- Questo topic ha 110 risposte, 19 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 1 mese fa da GianMauro.
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Ottobre 16, 2013 alle 11:52 pm #1782600GianMauroPartecipante
:pr :pr :pr
Ottobre 17, 2013 alle 1:40 am #1782612ItzerPartecipanteOriginariamente inviato da Albo49: … Finchè il mezzo è tra le mani dell’autore ogni scatto è comunque condizionato dalla morale dello stesso che ne diventa proprietario con o senza il consenso dei soggetti…
Tu la definisci “morale”, io parlerei di sensibilità, educazione, predisposizione… In ogni caso il concetto è il medesimo sul quale sono del tutto d’accordo. All fine, chi preme il pulsantino è e deve essere sempre una Persona con tutto il background (brutta parola ma adesso non me ne viene una migliore) che l’accompagna.
Ottobre 17, 2013 alle 3:48 am #1782625FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da Itzer: Tu la definisci “morale”, io parlerei di sensibilità, educazione, predisposizione… In ogni caso il concetto è il medesimo sul quale sono del tutto d’accordo. All fine, chi preme il pulsantino è e deve essere sempre una Persona con tutto il background (brutta parola ma adesso non me ne viene una migliore) che l’accompagna.
Background è una definizione perfetta! ……. Una fotografia è formata dal soggetto rappresentato, ma è accompagnata sia dal background del fotografo che della macchina. Entrambi determinano la formazione di quell’oggetto che noi chiamiamo fotografia, e rappresentano l’invisibile retroscena che è dietro alla formazione di ogni singola foto. Ma, background sono anche tutti i programmi informatici che non richiedono l’intervento dell’uomo, poichè agiscono con automatismi tali da rendere superfluo l’intervento umano.
Ottobre 17, 2013 alle 2:23 pm #1782642gianandreaLPartecipanteL’immagine è prodotta quando premo il tasto sul corpo machina o quando decido di pubblicarla? Da sempre tra scatto e immagine pubblicata vi sono una serie di ulteriori attività che a volte variano o stravolgono il risultato finale. E’ la pubblicazione che determina il parto non lo scatto.
Ottobre 17, 2013 alle 2:36 pm #1782644rossomotoPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: Una fotografia è formata dal soggetto rappresentato, ma è accompagnata sia dal background del fotografo che della macchina. Entrambi determinano la formazione di quell’oggetto che noi chiamiamo fotografia, e rappresentano l’invisibile retroscena che è dietro alla formazione di ogni singola foto.
Fortuna che era assurdo affermare che nelle foto degli scolapiatti ci fosse qualcosa del fotografo 🙂 🙂
Ottobre 17, 2013 alle 4:19 pm #1782664Mullahomark86PartecipanteOriginariamente inviato da rossomoto: Fortuna che era assurdo affermare che nelle foto degli scolapiatti ci fosse qualcosa del fotografo 🙂 🙂
Io continuerò a negare fino alla morte che il mio scolapiatti possa tramutarsi nel mio psicoanalista 🙂 E’ solo uno scolapiatti poco istruito…
Ottobre 17, 2013 alle 4:27 pm #1782665rossomotoPartecipanteOriginariamente inviato da Mullahomark86: Io continuerò a negare fino alla morte che il mio scolapiatti possa tramutarsi nel mio psicoanalista 🙂 E’ solo uno scolapiatti poco istruito…
Lo scolapiatti racconta una versione diversa 😀 😀 Chi avrà ragione??? 😀 😀 Scherzi a parte, è comunque interessante esplorare fino dove il fotografo arriva ad influire. Ed è interessante come tale esplorazione sia diventata praticabile solo con la tecnologia (che permette di creare macchine che scattano da sole, anche senza che il fotografo prema il pulsantino di scatto).
Ottobre 17, 2013 alle 4:38 pm #1782668LuppoloPartecipantemi sorge un dubbio… che anche lo scolapiatti abbia un inconscio tecnologico? se fosse così la vita segreta del Talebano sarebbe filtrata prima dallo scolapiatti e poi dalla macchina… non ne sapremo mai nulla di vero… :nw
Ottobre 17, 2013 alle 4:45 pm #1782670Mullahomark86PartecipanteOriginariamente inviato da rossomoto: Lo scolapiatti racconta una versione diversa 😀 😀 Chi avrà ragione??? 😀 😀 Scherzi a parte, è comunque interessante esplorare fino dove il fotografo arriva ad influire. Ed è interessante come tale esplorazione sia diventata praticabile solo con la tecnologia (che permette di creare macchine che scattano da sole, anche senza che il fotografo prema il pulsantino di scatto).
