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La cultura fotografica “latita”…

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  • #1313522
    Franco
    Partecipante

    E’ vero Matteo, anche io provo soddisfazione quando qualcuno dice che una mia foto è piaciuta, infatti, come hai fatto notare, questo aspetto riguarda sempre la mia sfera personale, lo faccio sempre per me stesso. Ma ci sono altre sfere che ruotano attorno al mio mondo, e quando parliamo di “cultura” fotografica, cerchiamo di omologarle in un “sistema” che poco si addice all’universo …… Ma se ci addentriamo in questi temi diventa troppo complicato uscirne. La cosa è molto semplice: Un fotografo, in mezzo una fotografia, dall’altra parte lo spettatore. Tutto ciò che chiamiamo fotografia è qui. anche se qualcuno pensa che una foto possa esistere senza una storia, la realtà è spietata, una vecchia foto anonima dentro un vecchio baule è adatta solo per il caminetto….. Senza una storia, una foto è niente, siamo noi esecutori e spettatori a dargli valore. Non diciamolo agli altri ma quasi tutte le nostre foto finiranno nel caminetto soprattutto quelle tecnicamente perfette, anche se pensiamo che faranno storia, e invece sai quali passeranno alla storia? quelle che ci ritraggono e che i nostri parenti, amici, figli vorranno vedere, magari quelle piu’ brutte e ridicole, quelle che mirano all’anima…. guarda la firma sotto: “Se quando vedi la foto che hai appena scattato, questa arriva prima al cuore e poi agli occhi, hai raggiunto lo scopo!” questa frase non ho l’ho scritta in plurale ma in singolare….. Quando io guardo la mia foto, e questa colpisce prima il cuore degli occhi (la mente), questa ha raggiunto lo scopo, ma non l’ha esaurito, c’è sempre lo spettatore……

    #1313540
    KekkoY
    Partecipante

    Anche io ovviamente sono molto contento per un parere positivo su un mio scatto, ma mi resta sempre un dubbio: il mio interlocutore avrà capito veramente cosa volevo dire? spesso cose marginali passano per fondamentali e su quelle la gente si esprime. L’abbiamo chiamata cultura, gusti, sensibilità: in effetti latita, ma perchè? forse perchè non abbiamo incontrato qualcuno che ci abbia trasmesso la passione, forse perchè siamo sempre di corsa persi tra le cose da fare, il lavoro, la famiglia, forse proprio perchè abbiamo poco tempo abbiamo fatto delle scelte e abbiamo preferito altre forme di cultura. Giorni fa parlavo con fireblade di balletti, lui esaltatissimo, io che gli dicevo che mi stavo addormentando al Bolshoj di Mosca durante il Lago dei Cigni e lui che mi insultava [feu]. Certo è che se la cultura poggia le sue speranze sui metodi e programmi di insegnamento di oggi, e purtroppo anche sulle teste dei giovani apprendisti, tra qualche anno leggeremo post del tipo <>!

    #1313549
    canonino
    Partecipante

    credo che il problema (se così lo vogliamo chiamare) sia nell’immensità dello scibile umano. non possiamo pretendere di sapere tutto, nè tantomeno di poter comprendere tutto. chi si addormenta ad un balletto classico, non è da considerare meno sensibile di chi apprezza un brano rock. chi non capisce uno scatto, potrebbe essere anche un rinomato chirurgo (era la prima professione che mi veniva in mente). non ho mai negato la mia difficoltà a comprendere picasso, ma resto ore ad osservare una chiesa romanica (meglio se pugliese) nella sua austera e semplice imponenza; forse sarebbe + facile per altri apprezzare il barocco (ovviamente leccese). le nostre esperienze non sono che una infinitesima parte di quelle possibili, e sono poi mediate dalla nostra sensibilità, esperienza, rudezza… trovare “l’anima gemella” è impossibile, ed allora dobbiamo necessariamente mediare verso il sustrato del nostro interlocutore; escludendone alcuni, empatimpatizzando con altri. se su questo forum si discute e si impara circa l’argomento fotografia, abbiamo creato una forma di aggregazione coerente. se aprissi un thread sull’abarthizzazione della fiat 126 (cose + assurde non me ne venivano in mente) forse qualcuno interverrebbe con autorevolezza, ma ai + risuonerebbe distante dalle proprie esperienze personali ed apporterebbe (eventualmente) un contributo insignificante. tutto questo per dire cosa? che ci cerchiamo sempre gli interlocutori che possano comprenderci e qualora ciò sia impossibile, poniamo il nostro interlocutore in una condizione di comprendere quel che diciamo (raccontando ad esempio la nostra foto). e quando non riusciamo in ciò, magari non necessariamente per nostra incapacità, possiamo o mollare o momentaneamente migrare verso il punto di vista dell’interlocutore, lasciandolo nella sua (dal nostro punto di vedere) “ignoranza”. ci saremo arricchiti entrambi. quello scatto che ho postato prima, aveva permesso di interagire con un makeup artist e non con un cameraman. due professionisti, ma, evidentemente con due background diversi; entrambi nello stesso contesto lavorativo, ma in contrasto con le conclusioni. e comunque il makeup artist non si era espresso solo in maniera positiva verso il mio scatto. ho scritto troppo per i miei gusti, e forse cose senza senso. volevo però apportare la mia. ho tralasciando volutamente l’argomento “ai miei tempi era tutt’un’altra cosa”, che credo non porti da nessuna parte. francesco

