente), ma viene comunque usata dai produttori per approssimare una classificazione. In ultimo, anche la luce diurna varia molto in base alla condizioni atmosferiche ed all’orario. Una serata innevata si presenta quasi blu, mentre un tramonto polveroso è molto arancione.
La temperatura del colore è un settore in cui il digitale ha un vantaggio molto significativo rispetto alla fotografia chimica. Tutte le fotocamere digitali serie permettono di bilanciare il bianco a seconda delle necessità e volontà (cioè effettuare una regolazione tale da indicare alla fotocamera quale sia il punto di bianco giusto per non avere dominanti). Tutte le EOS serie “D” permettono di usare una regolazione automatica di base o scegliere una regolazione apposita per le condizioni di luce più comuni (o anche di effettuare regolazioni personalizzate). Le fotocamere analogiche non hanno questa possibilità perché la temperatura del colore (ciò che fissa il punto di bianco) è una caratteristica permanente della pellicola in uso e non può essere alterata. Le sole opzioni possibili sono quelle di montare dei filtri sull’obiettivo in grado di tagliare le lunghezze d’onda delle dominanti, oppure agire in modo simile in camera oscura in fase di stampa, oppure ancora di acquisire digitalmente i negativi e correggere le immagini ottenute al computer.6.13 La temperatura del colore e la fotografia con flash
Dal momento che la maggior parte delle fotografie sono scattate con luce naturale, la maggior parte delle pellicole sono tarate per la luce solare. In effetti, la maggior parte delle pellicole tarate per luce artificiale erano le diapositive a colori, di cui esistevano due tipi, le rare A e le più comuni B, le quali differivano per la taratura del punto di bianco (3.400 K per le prime e 3.200 K per le seconde), per questa ragione i flash elettronici vennero progettati per produrre una luce similare a quella naturale a mezzo giorno, cioè più blu delle normali lampadine al tungsteno.
Questa differenza è visibile quando si utilizzano tempi lenti. Se scattate delle foto con flash in interni illuminati artificialmente e con il bilanciamento per la luce naturale, otterrete immagini con il soggetto senza dominanti mentre tutto il resto tenderà al giallo-arancio. Questo accade perché il lampo simile alla luce naturale illumina solo il soggetto, mentre tutto il resto risente della luce delle lampadine.
Si può anche sfruttare questi effetti per fini creativi. Ad esempio scattando con flash e bilanciamento per luce artificiale si ottengono dominanti bluastre, o si può anche porre un filtro arancio sulla testa del flash, in questo modo si otterrà il soggetto con colori normali, e l’ambientazione tenderà all’azzurro.
L’ultima nota riguarda il fatto che il voltaggio somministrato alla lampada del flash può alterare leggermente il colore del lampo. Normalmente non si ha controllo su questo parametro, ma le più recenti EOS e i relativi flash possono dialogare comunicandosi il voltaggio impiegato in modo da effettuare le compensazioni necessarie a correggere anche le più piccole dominanti.6.14 I filtri colorati
Esistono filtri specifici per effettuare la conversione della temperatura del colore al momento dello scatto; il tipo specifico dipende dall’effetto che si vuole ottenere. Per esempio si può fare in modo che la luce del flash combaci con la luce ambientale, oppure si può deliberatamente mischiare due tipi differenti di luce per fini creativi.
I filtri si possono installare in vari luoghi (passatemi il termine). Se volete che l’effetto si ripercuota su tutta la scena potete montare il filtro sulla lente. Altrimenti potete metterlo su di una specifica lampada per influenzare solo la luce emessa da essa o potete mettere un diffusore colorato direttamente sul vostro flash per cambiare solo l’illuminazione del vostro soggetto.
Una maniera molto economica per alterare la luce emessa dal flash è quella di recarsi presso un venditore di illuminazione per cinema o teatro e chiedere un campionario delle gelatine Lee Filters o Rosco. Si tratta di una collezione di gelatine colorate delle dimensioni sufficienti a coprire la testa dei comuni flash portatili, basta arrangiare un sistema di fissaggio e il gioco è fatto.
I filtri di conversione possono essere usati in due direzioni. Se vogliamo spostare il bilanciamento dal giallo-arancio (tungsteno) all’azzurro (luce naturale) ci servirà un filtro raffreddante. Se vogliamo ottenere l’effetto contrario, dovremo usare un filtro riscaldante. Come anticipato, i termini generano un po’ di confusione se associati con la temperatura del colore, ma in questo caso seguono il normale significato, perciò i filtri raffreddanti sono blu, mentre i riscaldanti sono arancio (a volte indicati come paglia – straw).6.15 Limitazioni dei filtri
Una cosa importante da ricordare sui filtri è che essi non portano alcuna modifica sulla luce presente, si limitano a “filtrare” (quindi a bloccare) determinate lunghezze d’onda. Quindi per definizione il filtro correttivo riduce la quantità di luce che entra nella fotocamera.
I filtri possono cambiare il colore della luce bianca perché essa è composta da tutti i colori dello spettro visibile (come scopri Newton con il suo esperimento del prisma
Ma non si può in alcun modo sperare di correggere una luce, diciamo, rossa semplicemente mettendoci un filtro sopra. Ricordate sempre che un filtro non può aggiungere nulla, ma solo togliere specifiche lunghezze d’onda.
Proprio per questo è molto complicato scattare foto in ambienti illuminati da lampade al sodio e mercurio come i lampioni delle strade. La luce di queste lampade è giallo-arancio ed è composta di lunghezze d’onda molto vicine fra loro. Filtrare la componente rossa o gialla (ad esempio) non è utile perché lascerebbe ben poco con cui produrre le immagini fotografiche.
Le limitazioni appena descritte riducono molto le possibilità di correggere la luce, in modo particolare con la fotografia chimica. Naturalmente è vero che in camera oscura è possibile eseguire molti recuperi e correzioni, però è vero anche che si tratta di tecniche complesse e che possono necessitare di attrezzature costose. In definitiva, spostarsi nel mondo digitale permette, anche questa volta, la maggiore libertà possibile.6.16 I mired
La temperatura del colore viene misurata in gradi Kelvin, ma in fotografia viene utilizzata un’altra unità di misura chiamata mired, cioè micro-gradi reciproci. Per ottenere un valore in mired è sufficiente dividere 1.000.000 per la temperatura in della luce in questione, perciò se abbiamo 5.500 K essi equivalgono a 182 mired, per esteso 1.000.000 : 5.500 = 182.
I mired sono comunemente usati per convertire la temperatura delle sorgenti di luce in altra temperatura grazie agli appositi filtri di conversione. Per esempio fingiamo di dover scattare una foto con il flash elettronico pur avendo nella fotocamera una pellicola per luce artificiale. Per compensare la differenza della luce dovremo porre un filtro colorato sulla testa del flash, ma di quale tipo?
Diciamo che la luce del flash è a 5.500 K, mentre la pellicola riproduce il bianco se la luce è a 3.200 K. Le due temperature corrispondono rispettivamente a 182 e 312 mired, quindi la differenza è +130 mired, che è il nostro spostamento o shift (un valore positivo richiede un filtro riscaldante, mentre un valore negativo comporta un filtro raffreddante).
Ora possiamo consultare un catalogo di gelatine o un campionario (ad esempio quelli che ho citato sopra) ed individuare il filtro di conversione più simile al valore +130 mired che ci serve. Se ci stiamo basando sul catalogo Rosco potremmo acquistare un Roscosun CTO che opera una conversione di + 167 mired. Se abbiamo il catalogo Lee Filters troveremo il Full CTO Orange da +158 mired. Nessuno dei due è esattamente il valore che avevamo trovato, ma sono entrambi sufficientemente vicini per assicurare delle buone stampe, inoltre si può sempre intervenire in camera oscura. Invece nel caso steste usando una pellicola diapositiva, potreste trovare utile eccedere con la conversione in modo da ottenere immagini più calde (o potreste non compensare per avere immagini dai toni più freddi). Tutto questo basandosi sull’ipotesi che il flash sia effettivamente a 5.500 K, anche se nella realtà potrebbe avere un valore un po’ più alto.
Molti produttori di gelatine e filtri si limitano ad indicare le temperature di colore fra cui eseguono la conversione, in questo modo, se vi interessa passare solo da daylight e tungsten e viceversa, potete tranquillamente saltare tutto il discorso dei mired. Ma il sistema dei mired risulta estremamente utile se si devono fronteggiare situazioni complesse che coinvolgono più di un filtro.6.17 La scala Wratten
Molti produttori di filtri seguono la scala Wratten per descrivere la loro gamma di filtri di conversione. Frederick Wratten fu l’inventore britannico che, all’inizio del 1900, sviluppò una serie di filtri colorati contraddistinti da numeri arbitrariamente assegnati. La sua azienda venne acquisita da Kodak nel 1912, ed oggi i filtri Wratten sono commercializzati da Tiffen.
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Questi filtri sono piuttosto scuri e sottraggono circa 1 stop di luce la serie 80, e 2/3 di stop la serie 85.
Fra i filtri di conversione comunemente usati esistono anche tipologie più delicate come i riscaldanti della serie 81 e i raffreddanti serie 82. Queste due serie sono impiegate per la conversione della luce, ma in modo meno estremo solo per ridurre le dominanti. Ad esempio il filtro 81B è utile per ridurre la dominate che si forma con le pellicole daylight se si fotografa in ombra.
I produttori tedeschi usano un loro sistema di riferimento in cui la sigla KB indica i filtri raffreddanti blu e la sigla KR indica i riscaldanti arancioni.6.18 Il voltaggio di innesco
Le vecchie unità flash, che fossero i piccoli flash portatili per montaggio su slitta a caldo o i grossi lampeggiatori da studio, avevano voltaggi di innesco fra flash e fotocamera molto alti. Siccome al tempo non si aveva a che fare con la delicata elettronica computerizzata e si usavano semplici interruttori, questi Voltaggi si oscillavano fra i 25 e i 250 Volt.
Le moderne fotocamere elettroniche possono fare a meno di Voltaggi così alti grazie alla loro circuiteria anzi, per la precisione, un Voltaggio troppo alto può anche provocare danni alla macchina fotografica. Nello specifico la slitta porta flash delle fotocamere EOS, e credo anche la T90, è progettata per una tensione non superiore ai 6 Volt.
Il limite dei 6 Volt a volte si applica anche al connettore PC e a volte no, dipende dalla fotocamera specifica. Canon dichiara che il connettore PC di fotocamere come la 1D, 20D, 20Da e 5D sono in grado di sooportare fino a 250 Volt. In questo caso il limite dei 6 Volt si applica solo alla slitta con contatto a caldo. Sfortunatamente Canon non sempre dichiara sui suoi manuali fino a quale Voltaggio possano reggere le sue fotocamere dotate di connettore PC. Se tale informazione fosse taciuta, può essere una buona idea contattare Canon oppure evitare ogni rischio ed usare un adattatore con limitatore di Voltaggio. La maggior parte delle fotocamere EOS dotate di connettore PC prodotte dopo il 2005 possono resistere fino a 250 Volt.
In ogni caso, se intendete collegare un vecchio flash alla slitta flash vostra EOS è consigliabile accertarsi che la sua tensione di innesco non superi i 6 Volt, è possibile misurare questa tensione con un normale Voltmetro. Esistono anche anche accessori come il Wein Safe.Sync HS che permettono di proteggere la fotocamera nel caso si monti un flash teoricamente non adatto. Se siete portati per l’elettronica e amate il fai-da-te potete anche costruirne uno voi stessi (ndt: se non siete più che sicuri di voi stessi evitatelo). Ancora più sicuri sono i trigger ottici grazie al fatto che non c’è collegamento fisico fra flash e fotocamera. Molti flash da studio possiedono una fotocellula integrata che gli permette di scattare in risposta ad un impulso luminoso proveniente dalla fotocamera, basta impostare il flash in modalità manuale e regolarlo al minimo per avere in mano l’unità master.
In ogni caso fate attenzione, il danneggiamento della fotocamera causato da un flash non adatto può essere lento e cumulativo. Il semplice fatto che il flash si colleghi e funzioni non mette al riparo dal fatto che ad ogni scatto si possa accumulare il logorio dei contatti o delle parti elettroniche a causa del Voltaggio troppo alto (naturalmente è possibile che Canon sia stata un po’ conservativa dichiarando un limite di 6 Volt, quindi è possibile che con tensioni leggermente superiori in realtà non si corrano grossi rischi, ma consiglio comunque di fare attenzione). Non fatevi ingannare neppure dalla quantità di batterie necessarie al funzionamento, è tutto irrilevante poiché esse non partecipano direttamente all’innesco del flash. Per fare un esempio, Alcuni Speedlite di Canon possono utilizzare pacchi batterie con Voltaggi molto alti, ed maltempo stesso avere tensioni di innesco molto basse. Mentre altri flash alimentati solo a 6 Volt possono avere tensioni ben maggiori.
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che le unità flash più vecchie avevano la polarità invertita rispetto all’uso odierno. Le EOS infatti hanno il polo negativo a massa e il positivo al contatto centrale della slitta. Fanno eccezione solo alcuni modelli professionali che hanno un connettore PC in grado di capire la polarità del circuito e di adeguarsi al flash utilizzato.
Infine, alcuni flash hanno il piedino di montaggio completamente in metallo. Di per se sarebbe un fatto positivo, ma è possibile che un piedino di questo tipo possa mandare in corto i contatti ausiliari presenti nella slitta della vostra EOS. Una semplice soluzione è quella di coprire questi contatti con del nastro isolante oppure di usare un adattatore per non collegare direttamente il flash alla fotocamera. Un problema simile si può verificare anche se il contatto centrale è particolarmente grande. Complice il fatto che le slitte a caldo delle EOS hanno un contatto relativamente piccolo, in questo caso se esso venisse toccasse gli altri contatti presenti, è possibile che la fotocamera si danneggi.Per poter vedere un censimento di vari modelli di flash testati su criterio dei 6 Volt potete visitare il sito di Kevin Bjorke
6.19 I flash slave
I flash slave sono semplicemente dei flash a se stanti che reagiscono a segnali di attivazione esterni e sono impiegati principalmente negli studi per consentire al fotografo di preparare complessi set-up multi-flash.
Molti slave flash sono attivati tramite sistemi ottici (optical slave o fotocellule), grazie ai quali le attivazione sono rapide e virtualmente senza ritardi rispetto al lampo master, in questo modo non hanno ricadute sulle foto. Accessori come il Wein Peanut (un piccolo ed economici trigger ottico) consentono di trasformare moltissimi flash in slave ottici (anche se non è del tutto compatibile con molti Canon Speedlite).
Per attivare la fotocellula serve il lampo di un flash di innesco, cioè quello che funge da trasmettitore, e questo è tipicamente il flash integrato della fotocamera o un flash esterno ad essa collocata tramite slitta a caldo o contatto PC. Grazie alla sensibilità delle fotocellule, questo flash può (anzi è consigliabile) essere impostato alla minima potenza in modo da non alterare l’illuminazione della scena. Un altro stratagemma molto usato sfrutta la sensibilità agli infrarossi delle fotocellule, basta infatti mettere una gelatina per infrarossi sulla testa del flash di innesco per avere un trasmettitore invisibile agli occhi umani e sulle fotografie (casi particolari di pellicole infrarosse o fotocamere digitali modificate esulano da questa valutazione).
Il sistema di misurazione E-TTL di Canon pone un problema all’utilizzo degli slave ottici analogici perché è molto probabile che essi vengano attivati dal pre-flash anziché dal lampo principale. Non essendoci poi il tempo di ricaricarsi fra i due lampi, quasi sicuramente si rovina l’esposizione della foto. La soluzione tipica è quella di usare un vecchio flash TTL al posto dell’E-TTL, ma ci sono due problemi a questo approccio. Per maggiori dettagli consultate la sezione disabilitare la misurazione E-TTL. L’altra opzione è quella di usare la funzione FE-L per far scattare i flash slave, poi aspettare che si ricarichino e solo dopo scattare la fotografia (si può anche premere due volte il tasto FE-L in modo da effettuare una corretta lettura E-TTL). Ma si tratta comunque di una soluzione scomoda.
I normali slave ottici sono problematici anche se si lavora fuori dall’ambiente controllato di uno studio. Un caso in cui soffrono parecchio, ad esempio, sono i servizi matrimoniali, dove la compatta di zio Luigi può far scattare gli slave ottici a sproposito con il suo flash, rendendo impossibile la vita al fotografo. In questi casi una soluzione migliore sono i trigger radio, oppure, se la potenza della piccole unità a batterie è sufficiente alle vostre necessità, utilizzare il sistema wireless E-TTL di Canon. In alternativa sono disponibili sul mercato degli accessori come i Wein Digital Smart Slave che sono in grado di capire quale sia il flash quale sia il pre-lampo e quale sia il lampo principale e rispondere solo al secondo.
Un problema significativo della fotografia con flash multipli (almeno uni in cui non sono coinvolti i sistemi di misurazione automatica) è la difficoltà nel pre-visualizzare il risultato finale senza effettuare molti scatti di prova o avere molta esperienza. Normalmente ogni flash deve essere regolato manualmente, e, a meno che non stiate replicando un set-up noto e collaudato o stiate lavorando con uno schema di illuminazione piuttosto semplice (cioè dotato di solo due o tre flash), magari regolandoli con un esposimetro per flash, è una buona idea portare con se un dorso Polaroid per la vostra fotocamera analogica o avere nella borsa una digitale per effettuare degli scatti di prova. La soluzione digitale in particolare è la più vantaggiosa perché permette di effettuare dozzine di prove a costo zero, consentendo anche la più piccola correzione per ottenere ombre e luci esattamente come le si vuole.
