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La sopravvivenza delle fotografie

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  • #1601450
    Destino
    Partecipante

    Forse qui non si considera quella che la vera forza del digitale, la sua totale riproducibilità. Non si dovrebbe pensare che è il ‘singolo’ supporto a dover durare, ma il dato che contiene, già oggi un backup che sia un minimo sicuro, implica più copie su più supporti, che se dieci anni fa erano i floppy, poi lo stesso dato è passato sui cd, poi sui dvd e le pendrive. Ed il vero punto di svolta è internet, nata proprio dalla necessita dell’esercito USA di far sopravvivere una informazione anche ad un attacco atomico massiccio, distribuendo i dati in giro per il mondo. Io ad oggi ho le mie foto su 3 hd casalinghi e su un sistema online, a prova di disaster recovery. Ed in futuro probabilmente non esistera neanche più il concetto di memoria locale, la solo di spazio nella rete globale. D’altra parte la debolezza è proprio quella evidenziata da Sandro…se non c’è un intermediario elettronico, la foto semplicemente non esiste, rimane un insieme di cariche positive e negative dentro un apparecchio inutile.

    #1601451
    fireblade
    Partecipante

    Originariamente inviato da Destino: Forse qui non si considera quella che la vera forza del digitale, la sua totale riproducibilità.

    E questo ha strappato alla foto la sua componente artigianale, che l’ha sempre contraddistinta. Nessuno stampatore è in grado di fare 2 copie esattamente identiche della stessa foto, partendo dal negativo. E questa, se vogliamo, è una connotazione di unicità che al mezzo digitale è del tutto sconosciuta. La maestria dello stampatore, le sue conoscenze chimiche e fisiche, la sua abilità derivante dalla lunga esperienza oggi sono sostituite da un sowtware, che è uno strumento preconfezionato pensato da altri e che pur comportando ovvie conoscenze per la riuscita, permette a chiunque di ottenere, in qualche modo, dei risultati. Di fronte a questo, la riproducibilità diventa cosa di poco conto. 😉

    #1601475
    rumblebeat
    Partecipante

    ma che storia fantastica, Fireblade! sembra l’inizio di un romanzo, o di un film. Fammi (facci) la cortesia di informarci sugli eventuali sviluppi (non chimici!) della storia, se riesci a contattare il vecchio proprietario! Più in generale sull’argomento sicuramente è molto interessante, a livello di riflessione storico-artistico e filosofico-estetica, il saggio del filosofo tedesco Walter Benjamin, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, del 1935. Partendo dalla rivoluzione del cinema, amplia il discorso alle altre forme di arte. Il concerto sinfonico ai tempi di Beethoven era ogni volta un’esecuzione unica. Aveva un’aura unica. Registrandolo diventa riproducibile. Perde il suo unicum. Ma il cinema, appunto, non ha un unicum riprodotto. Ogni proiezione è un unicum… Vabbé, andatevelo a cercare on line, vale la pena. Mica pretenderete che ve lo spieghi io, qui… Più concretamente, sui problemi di lettura dei dati elettronici archiviati, in passato m’è capitato di seguire un convegno di bibliotecari e archivisti che ragionava proprio di questo. Vi ricordate i laser disc negli anni ’80? una specie di dvd grandi com un lp, che contenevano un film. non credo che esista un solo lettore ancora in funzione. facendo un salto ancora indietro, ve lo ricordate lo “stereo 8”, quelle grosse musicassette per l’autoradio? e chi ce l’ha più in macchina? mettendo da parte il discorso sulla stabilità dei dati, (io schiaffo i file delle foto su dvd, in dopppia copia, e li tengo in stanze diverse: un corto circuito, una allagamento, basta nulla a rovinare tutto. misure comunque insufficienti, ma so di amici che le tengono tutte sul pc!!!). dicevo: ammesso che i supporti conservino correttamente i dati e non si corrompono diventando illeggibili, il problema è che i lettori si scassano e non vengono più prodotti i ricambi. la soluzione allora sta nel travasare continuamente i dati sui nuovi supporti quindi dal floppy al cd, dal cd al dvd e così via. il problema per noi è relativo, ma pensate alle biblioteche, agli archivi pubblici che non possono affrontare questi costi enormi. comunque è vero che un negativo graffiato o impolverato o al limite tagliato è comunque più o meno stampabile. un cd o dvd graffiato ti impedisce completamente di vedere i file che ci sono dentro, lo stesso un hard disk che collassa. son volatili per diabetici…

    #1601504
    fireblade
    Partecipante

    La pellicola continua a stupire. Ho sottoposto nuovamente a scansione il negativo col bimbo per cercare di leggere il titolo del libretto che si nota posato a terra. Ebbene, scansionando ad alta risoluzione (oppure guardando il negativo con il loupe sul tavolo luminoso) si legge abbastanza chiaramente “je veux connaitre” (io voglio conoscere), che è l’evidente titolo di un abbecedario per bambini. [IMG]public/imgsforum/2010/9/IMG015.jpg[/IMG] Vi terrò informati sugli sviluppi di questa vicenda.