    #1313562
    FraEle
    Partecipante

    Scusate ma un discorso è la cultura, un’altro la sensibilità ed un terzo i gusti: questo non significa che se non piace la danza classica si è ignoranti: (la danza come esempio) ma un discorso è dire “a me non piace” dopo aver cercato di “capirla”, il fatto è che troppo spesso per pigrizia o superficialità tutto ciò che comporta “fatica” viene scatato a priori. Credo che il senso di questa discussione sia il disinteressamento nei confronti di tutto ciò che vada approfondito prima di dare un giudizio! Poi non credo nessuno si offenda di fronte all’amico che non vuole portarsi dietro kg di attrezzatura per una foto ma a per lui la foto è e deve essere lo scatto fatto senza pensare…. a lui va bene così ed è giusto sia tale! Trovo peggio chi si definisce appassionato e poi cerca di colmare le lacune investendo in attrezzatura invece che imparando da libri, fotografi o solamente appassionati! Spesso con il digitale soprattutto ho notato che si fanno tanti, tantissimi scatti in più…. forse era meglio con la pellicola quano prima di scattare ci si pensava un poco (il rullino era di 36pose al max) e ogni ciclo dell’otturatore era un costo! Questo ti portava a ragionare di più sullo scatto e sarebbe bello trasmettere questo anche a chi la fotografia l’ha conoscuita solo in digitale! [lo]

    #1313572
    bisbi
    Partecipante

    « Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare. » Nadar Questa frase è uscita dalla bocca del grande Nadar, uno dei pionieri della fotografia, padrino di battesimo del movimento dei pittori impressionisti francesi. Penso che questa sia la risposta alle domande che noi fotografi e appassionati di fotografia ci poniamo e che ci portano a chiederci cosa ne pensano gli amici ecc ecc…. Non esistono pensieri o giudizi assoluti, forse in tema di tecnica esistono regole, chi le conosce le rispetta, ma si possono anche tralasciare a beneficio della proria creatività e del proprio gusto. Chi è sensibile e ha una buona cultura fotografica e in generale nel campo delle arti visive saprà cogliere quello che chi “non sa guardare” non vede.

    #1313871
    IMACAPPLE
    Partecipante

    Analizzando quanto sta capitando ultimamente nelle esposizioni di importanti e famosi pittori contemporanei, dove pittura e fotografia vengono spesso affiancate, dissento con quanto affermava Nadar (1820-1910), in quanto esprimeva una opinione legata alla sua epoca ma ora terribilmente obsoleta ed anacronistica. Il fatto, invece che Sotherby e Christie’s ( che si occupano esclusivamente di “arte”) abbiano recentemente battuto fotografie a 3.000.000 di euro non è un’opinione, ma una realtà. Edward Weston è stato “modestamente” battuto a 822.400 dollari ( un’inezia). Potrei citarne decine, ma lascio a voi la ricerca nel web. Siamo ancora molto lontani dalle quotazioni di importanti quadri, ma è significativo come il mondo dell’Arte con la “A” maiuscola abbia già da tempo annoverato la fotografia come forma d’arte e sottolineo con 3.000.000 di euro per averne una. Non mi compete entrare nel merito delle quotazioni, ma è certo che il significato di “Arte”, nei secoli si è modificato a misura d’uomo, seguendo le vicissitudini dettate dal tempo trascorso. Quindi dai graffiti, alla pittura, alla fotografia; attraverso secoli di umano apprendimento e di erudizione legati al progresso ed alle varie forme di tecnologia che quest’ultimo ci ha fornito. Ovviamente la fotografia, come del resto una qualsiasi altra forma d’arte, per entrare in “quotazione” ed essere opera pubblicata deve appartenere ad una determinata “corrente di pensiero” necessariamente legato ad un movimento culturale creatosi e sviluppatosi in particolari condizioni o situazioni. Ciò non significa che una foto da decine di migliaia di euro debba piacere a tutti i costi, ma quantomeno dovrebbe essere oggetto di riflessione e di studio per cercare di comprendere, almeno un po’, il processo mentale dell’autore. Riallacciandomi al titolo del post, è anche ( ma non solo) per questo che la cultura fotografica è latitante. Perché dovrei acquistare un libro fotografico? Non ne ho bisogno, mi basto da solo.