In ogni caso usare degli economici slave ottici è un buon modo per preparare il vostro primo studio. Comprate dei vecchi Vivitar 283s o dei flash da studio di seconda mano, metteteci su delle fotocellule e sarete pronti a lavorare.
Canon non produce unità flash spiccatamente indirizzate all’uso come materiale da studio, comunque potete comprare degli adattatori per slitta a caldo (con o senza fili) e trasformare qualsiasi flash in un’unità slave, persino lo Speedlite 480EG può essere utilizzato come slave grazie al Syncro Cord 480. Gli adattatori per slitta a caldo non sono affidabili con ogni combinazione di fotocamera e flash possibili ed è una buona idea fare delle prove prima di iniziare il lavoro. In particolare, molti fotografi hanno riportato che in molti casi le fotocellule non sono in grado di azionare gli Speedlite di Canon più di una volta ed occorre quindi spegnere e riaccendere il flash ogni volta. Lo Ikelite Lite-Link è uno dei pochi slave ottici che apparentemente non presenta questo problema, ed è dotato di un sistema ottico che “taglia” il lampo nel momento in cui rileva che il flash master si disattiva funzionando più o meno come un classico sistema TTL anziché azionarsi solo alla massima potenza.
Secondo Canon, il tempo sincro-X consentito dall’impiego di attrezzatura da studio si attesta fra 1/60 e 1/125 di secondo. Ci sono delle ragioni tecniche per le quali si consigliano tempi più lenti rispetto a quelli possibili con i flash a sistema con misurazione TTL. Primo, perché le unità più vecchie non raggiungevano la piena potenza rapidamente come quelli odierni, e in qualche caso potevano risentire di dominanti colorate in base alla durata del lampo. Secondo, c’è sempre un leggero ritardo del lampo rispetto ai flash TTL (il tempo che passa fra il momento in cui il flash master scatta, viene rilevato e scattano gli slave).
Per questo, quando acquistate una nuova unità slave, è consigliabile fare delle prove per vedere quale sincro-X vi consente, in particolar modo se si tratta di sistemi ottici, radio o di vecchie unità acquistate di seconda mano.
Per quanto riguarda il sistema wireless E-TTL, Canon negli anni ha prodotto numerosi flash compatibili, consultate la sezione E-TTL wireless per informazioni dettagliate.[/quote]6.20 Esposimetri per flash
I normali esposimetri non possono misurare la quantità di luce emessa durante un lampo lungo appena una frazione di secondo. Per questa funzione è necessario un esposimetro specializzato nella misurazione dei flash. Per fortuna i dispositivi di questo tipo sono in grado di misurare anche la luce continua, così non è necessario portarsi dietro due apparecchi.
Gli esposimetri per flash sono molto utili in studio per regolare la potenza delle unità slave (che non sono dotati di misurazione TTL o E-TTL). Immaginate di avere un flash da studio che illumina il soggetto facendo rimbalzare il lampo su di un ombrellino, in questo caso con un esposimetro per flash potete fare una regolazione accurata della potenza necessaria ai vostri scopi.
Non approfondirò questo argomento poiché la guida è indirizzata alla comprensione dei flash automatici, ma in rete è pieno di risorse ed esistono numerosi libri per completare il discorso.6.21 Curiosità sulla sincronizzazione flash
Non sono stato in grado di trovare la spiegazione esatta al perché la sincronizzazione del flash elettronico con l’otturatore si indichi con la X. Le teorie più diffuse sostengono che la X stia a significare Xeno (il gas contenuto nella lampada) oppure i contatti elettrici. Di sicuro c’è le fotocamere più datate hanno connettori per sincronizzazione indicati come M, progettati per azionare flash non elettronici monouso (quel tipo di lampade che contenevano un filamento di metallo o un gomitolo metallico che bruciava al momento dell’innesco).
A differenza dei flash elettronici, che raggiungono la massima potenza quasi istantaneamente, le vecchie lampade elettriche necessitavano di maggior tempo per dare la massima brillantezza. Per questo la sincronizzazione M avveniva con l’otturatore ritardato di circa 20 millisecondi rispetto all’accensione della lampada, in modo da permetterle di raggiungere la massima potenza in tempo per l’effettiva esposizione. Apparentemente la lettera M sta ad indicare le lampade a media velocità.
Nessuna Fotocamera della serie EOS è dotata di sincronizzazione M perché, al giorno d’oggi, praticamente nessuno utilizzerebbe le vecchie lampade elettriche.Luglio 31, 2012 alle 2:38 pm #1723059Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 7: Caratteristiche comuni dei flash EOS.
A seguire esporrò le caratteristiche dei flash Speedlite. Devo però specificare che non tutti i flash in questione sono dotati di tutte le caratteristiche che elencherò, ed alcune di esse funzionano solo in accoppiata con determinati corpi.
Per maggiori dettagli potete consultare questa pagina: http://photonotes.org/lookup/
In essa potete confrontare diversi corpi macchina e unità flash in modo da determinarne le compatibilità e sapere quali caratteristiche avete a disposizione con la vostra attrezzatura.7.1 Lampo di rimbalzo: orientamento e inclinazione della testa
Molti flash prodotti da Canon permettono l’inclinazione o la rotazione laterale (o entrambi) della testa. Il 430EZ, ad esempio, permette di inclinare la testa verticalmente da 0° (girata in avanti) a 90°, ruotarla verso destra da 0° a 90° e verso sinistra da 0° a 180° (girata verso le spalle!). Sono presenti delle tacche di riferimento per sapere che angolo si è impostato e pulsanti a molla per il bloccaggio nella posizione desiderata. Il 580EX si spinge addirittura oltre permettendo la rotazione completa a 180° sia destra che a sinistra ed usa un solo pulsante per bloccare entrambi i movimenti.
Inclinazione e rotazione sono essenziali per la tecnica del lampo di rimbalzo in quanto consentono di orientare il flash verso pareti e soffitti per ammorbidire la luce. I lampi diretti tendono a produrre una luce molto dura perché provengono da una fonte di dimensioni relativamente piccole, e quindi risulta sgradevole nelle foto di persone. Per ulteriori dettagli consultate la sezione sulla qualità della luce.
I lampi di rimbalzo ammorbidiscono la luce in modo molto gradevole, ma soffrono di alcuni svantaggi. Il primo è ovvio, non si può usare questa tecnica all’aperto se non usando un riflettore o qualcosa di simile (che dovreste portare con voi), quindi risulta molto più pratico impiegarla in spazi chiusi. Però anche in questo caso si possono nascondere delle insidie. Capita abbastanza spesso che in alcuni ambienti le pareti (o le superfici più vicine) siano scure e che i soffitti siano troppo alti. A volte invece si ha a che fare con i colori delle superfici (la prima causa sono le vernici di pareti e soffitti), che possono tingere la luce che vi rimbalza sopra e provocare fastidiose dominanti sulle foto. Un altro inconveniente molto comune si presenta facendo rimbalzare il lampo solo sul soffitto, questo infatti può produrre delle brutte ombre sugli occhi o sotto al naso. Molti fotografi, infatti, attaccano un cartoncino bianco alla testa del flash con un elastico in modo da avere una riflessione più diretta ed alleggerire queste ombre (non a caso unità professionali come il 580EX sono dotate di un piccolo “cartellino” bianco estraibile per svolgere questa funzione, un altro caso notevole è un modello prodotto da Metz che è dotato di una parabola secondaria (per svolgere meglio il compito). E per ultimo, far rimbalzare la luce su altre superfici ne diminuisce l’intensità riducendo la portata del flash di circa la metà costringendo ad utilizzare una sensibilità maggiore (pellicola o sensore che sia) o ad aprire maggiormente il diaframma.
Le unità flash economiche che non sono dotate di testa orientabile non permettono da sole l’impiego di lampi di rimbalzo. Questa limitazione è aggirabile grazie ai cavi prolunga TTL, grazie ai quali potete puntare il flash in qualsiasi direzione vogliate. Fate comunque attenzione, perché questo escamotage non funziona correttamente con le unità che basano la propria misurazione sui sensori esterni come i flash automatici e gli A-TTL, perché il sensore registrerà la luce riflessa sulla superficie su cui lo puntate e non sul soggetto.Unità Speedlite con testa non orientabile:
90EX, 160E, 200E, 220EX, 300EZ, ML-3, MR-14EX ed MT-24EX*.Unità Speedlite con testa solo inclinabile:
270EX, 270EX II e 280EX.Unità Speedlite con testa inclinabile e ruotabile:
300TL, 320EX, 420EZ, 420EX, 430EZ, 430EX, 430EX II 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con testa ruotabile di 180° a desta e sinistra:
580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con testa inclinabile e ruotabile con pulsante si sbocco singolo:
430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con testa inclinabile verso il basso per scatti macro:
540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con pannelino riflettente estraibile:
580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.*Lo Speedlite MT-24EX è un flash macro dotato di due teste orientabili e separabili dal loro supporto. Questo significa che non ha la testa fissa come gli altri della lista in cui è inserito, ma al tempo stesso non è fatto per funzionare come un normale Speedlite per montaggio su slitta a caldo. Inoltre, essendo un flash per macro, non è progettato per eseguire lampi di rimbalzo, anche se ,in ambienti di piccole dimensioni, la potenza potrebbe risultare sufficiente.
7.2 Testa con parabola zoom
I flash esterni Canon di fascia medio-alta sono dotati di piccoli motori elettrici per muovere la lampada flash più vicino o lontano dalla lente della testa. Questo permette di modificare l’angolo di copertura del lampo emesso. Più la lampada sarà vicina alla lente maggiore sarà l’angolo e viceversa. Significa anche che il lampo potrà essere concentrato quando sarà necessario raggiungere distanze maggiori e di conseguenza risulterà più efficiente (cioè la luce emessa non verrà sprecata per illuminare aree non inquadrate dall’obiettivo).
Tipicamente lo zoom motorizzato copre l’equivalente di focali dal 24 al 80mm o da 24 a 105mm attraverso passi intermedi prefissati (24-28-35-50-70-80mm, la variazione continua dello zoom non è supportata). Ricordate comunque che il limite superiore dello zoom non impedisce di usare il flash con obiettivi più lunghi, significa solo che il flash non può concentrare ulteriormente il lampo per aumentarne l’efficenza, perlomeno, non senza un extender (vedi). Purtroppo questo non è vero per l’inverso. Se usaste il flash regolato su 24mm e montaste un obiettivo da 17mm otterreste un’immagine con una caduta di luce ai bordi assimilabile alla vignettatura (angoli bui) perché l’angolo di copertura del lampo è inferiore all’angolo di campo dell’obiettivo.
Alcuni flash con zoom sono dotati di controlli manuali eseguibili tramite i pulsanti di controllo, altri sono solo automatici (si regolano automaticamente sul valore più vicino possibile alla focale impiegata nel momento in cui si preme a metà il pulsante di scatto), altri vanno regolati spostando fisicamente la testa del flash. I flash di Canon sono programmati per impostarsi automaticamente a 50mm quando la testa è girata in posizioni differenti da quella di base, oppure a 35mm quando sono installati obiettivi compatibili ma non EF.
Molti corpi macchina digitali che hanno un sensore con superficie inferiore alla classica pellicola da 35mm (per non citare le analogiche APS orami destinate all’obsolescenza) non compensano il fattore di moltiplicazione che ne deriva (1,6 o 1,3 o 1,25 per le APS analogiche), quindi tecnicamente sprecano luce coprendo un’area maggiore di quella richiesta dall’obiettivo (virtualmente moltiplicato). Questo “inconveniente” è stato risolto con i corpi digitali ed i flash più recenti (vedi lista sotto). Quando il flash compatibile viene collegato a questi corpi compaiono due piccoli quadrati concentrici sul display LCD (segnalo questa pagina dove si tratta un bug riferito al 580EX in accoppiata con la EOS 20D.Tenete sempre presente che la testa del flash si regola sempre alla focale minore o uguale alla focale dell’obiettivo installato. Quindi se avete montato un 100mm, il flash può scegliere fra 80 e 105mm, ma benché 105mm sia più prossimo, selezionerà 80mm in modo da non proiettare una cono di luce minore di quello che coprirebbe l’obiettivo, e quindi non provocare lo scurimento degli angoli della foto.
Le unità flash dotate di testa zoom e compatibili con i sistemi wireless si regoleranno a 24mm quando attivano tale modalità di funzionamento. Le unità non dotate di regolazioni manuali funzioneranno sempre e solo a 24mm, mentre i modelli in grado di essere regolati manualmente vi permetteranno di sceglier lo zoom più adatto alle vostre esigenze.
La scelta manuale dello zoom, in realtà, non è molto usata in ambiti che non siano il controllo wireless, ma se usata con cognizione può essere sfruttata per creare effetti come spotlight o di vignettatura stringendo il cono di luce grazie a zoom inferiori a quello “imposto” dall’obiettivo (in pratica si tratta di un uso intenzionale e consapevole dell’inconveniente descritto sopra). L’altro uso tipico dello zoom manuale è quello di regolare la parabola in base alla focale se state lavorando con vecchie ottiche manuali adattate e che quindi non comunicano con il corpo macchina.Tutti i flash Canon in cui compare la lettera Z, come il 540EZ, sono dotati di parabola zoom motorizzata. Anche i modelli di fascia medio-alta della serie contenete la lettera X sono dotati di parabola motorizzata (es. 430EX, 550EX, ecc.).
Due fotocamere EOS analogiche, la 100 e la 5, sono dotate di un flash integrato con parabola zoom a tre posizioni, questo spiega perché il flash della EOS 100 ha un numero guida 17 a 80mm. Quando il flash è alla focale minima esso presenta un tipico (per i flash integrati) numero guida 12. Canon non ha continuato a fornire questa caratteristica nei corpi successivi, presumibilmente perché i vantaggi del flash zoom non erano ripagati dai costi, dalla sofisticazione e dall’ingombro del meccanismo.
I principali svantaggi dei flash zoom motorizzati sono il ronzio udibile quando il motore viene azionato e l’ingombro e peso maggiori della testa necessari ad alloggiare tale meccanismo.Anche se non propriamente zoom, è giusto citare in questa sezione anche il wide panel poiché, di fatto, ne amplia l’escursione. Infatti, oltre allo zoom motorizzato, alcune unità possiedono un piccolo wide panel estraibile che serve per ampliare l’angolo di copertura massimo consentito dal meccanismo automatico. Come potete immaginare, utilizzare questo strumento riduce ulteriormente la portata del flash, ma a volte coprire focali più corte è più importante della portata massima.
Unità Speedlite dotate di testa zoom non motorizzata:
270EX, 270EX II e 320EX.Unità Speedlite dotate di testa zoom motorizzata:
300EZ, 420EZ, 420EX, 430EZ, 430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.7.3 Copertura delle teste dei flash
Unità flash.
Unità Speedlite con testa a copertura 24mm fissa:
90EX.Unità Speedlite con testa a copertura 28mm fissa:
220EX.Unità Speedlite con testa a copertura 35mm fissa:
160E, 200E* e 480EG**.Unità Speedlite per fotografia macro (copertura fissa):
ML-3, MR-14EX e MT-24EX.Unità Speedlite con testa zoom NON motorizzata a due posizioni (24 e 50mm):
320EX.Unità Speedlite con testa zoom NON motorizzata a due posizioni (28 e 50mm):
270EX e 270EX II.Unità Speedlite con testa zoom NON motorizzata a quattro posizioni (24, 35, 50 e 85mm):
300TL.Unità Speedlite con testa zoom motorizzata a quattro posizioni (24, 35, 50 e 70mm) solo automatica:
300EZUnità Speedlite con testa zoom motorizzata a sei posizioni (24, 28, 35, 50, 70 e 80mm) automatica e manuale:
420EZ e 430EZ.Unità Speedlite con testa zoom motorizzata a sei posizioni (24, 28, 35, 50, 70 e 105mm) solo automatica:
380EX e 420EX.Unità Speedlite con testa zoom motorizzata a sette posizioni (24, 28, 35, 50, 70, 80 e 105mm) automatica e manuale:
430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX e 580EX II.Unità Speedlite con testa zoom motorizzata a 10 posizioni (20, 24, 28, 35, 50, 70, 80, 105, 135 e 200mm) automatica e manuale:
600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite dotate di wide panel e relativa focale minima:
18mm – 540EZ:
17mm – 550EX;
14mm – 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con funzioni wireless e testa a copertura fissa
90EX.Unità Speedlite con funzioni wireless e testa zoom motorizzata solo automatica:
420EX.Unità Speedlite con funzioni wireless e testa zoom motorizzata automatica e manuale:
430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite in grado di riconoscere le dimensioni del sensore dalle fotocamere compatibili:
430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.* Lo Speedlite 200E può essere dotato di un accessorio clip-on, il Wide Adapter 200E che amplia la copertura da 35mm a 28mm.
** Lo Speedlite 480EG può essere dotato di due accessori clip-on, il Wide Panel 480EG-20 in grado di ampliare la copertura da 35mm a 20mm e il Tele Panel 480EG-135 in grado di ridurre la copertura da 35mm a 135mm.
