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Giugno 15, 2012 alle 6:47 pm #1715381FrancoPartecipante
Originariamente inviato da Luca83: Mi inserisco, umilmente, in un post molto interessante raccontandovi la mia esperienza. – Premessa, non posseggo hardware professionale e men che meno la conoscenza per utilizzarlo, quindi la percentuale di errore da me generata è sicuramente molto alta 😉 – Dopo un bel po’ di prove presso vari fotografi della mia città mi sono accorto anch’io di quanto lamentate sopra. Non solo ho notato differenze tra laboratorio e laboratorio ma anche tra stampe effettuate nello stesso in diversi momenti. Per disperazione ho provato anche in un negozio di stampa rapida in un centro commerciale ottenendo, incredibilmente, risultati validi. Cercando un dialogo con le commesse per tentare di migliorare ulteriormente la situazione scopro che, in realtà, conoscono ben poco delle problematiche relative e che si limitano a collegare la chiavetta USB al terminale e lanciare la stampa. A questo punto – eliminata la componente umana 🙂 – mi è bastato effettuare qualche piccolo ritocco ai file in funzione della risposta specifica della macchina (una Kodak non meglio identificata) ed ho ottenuto risultati validi (sempre secondo il mio umilissimo punto di vista) Purtroppo non posso dire altrettanto per i B&W che risultano tutti un po’ grigiastri, sui quali non ho ancora trovato soluzione [scu] Mi rimane solo il dubbio sulla durata nel tempo di tali stampe; essendo ignorante in carte ed inchiostri non so proprio valutare… a presto!
Con il B&W, se vuoi una buona qualità devi optare per la stampa fine art, stampi di meno ma di qualità. Sui processi di stampa fuori dalla stampa fine-art (ma anche qui ci sono lab che non certificano, e quando lo fanno non possiamo verificare che i parametri qualitativi siano stati rispettati), la durata delle immagini non è elevata, ma dipende molto anche dalla qualità della conservazione, se esposte possono virare dopo qualche anno, se male archiviate: 3/10 anni?, se ben archiviate 5/20 anni?……. Invece la vita di una fotografia sviluppata in un processo fine-art decuplica, a spanne……. ma nessuno potrà verificare se dopo uno o due secoli hanno iniziato a virare, ingiallire…… La campionatura effettuata regolando ad occhio oppure tramite i profili del fotolab è valida, ma non è corretta si rispetta la filiera quando tutti i processi di stampa utilizzano canoni comuni, il fatto di andare ad occhio (tramite provinatura) oppure utilizzando il profilo dello stampatore è un metodo valido ma per la specifica e isolata esigenza, metti conto che le cose cambino, ti ritroveresti un bel lavoro in PP e nessuna garanzia di ottenere lo stesso risultato della volta precedente. purtroppo non se ne esce, stampa dai fotolab con le ovvie limitazioni e stampa fine art (analogica o digitale) per le foto piu’ significative…. [lo]
Giugno 16, 2012 alle 7:24 pm #1715532GionnyPartecipanteLa questione stampa è molto ostica e complessa da mettere in atto e la calibrazione del monitor è solo il primo scoglio. I sistemi di stampa sono fondamentalmente tre: 1 – carta chimica; 2 – stampa per sublimazione; 3 – stampa con inchiostro. Prima di tutto bisogna decidere con quale sistema si vogliono le stampe, poi bisogna informarsi sulle regolazioni impiegate dal laboratorio per eseguire il lavoro. Ad esempio, al laboratorio dove faccio stampare io su carta chimica i macchinari sono impostati in modo da lavorare con file jpeg ad 8 bit e spazio colore sRGB (il che mi sembra sia lo standard) e mi è stato confermato che i loro computer impostati sulla gamma 2,2. Già con questi dati si capisce che se il file ha uno spazio colore più ampio o una profondità maggiore subirà una modifica (spesso dannosa) per rientrare nei parametri di stampa. Anche la gamma può influire, perché se sul computer lavorassi con gamma 1,8 e al laboratorio mi stampassero con gamma 2,2 probabilmente le stampe mi risulterebbero molto più scure di come le si aveva preparate al proprio computer. Di conseguenza è necessario produrre dei file che rientrino nei parametri del laboratorio. Ma come si fa? Per prima cosa è necessario calibrare il monitor (che deve almeno coprire lo spazio sRGB, e questo non è scontato), ma non basta. Il profilo del monitor deve compensare i viraggi, migliorare la resa della scala di grigi, ecc. però il file deve essere lavorato e salvato con un profilo standard (sRGB o AdobeRGB), altrimenti i colori porteranno con se le correzioni per apparire giusti sul vostro monitor e che potrebbero provocare viraggi sulla stampa. Ma ancora non basta. Se stampate in casa o in un laboratorio dotato di stampanti a sublimazione o inkjet, bisogna preoccuparsi di calibrare anche la stampante in modo che non inserisca delle alterazioni o dominanti. E questo va fatto ad ogni cambio di cartucce o riempimento delle vaschette di inchiostro. Come se tutto questo non bastasse, il monitor (in genere) ha il bianco regolato a 6.500 K (bianco quasi azzurro) e viene utilizzato sotto illuminazione artificiale che si attesta intorno ai 3.200 K (bianco giallino), mentre la carta viene prodotta e verificata per i 5.000 K (luce normalizzata, ovvero luce naturale del mezzo giorno estivo) e pertanto andrebbe osservata con delle lampade che emettano questo tipo di luce (evitiamo per cortesia i neon o le lampadine a basso consumo che provocano quella famosa e fastidiosa dominante verdognola, anche se vengono classificate come calde o fredde). Se mettete le stampe affianco al monitor sotto luce artificiale saranno sempre orribili, mentre se la luce viene dalla finestra sarà il monitor a fare schifo. Anche il tipo di carta (lucida o opaca) influisce sulla resa dei colori… Altro problema è lo scanner. Nel primo post sono state inserite immagini acquisite da stampe giudicate non corrette, ma anche lo scanner se non è stato calibrato correttamente inserisce degli errori che si amplificheranno sul monitor del computer. Se seguite il mio ragionamento, capirete che si tratta di una catena senza fine, e l’unico modo per spezzarla è sapere cosa si vuole e lavorare in quella determinata direzione comprendendo e valutando uno per uno tutti i parametri in gioco. Io personalmente ho regolato il software in modo da tenere considerati questi parametri (lavoro in modo normale e poi uso un profilo di esportazione specifico per il laboratorio di stampa) e i risultati sono sufficientemente corretti, con l’unico problema che la carta tende a restituire immagini più scure di come le vorrei (fatico a pronosticare questo parametro che di volta in volta mi sembra cambiare a seconda della fornitura della carta), anzi devo dire che i risultati sono 100 volte migliori delle stampe dei rullini a colori che puntualmente mi sbagliano e sembrano acquisite a risoluzioni bassissime.
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