Però macchine che possano spostarsi da sole e mettersi di fronte a un soggetto autonomamente ancora non ce ne sono per fortuna 🙂
Ottobre 17, 2013 alle 6:10 pm #1782672rossomotoPartecipanteOriginariamente inviato da Mullahomark86: Però macchine che possano spostarsi da sole e mettersi di fronte a un soggetto autonomamente ancora non ce ne sono per fortuna 🙂
Parzialmente vero, però non cambia molto: se non sei più tu a puntare la macchina e a premere il pulsante l’unica influenza del fotograo è dove la porta (che non è ancora un’influenza nulla ma già minore che portarla in giro e premere il pulsante).
Ottobre 17, 2013 alle 8:47 pm #1782698FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da Mullahomark86: Io continuerò a negare fino alla morte che il mio scolapiatti possa tramutarsi nel mio psicoanalista 🙂 E’ solo uno scolapiatti poco istruito…
Una foto non racconta una verità, ma si pone come trasposizione di qualcosa di reale, senza esserne parte. Per questo motivo l’osservatore, grazie alla sua sensibilità e cultura, è spinto a dare una propria interpretazione. Poco importa se non volevi dire nulla, le foto si “rivelano” nonostante le tue intenzioni, trasferendo all’osservatore degli indizi utili per analisi di diverso genere, anche psicologica. Questo è ovvio, direi scontato, quando guardi le foto di Bresson, non dirmi che non vedi in esse dei risvolti psicologici del soggetto raffigurato…. Comunque sarei pronto a scommettere che a Freud sarebbero piaciute abbastanza, ma dubito che ti avrebbe preso come paziente, lo scolapiatti era anonimo e la sequenza delle foto ancor di piu’, molto poco significativa…… ma se gli avessi fatto vedere la serie blu, c’erano buone speranze ……… 🙂
Originariamente inviato da rossomoto: Fortuna che era assurdo affermare che nelle foto degli scolapiatti ci fosse qualcosa del fotografo 🙂 🙂
Certo, c’era qualcosa del fotografo come in tutte le foto, però non dobbiamo dimenticare un piccolo particolare: questo qualcosa era “invisibile”, noi come osservatori non potevamo vederlo ma solo immaginarlo, non era presente nella sequenza di foto, perché ha avuto inizio solo dopo, nel nostro immaginario. Questo cosa vuol dire? che l’immagine in sè non possiede altro che il contenuto dell’immagine di per se, e ogni ulteriore attributo “interiore” è da ricondurre all’interpretazione dell’osservante. Immagine e immaginario vanno visti come due aspetti distinti. Nel commento critico l’osservatore si basa su schemi di natura indiziale, segue delle tracce. Quando la foto non riporta le note dell’autore, il titolo, il soggetto raffigurato, insomma, quando la foto non ci trasmette null’altro che l’immagine in sè, e lascia noi osservatori, la libertà d’interpretare il soggetto, è naturale rivolgere i nostri pensieri altrove, cercando significati non presenti nell’immagine, soprattutto se riteniamo (a torto o a ragion veduta) che l’immagine ha una valenza concettuale, in questo caso l’esigenza diventa necessità. 😉 [lo]
Ottobre 17, 2013 alle 9:17 pm #1782711FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da gianandreaL: L’immagine è prodotta quando premo il tasto sul corpo machina o quando decido di pubblicarla? Da sempre tra scatto e immagine pubblicata vi sono una serie di ulteriori attività che a volte variano o stravolgono il risultato finale. E’ la pubblicazione che determina il parto non lo scatto.