Fotocamere
Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 35mm, NG 12:
EOS 750 (la prima EOS dotata di flash integrato), EOS 700, EOS 10, EOS 1000F QD ed EOS 5000.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 35mm, NG 14:
1000FN QD*.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 28mm, NG 12:
EOS 500, EOS 300, EOS 300V, EOS 500N, EOS 3000 ed EOS 3000N.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 28mm, NG 13:
EOS 50/50e, EOS 30/33 ed EOS 30V/33V.Fotocamere con flash integrato e zoom motorizzato automatico a tre posizioni (28, 50 e 80mm), NG 12-13-17:
EOS 100 ed EOS 5.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 22mm**, NG 10 e 11:
EOS IX (NG 11) ed EOS IX 7 (NG 10).Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 15mm***, NG 12 (high profile):
EOS 7D.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 17mm***, NG 9,2:
EOS 1100D.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 17mm***, NG 13 (high profile):
EOS 1000D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 20D, EOS 20Da, 30D, 40D, 50D, EOS 60D ed EOS 60Da.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 18mm***, NG 12:
EOS D30 ed EOS D60.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 18mm***, NG 13:
EOS 10D.Fotocamere con flash integrato e copertura fissa a 18mm***, NG 13 (high profile):
EOS 300D.Fotocamere senza flash integrato:
EOS-M, EOS 650/620/600, EOS 850, EOS-1, EOS RT, EOS 1000, EOS 1000N, EOS-1N, EOS-1N RS, EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, EOS-1D C, EOS 6D.Fotocamere che comunicano le dimensioni del sensore ai flash compatibili:
EOS 1000D, EOS 1100D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 20D, EOS 20Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 60D, EOS 60Da, EOS 7D, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS 5D Mark III, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1D Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1Ds Mark II, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D X, EOS-1D C, EOS 6D.* Sembra strano che un modello di fascia bassa possieda un flash più potente di modelli superiori, ma queste sono le informazioni fornite da Canon ne suo Camera Museum: http://www.canon.com/camera-museum/.
** Queste fotocamere impiegano una pellicola più piccola della classica 35mm, pertanto “beneficiano” di una moltiplicazione di 1,25x rispetto al formato più diffuso, di conseguenza la parabola equivale a circa a 28mm.
*** Queste fotocamere impiegano un sensore più piccolo della classica 35mm, pertanto “beneficiano” di una moltiplicazione di 1,6x rispetto al formato più diffuso, di conseguenza la parabola da 15, 17 e 18mm equivale rispettivamente a circa a 24, 27 e 29mm.
7.4 Luce AF ausiliaria
Per le fotocamere basate sui sensori AF passivi (tutte le EOS rientrano in questa categoria eccetto la EF-M) è molto difficile mettere a fuoco con poca luce, questo perché esse rilevano la differenza di contrasto fra le aree chiare e quelle scure. Ecco perché molte EOS sono dotate di una luce ausiliaria che si illumina quando la luce è giudicata insufficiente per effettuare la messa a fuoco. Su alcuni modelli si tratta di una “relativamente discreta” luce rosso brillante (LED – diodi ad emissione di luce), in altri modelli si tratta di una irritante luce bianca (luce ad incandescenza), in altri ancora è una ancor più irritante impulso emesso dal flash integrato (a seguire troverete la lista dei queste fotocamere).
Quasi tutti i flash esterni di Canon prodotti per il sistema EOS sono dotati di una luce rossa dedicata all’assistenza del modulo AF (spesso nei manuali è indicata come luce ausiliaria). Essa è collocata dietro ad un vetrino protettivo in plastica rossa ed è formata da uno o due LED ad alta brillantezza. La sua funzione è quella di proiettare dei cerchi rossi attraversati da strisce nere, quindi un disegno ad alto contrasto che, “sparato” sul soggetto, permette al modulo AF di portare a termine il suo compito. Il colore rosso venne scelto per due ragioni, innanzi tutto perché già agli albori del sistema EOS i led rossi ad alta potenza erano già disponibili, poi perché ha il vantaggio che l’illuminazione rossa causa una minore dilatazione delle pupille rispetto a luci di altri colori. La luce rossa a volte è descritta come quasi infrarossa, ma a conti fatti è visibile.
Una caratteristica importante da ricordare è che la luce AF funziona soltanto quando l’AF è impostato in modalità One-shot. Essa non funzionerà se viene impostata la modalità AI Servo o in qualsiasi modalità scena che implichi questa impostazione dell’AF con le impostazioni Sport. Questa limitazione è dovuta al fatto che in modalità AI Servo, la fotocamera, è costantemente in fase di messa a fuoco e traccia il movimento del soggetto, quindi dovrebbe illuminarlo continuamente.
Ci sono altre condizioni in cui la luce AF non funziona anche se c’è poca luce. Un caso da conoscere si verifica quando, con un corpo macchina con punti AF multipli, viene selezionato un punto che la luce AF non è in grado di coprire (i punti non centrali nella maggior parte dei casi). Molti Speedlite infatti possono illuminare solo l’area centrale dell’inquadratura, dunque se passare al punto AF centrale, tutto torna a funzionare correttamente. Ci sono però due eccezioni che verranno trattate in seguito, la EOS 5 e la EOS 10.
A condizionare la copertura della luce di ausilio AF non è solo la quantità di punti AF, ma anche l’epoca in cui venne messo in commercio il flash. Per esempio, il 430EZ venne messo in commercio quando tutte le EOS presenti in catalogo avevano un solo punto AF. Di conseguenza venne progettato per le esigenze di quel preciso momento e non può coprire tutti i punti AF di fotocamere successive come, ad esempio, la EOS 30 (dotata di 7 punti). Al contrario il 420EX è in grado di coprire fino e 7 punti AF, rendendolo pienamente compatibile con moltissime EOS dell’epoca pre-digitale e molte digitali del primo momento. La lista delle compatibilità seguirà sotto.
La portata massima della luce ausiliaria varia da modello a modello, ma in generale si attesta fra i 5 e 10 metri misurata fra il flash ed il soggetto. Come al solito, per i flash in grado di coprire più punti AF, la portata per i punti esterni è inferiore a quella per il centrale. Gli Speedlite MR-14EX e MT-24EX hanno una piccola luce modellante al posto del led rosso che svolge entrambe le funzioni. Lo MT-24EX Può essere configurato in modo che tale luce si accenda premendo a metà il tasto di scatto due. Lo MR-14EX invece richiede la pressione del tasto lamp sul suo controller per accenderla.Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire il solo punto AF centrale:
160E, 200E, 220EX, 300EZ, 380EX, 420EZ e 430EZ.Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire fino a cinque punti AF:
540EZ.Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire fino a sette punti AF:
420EX.Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire fino a nove punti AF:
430EX e 430EX II.Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire fino a 45 punti AF (area):
550EX, 580EX, 580EX II e ST-E2 (trasmettitore wireless E-TTL ad infrarossi) [vedi nota sulla EOS 30/33 sotto].Unità Speedlite con luce ausiliaria in grado di coprire fino a 61 punti AF (area):
600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite con luce ausiliaria a luce bianca ad incandescenza:
MR-14EX e MT-24EX.Unità Speedlite sprovviste di luce ausiliaria per assistenza AF:
90EX*, 270EX*, 270EX II*,300TL, 320EX**, 480EG e ST-E3-RT (trasmettitore wireless E-TTL ad onde radio).* Queste unità si comportano come i flash integrati, cioè emettono degli impulsi di luce bianca dalla lampada principale.
** Questa unità è dotata di una seconda parabola contenente un LED a luce bianca continua per funzionare da faretto quando si registrano filmati. Questo LED bianco è anche utilizzato come luce AF ausiliaria emettente impulsi come le unità flash integrate.
Note particolari su fotocamere e luci AF ausiliarie.
In linea di massima solo le EOS analogiche più vecchie sono dotate di una vera e propria luce AF ausiliaria. Le analogiche più recenti e tutti i corpi digitali si limitano ad emettere degli impulsi dal flash incorporato (se presente) in modo da fornire una rudimentale luce AF ausiliaria.
– EOS 3000, 500, 10 e 5:
questi vecchi corpi non attivano mai la luce AF sui flash esterni, utilizzano solo il led integrato nel corpo macchina.
Nel caso della 10 e della 5 la ragione di questo comportamento è che all’epoca nessun flash esterno prodotto da Canon era in grado di coprire tutti e tre i punti AF di cui esse sono dotate. La EOS 10, inoltre, ha una peculiarità. I suoi due punti AF esterni, infatti, sono costruiti in modo da riconoscere le line orizzontali e non verticali come consuetudine, mentre le luci AF dei flash esterni erano costruite per funzionare solo con i sensori per linee verticali. Purtroppo queste limitazioni furono troppo conservative e restrittive, infatti le unità flash messe in commercio di lì a poco erano perfettamente in grado di coprire più di un punto AF, ma questi corpi sono rimasti relegati all’uso della sola luce AF integrata, anche selezionando il solo punto centrale. Come aggravante, esiste anche la possibilità che questi led integrati possano essere coperti dai paraluce degli obiettivi.
Per consolazione resta solo da dire che, se non altro, i led integrati nel corpo macchina erano potenti quasi quanto quelli installati nei flash esterni.– EOS 300, 30/33 ed altri modelli NON dotati di led rosso integrato nel corpo:
e’ sempre possibile usare la luce AF delle unità esterne se si vuole evitare i fastidiosi lampi emessi dal flash integrato. Alcuni degli Speedlite più compatti sono abbastanza piccoli da entrare agevolmente nelle borse fotografiche, purtroppo però i più piccoli in assoluto non supportano i punti AF multipli limitandosi al centrale. Il trasmettitore ST-E2 copre tutti i 45 punti della EOS 3, tutti i punti della D30 e D60 e cinque dei sette punti della EOS 30/33, quindi è l’accessorio migliore se siete interessati alla luce ausiliaria AF. E’, però, anche una maniera relativamente scomoda e costosa (specialmente per lo ST-E2) per porre rimedio alle lacune della fotocamera, ma questi sono i fatti.
Con le EOS 30/33 è, in ogni caso, più conveniente dotarsi di un flash esterno perché questa fotocamera ha una funzione personalizzabile che permette di disabilitare il flash esterno senza però disattivare la luce AF.– EOS D30 e D60:
la principale debolezza dei queste fotocamere digitali (ottime sotto tutti gli altri aspetti) è la poca sensibilità del loro AF, in particolare con poca luce. Molti possessori di D30 e D60 portavano con se uno ST-E2 e lo usavano come luce ausiliaria nelle situazioni di scarsa luce. Altri preferivano il 550EX impostandolo in TTL. In modalità TTL il 550EX non emette il lampo, ma la luce ausiliaria funziona lo stesso. Si tratta di due soluzioni costose, ma si possono usare anche dei flash piccoli ed economici come il 160E o il 200E con la limitazione di coprire con la luce ausiliaria solo il punto AF centrale.
– EOS 30/33 o EOS 30V/33V:
questa fotocamera possiede sette punti AF, cinque di essi sono allineati e gli altri due sono uno sotto e l’altro sopra il centrale. Lo Speedlite 550EX e lo ST-E2 però sono precedetti alla EOS 30/33 e nonostante coprano perfettamente i 45 punti dei modelli professionali, non sono del tutto compatibili con il modulo AF della 30/33 e tralasciano il punto superiore ed inferiore dei sette. Questa mancanza è dovuta al fatto che questi due dispositivi proiettano un disegno orizzontale nell’area della lettura, ma i due punti incriminati sono fatti per rilevare le linee verticali. Gli Speedlite 420EX, 580EX e 580EX II (ed altri successivi) possono coprire correttamente tutti i sette punti della EOS 30/33.
Fotocamere con luce AF assistiva LED rossa integrata nel corpo:
EOS 10, EOS 5, EOS 100 ed EOS 50/50e.Fotocamere con luce AF assistiva bianca ad incandescenza integrata nel corpo:
EOS 500, EOS 3000, EOS 3000N, EOS D30 ed EOS D60.Fotocamere con “finta” luce AF assistiva (flash integrato pulsante):
EOS 300, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS 300V, EOS 10D, EOS 20D, EOS 20Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 60D, EOS 60Da, EOS 300D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 1000D, EOS 1100D ed EOS 7D.Fotocamere senza luce AF assistiva:
EOS-M, EOS 650/620/600, EOS 750/850, EOS RT, EOS-1, EOS 1000/1000F, EOS 1000N/1000FN, EOS 5000, EOS 500N, EOS IX, EOS IX 7, EOS-1N, EOS-1N RS, EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, EOS-1D C, EOS 6D.7.5 Compensazione dell’esposizione flash (FEC)
Ci sono occasioni in cui potreste voler regolare la potenza del flash in modo che sia superiore o inferiore a quella impostata in fabbrica sui mezzitoni e che la fotocamera pensa cosa voi vogliate. Per esempio, una scena principalmente bianca o nera ingannerà il sensore, ed in questo caso potreste voler scavalcare la misurazione del flash. Questa è la compensazione dell’esposizione flash (nota nei vecchi manuali Canon come controllo del rapport fill-in oppure controllo del livello flash).
Come esposto in precedenza, un uso molto comune del flash è quello di schiarire le ombre e ridurre il forte contrasto provocato dal sole. Aggiungere un piacevole riflesso negli occhi del soggetto è un altro uso tipico. Per queste occasioni, potreste voler ridurre la potenza del flash di uno o due stop grazie al programma di compensazione flash integrato nella fotocamera in modo da non inondare la scena con il lampo e bruciare il viso de soggetto o eliminare del tutto le ombre. Oppure potreste voler ottenere un una foto con luce dura come erano le foto dei paparazzi all’epoca dei flash monouso. In questo caso potete aumentare la potenza del flash tramite la compensazione. Oppure potreste voler scavalcare del tutto la misurazione automatica per fronteggiare situazioni difficili da calcolare per i sistemi automatici. Foto di matrimoni con uomini in smoking in mezzo a grandi stanze oppure una donna vestita di bianco vicino ad una torta anch’essa bianca sono tipici esempi.
La FEC è regolabile in passi da mezzo stop o in terzi (dipende da fotocamera e flash) e si può applicare in direzione positiva (più luce dal flash) o negativa (meno luce), in generale fino a tre stop. Ricordate che, sulle fotocamere che ne sono dotate, la FEC è completamente indipendente dalla normale compensazione dell’esposizione (sulle fotocamere senza FEC vengono regolate esposizione e flash all’unisono). E’ possibile, ad esempio, impostare la FEC a + 1 stop e la compensazione dell’esposizione a – 2 stop nello stesso momento.
Esattamente come per le altre regolazioni, aggiungere uno stop significa raddoppiare la potenza e viceversa.
Modificare la FEC altera la potenza del flash, non la distanza a cui si scatta (vedi la sezione sul numero guida per maggiori dettagli).
Come già descritto, le EOS applicano automaticamente una riduzione della potenza del flash in caso di forte luce ambientale. Quindi può non essere necessario impostare alcun parametro di compensazione FEC, soprattutto se state utilizzando il sistema E-TTL anziché il TTL. E-TTL in genere è considerato migliore quando si tratta calcolare un lampo di riempimento in caso di luce ambientale loto forte. Probabilmente vorrete fare alcuni test per vedere come la vostra fotocamera funziona in combinazione con il flash. Ricordate che ogni compensazione FEC si sommerà a quello che la fotocamera potrebbe calcolare automaticamente.
Molte fotocamere professionali e semi-professionali sono dotate di una funzione personalizzabile per disabilitare la riduzione automatica del fill-in flash. Si tratta di una opzione utile quando si fotografano degli oggetti illuminati da dietro e non si vuole la riduzione automatica.Fotocamere che disabilitano la riduzione automatica del flash fill-in con con relativa funzione cf.n:
EOS 5 -> cf.n 16;
EOS-1N -> cf.n 14;
EOS-1N RS -> cf.n 14;
EOS 3 -> cf.n 14;
EOS-1v -> cf.n 14;
EOS D30 -> cf.n 10;
EOS-1D -> cf.n 14;
EOS D60 -> cf.n 10;
EOS-1Ds -> cf.n 14;
EOS-1D Mark II -> 14;
EOS-1Ds Mark II -> cf.n 14;
EOS 20D -> cf.n 14;
EOS-1D Mark IIN -> cf.n 14;
EOS 20Da -> cf.n 14;
EOS 30D -> cf.n 14;7.6 I corpi/flash dotati di funzione FEC
Non tutti i fotografi EOS possono avvalersi della funzione FEC. La sua disponibilità dipende dal corpo macchina e dal flash a disposizione. Molte fotocamere di fascia media supportano questa funzione per il flash integrato, e molti modelli amatoriali non lo fanno. Inoltre bisogne ricordare che la FEC non è utilizzabile nelle modalità scena, indipendentemente dalla fotocamera in vostro possesso, è una funzione riservata alle modalità P, Av, Tv ed M.
Per poter utilizzare la funzione FEC sui flash esterni si deve cadere in uno dei seguenti casi:
– la fotocamera supporta flash esterni dotati di funzione FEC e il flash esterno può ricevere i comandi relativi alla funzione FEC;
– tutte le EOS (tranne la 650, 620, 750 e 850) e un flash che integri i comandi per l’impostazione della FEC, cioè gli Speedlite 430EZ, 430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT.24EX.
La prossima sezione contiene le liste esatte di flash e fotocamere con le relative caratteristiche.