    #1314042
    bisbi
    Partecipante

    cosa centrano le aste fotografiche e artistiche? Pittura e foto vanno di pari passo, inoltre scusami ma l’opinione di nadar non è legata alla sua epoca ma è ancora attuale, avendo appoggiato un movimento d’avanguardia era un personaggio che vedeva lungo e il suo pensiero giunge fino a noi con modi terribilmente attuali, e non perchè si battono milioni alle aste il pensiero dei pioneri è da sottovalutare. io ho riportato la frase di Nadar per dire che comunque non sempre si può saper guardare e saper vedere obiettivamente una fotografia o un’opera d’arte se non si hanno conoscenze e cultura atistica. ma se possiedi una capacità di comprendere l’arte perchè la conosci in generale puoi anche permetterti come fece nadar di appoggiare e credere in personaggi come Monet, degas o renoir Inoltre non vuol dire che una pensiero di un artista dell’800 non sia autorevole perchè appartenente ad un’altra epoca, l’evoluzione c’è stata ma prende le mosse da quel che viene a monte, quindi non si può accantonare, se vuoi conoscere l’arte o la fotografia devi sapere e considerare da dove è nata e da dove ha preso forma nelle sue prime espressioni. io di libri fotografici ne ho comprati vari, mi servono come fonte di ispirazione e scuola, se ci bastiamo da soli non evolviamo. [lo]

    #1314282
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da IMACAPPLE: Analizzando quanto sta capitando ultimamente nelle esposizioni di importanti e famosi pittori contemporanei, dove pittura e fotografia vengono spesso affiancate, dissento con quanto affermava Nadar (1820-1910), in quanto esprimeva una opinione legata alla sua epoca ma ora terribilmente obsoleta ed anacronistica.

    Stamattina leggendo questa frase di Nadar, anch’io superficialmente ho pensato la stessa cosa……. dopotutto all’epoca il concetto di arte non era quello che intendiamo oggi, durante quel periodo c’era un gran fermento attorno a questo tema, l’arte fotografica all’epoca era intesa come una posa non finalizzata ad un uso documentaristico. I mezzi e le idee erano molto limitati, un nudo, una natura morta erano arte fotografica, un paesaggio o un ritratto no, questo fino all’avvento della fotografia pittoralista, dove iniziarono a cambiare le cose, e il concetto di arte si trasfuse nell’interpretazione e nell’impronta personale che il fotografo riusciva a dare alle sue foto, posso pensare che Nadar scrisse questa frase in questo periodo, perchè si tratta un pensiero innovatore e indubbiamente, come dice Bisbi, senza tempo, se riusciamo a leggerlo dal lato giusto. Questo pensiero descrive con grande efficacia la divisione tra chi vede e chi non riesce neppure a guardare l’arte, e riconduce “la fotografia” ad una dimensione umana e non cartacea, semplice immagine, mezzo materiale, e questa è una grande cosa. Per Nadar forse l’oggetto fotografia non esisteva come tale ma era solo un mezzo, per lui esistevano solo le persone con le loro idee, questo è un mio parere personale che si allaccia perfettamente con il mio pensiero, dove l’uomo (fotografo o spettatore) è l’elemento portante della fotografia.

    Originariamente inviato da IMACAPPLE: Il fatto, invece che Sotherby e Christie’s ( che si occupano esclusivamente di “arte”) abbiano recentemente battuto fotografie a 3.000.000 di euro non è un’opinione, ma una realtà. Edward Weston è stato “modestamente” battuto a 822.400 dollari ( un’inezia). Potrei citarne decine, ma lascio a voi la ricerca nel web. Siamo ancora molto lontani dalle quotazioni di importanti quadri, ma è significativo come il mondo dell’Arte con la “A” maiuscola abbia già da tempo annoverato la fotografia come forma d’arte e sottolineo con 3.000.000 di euro per averne una. Non mi compete entrare nel merito delle quotazioni, ma è certo che il significato di “Arte”, nei secoli si è modificato a misura d’uomo, seguendo le vicissitudini dettate dal tempo trascorso. Quindi dai graffiti, alla pittura, alla fotografia; attraverso secoli di umano apprendimento e di erudizione legati al progresso ed alle varie forme di tecnologia che quest’ultimo ci ha fornito. Ovviamente la fotografia, come del resto una qualsiasi altra forma d’arte, per entrare in “quotazione” ed essere opera pubblicata deve appartenere ad una determinata “corrente di pensiero” necessariamente legato ad un movimento culturale creatosi e sviluppatosi in particolari condizioni o situazioni. Ciò non significa che una foto da decine di migliaia di euro debba piacere a tutti i costi, ma quantomeno dovrebbe essere oggetto di riflessione e di studio per cercare di comprendere, almeno un po’, il processo mentale dell’autore.

    Il discorso del commercio dell’arte esula dal valore reale dell’opera, è solo marketing. Che l’arte nella fotografia possa venire misurata con le quotazioni delle grandi aste è una triste verità, e galleristi e commercianti di “opere d’arte” riescono anche a farcelo credere dicendoci che non è l’opera d’arte in sé ad aver valore, ma la storia che c’è dietro ad essa, piu’ storia piu’ valore…. Questo se da un certo punto di vista ci porta ad una dimensione materialista che potremmo chiamare con il suo vero nome, collezionismo di idoli e relative speculazioni economiche, sotto altri punti di vista ci fa p

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