- Questo topic ha 127 risposte, 22 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 16 anni, 4 mesi fa da dancan.
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Settembre 11, 2008 alle 6:43 pm #1384837flx2000Partecipante
La maggior percezione di risoluzione da parte della pellicola rispetto al sensore è data dal fatto che il nostro occhio, per natura, accetta immagini imperfette che corregge con artifici generati dal nostro cervello. L’aspetto frastagliato dei cristalli di una pellicola viene elaborato come un tracciato ad altissima definizione e lo percepiamo come ricco di dettagli, grazie al fatto che è per natura asimmetrico e non ripetitivo. Il punto di immagine del sensore è, invece, più vicino ad un quadrato chiuso in se stesso che ad un tracciato di lunghezza imprecisata, ed al nostro cervello fatto per lavorare sull’altro sistema, che per questo definisco più naturale, produce una percezione di non contiguità dell’immagine e quindi di minor risoluzione. La percezione umana è alla base della classificazione della risoluzione, e non dipende dal tipo di tecnologia ma dalla nostra stessa natura.
Settembre 11, 2008 alle 6:50 pm #1384840AngorPartecipantebeh, per avere un’idea di quanto sia facile “imbrogliare” l’occhio e di conseguenza quanto aleatoria possa essere una stima della definizione fatta ad occhio, credo basti pensare alla regolazione della “nitidezza” in PP: le informazioni dell’immagine (e quindi anche la risoluzione VERA) non cambiano all’aumentare dell’effetto applicato, anzi forse diminuiscono pure, ma aumenta di molto la percezione di nitidezza dell’immagine.
Settembre 11, 2008 alle 8:10 pm #1384856jack64bitPartecipanteA conferma di quanto detto nel post precedente, ricordo che ho letto qualche cosa di simile in una rivista tempo fa. L’artifizio per creare più nitidezza all’occhi è, banalmente parlando, quello di aumentare il contrasto dei singoli pixel così che l’occhio percepisca l’immagine più nitida (cosa che invece non lo è). Io invece ho trovato la mia personale valutazione di quale sia il punto debole della tecnica digitale… E’ il fatto che mi obbliga a stare ore e ore davanti al PC dopo che ho lavorato 10 ore in Azienda sempre davanti ad uno schermo di computer… :~(
Settembre 11, 2008 alle 8:27 pm #1384860anto83PartecipanteAttenzione ragazzi,dancan ha affermato delle cose corrette anche se a tratti confuse. E’ difficile da accettare (è cosi) ma un segnale analogico dopo un processo di digitalizzazione (campionatura e quantizzazione…) ha “perso” molte informazioni. Cosa viene convertito e cosa viene scartato dipende principalmente dalla frequenza di campionamento e dalla quantizzazione. La scelta di certi parametri al posto di altri dipende dal fine da raggiungere dai costi e anche dai limiti dell’elettronica. I convertitori A/D ad elevatissime frequenze costano anche perchè afflitti da difficolta progettuali enormi… Un processo matematico?…il mondo è dipendente dalla matematica! Beh alla fine però credo che una pellicola eccellente o un file della Eos 1D rendono onore se e solo se stampati decentemente….non dimentichiamolo! Poi se osservando 10 stampe ad occhio si intuisce quale ha origine da un file o da pellicola è altra storia….. Buon click a tutti
Settembre 11, 2008 alle 8:45 pm #1384866AngorPartecipanteIl fatto è che questa “digitalizzazione” del segnale avviene anche usando sistemi analogici, ed è data, nel caso delle pellicole, dalle dimensioni dell’emulsione: sotto questo limite, tutte le informazioni sono perse cmq.
Settembre 11, 2008 alle 11:18 pm #1384911anto83PartecipanteAngor, tu parli di un limite tecnologico, di resa massima, di sensibilità minima, di capacità di rappresentare diverse tonalità, non confondere queste cose con la digitalizzazione. Quest’ultima avviene invece nelle reflex digitali nel momento in cui la luce colpisce il sensore, negli scanner, nelle videocamere ecc……
Settembre 11, 2008 alle 11:38 pm #1384924AngorPartecipanteso che sono cose diverse, ma intendo dire che alla fine il risultato è lo stesso: una funzione continua viene alla fine memorizzata sottoforma di scalette, la cui ampiezza dipende dal supporto (che sia digitale o analogico).
Settembre 12, 2008 alle 9:25 am #1385009dancanPartecipante… riguardo ai sali d’argento… la polarizzazione dei sali d’argento avviene in maniera lineare,costante e proporzionale, e indipendentemente da tutto, il processo avviene variando simmetricamente, mentre in digitale, la campionatra avviene, appunto con un’ampiezza ed una frequenza predefinito. quindi fin da subito si sa ogni quanto il campionamento avviene, e quanti ‘buchi’ vengono presi. e comunque, le cesse del sensore hanno in ogni caso una forma. prima quadrata, ora esagonale. e riprodurre un cerchio, utilizzando dei quadrati, va da se che non ci si riesce, ma si puo ottenere una buona approssimazione.. con i sali d’argento, invece, questa ‘duplicazione’ puo avvenire in maniera molto piu precisa. … secondo me..