Per esempio, pensate di avere un EOS 30 ed uno Speedlite 420EX. In questo caso potete usare i controlli del corpo macchina per impostare la FEC sul flash esterno.
Se invece immaginiamo di avere una EOS 100 ed uno Speedlite 540EZ. Questa volta non potrete usare i comandi FEC del corpo macchina, perché esso non invia i segnali al flash (è l’unica EOS dotata di comandi per la compensazione Flash che non li comunica all’unità esterna), però il 540EZ consente di impostare la compensazione direttamente tramite i suoi comandi, di conseguenza la FEC resta a vostra disposizione.
Se invece possedete una EOS 500N ed uno Speedlite 380EX siete sfortunati. La fotocamera non invia i comandi FEC al flash, e quest ultimo non è dotato di comandi indipendenti. Per questo non potrete regolare direttamente la compensazione flash, potrete solo ingannare la misurazione flash modificando le impostazioni ISO.
Alcuni corpi macchina mostrano il valore della FEC nel mirino, altri lo fanno solo nel display (dorsale o sulla spalla). Se il vostro flash è dotato di display LCD potete leggere l’impostazione della FEC direttamente su di esso. Ricordate anche che, se il vostro flash è dotato di impostazioni FEC, la sua regolazione sarà l’unica impiegata scavalcando quella impostata sulla fotocamera (se presente).7.7 Lista dei corpi macchina/flash compatibili con la FEC
Fotocamere che non supportano la FEC:
EOS EF-M, EOS 650, EOS 620, EOS 750 ed EOS 850.Fotocamere che supportano la FEC solo se accoppiate ad un flash esterno dotato di comandi indipendenti:
EOS 600, EOS RT, EOS 700, EOS-1, EOS 10, tutta la serie 1000, EOS 300, EOS 300V, EOS 500, EOS 500N, EOS 5000, EOS 3000, EOS 3000N, EOS IX, EOS IX 7 ed EOS 300D*.Fotocamere che supportano la FEC per il flash incorporato ed esterno solo se dotato di comandi indipendenti:
EOS 100.Fotocamere che supportano la FEC per il flash incorporato ed esterno (anche senza comandi indipendenti):
EOS 5, EOS 50/50e, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS D30, EOS D60, EOS 10D, EOS 20D/20Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 60D/60Da, EOS 7D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 1000D ed EOS 1100D.Fotocamere senza flash integrato ma che supportano la FEC per il flash esterno:
EOS-M, EOS-1N, EOS-1N RS, DCS 1/2/3, D2000, D6000, EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X, EOS-1D C, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS 5D Mark III, EOS 6D.Fotocamere che mostrano il livello dell’esposizione flash in una scala a fianco del mirino:
solo le fotocamere della serie 1.Unità Speedlite con controlli indipendenti per la FEC:
430EX, 430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX (rotella), 580EX II (rotella), 600EX (rotella), 600EX-RT (rotella), MR-14EX e MT-24EX.* La 300D per come usciva dalla fabbrica non era in grado di supportare la FEC, venne però trovata una maniera per aggiungere questo programma grazie ad una modifica firmware. In questa maniera è possibile rendere la 300D compatibile con questa funzione.
7.8 Ingannare il flash per ottenere la FEC sui corpi non compatibili (solo per fotocamere analogiche)
E’ possibile ottenere una finta FEC se la vostra coppia fotocamera/flash non la supportasse. Si tratta “semplicemente” di alterare le impostazioni della sensibilità ISO della pellicola. Ricordo che modificando le impostazioni della compensazione AE si altererebbero sia la misurazione ambientale che quella flash.
Per prima cosa è necessario effettuare la misurazione della luce ambientale ed impostare manualmente tempo di esposizione e diaframma, a questo punto si passa ad impostare manualmente la sensibilità ISO (la maggior parte delle EOS lo consenstono).
Riducendo la sensibilità rispetto alla pellicola installata otterrete un lampo di intensità maggiore, mentre aumentando la sensibilità otterrete un lampo di intensità minore. Ragionando in termini di STOP potete decidere di quanto modificare l’informazione sulla sensibilità e così facendo otterrete l’effetto di provocare manualmente la compensazione dell’esposizione flash.
Naturalmente ci sono degli svantaggi in questo modo di operare. Primo, si tratta di modificare impostazioni scomode e per le quali dovete immaginare l’interfaccia. Secondo non dovete assolutamente dimenticare di regolare la giusta sensibilità ISO dopo aver scattato la foto, altrimenti rovinereste l’esposizione di tutte le altre foto del rullino. Terzo, se la vostra fotocamera non permette l’impostazione manuale della sensibilità della pellicola, anche questa soluzione è del tutto impraticabile.7.9 Bloccaggio dell’esposizione flash (FE-L)
I corpi EOS di tipo A (quelli compatibili con la misurazione E-TTL), quando impiegano i flash serie EX supportano il blocco dell’esposizione flash (FE-L). Questa funzione permette di effettuare la misurazione, ricomporre l’inquadratura e solo dopo scattare la foto, e permette di ottenere esposizioni corrette in condizioni difficili. Canon introdusse questa funzione già nel 1986 con la T90 in accoppiata con lo Speedlite 300TL, ma poi abbandono questa tecnologia con l’introduzione delle prime EOS. Si dovette aspettare fini al 1995 con la EOS 50/50e e il sistema E-TTL per tornare ad utilizzare il FE-L.
La FE-L funziona emettendo il pre-lampo quando si preme il tasto AE-L (blocco dell’esposizione automatica) o si preme un tasto apposito (che è presente solo sui modelli professionali e consente di impostare i blocchi AE-L e FE-L indipendentemente). La fotocamera calcola i dati per l’esposizione flash (basati sul punto AF impostato o sul centrale) e li conserva per 16 secondi o per il tempo in cui si tiene premuto a metà il pulsante di scatto. Durante questo periodo di tempo è possibile ricomporre l’inquadratura o modificare il tempo di scatto (eliminando i dati AE-L che erano stati calcolati). Se il simbolo del flash lampeggia nel mirino, siete troppo lontani dal soggetto.
Il FE-L è quindi molto utile quando si deve mettere a fuoco un soggetto che non cade sotto i punti AF o se si stanno inquadrando oggetti molto riflettenti che possono ingannare i sensori della fotocamera, o anche quando il soggetto è in movimento. E’ utile anche quando volete basare l’esposizione flash su degli oggetti che non volete cadano sotto ai punti AF.
Il difetto più grosso della funzione FE-L è che si basa sull’emissione del pre-flash e in alcuni casi è possibile che i soggetti pensino che la foto sia stata scattata prima che l’otturatore si apra effettivamente.
Se mettete a fuoco e ricomponete semplicemente, è possibile che il soggetto non venga ben illuminato perché la lettura viene basata sulla posizione del punto AF attivato. Per evitare questo inconveniente usate il FE-L.
Alcune fotocamere hanno una funzione personalizzabile (cf.n 8 sulla EOS 50/50e e 30/33) che permette di scegliere se basare la misurazione parziale collegandola al punto AF centrale (impostazione di fabbrica) oppure al punto AF attivato. Ricordate che per poter utilizzare il FE-L, il flash deve essere impostato in modalità E-TTL, con altre impostazioni essa non funzionarà.Fotocamere che supportano il FE-L:
tutte le EOS di tipo A.Fotocamere che sono dotate di pulsante FE-L dedicato:
EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III ed EOS-1D Mark IV.Fotocamere che sono dotate di pulsante cui è possibile assegnare la funzione FE-L:
EOS 10D, EOS 7D, EOS 5D MarkIII, EOS-1D X, EOS-1D C.Unità Speedlite che supportano la FE-L in accoppiata ad un corpo tipo A:
tutti i modelli della serie EX.La T90 e lo Speedlite 300TL supportano la FE-L, ma solo se usati conguintamente tra loro. I protocolli FE-L usati in seguito sono incompatibili con quelli adottati in questo caso, quindi il 300TL non supporterà la FE-L se montato sulle fotocamere EOS, e gli Speedlite EX non supporteranno la FE-L se montati sulla T90.
7.10 Bracketing dell’esposizione flash (FEB)
I più recenti flash per sistema EOS di fascia alta (550EX, 580EX, 580EX II, i 600EX, MR-14EX e MT-24EX) supportano il bracketing dell’esposizione flash. Si tratta di una funzione specifica del flash e le brossure di Canon dichiarano che è compatibile con tutte le EOS eccetto le 650, 620, 750, 850 ed EF-M.
Il FEB è concettualmente è simile al bracketing dell’esposizione automatica (AEB), solo che anziché cambiare l’esposizione della luce ambientale, esegue i tre scatti (compensazione 0, positiva e negativa) variando l’emissione del flash. Si può scegliere se applicare valori di compensazione in mezzi stop o in terzi. La FEB si auto-disattiva dopo aver effettuato la sequenza di tre scatti e può essere utilizzata in combinazione con le funzioni FE-L e FEC.7.11 Abilitare la sincronizzazione sulla seconda tendina
Anche questa opzione dipende dal corpo macchina e flash impiegati. Inizialmente Canon inserì questo controllo sui flash esterni, poi cambiò politica e spostò l’opzione sul corpo macchina. Quindi se avete o no a disposizione la sincronizzazione sulla seconda tendina dipende da una complicata serie di “permutazioni”.
Molti Speedlite di fascia media e alta sono corredati di un pulsante o un interruttore che abilitala sincronizzazione sulla seconda tendina. Normalmente la funzione è indicata da una serie di triangoli (>>>) o dalla parola SYNC. Per fare un esempio, sui 430EZ e 540EZ, questa funzione si attiva premendo contemporaneamente i tasti + e -, e il simbolo dei tre triangoli appare sul display LCD. Al contrario sui 300EZ e 300TL c’è un piccolo interruttore che imposta la sincronizzazione sulla prima o seconda tendina.
Molti corpi macchina professionali e semi-pro a partire dalla EOS 5 hanno una funzione personalizzata per specificare quale sincronizzazione applicare. L’eccezione è sempre la EOS 100 che con questa impostazione controlla il flash integrato ma non quello esterno. Nel caso di una fotocamera dotata di impostazione personalizzabile in accoppiata con un flash dotato di comandi integrati, è consigliabile usare il controllo del flash.
Le fotocamere di fascia bassa come la EOS 1000 o la serie con nome a tre cifre non sono dotate di impostazioni sulla sincronizzazione integrate nel corpo macchina, di conseguenza per godere della sincronizzazione sulla seconda tendina bisogna fare affidamento su di un flash che sia dotato dei comandi necessari.
La sincronizzazione sulla seconda tendina non può essere usata nelle modalità scena, ma solo nei programmi P, Av, Tv ed M. Inoltre non può essere usata in combinazione con la modalità stroboscopica (presente solo sui flash di fascia alta) o con la sincronizzazione ad alta velocità perché combinarle assieme non avrebbe senso. Infine, la sincronizzazione sulla seconda tendina richiede sempre un flash Speedlite (o compatibile) dedicato e non funziona con il collegamento PC.7.12 Lista degli Speedlite e delle fotocamere compatibili con la sincronizzazione sulla seconda tendina
NOTA: verificare queste informazioni non è semplice poiché si tratta di una caratteristica non sempre indicata nelle specifiche di delle fotocamere. Inoltre non possiedo tutte le fotocamere e i flash prodotti da Canon per controllare di persona. Penso comunque che la lista sia accurata, ma se trovaste degli errori vi prego di comunicarmelo.
Unità Speedlite che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina:
160E, 200E, 480EG e ML-3.Unità Speedlite che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina e sono dotati di comandi indipendenti:
300EZ, 420EZ, 430EZ, 430EX, 430EX II, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.Unità Speedlite che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina quando montati su un corpo dotato di impostazione cf.n apposita tranne la EOS 100:
90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 420EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.Fotocamere che non supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina in alcun caso:
EF-M, EOS 750 e EOS 850.Fotocamere che non hanno comandi integrati appositi ma supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina in presenza di flash con comandi esterni:
EOS 650/620, EOS 700, la serie 1000, EOS 300, EOS 300V, EOS 500, EOS 500N, EOS 5000, EOS 3000, EOS 3000N, EOS IX, EOS IX 7 ed EOS 300D*.Fotocamere con funzioni personalizzabili, ma senza l’opzione per la sincronizzazione sulla seconda tendina:
EOS 600, EOS-1, EOS-1N, EOS-1N RS, EOS RT ed EOS 10.Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina del flash integrato, ma che non comandano flash esterni:
EOS 100.Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina sia con comandi integrati, sia con flash esterni compatibili:
EOS 5, EOS 50/50e, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS D30, EOS D60, EOS 10D, EOS 20D/20Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS 60D/60Da, EOS 7D, EOS 350D, EOS 400D, EOS 450D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 600D, EOS 650D, EOS 1000D ed EOS 1100D.Fotocamere che supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina ma non sono dotate di flash incorporato:
EOS-M, EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS 5D, EOS 5D Mark II, EOS 5D Mark III, EOS-1D X, EOS-1D C, EOS 6D.LA T90 e lo Speedlite 300TL supportano la sincronizzazione sulla seconda tendina, ma solo se usati assieme.
* La 300D per come usciva dalla fabbrica non era dotata di funzioni personalizzabili e quindi non poteva effettuare la sincronizzazione sulla seconda tendina se non con un flash esterno dotato di comandi indipendenti. Venne però trovata una maniera per aggiungere questo programma grazie ad una modifica firmware. In questa maniera è possibile rendere la 300D compatibile con questa funzione.
7.13 Avviso fuori portata
Il primo tipo di avviso sul fuori portata è presente solo sulle EOS 600, EOS-1 ed EOS RT. Dopo di queste, esso venne abbandonato per l’infrangimento di brevetti. Se il primo piano si trova troppo vicino o troppo lontano dal flash per poter essere illuminato correttamente, appare il segnale fuori portata. Se è troppo lontano nel mirino lampeggieranno i valori di tempo ed apertura, se è troppo vicino, lampeggierà il valore della distanza.
Il secondo tipo di avviso è stato integrato nel sistema di funzionamento del FE-L dei corpi di tipo A. Se dopo aver attivato il FE-L lampeggia un piccolo lampo nel mirino, allora siete troppo lontani dal soggetto.7.14 Flash manuale
I flash Canon di fascia alta possono funzionare in modalità del tutto manuale, cosa che vi permette di scegliere il livello di potenza personalmente e quindi di poter lavorare senza per forza dover utilizzare i sistemi di misurazione automatica. Fate attenzione, la misurazione del flash manuale non è la stessa cosa dell’esposizione manuale (M) utilizzata per la luce ambientale. Nonostante questo, in genere, quando si lavora con il flash manuale si imposta anche la fotocamera in modalità manuale, e questo può creare confusione.
Tradizionalmente, le unità Flash manuali richiedono di fare dei calcoli per il loro impiego. Però gli Speedlite dotati di display LCD possono farli al vostro posto. Ecco come:– Impostate la fotocamera in modalità Av o M. E’ possibile usare anche P o Tv, ma il valore di diaframma lampeggierà per segnalare un problema.
– Impostate il flash in modalità manuale e la scritta TTL o E-TTL diventerà M. In genere si fa semplicemente premendo il il tasto MODE.
– Premete i tasti + e – per regolare la potenza del flash. 1/1 significa potenza piena, 1/2 significa metà potenza e così via. Modelli di flash differenti hanno a disposizione una gamma di potenze differenti. consultate la lista a seguire per maggiori dettagli.
– Premete a metà il pulsante di scatto. Il flash mostrerà la distanza possibile in base all’apertura impostata. Sul 430EZ la distanza verrà mostrata in metri o piedi in base al mercato di vendita, altri modelli come il 580EX II permettono di scegliere l’unità di misura.
– Se siete in modalità Av, la velocità di esposizione verrà impostata dalla fotocamera e voi sceglierete il diaframma, In M avete la possibilità di scegliere entrambi i parametri di scatto.
– Regolate le impostazioni fino a che la distanza mostrata dal flash corrisponda con quella indicata dalla scala delle distanze dell’obiettivo (se il vostro obiettivo ne è sprovvisto dovrete stimarla in altro modo).
– Una volta che le regolazioni sono state effettuate potete scattare la foto.
Il flash non può eseguire questi calcoli se volete usare il lampo di rimbalzo, dovrete fare tutti i calcoli a mano. Ricordate che per questa tecnica non importa la distanza fra il flash ed il soggetto, ma la distanza che percorre il lampo dal flash fino alla superficie di riflessione e poi fino al soggetto. Dovrete poi anche calcolare la perdita di luce dovuta alla riflessione e che si può fare in modo esatto solo con molta esperienza oppure con un esposimetro per flash. Ricordate anche che il numero guida si riferisce sempre alla distanza in metri per 100 ISO.
Unità Speedlite dotate di controlli manuali:
90EX*, 270EX*, 270EX II*, 300TL, 320EX*, 420EZ, 430EZ, 430EX, 430EX II, 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.Unità Speedlite con due livelli di potenza manuali – MHi (piena potenza) e MLo (1/16):
300TL.Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/16:
480EG.Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/32:
420EZ e 430EZ.Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/64:
90EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 430EX, 430EX II, MR-14EX e MT-24EX.Unità Speedlite con livelli di potenza manuali regolabili da 1/1 a 1/128:
540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.* solo se installato su una fotocamera digitale dotata di processore DIGIC III o successivo.