    #1601507
    archia
    Partecipante

    Una vicenda affascinante. Il libro dovrebbe far parte di una serie di opuscoli, lo si evince da questa inserzione su ebay.Interessante notare che l’esemplare offerto ( il 5° volume della prima edizione)è stato pubblicato nel 1950! http://cgi.ebay.it/COLLECTION-JE-VEUX-CONNAITRE-LES-SOUS-MARINS-/290478475826?pt=FR_GW_Livres_BD_Revues_Jeunesse&hash=item43a1ddca32 C’e’ da dire che l’opuscoolo della foto sembra avere una veste grafica differente,quindi potrebbe trattarsi di un’edizione piu recente

    #1601523
    nixray
    Partecipante

    Io ed i miei amici 20 anni fa scattavamo quasi esclusivamente con le diapositive. Io dopo poco tempo, scocciato delle costanti dominanti che venivano fuori dalle pellicole sviluppate dal laboratorio (più economico) a cui ci rivolgevamo, comincia a svilupparmele in casa, ottenendo finalmente diapositive perfettamente sviluppate ed a basso costo. Oggi le diapositive dei miei amici sono illeggibili , mentre gran parte delle mie sono ancora buone. …siete proprio sicuri che le pellicole saranno leggibili in eterno? Secondo me la pellicola di Sandro è stata fortunata, anche perchè non ancora sottoposta all’azione degli acidi. Niente è eterno, proprio come noi esseri umani d’altronde. Certo il supporto digitale è ancora più precario. Questa estate nel comune dove lavoro i ladri di appartamento hanno fatto gli straordinari. Decine di appartamenti svaligiati per ogni fine settimana. Ad un mio amico hanno rubato, oltre a tutto il resto, computer fisso, portatile e hard disk esterno. Dieci anni di foto e documenti vari andati per sempre! [inf]

    #1601555
    EnricoX
    Partecipante

    Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo. Henry Cartier Bresson

    #1601563
    acrobat
    Partecipante

    H.C.B “Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo.”

    “Concordo con lei maestro, ma di un ricordo, mi piace pensare di poterne fotografare l’atmosfera.” [lo] Cl

    #1601564
    EnricoX
    Partecipante

    Originariamente inviato da acrobat: di un ricordo, mi piace pensare di poterne fotografare l’atmosfera

    Fotografare le ombre di un ricordo, sensazioni perdute, non è alla fine come sfogliare un vecchio album di fotografie ingiallite? Fotografare e ricordare sono diverse articolazioni del movimento dello stesso muscolo? [all]

    #1601660
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da gloster1974: la stessa domanda Caro franco me la sono posta pure io e siccome sono in possesso di pellicole 120 fuji del 1965…………..ancora sigillate la prova sara’ fatta di sicuro e le speranze dopo questa prova di Sandro ci sono.

    1965, è un ottimo millesimo! 🙂 Probabilmente tra 100 anni le nostre foto non esisteranno più’, sopravviveranno le foto importanti: le foto dei grandi maestri, quelle che illustrano la storia dell’uomo e quelle che raffigurano la nostra famiglia. Per le altre, per fortuna, è iniziato il conto alla rovescia. Ieri, con una certa emozione, mi avete riportato alla mente un fatto completamente rimosso dai ricordi, del tutto simile a quello descritto da Sandro, avevo acquistato una vecchia MF in un negozio vicino al luogo dove lavoro, aveva una pellicola diapositiva all’interno, ma non sapevo cosa fosse, la pellicola era iniziata quindi ho proseguito il rullino e dopo lo sviluppo, impaziente, ho osservato le foto sulla tavola luminosa. Erano immagini dell’interno di un negozio di frutta e verdura, tutte le pareti erano piene di mensole con vasetti e lattine di frutta e verdura conservata, tanti cesti e contenitori di tutti i tipi, stracolmi, non c’erano persone, nessun segno del passaggio umano, solo il negozio ripreso in diverse posizioni, straboccava di merce, quasi come se fosse stata messa lì per puro piacere estetico, formalità. Purtroppo i colori erano innaturali, segno dello scorrere del tempo, presumo. Un giorno (del 1992) passando in una via vicino al luogo dove lavoro, vidi il negozio, era sempre pieno di frutta, ma la disposizione e l’arredamento erano diversi, sulle pareti c’erano degli scaffali al posto delle mensole ed era stata aggiunta una piccola rivendita di pane, incuriosito entrai, avrei voluto restituire le foto al proprietario, il quale mi disse che forse si trattava di colui che (insieme alla moglie) aveva avuto per molti anni l’attività, poi ceduta perchè venne a mancare, subito dopo la morte la moglie ritorno al suo paese d’origine, non ricordo dove. La cosa finì li. Non sò perché, ma guardai spesso quelle immagini, probabilmente erano gli ultimi scatti fatti da quella persona, in essi era impresso la memoria, un suo pensiero, un “ricordo” che non mi apparteneva, ma al tempo stesso affascinava, cosa volevano dire? quale eredità lasciavano? perché il negozio era in evidente “bella posa”, perché non c’erano persone? perché il rullino era a metà? perché le foto erano state fatte solo all’interno del negozio con un’enfasi particolare verso i mucchi di frutta fresca? non potevo saperlo, le pellicole erano un ricordo non mio, in ogni pellicola c’è la matrice originale del ricordo del fotografo; Possedere una pellicola è diverso rispetto una stampa, molto diverso rispetto un file digitale, nella pellicola c’è qualcosa di irripetibile, personale, incompiuto. Ricordo bene i particolari del negozio, ricordo queste foto più’ delle mie, quasi come se quelle immagini senza ricordo, per difetto siano compenetrate nei miei ricordi, per l’esigenza di attribuirne la legittima proprietà. Per questo motivo non sono interessato al ritrovamento di HD o negativi vari, eccetto quelli di A.Adams. :pr