Osservazione molto fine, GianAndrea, che in parte si allaccia al discorso. Ho cercato una frase scritta da Barthes: ” io (l’osservante) sono il punto di riferimento di ogni fotografia ed è per questo che essa m’induce a stupirmi, ponendomi l’interrogativo fondamentale: perché mai io vivo qui e ora” L’Hic et ninc, il “qui e ora” citato da Barthes è riferito al momento in cui la foto viene vista dall’osservatore, che è inteso come essere individuale che percepisce l’essenza (“qui”) di una foto (che và vista come “oggetto non finito”) in un momento circostanziato: “ora”. Sotto quest’aspetto una fotografia assume un significato solo quando viene osservata, prova ad immaginare se tutti noi fossimo privi di vista, la foto apparirebbe come un pezzo di cartoncino, nulla più Cos’è una foto senza una persona che la osserva? un semplice cartoncino? oppure peggio, in epoca digitale, il nulla? [lo]
Ottobre 17, 2013 alle 9:25 pm #1782715rossomotoPartecipanteOriginariamente inviato da fra65: [quote]Originariamente inviato da rossomoto: Fortuna che era assurdo affermare che nelle foto degli scolapiatti ci fosse qualcosa del fotografo 🙂 🙂
Certo, c’era qualcosa del fotografo come in tutte le foto, però non dobbiamo dimenticare un piccolo particolare: questo qualcosa era “invisibile”, noi come osservatori non potevamo vederlo ma solo immaginarlo, non era presente nella sequenza di foto, perché ha avuto inizio solo dopo, nel nostro immaginario. Questo cosa vuol dire? che l’immagine in sè non possiede altro che il contenuto dell’immagine di per se, e ogni ulteriore attributo “interiore” è da ricondurre all’interpretazione dell’osservante. Immagine e immaginario vanno visti come due aspetti distinti. [/quote] Non sono d’accordo: il fatto che noi “non vediamo” (o meglio, non è evidente) l’influenza del fotografo all’interno della foto mica significa che questa non ci sia, anzi. Quindi non concordo quando scrivi “che l’immagine in sè non possiede altro che il contenuto dell’immagine di per se”. Potrei essere d’accordo che il contenuto dell’immagine di per se sia il “minimo comune denominatore” a tutto gli osservatori. Ma io sospetto fortemente che chi conoscesse personalmente l’autore vedrebbe (più o meno) facilmente molto di più.
Ottobre 17, 2013 alle 10:39 pm #1782720Mullahomark86Partecipante“l’immagine in sè non possiede altro che il contenuto dell’immagine di per se”.
Concordo. Poi ovviamente ognuno è libero di rapportarsi all’immagine come crede. Visto che il mio scolapiatti è riuscito a fregare le luci della ribalta alle sperimentazioni di GM (e di questo me ne scuso), ne approfitto per dire che spero di far seguito a quella serie di foto con altre sullo stesso filone..
Ottobre 18, 2013 alle 1:09 am #1782743GianMauroPartecipanteMarco nessun problema si parla di fotografia, anzi mi fa molto piacere. Leggendo le vostre critiche alcuni concetti si sono stranamente evoluti in altri, alcuni totalmente in maniera differente dalla versione di partenza. Con estrema sincerità ammetto che non avevo capito totalmente il commento Alvaro, anche se Franco aveva cercato di spiegarmi qualcosa non riuscivo ad andare oltre … percepivo ma non realizzavo con chiarezza. Vedete, tutto il post non si sviluppa per le mie foto o per il semplice “contest” iniziale. Il post si sviluppa inotorno al commento iniziale di Alvaro e gira intorno ad una sola domanda: Si tratta di stabilire una verità: di chi è la foto? Può essere una coincidenza oppure no, non lo posso sapere, ma una domanda simile io l’avevo già letta su un libro di uno dei fotografi più irriverenti nel panorama italiano, era Meglio ladro che Fotografo di Ando Gilardi. Il libro è una grande metafora fotografica e tra le tante cose più o meno interessanti, dice che non è il fotografo a fare la fotografia ma bensì la macchina fotografica. Vedi Alvaro la domanda era semplice e pratica, la mia mente no. Franco aveva capito e probabilmente si è trovato anche spiazzato dalla mia risposta e ha anche cercato di metterci una pezza. ma alla luce della mia riflessione e dei vostri input ora la tua domanda l’ho capita è calzante, ha più senso e nella mia mente trova una connotazione totalmente diversa. In questo contorto discorso forse ho compreso che sia stata la macchina fotografica a scattare. Mi ricollego a Marco: Però macchine che possano spostarsi da sole e mettersi di fronte a un soggetto autonomamente ancora non ce ne sono per fortuna Ho visto automobili posteggiare da sole, aerei volare da soli e ho visto la macchina di google maps fare foto. Una Macchina fotografica può fare foto autonomamente. La prova sono le 4 foto che ho postato … quindi non possiamo neanche parlare di moralità, sensibilità o di educazione anche perchè un mezzo meccanico, in quanto tale non le possiede GianandreaL, Rossomoto, Franco vi ringrazio perchè è anche grazie alle vostre critiche che ho riflettuto molto sul contenuto di questo post ciao
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