7.15 Livello dell’esposizione flash
Le fotocamere Canon professionali più recenti possono mostrare il livello di esposizione flash direttamente nel mirino. Quando premete il tasto FE-L la scala appare sul lato destro del mirino. tipicamente questa misura si esegue inquadrando un cartoncino grigio che riempia il cerchio al centro del mirino.
Il livello viene mostrato nella scala più a destra ed è utili per regolare manualmente la potenza del flash in modo da farlo combaciare con il livello di esposizione standard.Fotocamere dotate della scala di misurazione dell’esposizione flash:
EOS 3, EOS-1v, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1D X, EOS-1D C.7.16 Modalità scatto rapido
I flash elettronici funzionano caricando un condensatore e poi rilasciando l’energia caricata per produrre un breve lampo. Questo processo prende il nome di tempo di ricarica (recycle time), ed impiega alcuni secondi. Sulle unità più potenti può essere un problema se è necessario scattare molte foto in rapida successione come accade ai matrimoni.
Molti flash per EOS hanno la capacità di emettere il lampo anche se non completamente carichi (assecondando la teorica secondo cui è meglio fare uno scatto a bassa potenza che non farlo del tutto). I flash dotati di questa capacità hanno la spia ready (o “PILOT”) illuminabile di due colori. Rosso se la carica è completa, e verse se non completa ma sufficiente per scattare.
Usare un flash senza scatto rapido può essere molto frustrante, infatti, è molto più semplice di quanto sembri scattare due foto in rapida successione e trovare la seconda sottoesposta.
Lo scatto rapido non funziona se la fotocamera è impostata sulla raffica, se il flash è impostato in manuale a piena o metà potenza o in modalità stroboscopica (multi). Il 430EZ non funziona in questa modalità se non è collegato ad un pacco batteria esterno.Unità Speedlite dotate di scatto rapido:
160E, 300EZ, 430EZ, 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Unità Speedlite NON dotate di scatto rapido:
90EX, 200E, 220EX, 270EX, 270EX II, 300TL, 320EX, 380EX, 420EX, 430EX, 430EX II, ML-3, MR-14EX e MT-24EX.7.17 Flash stroboscopico
Nella fotografia con il flash, il termine stroboscopico (multi) indica una tecnica in cui vengono emessi una serie di brevi lampi durante l’esecuzione di una singola esposizione. Il risultato, per esempio, può registrare una mezza dozzina di passi di danza di un ballerino, ed ognuno sarà impresso nella stessa foto come se si trattasse di esposizioni multiple.
Per scattare foto stroboscopiche vi serve una stanza molto scura con pareti che riflettano meno luce possibile, se le pareti fossero chiare, i riflessi dei lampi si accumulerebbero annegando il soggetto nella luce. Probabilmente sarà anche necessario fare delle prove per determinare quale sia la giusta velocità degli impulsi e la loro intensità. Se state usando una fotocamera analogica è consigliabile usare una pellicola negativa e non una invertibile, questo perché la prima ha una latitudine di posa maggiore ed aiuta a compensare i piccoli errori.7.18 Impostare il flash stroboscopico
I flash di fascia alta di Canon sono dotati di modalità stroboscopica, e si attiva premendo il tasto MULTI sul dorso del flash stesso.
E’ possibile indicare la cadenza dei lampi in Hertz (cioè lampi per secondo), in alternativa gli Speedlite 5xx e 600 consentono anche di specificare il numero esatto di lampi per l’esposizione. I serie 4xx non lo permettono e di conseguenza è necessario calcolare a mano in base alla durata dell’esposizione ed agli Hz quanti lampi potrete catturare. La frequenza massima dei lampi varia in base al modello, ma in linea di massima varia dai 5 ai 199 Hz (con alcune eccezioni). Anche la potenza varia in base al modello, il 430EZ ed il 540EZ, ad esempio, possono funzionare in maniera stroboscopica solo ad 1/4 di potenza o altro valore inferiore. Naturalmente non si può usare la modalità strobobscopica sulla seconda tendina, e naturalmente c’è una spiegazione tecnica a queste limitazioni. Non si può emettere una grande quantità di lampi alla massima potenza semplicemente perché non ci sarebbe il tempo di ricaricare il condensatore. Per questo il manuale del flash include una tabella che indica la massima potenza ottenibile in relazione al numeri dei lampi consecutivi. C’è inoltre il rischio di surriscaldamento e quindi di danneggiare il flash se vengono effettuare troppe raffiche di lampi consecutive, per questo i sono presenti dei sistemi di blocco che si attivano quando la temperatura diventa troppo alta ed impediscono spiacevoli sorprese.
Una volta regolato il flash, occorre impostare la fotocamera su M e scegliere il tempo di esposizione adeguato a cogliere tutta l’azione, impostate il diaframma più appropriato (in questo modo il flash vi mostrerà anche la distanza massima di lavoro quando premete il pulsante di scatto a metà). La potenza del flash e il diaframma devono coincidere con la distanza di messa a fuoco.
La modalità stroboscopica non funziona con le EOS 700, EOS 750, EOS 850 ed EF-M.Unità Speedlite dotate di modalità stroboscopica:
420EZ, 430EZ, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.Range di frequenze:
420EZ: 1-5 Hz
430EZ: 1-10Hz
540EZ: 1-100Hz
550EX, 580EX e 580EX II: 1-199 Hz
600EX e 600EX-RT: 1-500 Hz (1-199 Hz se usato come slave ottico)7.19 Conferma dell’esposizione flash
Da non confondere con la compensazione dell’esposizione flash. Alcune Nikon hanno un sistema di conferma molto pratico, un piccolo LED si illumina dentro al mirino quando l’esposizione flash è giudicata corretta (cioè è stata registrata una quantità minima di luce riflessa). Purtroppo, per ragioni di brevetti, questa soluzione non può essere applicata sulle Canon.
La cosa più simile che si può trovare nel mondo Canon è una spia collocata sul corpo del flash e che si comporta nella stessa maniera. In realtà non ha molto senso visto che per vederla si è costretti ad allontanare la testa dal mirino, ma almeno c’è.
Ricordate però che c’è una grossa limitazione, il LED si illumina anche quando l’immagine risulta sovraesposta. Il suo unico scopo è quello di giudicare se l’immagine risulterà sottoesposta. Quindi il fatto che la luce si illumini non garantisce che la foto sia buona.Unità Speedlite dotate di spia di conferma:
480EG, 540EZ, ST-E2 (trasmettitore), ML-3 e tutti i modelli della serie EX (tranne il 270EX, 270EX II e 320EX).7.20 Controllo remoto wirelss
Come scritto sopra, molti produttori terzi fabbricano sistemi si controllo wireless e in risposta, molte unità E-TTL di Canon, sono in grado di funzionare senza fili, più o meno come fece Minolta, che fu il pioniere in questo ambito. Però la particolarità del sistema di Canon è che le sue unità E-TTL impiegano segnali ottici al posto di quelli radio (questo sistema è stato introdotto solo da pochi mesi al momento in cui stiamo scrivendo).
Sfortunatamente i termini master e slave sono utilizzati anche in questo ambito. Purtroppo la terminologia tecnica è un po’ povera quando si tratta di sistemi di controllo, e Canon ha scelto questi termini, per cui non resta che adeguarsi.Come lavora il sistema E-TTL wireless
Il wireless di Canon è basato su impulsi luminosi codificati digitalmente (il segnale può essere rosso o infrarosso, dipende dall’unità master) utilizzati per trasmettere i comandi dall’unità master alle slave. Essendo un sistema di comunicazione digitale, esso è immune dagli errori di attivazione che possono capitare con i sistemi analogici (vedi sopra), a meno che non ci siano nei paraggi altri fotografi che stiano usando anch’essi il sistema wireless sullo stesso canale.
L’E-TTL wireless, a differenza di molti sistemi di terze parti, non utilizza segnali radio (fino a Marzo 2012), ma ottici, di conseguenza non si possono inviare impulsi a grande distanza come può essere necessario su un campo sportivo. Un segnale infrarosso può essere interrotto da muri, tavoli o qualsiasi oggetto si possa interporre fra trasmettitore e ricevitore. Ma è l’ideale per dei piccoli set-up rapidi e portatili o in piccoli spazi. Canon scelse di implementare il sistema ottico perché più economico e non è sottoposto a restrizioni, certificazioni ed approvazioni in ogni mercato in cui avrebbero dovuti vendere i propri prodotti.
Questo sistema wireless richiede la presenza di almeno due unità, una master collegata alla fotocamera (direttamente o con cavo prolunga) ed una slave per illuminare la scena (o più di una naturalmente). Alcuni corpi macchina sono dotati di sistema di controllo integrato e quindi non necessitano di una unità master. Questa categoria di corpi attualmente (Autunno 2012) comprende la EOS 7D, la 60D/Da, la 600D e la 650D.
Essendo i segnali inviati otticamente, è necessario che tutte le unità slave “vedano” la master. In ambienti chiusi si può fare affidamento sulla riflessione sulle pareti, ma all’aperto o in sale di grandi dimensioni occorre fare più attenzione alla posizione dei ricevitori che devono essere girati verso il master. A questo proposito viene in aiuto la testa girevole di cui sono dotati la maggior parte degli Speedlite, la quale permette di indirizzare il lampo in ogni direzione mantenendo il ricevitore verso l’unità master. Naturalmente si può usare un cavo prolunga per posizionare il master in una posizione migliore rispetto a dive si trova la fotocamera.
Mentre le unità sono in modalità slave, la luce ausiliaria AF lampeggia per segnalare che l’unità è attiva. In qualche caso può risultare fastidiosa, ma non essendoci altra funzione per questa spia quando il flash lavora in slave, essa si può coprire con del nastro scuro, purché si faccia attenzione a non coprire il sensore di ricezione. Molte unità EX hanno un semplice interruttore per selezionare la modalità di funzionamento (normale o slave), ma il 580EX II utilizza un complicato menù per definire la funzione necessaria. Questa geniale soluzione per contenere i costi di produzione si traduce spesso in difficoltà operativa nelle situazioni che richiedono velocità come i matrimoni.
La distanza dalla quale è possibile trasmettere i segnali varia in base a parecchi parametri fra cui l’angolazione con cui si usa il master o se si lavora in esterni o in interni, ma non solo. Prendiamo il caso del 550EX, esso per inviare i segnali utilizza la potente lampada principale a luce bianca, di conseguenza ha una portata molto maggiore dello ST-E2, che per lo stesso scopo impiega una lampada più piccola e coperta da un vetrino che filtra la luce per ottenere lampi infrarossi.
Il 550EX, ufficialmente, gode di una portata di 8~10 metri (25~30 piedi) quando si trova in esterni, con un angolo di copertura orizzontale di circa 80° e verticale di 60°, il che fa pensare che la parabola zoom sia impostata a 24mm. Naturalmente potete anche modificare le impostazioni della parabola in modo da ampliare (perdendo potenza) o stringendo (concentrandola) l’angolo di copertura.
Per quanto riguarda lo ST-E2 ci sono dati contrastanti. Secondo le specifiche fornite da Canon USA la sua portata è la stessa del 550EX (il che appare molto più che ottimistico), mentre secondo Chuck Westfall (sempre di Canon USA), la portata sarebbe di circa 3,5~5 metri (12~15 piedi) con un angolo di copertura orizzontale di 40° e verticale di 30°.Gli impulsi di controllo provenienti dall’unità master sono inviati in vari momenti prima dell’esposizione. Ecco la sequenza operativa:
– Il fotografo preme a metà il pulsante di scatto.
– Viene misurata le luce ambientale.
– Il fotografo preme il pulsante di scatto fino in fondo.
– L’unità master invia un impulso al gruppo A con l’ordine di emettere un pre-lampo a bassa potenza.
– Le unità del gruppo A emettono il pre-lampo che la fotocamera registra e utilizza i dati per la misurazione valutativa.
– L’unità master invia un impulso al gruppo B con l’ordine di emettere un pre-lampo.
– Le unità del gruppo B emettono il pre-lampo che la fotocamera registra.
– L’unità master invia un impulso al gruppo C con l’ordine di emettere un pre-lampo.
– Le unità del gruppo C emettono il pre-lampo che la fotocamera registra.
– La fotocamera calcola come come sarà la potenza del lampo effettivo, basandosi sui dati forniti dai pre-lampi dei gruppi slave e sulle eventuali impostazioni di compensazione/rapporti inserite dal fotografo.
– La fotocamera solleva lo specchio ed apre l’otturatore.
– L’unità master ordina ai gruppi di slave si scattare simultaneamente.
– Tutte le unità slave emettono il lampo in base ai dati forniti dall’unità master. Se l’unità master ne è in grado (quindi non lo ST-E2) emetterà il lampo anch’esso.
– La fotocamera chiude l’otturatore ed abbassa lo specchio.
Naturalmente ci possono essere variazioni nella sequenza se vengono utilizzate le funzioni AE-L o FE-L e/o la modalità stroboscopica, ma questa è la sequenza di base.
Ovviamente tutto ciò che è stato descritto avviene in una frazione di secondo, tanto che l’osservatore umano può notare i pre-lampi, ma non è in grado di distinguerli nel tempo.Luglio 31, 2012 alle 2:40 pm #1723060Lorenzo CanonianiAmministratore del forumUsare l’E-TTL wireless.
Si sceglie uno dei quattro canali di comunicazione disponibili e ogni unità va collocata in uno dei tre gruppi (A, B o C). I vari canali disponibili servono per prevenire interferenze nel caso ci sia più di un set-up di Speedlite nello stesso ambiente, ed i tre gruppi invece servono per poter gestire sorgenti di luce ad intensità differenti (cioè definendo dei rapporti, ma solo alcune fotocamere possono gestirli). Quando il sistema wireless viene usato con una qualsiasi fotocamera di tipo A, si hanno a disposizione tutte le funzioni E-TTL come il FE-L, sincronizzazione ad alta velocità, ecc.
Non c’è limitazione imposta al numero di unità all’interno di ogni singolo gruppo. Questo perché la comunicazione avviene solo in una direzione (dal master agli slave). Ogni unità slave resta semplicemente in attesa di un comando e il master sa solo quanta luce viene emessa con il pre-lampo, quindi potete utilizzare tante unità slave quante ve ne consente lo spazio in cui lavorate (o il vostro budget). L’unica cosa da tenere sotto controllo è la funzione SE (save energy), che causerà lo spegnimento del flash slave dopo un certo periodo di inattività (consultate la sezione apposita per maggiori dettagli).
Se avete il dubbio che le unità slave siano fuori portata, potete verificarlo premendo il tasto PILOT sul flash master. A seguito di questo impulso i flash emetteranno un lampo seguendo l’ordine dei gruppi, prima il gruppo A poi il B ed infine il C. Se la vostra fotocamera è dotata della funzione per emettere la luce modellante, potete usare anche questa funzione per vedere un anteprima di come verranno le foto.
Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II, i 600EX e gli integrati delle fotocamere compatibili possono disabilitare la lampada principale, in questo modo comanderanno gli slave senza portare modifiche al set-up delle luci. Oltre a questo, le unità dotate di testa zoom (420EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II e i 600EX) si posizionano automaticamente alla focale di 24mm, però la maggior parte di essi
permettono anche l’impostazione manuale (sostanzialmente ne è escluso solo il 420EX).E’ possibile usare il sistema di controllo wireless anche con i corpi di tipo B, ma SOLO se impostate manualmente la potenza delle singole unità (ricordate che modelli come il 420EX, il 270EX o il 320EX non sono dotati di comandi, perciò funzioneranno solo a
piena potenza). Il set-up risulta più complesso, ma funziona. Tutto questo perché il sistema è progettato per funzionare con i protocolli E-TTL, non con i TTL e gli A-TTL.Rapporti di potenza.
I recenti corpi di tipo A di fascia alta sono in grado di supportare differenti rapporti di potenza fra i gruppi di flash (facendo questa premessa, appare evidente che si tratta di un concetti differente dai rapporti del flash di riempimento). Se la vostra fotocamera è compatibile con le impostazioni del rapporto (ratio), potete definire quali sono i rapporti di potenza fra i gruppi di slave A e B. Il rapporto A : B si può impostare da 1 : 8 a 1 : 1 a 8 : 1 con incrementi di mezzo stop, per un totale di 6 stop di ampiezza suddivisi in 13 passi (1/8 i luce equivale a -3 stop, mentre 8 volte equivale a +3 stop). Gli Speedlite 550EX, 580EX, 580EX II e i 600EX sono in grado anche di specificare anche la compensazione del terzo gruppo (il C) in modo indipendente.
Questa compensazione si può regolare da -3 a +3 stop (con incrementi di 1/3 di stop)
rispetto al rapporto A : B.
I vari 550EX, 580EX e 580EX II e 600EX, quando funzionano da unità master, sono automaticamente inseriti nel gruppo A. Se volete modificare un rapporto fra diverse unità, accertatevi di averle assegnate ad un gruppo diverso (il B ad esempio).