    #1601675
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da esaurito: Un giorno girando per le bancarelle trovo in vendita un cd con sopra scritto “backup 1”, incuriosito ho chiesto cosa ci fosse dentro e ovviamente il vecchietto non sapeva neanche cosa fosse un cd… 5 euro…

    5 euro un dvd…….. esagerato! meglio un bell’LP dei PinkFloyd…. 😉

    #1601800
    acrobat
    Partecipante

    EnricoX: Fotografare le ombre di un ricordo, sensazioni perdute, non è alla fine come sfogliare un vecchio album di fotografie ingiallite? Fotografare e ricordare sono diverse articolazioni del movimento dello stesso muscolo? [all]

    Perchè qusta svolta dolente, di per se un ricordo non si può inquadrarlo nell’ombra, e ancora, “sensazioni perdute – fotografie ingiallite”… Se un’approccio alla fotografia vuole in quealche modo sopperire a una mancanza o rifiuto della memoria, forse è patologia…

    #1602255
    EnricoX
    Partecipante

    Originariamente inviato da acrobat: Se un’approccio alla fotografia vuole in quealche modo sopperire a una mancanza o rifiuto della memoria, forse è patologia…

    Tu che ben conosci Barthes, sai che non c’era nessuna nota dolente nelle mie parole. Fotografare e ricordare, non sono alla fine, nel comune immaginario, cose del tutto simili? Non si fotografa per ricordare? O forse si, la fotografia fatta per ricordo, duole una volta che ciò che raffigura è svanito. [lo]

    #1619278
    fireblade
    Partecipante

    Dopo tre mesi questa storia ha avuto un insperato epilogo. Avevo inviato al venditore la scansione dei negativi, chiedendogli di inoltrarle al proprietario nella speranza che potessero significare qualcosa per lui; dopo tre mesi tuttavia pensavo che se ne fosse dimenticato, e sinceramente non ci pensavo più. Finalmente oggi mi è arrivata una email e mi è stata scritta da una persona che altri non è che il bimbo rappresentato in fotografia. Il suo nome è Xavier, ed ha 52 anni; le foto furono scattate da suo padre quando lui aveva 2 anni, quindi stiamo parlando circa del 1960, un anno prima che nascessi io. Il padre morì in un incidente non molto tempo dopo, e questo forse spiega il rullo dimenticato nella fotocamera. Non mi ha saputo spiegare perché e da chi la fotocamera sia stata venduta, probabilmente la mamma (attualmente ricoverata in un ospizio) alienò oggetti del marito per cancellare ricordi dolorosi. Ma questa è una mia ipotesi. Ebbene, quella fotocamera è passata per 4 persone prima di arrivare a me, e la cosa veramente strana è che nessuno l’ha aperta, nessuno ha scoperto che vi era dentro un negativo impressionato. Xavier mi ha chiesto di inviargli le stampe, concedendomi di trattenere i negativi per ricordo di quello che lui ha chiamato “un gesto bellissimo che non dimenticherò mai”, ed ha aggiunto “grazie a lei, posso vedere e quasi toccare l’amore di mio padre mentre mi scattava queste foto, amore che mi è stato negato dal destino”. E mi ha invitato a casa sua in Belgio, dicendomi ancora “l’accoglierò come un fratello”. Inutile dire che questa vicenda mi ha commosso fino alle lacrime. Terrò questa vecchia fotocamera e quei negativi per tutta la vita, perché grazie ad essa ho restituito un momento di gioia ad un essere umano. Ed è una cosa che non ha prezzo.

    #1619283
    diego_75
    Partecipante

    Sono felice per questo epilogo, l’emozione che hai dato a questa persona è un valore unico, ed ancora una volta la fotografia ti ha permesso di vivere questa emozione.

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