Settembre 12, 2008 alle 9:28 am #1385010dancanPartecipantee comunque, il vero punto debole del digitale, è il computer che obbligatoriamente bisogna avere, ma soprattutto, il tempo che bisogna passare davanti al pc………
Settembre 12, 2008 alle 11:28 am #1385011gianluigi71PartecipanteOriginariamente inviato da dancan: e comunque, il vero punto debole del digitale, è il computer che obbligatoriamente bisogna avere, ma soprattutto, il tempo che bisogna passare davanti al pc………
E chi lo dice? E’ sicuramente vero se scatti in raw, ma se scatti in jpeg hai il prodotto finito e non hai nessun bisogno del computer. Ovviamente però lo scatto in jpeg è riservato ai professionisti in grado di ottenere subito la foto desiderata con la macchina stessa, mentre lo scatto in raw è più per pivelli.
Settembre 12, 2008 alle 12:33 pm #1385021AngorPartecipanteOriginariamente inviato da gianluigi71: E chi lo dice? E’ sicuramente vero se scatti in raw, ma se scatti in jpeg hai il prodotto finito e non hai nessun bisogno del computer. Ovviamente però lo scatto in jpeg è riservato ai professionisti in grado di ottenere subito la foto desiderata con la macchina stessa, mentre lo scatto in raw è più per pivelli.
se stavi scherzando, meglio metterci qualche emoction. in caso contrario, è una grossa cantonata.
Settembre 12, 2008 alle 12:45 pm #1385024heimdalPartecipantesi può sempre scattare in raw e convertire in jpeg se non sono necessarie modifiche. Anche se io converto in tiff 🙂
Settembre 12, 2008 alle 1:15 pm #1385036flx2000PartecipanteNon usciamo fuori argomento. Una discussione RAW vs JPEG è già presente e ben animata nel forum.
Settembre 12, 2008 alle 2:44 pm #1385062AngorPartecipanteDancan, forse ho capito bene cosa intendi, dimmi se sbaglio. In poche parele, un sistema digitale registra solo quello per cui è realizzato ed esattamente nel range previsto. L’analogico invece è pur vero che nello stesso range di confronto del digitale registra le stesse informazioni, ma in realtà ne contiene di più rispetto a quelle che magari sono individuabili con i mezzi previsti. Esempio, se prendo 2 immagini ad un esame normale hanno la stessa risoluzione, magari il digitale sembra addirittura meglio. Però se comincio ad ingrandire tanto, col digitale oltre il limite PREVISTO dei singoli pixel non riesco ad andare, mentre con l’analogico posso magari applicare altre tecniche di rilevamente magari più sensibili o altro, proprio perchè la tecnica analogica può cambiare il numero di informazioni rilevabili usando strumenti più precisi. C’è un 10% di probabilità che quello che ho scritto risulti comprensibile, ma tentar nonnuoce [sba]
Settembre 12, 2008 alle 3:07 pm #1385072flx2000PartecipanteOriginariamente inviato da Angor: Dancan, forse ho capito bene cosa intendi, dimmi se sbaglio. In poche parele, un sistema digitale registra solo quello per cui è realizzato ed esattamente nel range previsto. L’analogico invece è pur vero che nello stesso range di confronto del digitale registra le stesse informazioni, ma in realtà ne contiene di più rispetto a quelle che magari sono individuabili con i mezzi previsti. Esempio, se prendo 2 immagini ad un esame normale hanno la stessa risoluzione, magari il digitale sembra addirittura meglio. Però se comincio ad ingrandire tanto, col digitale oltre il limite PREVISTO dei singoli pixel non riesco ad andare, mentre con l’analogico posso magari applicare altre tecniche di rilevamente magari più sensibili o altro, proprio perchè la tecnica analogica può cambiare il numero di informazioni rilevabili usando strumenti più precisi. C’è un 10% di probabilità che quello che ho scritto risulti comprensibile, ma tentar nonnuoce [sba]
E’ piuttosto chiaro. A questo punto vorrei ricordare che è opportuno riconoscere ai cristalli una quantità di risoluzione comunque finita, senza cadere nel classico luogo comune per cui si suol dire che l’analogico sia continuo e che possa fornire una quantità infinita di informazioni, a patto di avere i mezzi per leggerli, perché non è vero. Il nostro stesso cervello applica degli algoritmi per decifrare le immagini e si basa sulla struttura di ciò che arriva agli occhi per generare le linee continue necessarie a visualizzare un oggetto come lineare e non frammentato. Ad esempio, anche il nostro orecchio funziona allo stesso modo. Quello che avevo detto in un post precedente era appositamente mirato a introdurre nei discorsi quello che secondo me sarebbe il fulcro di tutto questo topic, cioè che questi discorsi vanno applicati al sistema occhi/cervello umano, e che su questo bisognerebbe fare le considerazioni. Bisogna tenere a mente i margini per i quali percepiamo le immagini in modo distinto tra continue o discontinue, e considerare cosa ci aiuta a percepirle in un modo e cosa in un altro. Da queste parole, affermo che la conformazione dei cristalli, comunque discontinua come i pixel di un sensore, viene percepita dal sistema uomo come più definita perché l’informazione richiede un intervento di massa e non sul singolo punto che, per lo scopo stesso al quale è destinato l’occhio umano, il cervello cerca di rendere più distinto possibile dal punto che l’affianca.
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