Anche i due flash macro MR-14EX e MT-24EX supportano i protocolli wireless, ed entrambi possono funzionare da unità master, ma non nel modo che ci si può aspettare. I flash macro sono dotati di due lampade distinte, una di esse viene
assegnata al gruppo A e l’altra al gruppo B (ci sono indicazioni sul corpo del flash) e il controller consente di stabilire il rapporto fra la potenza delle due lampade (se la vostra fotocamera lo consente). Potete poi assegnare altre unità al gruppo C e
regolare la compensazione di queste unità rispetto ai gruppi A e B (che sono le due lampade del flash macro). Potete anche cambiare le funzioni personalizzabili del flash per il controllo delle unità slave, ma i gruppi A e B saranno sempre collegati alle lampade interne.Sfortunatamente la prima generazione dei corpi di tipo A sono in grado di supportare la tecnologia wireless, ma non possono gestire il controllo dei rapporti (tutti i flash gestiti dalla fotocamera forniranno lo stesso livello di potenza). Comunque se come
slave state utilizzando delle unità di fascia alta (come il 550EX ed i successivi) potete regolare manualmente la compensazione sulle singole unità tramite il pannello comandi, ottenendo un parziale controllo sul rapporto delle luci.
Un interessante beneficio dell’impiego dell’E-TTL wireless si sperimenta nella fotografia ad alta velocità. Se si vuole congelare il movimento di qualcosa (gocce d’acqua, insetti, ecc.) spesso si hanno problemi dovuti alla brevità del lampo ed alla relativa
massa potenza degli impulsi (pone un limite alla distanza massima). Quindi se avete a disposizione un solo flash montato sulla fotocamera questo limite può rivelarsi molto evidente. Se invece potete posizionare più flash attorno al soggetto e potete azionarli
simultaneamente grazie al controllo wireless, allora le cose si semplificano molto. E’ sicuramente una soluzione costosa, ma molto versatile.Il trasmettitore ST-E2
Un elemento molto interessante del sistema wireless di Canon è sicuramente il trasmettitore ST-E2. E’ un accessorio compatto che si monta sulla slitta a caldo della fotocamera pensato per controllare le unità flash slave senza però produrre alcun lampo visibile che possa inquinare l’illuminazione della scena. Lo ST-E2 contiene una piccola lampada flash che viene usata per il controllo delle unità slave, ma è coperta da un vetrino che blocca quasi tutta la luce emessa lasciando passare solo i segnali infrarossi (IR). Questa caratteristica lo rende molto più discreto dei vari 550EX, 580EX (e successivi) perché l’occhio umano non è in grado di vedere questa luce.
Piccolo e molto pratico da trasportare, purtroppo non può mandare i segnali di comando lontano quanto gli altri dispositivi del sistema, inoltre l’ampiezza del segnale è inferiore. La sua portata è circa la metà di quella di un 580EX e si attesta intorno ai 3,5~5 metri (i dettagli sono descritti sopra), di conseguenza la sua utilità è in un certo senso relegata agli ambienti chiusi come dei piccoli studi. Oltre a tutto questo, il supporto ai rapporti di potenza è limitato al controllo dei soli gruppi A e B, non supporta il bracketing dell’esposizione flash (FEB) e per il funzionamento richiede delle batterie al litio anziché le più comuni ed economiche stilo (AA).
Fra i lati positivi c’è che esso contiene la luce rossa per l’assistenza dell’AF, cosa che lo rese un accessorio molto popolare fra i possessori di fotocamere come la EOS 30/33 o D30 e D60 che mancano di una vera e propria luce AF.Svantaggi dell’E-TTL wireless
Nel complesso la tecnologia E-TTL wireless è utile e flessibile, ma soffre di alcuni
svantaggi. Eccoli.
– Per prima cosa, gli impulsi di controllo possono far scattare gli slave ottici analogici.
Si tratta di un problema di cui la tecnologia E-TTL soffre a prescindere. Sia la luce bianca che quella infrarossa emessa dalle unità master (che siano unità flash o lo STE2) possono ingannare tale attrezzatura, pertanto, se presente, è consigliabile spegnerla.
– Secondo, trattandosi di segnali ottici, è necessario che il tragitto fra le unità master e slave sia libero e che le unità si vedano il meglio possibile. Purtroppo questo metodo di comunicazione limita molto la portata rispetto ai sistemi radio.
– Terzo, le unità alimentate a batterie sono molto poco potenti se comparate ai flash da studio e quindi non adatte a set-up particolarmente complessi o agli ambienti molto ampi.
– Lo ST-E2 non controlla unità assegnate al gruppo C.
– I flash in grado di inviare i segnali di comando (550EX e successe unità “ammiraglie”) utilizzano lampi di luce bianca per i propri impulsi, questo può risultare fastidioso (in realtà è un problema risolvibile mettendo un filtro sulla lampada per far
passare solo la lunghezza d’onda IR).
– Sesto, si tratta di una tecnologia non compatibile con la vasta maggioranza delle tecnologie di produttori terzi, questo impedisce di costruire configurazioni di flash wireless ibride.
– Sette, con l’eccezione di pochi modelli recenti (7D, 60D/Da, 600D e 650D) nessuna EOS può controllare le unità slave senza accessori esterni (flash o ST-E2).
– Ultimo, costruirsi un corredo di flash compatibili con la tecnologia E-TTL wireless è piuttosto costoso.7.21 Lista dei flash e dei corpi compatibili con l’E-TTL wireless
Unità Speedlite in grado di funzionare da master: 90EX*, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, ST-E2. Unità come gli MR-14EX e
MT-24EX possono fare lo stesso, ma possono controllare un solo gruppo slave, il C.Unità Speedlite in grado di funzionare da slave: tutte le unità della serie EX dotate di ricevitore.
Unità Speedlite NON compatibili con l’E-TTL wireless: tutte le unità non appartenenti alla serie EX e in più i modelli 220EX, 270EX e 380EX.
Fotocamere che supportano la tecnologia E-TTL wireless: tutti i modelli EOS di tipo A.
Fotocamere che supportano anche le funzioni avanzate della tecnologia E-TTL wireless: EOS 3, EOS-1v, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS D30, EOS D60 e tutte le digitali successive.
Fotocamere dotate di sistema di controllo E-TTL wireless integrato: EOS 600D, EOS 650D, EOS 60D/Da ed EOS 7D.
* Questo flash non è dotato di comandi indipendenti, pertanto è necessario che la fotocamera su cui è installato sia in grado di gestire il sistema di controllo wireless tramite il proprio software.7.22 Controllo remoto wireless radio
Come accennato in precedenza, a Marzo 2012 Canon ha introdotto sul mercato un nuovo modello di flash ed un nuovo controller in grado di comunicare in wireless grazie a segnali radio. Questi apparecchi sono lo Speedlite 600EX-RT (che integra anche le funzioni ottiche) ed il controller ST-E3-RT. Vediamone le caratteristiche principali.
Il funzionamento di base è simile a quello del wireless ottico, quindi ci sono canali e gruppi che lavorano in automatico (con il sistema dei rapporti già visto poco sopra), in manuale o in modalità stroboscopica (MULTI), ma ci sono differenze sostanziali.
Per prima cosa, la funzione wireless è disponibile solo ed esclusivamente nelle modalità della zona creativa, cioè P, Av, Tv, M e B. La portata massima (in assenza di interferenze o disturbi di altro tipo) dei segnali è di circa 30 metri dall’unità master, cioè circa il doppio del sistema ottico, e non si è vincolati a dover collocare gli slave solo frontalmente. Ai tre gruppi classici se ne possono aggiungere altri 2 arrivando a 5 gruppi (A, B, C, D, E) ognuno gestibile in modalità differente su un massimo di 15 canali radio (selezionabili anualmente o automaticamente) contro o 4 già noti.
Grazie alla comunicazione radio è inoltre possibile assegnare un numero identificativo alle unità (da 0000 a 9999) e si possono gestire alcune funzioni dagli slave come il lampo di test, la luce modellante e lo scatto a distanza (funzione che permette anche o scatto multiplo simultaneo con diverse fotocamere: Linked Shot), anche se in molti casi si necessita di un accessorio, il Release Cable SR-N3.La prima limitazione, invece, emerge sul numero massimo delle unità controllabili che è limitato a 15 (il sistema ottico non pone questo limite), inoltre ci sono differenti restrizioni in base al modello di fotocamera con cui si usa questa tecnologia (vedi paragrafo 7.23).
In ultimo, naturalmente, ci sono limitazioni all’uso delle frequenze radio differenti in base al paese dove ci si trova, di conseguenza è opportuno informarsi prima di usare il wireless radio mentre si è in vacanza.7.23 Lista dei flash e dei corpi compatibili con l’E-TTL wireless radio
Unità Speedlite in grado di funzionare da master radio: 600EX-RT, ST-E3-RT.
Unità Speedlite in gradi di funzionare da slave radio: 600EX-RT, ST-E3-RT*.
Fotocamere compatibili con il sistema wireless radio senza restrizioni: tutte le fotocamere EOS immesse sul mercato a partire dal 2012 (compresa la EOS-1D X anche se annunciata nel 2011).
Fotocamere compatibili con la tecnologia wireless radio ma che hanno limitazioni sul tempo sincro-X (uno stop in meno rispetto alle specifiche di fabbrica), impossibilità di usare la modalità FP e limitazioni del numero e delle modalità dei gruppi:
tutte le EOS compatibili con la tecnologia E-TTL/E-TTL II immesse sul mercato fino al 2011 eccetto il terzo gruppo (vedi sotto).
Fotocamere compatibili con la tecnologia wireless radio ma che in questo ambito non supportano la misurazione automatica E-TTL (possono lavorare solo in modalità manuale o in modalità stroboscopica): EOS-1v, EOS 3, EOS 50/50e, EOS 300, EOS 500N, EOS 3000N, EOS IX, EOS IX7, EOS-1D ed EOS-1Ds.
* Solo per la funzione Linked Shot.7.24 Luce modellante
I flash da studio migliori, oltre alla lampada allo xeno, hanno una seconda lampada ad incandescenza. Questa lampada secondaria emette costantemente luce sul soggetto, anche se in quantità minore rispetto al flash. Questa luce è chiamata luce modellante
e la sua funzione è quella di mostrare al fotografo come sarà l’effetto del flash sulla foto mettendo in evidenza le ombre prima di scattare effettivamente la foto.
La luce modellante di Canon è una maniera per simulare quella dei flash da studio, ed è particolarmente utile quando si usa l’E-TTL wireless. Funziona facendo pulsare la lampada del flash rapidamente (70 Hz) per un secondo in maniera simile alla sincronizzazione ad alta velocità. Questa funzione naturalmente scarica le batterie e tende a far surriscaldare la lampada se viene azionata ripetutamente, quindi è meglio usarla il meno possibile.
Il comando per azionare la luce modellante è il pulsante dell’anteprima della PDC, ma può essere disattivato tramite le impostazioni cf.n. GLi Speedlite 420EX e 430EX devono essere impostati come slave per attivare tale funzione.
Come per altre funzioni è necessario che sia il flash che la fotocamera la supportino, e la fotocamera deve essere impostata una delle modalità P, Av, TV o M per poterla attivare. Diversamente dagli altri flash, i macro di Canon hanno una lampadina supplementare a luce bianca che funge da ausili AF e luce modellante.Fotocamere che supportano la luce modellante:
EOS 3, EOS 30/33, EOS 30V/33V, EOS-1v, EOS 300V EOS D30, EOS D60 e tutte le digitali successive.
Unità Speedlite che supportano la luce modellante:
420EX, 430EX, 430EX II, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.7.25 Compensazione automatica del bilanciamento del bianco
La temperatura della luce delle lampade allo xeno varia leggermente in base al preciso Voltaggio ricevuto. Gli Speedlite più recenti sono in gradi di monitorare il Voltaggio esatto e comunicarlo alla fotocamera digitale per compensare automaticamente le più piccole variazioni della temperatura del colore.
Corpi macchina che supportano la compensazione automatica del bilanciamento del bianco: tutte le EOS digitali a partire dalla EOS 20D/Da.
Unità Speedlite che supportano la compensazione automatica del bilanciamento del bianco: 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.7.26 Modalità Save Energy (SE)
Molti flash per sistema EOS hanno una funzione di risparmio energia detta SE (Energy Conservation Control in alcuni vecchi manuali) che si attiva dopo un periodo di tempo predeterminato di inattività (90 secondi o 5 minuti in genere) per ridurre il consumo delle batterie. Su molti flash non è possibile disattivare il timer che attiva la funzione SE, ma siccome a volte può risultare scomoda (soprattutto se il flash si spegnesse nel bel mezzo di una sessione fotografica) alcuni modelli hanno un interruttore a tre posizioni, spento, acceso con SE e acceso senza SE, altri flash invece possono disattivare la SE grazie a delle funzioni personalizzabili (da verificarsi leggendo il manuale di istruzioni). La possibilità di disattivare la SE è molto importante per le funzioni wireless.
Premere il pulsante di scatto a metà permette di riattivare il flash. La stessa cosa accade un minuto prima dello scatto (per far ricaricare il condensatore) se state usando un intervallometro sulla EOS 10, oppure una fotocamera serie 600 con Dorso Tecnico E, oppure una EOS-1/1N con dorso Command E1, oppure con una fotocamera con collegato il telecomando temporizzato TC-80N3.
La modalità SE riduce il consumo della batteria ai minimi termini, ma non lo azzera del tutto. Se dovete lasciare il flash inattivo per più di un’ora è meglio spegnerlo. Alcuni flash di fascia alta come il 550EX hanno una funzione cf.n che permette di scegliere
diversi intervalli di tempo prima che il flash si disattivi.Unità Speedlite senza alcun interruttore: 160E (il condensatore si carica quando si preme a metà il pulsante di scatto).
Unità Speedlite senza funzione SE: 200E e 480EG.
Unità Speedlite con funzione SE attiva dopo 90 secondi: 90EX, 220EX, 270EX, 270EX II, 320EX, 380EX, 420EX*, 430EZ, 430EX*, 430EX II*, 540EZ, 550EX*,580EX*, 580EX II*, 600EX*, 600EX-RT*, MR-14EX e MT-24EX.
Unità Speedlite con funzione SE attiva dopo 5 minuti: 300TL, 300EZ, 420EZ e ML-3.
Unità Speedlite che possono disattivare la funzione SE tramite interruttore fisico a tre posizioni: 300TL, 540EZ, 550EX*, MR-14EX e MT-24EX.Queste unità utilizzano un timer differente quando sono in modalità slave. Il 420EX attende 10 minuti, i 550EX, 580EX, 580EX II e i 600EX attendono 60 minuti (se non impostati per 10 minuti tramite cf.n). Premendo il pulsante di scatto a metà o il tasto
FE-L il master invia il segnale di riattivazione agli slave.7.27 Connettore per batterie esterne
Gli Speedlite 430EZ, 480EG, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX hanno un connettore per il collegamento di un pacco batterie esterno ad alta capacità. Si veda la sezione pacco batterie per ulteriori dettagli.
7.28 Terminale/connettore PC
Molti flash e la maggior parte delle unità da studio sono dotati di connettore PC, che è un semplice connettore elettrico utilizzato per collegare il flash alla fotocamera via cavo. Questo storico collegamento porta solo il segnale di attivazione del flash, ma non porta alcuna comunicazione digitale come i dati di misurazione.
Il nome PC sta a significare Prontor/Compur, che sono i nomi di due produttori di otturatori centrali per fotocamere di medio e grande formato. L’omonimia con il personal computer è del tutto casuale e il connettore PC non può essere usato per collegare la fotocamera al computer. Su alcuni manuali di Canon viene a volte chiamato connettore tedesco.
Tutte le EOS di fascia alta o semi-professionale sono dotate di connettore PC. Al contrario i modelli inferiori ne sono sprovvisti, ma è possibile ovviare alla mancanza grazie a degli adattatori da montare sulla slitta porta flash, perciò non è una grossa limitazione.
Sul versante flash le cose sono un po’ diverse. Sono molto pochi infatti i flash dotati di tale spina, ma anche in questo sono reperibili in commercio degli adattatori da installare sul piendino di fissaggio. Bisogna però notare che molti Speedlite azionati in questo modo emettono un solo lampo e poi devono essere spenti e riaccesi perché non sono stati progettati per essere usati in questa maniera.Lo scarso supporto di Canon per i connettori PC di solito non è un grosso problema per la maggior parte dei fotografi, anche perché con esso si invia solo il segnale di innesco per le unità manuali, perciò molti non saprebbero che farsene. Il connettore PC ha poi il difetto che tende (nella maggior parte dei casi) a sfilarsi dalla relativa presa con molta facilità. Nonostante questo il collegamento con connettore PC sta vivendo una seconda giovinezza perché oggi con le fotocamere digitali è possibile vedere subito i risultati del flash e correggere subito gli errori, scavalcando di fatto la difficoltà più grossa della fotografia con flash manuale anche senza un esposimetro apposito. Con la soluzione degli adattatori è possibile anche collegare i flash Canon a fotocamere di altri produttori.
Prima di avventurarvi nell’uso di vecchi flash con connettore PC dovete sapere una cosa importante. Per non rischiare danni alla fotocamera fate attenzione alla tensione di innesco. Come già esposto, la natura elettronica delle EOS pone dei limiti al Voltaggio che la fotocamera può sopportare, ma mentre per la slitta porta flash il limite è 6 Volt, per il connettore PC in generale il limite è 250 Volt perché in linea di massima i flash da studio utilizzano un voltaggio maggiore di quelli portatili.
L’informazione dei 250 Volt è reperibile nel manuale di istruzioni (per lo meno lo si trova nel caso delle fotocamere digitali), ma se non riuscite a trovarla o avete dei dubbi, allora è consigliabile un approccio conservativo preferendo dei trigger radio, oppure un sistema di slave ottici o al limite un adattatore per slitta porta flash con protezione elettrica.Fotocamere dotate di connettore PC: EOS-1, EOS-1N, EOS-1N RS, EOS 5, EOS 3, EOS-1v, EOS D30, EOS D60, EOS 10D, EOS 20D/Da, EOS 30D, EOS 40D, EOS 50D, EOS-1D, EOS-1Ds, EOS-1D Mark II, EOS-1D Mark IIN, EOS 5D, EOS-1Ds Mark II, EOS-1D Mark III, EOS-1Ds Mark III, EOS 5D Mark II, EOS-1D Mark IV, EOS 7D, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, ed EOS-1D C.
7.29 Flash automatico
La tecnologia del flash automatico è precedente a quella della misurazione TTL. Si tratta del tipo di flash dotati di sensore indipendente che rileva la quantità di luce riflessa dal soggetto e taglia il lampo nel momento in cui essa appare sufficiente. Oggi si può considerare un sistema di controllo primitivo e che può essere facilmente ingannato. Nonostante i difetti è comunque in grado di ottenere buoni risultati, forse è per questo che gli ultimi flash di fascia alta prodotti da Canon sono stati dotati del
sensore esterno.Unità Speedlite dotate di misurazione automatica: 480EG, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.
7.30 Funzioni personalizzabili
Alcuni recenti modelli di Speedlite beneficiano della presenza di funzioni personalizzabili esattamente come i corpi macchina. Queste funzioni (in realtà si dovrebbero chiamare impostazioni o parametri di funzionamento) permettono di modificare il comportamento del flash secondo le proprie esigenze. Ad esempio la funzione cf.n 3 di 550EX e MR-14EX modifica la misurazione impostando la TTL al
posto della E-TTL.
Le attuali reflex digitali consentono addirittura di modificare le impostazioni cf.n direttamente dal corpo macchina oltre che dal flash stesso. Tutte le regolazioni riguardanti i flash esterni appaiono sotto il menù Controllo flash est. o Controllo flash.Unità Speedlite dotate di funzioni personalizzate: 90EX, 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX-RT, MR-14EX e MT-24EX.
Unità Speedlite dotate di funzioni personalizzate controllabili da una fotocamera compatibile: 90EX, 430EX II, 580EX II, 600EX e 600EX-RFotocamere in grado di modificare le funzioni personalizzabili dal corpo macchina (fotocamere digitali dotate di processore DIGIC III o successivo): EOS-1D Mark III, EOS-1D Mark IV, EOS-1Ds Mark III, EOS 5D Mark II, EOS 50D, EOS7D, EOS 500D, EOS 550D, EOS 1000D, EOS 60D/Da, EOS 600D, EOS 1100D, EOS-1D X, EOS 5D Mark III, EOS-1D C, EOS 650D, EOS 6D.
7.31 Lampo di prova (innesco manuale)
Se volete “sparare” un lampo di prova basta premere il tasto PILOT sul dorso del flash. Il flash emetterà un lampo, che sia montato sulla fotocamera o no. La maggior parte dei flash emetteranno il lampo a piena potenza, ma alcuni hanno una funzione
cf.n per impostarlo a 1/32 di potenza.
Unità Speedlite che NON hanno il tasto PILOT: 90EX, 160E, 200E, 270EX, 270EX II e 320EX.7.32 Rotella di controllo
Le più recenti unità flash di fascia alta integrano una rotella di controllo nel pannello posteriore per facilitare le impostazioni come la compensazione dell’esposizione flash o i controlli manuali. !
Unità Speedlite dotate di rotella di controllo: 580EX, 580EX II, 600EX e 600EX-RT.7.33 Tropicalizzazione
Tutte le più recenti fotocamere professionali prodotte da Canon sono dotate di guarnizioni per prevenire l’ingresso all’interno del corpo di liquidi o polvere (in modo particolare la serie 1). Queste fotocamere non si possono considerare sub-acquee (non reggerebbero alla pressione dell’acqua), ma sono comunque in grado di resistere alla pioggia ed allo sporco per poter essere usate in climi difficili o sotto la pioggia.
Questa tropicalizzazione in epoca molto recente è stata estesa anche ai flash di fascia alta.
Naturalmente per ottenere la sigillatura completa del sistema è necessario montare corpo macchina, obiettivo e flash tutti e tre impermeabili. Se uno dei tre elementi può far entrare acqua o polvere il sistema non è da considerarsi sicuro.Unità Speedlite tropicalizzate: 580EX II, 600EX e 600EX-RT.
Fotocamere completamente tropicalizzate: tutte le EOS della serie 1 a partire dalla EOS-1v, EOS-1N*, EOS 5D Mark II**, EOS7D* ed EOS 5D Mark III*.
* Queste fotocamere sono tropicalizzate in modo più “leggero” rispetto alle ammiraglie successive alla EOS-1v (compresa), ma in grado di sopportare il 99% delle condizioni ambientali che si possono incontrare.
** Questa fotocamera è dotata di protezione da acqua e polvere piuttosto efficace, ma meno curata rispetto a 7D e 5D Mark III.7.34 Innesco manuale e pennello di luce
Una maniera divertente di fare foto è quella di far scattare manualmente il flash mentre l’otturatore è aperto (a volte questa tecnica è chiamate open flash). E’ possibile, per esempio, mettere la fotocamera sul cavalletto, aprire l’otturatore in “posa B” e camminare nell’inquadratura “dipingendo” la scena con il lampo del flash.
Si possono anche mettere delle gelatine colorate sulla testa per illuminare la scena con diversi colori.
Gli Speedlite con controlli manuali o le vecchie unità automatiche sono l’ideale per questi scopi, potete montare il flash sulla fotocamera, regolare la potenza appropriata, poi staccarlo ed usarlo a mano premendo il tasto PILOT. Se indossate abiti scuri o neri
potreste addirittura non apparire nella foto. In queste condizioni non si può fare affidamento sull’esposimetro della fotocamera, per cui si dovrà procedere per tentativi fino ad ottenere il risultato migliore, è consigliabile mantenere il flash sempre alla
stessa distanza dal soggetto.
Se avete una fotocamera di tipo A potete anche utilizzare la funzione FE-L per calcolare la potenza del flash.
Questa tecnica è possibile anche senza usare il flash. In esterni è possibile usare dei potenti fari, o, in interni, delle piccole torcie portatili o giocattoli luminosi. Le opzioni sono mille, basta avere fantasia.7.35 Rumore
Anche questa è una caratteristica: una indesiderata. Le unità flash emettono sempre un qualche tipo di rumore, tipicamente un suono simile ad un sibilo mentre il condensatore inizia a caricarsi. Questo è dovuto ad un oscillatore del circuito elettrico che converte la corrente continua in corrente alternata per generare l’alto voltaggio necessario per caricare il condensatore. Alcune unità come il 540EZ o il 550EX hanno rumori molto particolari, altri come il 580EX II sono stati progettati per essere molto silenziosi mentre si ricaricano. In ogni caso tutti flash emanano uno schiocco più o meno forte quando viene emesso il lampo.
Un altro rumore tipico delle unità flash moderne è il ronzio delle teste zoom motorizzate, anche in questo caso è tutto perfettamente normale.7.36 Sicurezza del flash
Questa non è una vera caratteristica del flash, ma è giusto parlarne perché si tratta di un argomento importante.
La tecnologia dei flash elettronici coinvolge Voltaggi molto alti, migliaia di Volt.
L’amperaggio in realtà è basso, ma i componenti interni possono dare scosse molto forti e dolorose, specialmente se sono stati caricati da poco. anche i condensatori più piccoli delle fotocamere compatte possono dare forti scosse se smontate.
Quindi non esponete intenzionalmente il vostro flash alla pioggia o a liquidi di qualsiasi sorta. Non aprite il flash e non armeggiare con i suoi componenti interni a meno che non sappiate esattamente quello che state facendo ed i condensatori non siano completamente scarichi (magari scaricandoli a terra). Il pericolo è quello di ricevere una scossa molto forte, anche mortale se avete condizioni cardiache precarie.
Diversamente da questo, se non smontate il flash o non lo immergete in qualche liquido, non correte alcun rischio.Luglio 31, 2012 alle 2:42 pm #1723061Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 8: Accessori
Come per ogni settore della fotografia esistono accessori di tutti i tipo, ecco i principali:
8.1 Cavi prolunga
Canon produce due cavi prolunga per allontanare il flash dalla fotocamera:
Off Camera Shoe Cord 2
L’OCSC 2 è un semplice cavo con i due spinotti che consentono l’allontanamento del flash dalla fotocamera fino a 60 cm (2 piedi) di distanza. Preserva tutte le funzioni E-TTL se presenti e consente il montaggio su staffe e supporti di vario tipo.
Il suo problema principale (oltre al costo) è che è piuttosto corto, se ne possono collegare più di uno per aumentare la distanza, ma Canon non raccomanda questa pratica a causa dell’aumento dell’impedenza (la resistenza elettrica interna al materiale). Nonostante questo alcuni fotografi riportano che non ci sono effetti collaterali, quindi si può tranquillamente provare se la soluzione è adatta alle proprie esigenze. Esiste anche un cavo precedente chiamato semplicemente Off Camera Shoe Cord che è praticamente identico e manca solo del perno di fissaggio alla slitta. Nonostante le descrizioni disponibili on-line questi cavi sono compatibili con tutte le EOS tranne alcune eccezioni.Le uniche limitazioni all’uso di questo cavo sono le fotocamere più vecchie. In particolare le EOS 600, 630 ed RT non reagiscono correttamente alla sua installazione. Caso ancora più strano è la EOS 10 (sempre lei!) che in accoppiata con il cavo OCSC 2 produce interferenze radio che risultano essere fuori legge negli Stati Uniti, Canada e Germania, divertente no?
Off Camera Shoe Cord 3
Lo OC-E3 è sostanzialmente identico al modello precedente, con le sole differenze di avere il piedino di fissaggio in metallo e delle guarnizioni per renderlo utilizzabile in condizioni critiche assieme allo Speedlite 580EX II.[/quote]8.2 Diffusori
Esistono numerosi produttori di diffusori (come StoFen e Lumiquest) che vendono vari accessori da attaccare alla testa del flash. Questi diffusori in genere costano un paio di stop di luce (riducendo la portata del flash) ma consentono di ammorbidire sensibilmente la luce altrimenti dura (vedi la sezione sulla qualità della luce). Ci sono due tipi base di diffusori, i piccoli ridistributori ed i grandi pannelli.
I piccoli diffusori sono del tipo degli Omnibounce di StoFen, sono fatti di plastica di colore bianco latte (oppure verde o giallo), aperti da un lato e che si infilano perfettamente sulla testa del flash. Funzionano ridistribuendo la luce in modo che rimbalzi su più superfici possibili, sono quindi perfetti per i piccoli ambienti e per le macro, ma poco adatti a scattare all’aperto o in interni scuri dove mancano le superfici adatte a far rimbalzare la luce. In questi casi si otterrebbero solo di ridurre la potenza del flash ed aumentare i tempi di ricarica. E’ sconsigliabile anche l’utilizzo in ambienti con pareti verniciate di colori brillanti perché introdurrebbero delle dominanti difficilmente controllabili. Gli StoFen originali sono molto costosi considerando che si tratta di semplici gusci di plastica, ma si possono trovare imitazioni cinesi economiche e praticamente identiche.
L’altro tipo di diffusori sono del tipo dei ProMax di Lumiquest, cioè dei grossi pannelli da appendere alla testa del flash. Essenzialmente allargano le dimensioni della sorgente di luce ammorbidendo la luce e le ombre. A differenza dei piccoli diffusori, questi non fanno affidamento sulle pareti per ottenere superfici di rimbalzo e sono più pratici in esterni e nelle sale di grandi dimensioni. Purtroppo però non sono fatti per lavorare da lontano, anch’essi riducono la portata del flash almeno della metà rendendoli ideali solo a breve distanza e causando, anche in questo caso, l’allungamento dei tempi di ricarica. Al posto dei diffusori rigidi è possibile acquistarne anche di gonfiabili (ed economici), ma non hanno la stessa efficacia e in più attirano molto di più l’attenzione.
Flash come i 540EZ, 550EX ed altri sono dotati di un piccolo panello diffusore che amplia la copertura della testa fino a 18, 17mm (o anche meno). Questi piccoli pannelli sono molto utili quando si usano i grandangoli perché le teste dei flash in genere non arrivano a tali coperture. I fisheye in particolare presentano problemi a causa del loro angolo di campo prossimo o pari a 180°. Fare foto con il flash ed un fisheye richiede di sperimentare parecchio, anche con i diffusori, per ottenere i migliori risultati.
Se state usando dei flash A-TTL fate attenzione a non coprire il sensore presente sul corpo con il diffusore. Se lo faceste disturbereste il calcolo dell’esposizione flash con il rischio di rovinare la foto.
Ricordate anche che non è necessario modificare la compensazione dell’esposizione del flash quando si usano i diffusori. La misurazione della luce avviene in modo automatico ed anche gli aggiustamenti. La compensazione è necessaria solo se volete lavorare in manuale o se volete cambiare il rapporto di riempimento.
Infine, non pensate di dover per forza spendere denaro in questi accessori. I diffusori si possono anche costruire in casa con cartoncini, stoffe o qualsiasi altro materiale vogliate. Un trucco molto comune è quello di attaccare un cartoncino alla testa del flash con un elastico in modo da riflettere una parte della luce in avanti quando si fa rimbalzare il lampo sul soffitto. Gli accessori costosi in molti casi fanno solo sembrare più professionali.[/quote]8.3 Staffe di fissaggio
Come già detto, le grosse staffe di fissaggio prodotte da aziende come Stroboframe e Newton, sono disegnate per mantenere il flash lontano dalla fotocamera e sono molto usate dai fotografi matrimonialisti per ridurre il rischio dell’effetto occhi rossi (ma sono utili anche per altri scopi).
Sollevando il flash sopra la fotocamera si possono “abbassare” le ombre che il soggetto può proiettare su un muro retrostante in modo che non appaiano nella foto. Questi telai permettono anche di collocare il flash sempre sulla verticale della fotocamera in modo che la fonte di illuminazione non sia laterale nei ritratti, ecc.
Il lato negativo più grosso di questi telai è che essi sono ingombranti e pesanti (oltre che strani a vedersi) e possono intimidire i soggetti dei ritratti più del consueto.
Un altro lato negativo è che sollevando il flash rispetto alla fotocamera si rischia di rendere inutile la luce di assistenza all’AF (la luce rischia di non collimare più con i punti AF). Ironicamente questo problema non esiste con le EOS 5 e 10 (vedi sezione sulla luce di assistenza AF).Anche Canon produce una sua staffa di fissaggio. La SB-E1, utilizzabile con i flash 430EX, 430EX II, 580EX, 580EX II e 600EX. Ne esiste anche una versione aggiornata chiamata SB-E2, dotata di guarnizioni per adattarsi meglio alle unità tropicalizzate. Le staffe di Canon si adattano solo a questi flash perché le viti di fissaggio sono collocate in posizioni specifiche. Queste staffe non ruotano ne si inclinano.
8.4 Pacchi batteria esterni
Molti flash Canon di fascia alta hanno un connettore per pacchi batteria esterni ad alto voltaggio (270 Volt). Questi pacchi batteria hanno due funzioni principali, rendono più rapida la ricarica del flash e (questo è molto importante per i matrimoni) ne aumentano l’autonomia. Sono molto utili anche in caso di tempo molto freddo (le prestazioni delle batterie decadono rapidamente se l’ambente è sotto zero) poiché potete tenerli al caldo sotto al cappotto se necessario.
Il pacco batterie Compact Battery Pack E richiede sei pile alkaline in formato stilo (AA), oppure ricaricabili al NiCd o anche al NiMh, ma il successivo CP-E2 accetta anche quelle al litio. Questi modelli si possono attaccare alla fotocamera grazie alla vite di fissaggio per il treppiedi.
Il più grande Transistor Pack E usa sei batterie alkaline mezza torcia, il formato “C”, (in alternativa accetta anche quelle al NiCd o NiMh) ed ha un’autonomia maggiore del fratello più piccolo.
Il Compact Battery Pack E 3 invece accoglie otto batterie pile (AA) che supporta in versione alkalina, NiCd, NiMh e litio.Il Compact Battery Pack E 4 è del tutto simile all’E3, ma è dotato di guarnizioni per mantenere funzionale la sigillatura della unità flash di fascia alta più recenti come il 580EX II.
Esistono anche altri produttori che fabbricano pacchi batterie compatibili con i flash Canon, fra di essi si annoverano Quantum Instrument con il Turbo (accumulatore al piombo) e Tubo Z (al NiCd), Lumedyne e Dynalite.
Sfortunatamente tutti i pacchi batterie sono pesanti ed ingombranti (specialmente il Transistor Pack E) e richiedono che il flash sia collegato ad esso con un cavo. Inoltre il flash non funzionerà se le pile interne sono scariche o mancanti perché il pacco esterno viene usato solo per caricare i condensatore, non per gestire l’elettronica del flash.
Esistono poi anche dei produttori che fabbricano dei pacchi batterie generici (come il Quantum Bantam) che si collegano alla maggior parte dei flash EOS alimentati con quattro pile stilo, anche quelli senza la presa dedicata. E’ possibile grazie ad un adattatore di plastica che si inserisce al posto delle pile e si collega alla batteria con un cavo. Restano però a basso voltaggio e non migliorano molto il tempo di ricarica, in effetti il vantaggio più grande che hanno è l’aumento dell’autonomia.
Ricordate che i flash portatili non sono progettati per per essere usati continuativamente ad alta potenza. Essi si possono danneggiare se vengono usati alla massima potenza molte volte in poco tempo, ed un pacco batterie esterno potrebbe indurvi a farlo. Cercate di evitare di fare lunghe raffiche di flash, specialmente se a piena potenza o con diaframma molto chiuso.
Se notate del fumo uscire dal flash è il caso di smettere immediatamente di usarlo.Unità Speedlite dotate di presa per pacchi batterie ad alto Voltaggio:
430EZ, 480EG*, 540EZ, 550EX, 580EX, 580EX II, 600EX, 600EX -RT, MR-14EX e MT-24EX.* I pacchi batteria compatti non sono adatti a questa unità.[/quote]
8.5 Flash Extender
Se fate fotografia naturalistica di animali selvatici o seguite selvagge celebrità per conto di giornali o riviste e avete bisogno di usare il flash da grande distanza, potreste considerare di acquistare un extender sul modello dei Better Beamer. Si tratta di semplici lenti di Fresnel in plastica che si possono agganciare alla testa del flash co gli appositi ganci o attaccare con del velcro. Essi concentrano la luce più o meno come fa la testa zoom e come essa riducono l’ampiezza del lampo. In realtà la loro utilità si vede solo se associati a lunghi teleobiettivi (diciamo da 300mm in su) poiché le odierne teste zoom coprono la maggior parte delle focali comunemente usate (gli Speedlite 600EX arrivano a 200mm).
Capita di vedere il nome flash extender associato ad accessori fatti per sollevare il flash rispetto alla slitta a caldo, ma in realtà si tratta di tutt altro (vedi sopra).
8.6 Opzioni di alimentazione per i flash esterni
La maggior parte dei flash esterni di Canon funzionano con le classiche pile alkaline stilo (AA note anche come LR6). A questa regola si sottrae il piccolo Speedlite 160E che viene alimentato da costose pile al litio 2CR5, le stesse impiagate da numerose EOS (ad esempio la EOS-1v). A seguire ecco alcuni tipi di pile AA utilizzabili con i flash Speedlite con relativi PRO e CONTRO.
Prima di andare avanti voglio ricordare che le pile possono perdere acido. Se lo facessero mentre sono all’interno del vostro amato flash lo trovereste inondato da un liquido leggermente corrosivo (quando il fluido si asciuga cristallizza) che se non pulito rapidamente può provocare danni più o meno gravi. Di conseguenza è sempre consigliabile rimuovere le pile se si pensa di non usare il flash per periodo lunghi periodi (settimane o di più).
Devo annotare poi che alcuni modelli di flash hanno un comportamento che potrei definire folle quando le pile sono quasi scariche. Normalmente le batterie deboli influiscono solo sui tempi di ricarica allungandoli, ma non con il 430EZ. Questo flash con le pile quasi a secco scatta a caso, il motore zoom ronza senza ragione apparente (ad intervalli di tempo irregolari), ecc. Se il vostro flash comincia a comportarsi in questa maniera, è quasi al 100% colpa delle pile scariche. Quasi al 100% perché in realtà anche un posizionamento scorretto sulla slitta di fissaggio o contatti elettrici sporchi o corrosi possono provocare comportamenti simili, ma per accertarsene basta controllare.
Pile AA standard NON alkaline (zinco-carbone):
Pro: molto economiche.
Contro: la loro durata è molto limitata e non possono essere ricaricate. Oltre a questo hanno una resistenza interna piuttosto alta, cosa che si traduce in maggiore difficoltà nel caricare il condensatore e quindi in un tempo maggiore fra un lampo e l’altro.
Pile AA standard alkaline:
Pro: economiche e reperibili praticamente ovunque. L’autonomia è più che buona e assicurano un buon numero di lampi prima di dover essere sostituite.
Contro: come le zinco carbone non possono essere ricaricate, inoltre hanno un comportamento discontinuo durante la loro vita. Se da nuove permettono tempi di ricarica piuttosto brevi (pochi secondi per una ricarica completa del condensatore), mano a mano che si scaricano i tempi si possono allungare di molto (decine di secondi per la ricarica).
Pile ricaricabili al nichel-cadmio (NiCd):
Pro: relativamente economiche e ricaricabili centinaia di volte. La loro resistenza interna è abbastanza bassa abbreviando leggermente i tempi di ricarica rispetto alle alkaline. Rispetto a queste ultime resistono meglio alle basse temperature, in particolare quando si scende a temperature di congelamento hanno prestazioni visibilmente migliori.
Contro: il loro Amperaggio è inferiore a quello delle alkaline, quindi andranno sostituite più spesso. Il NiCd è considerato più inquinante rispetto alle alkaline (metalli pesanti) e va smaltito a norma di legge. Le pile al NiCd tendono a disperdere l’energia accumulata anche senza essere utilizzate, nel giro di poche settimane si scaricano completamente. Infine soffrono di un evidente effetto memoria che se non tenuto in debita considerazione provoca la visibile diminuzione di autonomia.
Pile ricaricabili al nichel-metallo idruro (noto anche come nichel-metalidrato – NiMh):
Pro: relativamente economiche e ricaricabili centinaia di volte. Alto amperaggio (variabile fra i 1.600 e i 2.700 mAh) simile a quello delle alkaline. Meno inquinanti delle NiCd, ma consentono tempi di ricarica del condensatore simili. Il nuovo tipo NiMhs è meno sensibile all’auto-scaricamento.
Contro: non sono compatibili con il caricatore per NiCd, ne serve uno apposito. Sono comunque sensibili ad inconvenienti come l’auto-scaricamento e l’effetto memoria.
Pile AA al litio (FR6):
Pro: pile al litio in formato stilo (AA). Lunga autonomia, stabilità nella tensione e consentono tempi di ricarica del condensatori simili a quelli delle alkaline.
Contro: molto costose e non ricaricabili. La loro stabilità di tensione spesso inganna perché non danno segni di decadimento fino poco prima di scaricarsi e all’improvvisi smettono di funzionare. Solo gli Speedlite della serie EX ed il 540EZ sono compatibili con esse, tutti gli altri rischiano il danneggiamento.
Pacchi batterie esterni:
Pro: abbreviano molto i tempi di ricarica (un secondo o due) e permettono di scattare foto più rapidamente. Alloggiano molte pile e quindi aumentano anche l’autonomia riducendo la frequenza di sostituzione delle pile.
Contro: ingombranti, pesanti e collegati tramite cavo. Funzionano solo con pochi flash di fascia molto alta dotati di connettori apposito. Pacchi batterie di produttori terzi possono essere usati con altri modelli di flash, ma non riducono i tempi di ricarica.
Giugno 21, 2013 alle 1:35 pm #1770110Lorenzo CanonianiAmministratore del forumCapitolo 9: Consigli sull’uso del flash
Non è stata trattata la tecnica quanto la tecnologia in questo documento. Per trovare idee su come usare il flash e migliorare la tecnica è meglio consultare altro materiale. Per trovare idee o consigli di tecnica consiglio pertanto di consultare siti come Strobist Blog di David Hobby, anche se è focalizzato principalmente sull’attrezzatura Nikon, oppure il sito di Neil Turner, ed infine il sito di John Lehmann .
In ogni caso ecco qualche consiglio sempre valido per cominciare.9.1 Qualità della luce
Sono sicuro che tutti abbiamo ritirato un rullino dal laboratorio pensando che fosse stupendo, per accorgerci poi che le luce sono venute tutte dure e deludenti. Come fanno i professionisti a ottenere sempre foto stupende? Beh, ci sono molte ragioni, ma trattandosi di un articolo sul flash, mi limiterò a descrivere solo su questo argomento.
Il problema più grosso è la qualità della luce. Per ottenere risultati dell’aspetto professionale in genere si cerca un’illuminazione morbida (con ombre dai margini sfumati) oppure una luce che non provenga dalla fotocamera.
Luce morbida e luce dura
La differenza fra luce morbida e luce dura sta principalmente nelle dimensioni relative delle sorgente rispetto al soggetto. La luce morbida proviene da sorgenti di grandi dimensioni, la luce dura da sorgenti piccole. Pensate a quando la luce del sole filtra attraverso le nuvole: le ombre si ammorbidiscono. Al contrario la luce di un occhio di bue su un palco scenico è molto più “affilata”. La luce dura produce ombre dai margini netti, enfatizzando i difetti del viso e della pelle (tranne in casi controllati in cui si fotografi una pelle liscia come il marmo che sia naturale o coperta da un pesante trucco).
I flash portatili sono progettati per funzionare come piccoli occhi di bue, essendo essi ampi solo pochi centimetri quadrati. Questo in parte è dovuto alla necessaria portatilità del flash, in parte perché concentrando il lampo è possibile raggingere distanze maggiori. Infatti ogni “ammorbidimento” porta ad una riduzione di potenza e quindi di portata. Tutto si traduce in una luce piuttosto dura. A volte è benvenuta, ma a volte no.
La maniera più semplice per ammorbidire la luce è quella di far rimbalzare il lampo su superfici più ampie. Muri o soffitti bianchi sono l’ideale, in alternativa si possono usare dei riflettori portatili. Si possono usare anche diffusori portatili da attaccare alla testa del flash in modo da indirizzare il lampo in più direzioni. Ricordate solo che il colore delle superfici su cui rimbalzerà il lampo tingerà la luce aggiungendo delle dominanti potenzialmente indesiderate.
I flash da studio (quelli grandi, alimentati a corrente alternata) sono spesso usati con ombrellini o softbox per ampliare le dimensioni della sorgente di luce. Gli ombrelli (riflettenti) sono rivestiti di bianco, argento o oro per ottenere differenti effetti di luce quando essa vi rimbalza. Vengono montati di fronte al flash in modo da raccogliere il lampo e rifletterlo. I softbox invece sono degli scatoloni vuoti con l’interno riflettente e con un frontale in tessuto bianco nel quale viene inserito il flash, ed il loro compito è quello di diffondere la luce prodotta.
I flash portatili non hanno la potenza necessaria ad illuminare una grande studio (soprattutto se vengono utilizzati i diffusori). Ma, se non potete spendere moltissimo e lo studio è piccolo, uno Speedlite con ombrellino (o anche un ombrello normale con l’interno dipinto di bianco) può risultare estremamente utile nel gestire l’illuminazione. Si può anche improvvisare un diffusore con semplici tessuti bianchi davanti al flash e così via. Anche in questo caso l’uso di una fotocamera digitale ha grandi vantaggi, infatti potendo mostrare istantaneamente il risultato consente l’immediata correzione o modifica del set-up delle luci.Ricordate sempre che la cosa importante è la dimensione RELATIVA della fonte di illuminazione. Un grande softbox molto lontano dal soggetto risulterà essere relativamente piccolo, mentre uno più piccolo ma posto molto vicino risulterà essere grande. La collocazione dei diffusori è sempre molto importante. Molto spesso negli studi i softbox sono posizionati appena fuori dall’inquadratura.
Naturalmente la luce dura non è un male in senso assoluto. Spesso si rivela utile (specialmente se nelle mani di un fotografo esperto) nell’isolare un soggetto dallo sfondo, o enfatizzando certi tipi di composizioni. Il motivo per cui ho focalizzato l’attenzione sulla luce morbida è che per i principianti è più facile imparare a gestire quest’ultima che quella dura.Luce lontano dall’asse
L’altro elemento che pregiudica la resa di una foto è che la luce del flash viene emessa da troppo vicino all’asse della fotocamera. Come già descritto, questa posizione è molto innaturale poiché nella vita di tutti i giorni siamo abituati ad avere fonti di illuminazione lontano dalla nostra testa (ricordate l’esempio del casco da minatori?), quindi un trucco importante è quello di allontanare il flash dalla fotocamera o di usare un set-up con flash multipli.
Le maniere più comuni per fare questo sono i cavi prolunga (per allontanare un singolo flash dalla fotocamera) oppure i trigger radio per attivare più di un’unità flash da remoto. La soluzione wireless è sicuramente la più versatile per collocare più unità flash sulla scena. Comunque in entrambi i casi sarete in grado si scegliere da quale posizione illuminare il soggetto (dal basso, dall’alto, dai lati, ecc.) per generare le ombre che più vi aggradano. La luce proveniente dall’asse della fotocamera risulta spesso piatta e se non è l’effetto ricercato, apparirà del tutto sgradevole.
Anche la soluzione del lampo di rimbalzo consente di ottenere una luce laterale (ed è sicuramente la maniera più economica per farlo), ma è sottoposto a tutti i vantaggi e svantaggi del caso.
Come sempre il digitale viene in aiuto nello sperimentare i diversi set-up.9.2 Consigli generali
– Quando usate il flash on-camera rimuovete il paraluce dall’obiettivo. Esso potrebbe proiettare dei coni d’ombra nella parte bassa della foto.
– Non avvicinatevi mai a meno di un metro dal soggetto (a meno di avere un flash macro). Potreste trovare sulle foto molto simili a quelle che possono proiettare i paraluce. L’uso di un flash separato con un piccolo diffusore può risolvere questo problema.
– Se la testa del flash non è girata in avanti, controllate sempre la sua posizione prima di cambiare l’orientamento della fotocamera (paesaggi/ritratti) perché se fosse in una posizione non adeguata potreste ritrovarvi delle foto male illuminate. E’ possibile anche che alcune foto siano illuminate correttamente ed altre in modo sbagliato se la testa del flash punta in una direzione non adatta ad uno dei due orientamenti possibili.
– Se state facendo dei ritratti ed avete il flash montato sulla fotocamera, assicuratevi di non coprirlo con la mano sinistra.
– Se la vostra fotocamera ha più di un punto AF non usate la tecnica della ricomposizione, ma selezionate il punto AF più vicino alla posizione del vostro soggetto. Se invece avete a disposizione una fotocamera dotata di sistema di misurazione E-TTL ed un flash compatibile potete utilizzare la funzione FE-L per ricomporre l’inquadratura.
– Se dovete scattare numerose foto in rapida successione, utilizzate pile al NiCd, NiMh o al litio (se il vostro flash è compatibile) al posto delle normali alkaline. Questi tipi di pile consentono al condensatore di ricaricarsi più rapidamente e godrete di questo beneficio. L’unico inconveniente è la durata inferiore delle pile al NiCd, cosa che costringerebbe a portare con se delle pile di riserva.
Un alternativa sono i pacchi batteria, ma anche questi sono soggetti a pro e contro (vedi sezione apposita).9.3 Consigli sulla fotografia in interni o in spazi stretti
– Usate il lampo di rimbalzo su pareti o soffitti, i vantaggi si noteranno. Fate solo attenzione se le superfici sono particolarmente colorate perché possono provocare delle dominanti.
– Se non volete usare il lampo di rimbalzo, usate un piccolo diffusore per ammorbidire il lampo.
– Fate attenzione a non indirizzare il lampo su superfici come vetri o specchi. I riflessi non sono facilmente controllabili ed esiste il rischio che il sistema di misurazione venga ingannato sbagliando l’esposizione.
9.4 Consigli sulla fotografia in esterni o in spazi larghi
– Non usate il lampo di rimbalzo. A meno di usare pannelli riflettenti portatili sarebbe inutile. Al suo posto è più utile mantenere la testa del flash in asse con la fotocamera oppure usare dei diffusori portatili.
– Nonostante sia probabile che non vogliate usarli per che riducono la potenza del flash, l’impiego di pannelli diffusori è consigliabile perché ci si può sempre avvicinare al soggetto e ammorbidendo la luce le foto spesso risultano più gradevoli.
– Se fotografate delle persone a grande distanza, ricordate che vi state esponendo al rischio dell’effetto occhi rossi. Le ragioni di questo sono state descritte nell’apposita sezione. Per ridurre questo rischio cercate di allontanare il flash dalla fotocamera, magari con un cavo prolunga.
9.5 Link a documenti utili
Manuali Flash in PDF direttamente dal sito Canoniani.it
Articoli Flash Canon direttamente dal sito Canoniani.it
Canon EOS FAQ Version 2.4. Section 3: Flash. (molto utile anche se non aggiornato)
Discharge Graphs of Electronic Flash.
Toomas Tamm’s “Electronic Flash Information”.
Kevin Bjorke’s “PowerShot flash photography”. (discussione sulla fotografia con il flash con EOS digitali, ma applicabile anche in generale)
Kelvin scale. (include una lista sulle temperature dei colori)
Photo.net: A-TTL and E-TTL. What is the difference?
Photo.net: Elan IIe and 380 ex fill flash.
Photography Tips – guide numbers.
Sam’s Strobe FAQ. (sito da nerd, ma le informazioni sui flash elettronici sono molto dettagliate)
Appendice: Aggiornamenti
Ultimo aggiornamento: Novembre 2012
Febbraio 21, 2014 alle 6:44 am #1795765Lorenzo CanonianiAmministratore del forumUn ringraziamento a Ivan (Topogrigio) che ha impaginato e convertito la guida in formato PDF, un formato piu’ adatto per la visione su Tablet
Luglio 20, 2014 alle 4:29 pm #1808758Lorenzo CanonianiAmministratore del forum -
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