- Questo topic ha 17 risposte, 8 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 15 anni, 8 mesi fa da essecento.
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Marzo 16, 2009 alle 4:32 pm #1446382essecentoPartecipante
E’ l’unico orologiaio specializzato della mia città. Qui alle prese con il certosino lavoro che richiede la riparazione di un Daytona. [IMG]public/imgsforum/2009/3/orologiaio.JPG[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2009/3/orologiaio2.JPG[/IMG]
Marzo 16, 2009 alle 7:31 pm #1446488krisalpPartecipanteLa seconda foto la trovo molto interessante! bello il taglio e, a mio modesto parere, bella la messa a fuoco sull’orologio! (o)
Marzo 16, 2009 alle 7:33 pm #1446490giancannonPartecipanteCiao, in effetti la seconda è più dettagliata. Cmq ambedue belle, bel taglio e contrasto. [app]
Marzo 16, 2009 alle 8:02 pm #1446512essecentoPartecipanteGrazie ragazzi. In effetti la seconda è quella che è stata scelta dall’orologiaio, una volta ricevuta via email, per appenderla in negozio. 🙂
Marzo 16, 2009 alle 8:05 pm #1446513eosMLPartecipanteLa prima non si capisce quasi cosa stia facendo…Invece molto bella la seconda… [com]
Marzo 16, 2009 alle 8:07 pm #1446514emmeti71Partecipantesono davvero entrambe belle. La seconda la preferisco per l’enfasi sull’orologio e perchè è più “pulita”, si riconosce benissimo il soggetto, il lavoro che l’orologiaio compie, senza elementi che distraggono
Marzo 17, 2009 alle 7:51 pm #1446986essecentoPartecipanteGrazie ancora a tutti…. oggi l’ho vista appesa al muro dell’orologieria e devo dire che è stata una bella sensazione vederla lì.
Marzo 17, 2009 alle 9:36 pm #1447009Antony999PartecipanteNella seconda si comprende l’operazione che l’artigiano sta compiendo. Tuttavia in essa mi pare eccessiva l’inquadratura del volto sfocato dell’artigiano. In essa inoltre mancano tutti quei dettagli molto nitidi e precisi, soprattutto sul banco, sui capelli e sul lato del viso dell’orologiaio, che avrebbero reso superiore la prima, se solo in essa si fosse intravisto l’orologio e la mano destra che opera. Magari semplicemente facendo spostare la mano sinistra un po’ più in basso o più indietro.
Marzo 17, 2009 alle 10:42 pm #1447039essecentoPartecipanteHey ciao! Evito sempre di suggerire i movimenti alle persone che fotografo. Mi cimento per lo più nello street ma se mi capita di riprendere artigiani all’opera li lascio liberi di lavorare. Nel 2° scatto la scelta di rendere particolarmente presente la faccia dell’orologiaio è voluta. Lo conosco, so quant’è narciso e che avrebbe apprezzato questo tipo di scatto. Grazie cmq per i consigli! (o)
Marzo 18, 2009 alle 11:11 pm #1447543FRANCESCOPartecipantela prima non mi piace perchè non si vede l’orologio che sta riparendo…ottima la seconda [can]
Marzo 19, 2009 alle 4:37 pm #1447772Antony999PartecipanteOriginariamente inviato da essecento: Evito sempre di suggerire i movimenti alle persone che fotografo.
Capisco e rispetto il punto di vista, per altro condiviso da diversi miei amici. Ma io non concordo con questi, per me, inutili pregiudizi. Per me il fotografo è un regista, che, senza formalizzarsi in regole o falsi moralismi, non si sa quando o da chi stabiliti, ha il gravoso compito di riassumere in una sola “immagine simbolo” tutto un discorso, un’idea, un progetto. Il fotografo può (e dovrebbe) riassumere in una sola immagine il significato di un intero film, di una guerra, di una situazione. Ci sono tanti esempi in proposito, nella storia della fotografia: i marines che innalzano la bandiera a Okinawa, il miliziano di Bob Capa, ecc.. Anche al tuo amico orologiaio penso avrebbe fatto maggior piacere poter scegliere, come immagine definitiva, quella in cui si leggeva anche il suo gradevolissimo profilo. In un’immagine più completa. Non si tratta di rendere il falso, ma di cercare la sintesi; che oltretutto, nel tuo caso, diversamente da Capa o altri, non sarebbe stata difforme dalla realtà. perché nell’altra immagine descrivi la stessa realtà, solo da un punto di vista diverso e più interessante. Pare che la bandiera di Okinawa sia stata innalzata diverse volte, per consentire al fotografo di riprendere “l’attimo” alla Cartier-Bresson. Invece il miliziano di Capa pare addirittura che sia stato ripreso in altra occasione, diversa da quella citata. Questi sono veri eccessi. CHe pure hanno fatto la storia della fotografia. Ma spostare un rametto che dà fastidio, mentre scatti una macro, non è una cosa che va contro principi morali. Allo stesso modo, suggerire al tuo amico di abbassare poco poco la mano, non era andare contro un principio. Ci sono cose in cui i principi hanno maggiore valenza morale, e magari in questi casi scendiamo a compromesso.
Marzo 19, 2009 alle 7:02 pm #1447833essecentoPartecipanteOriginariamente inviato da Antony999: Capisco e rispetto il punto di vista, per altro condiviso da diversi miei amici. Ma io non concordo con questi, per me, inutili pregiudizi.
Qualsiasi “pregiudizio” è inutile ma in questo caso, dal mio punto di vista, non si tratta di un pregiudizio ma dell’idea (condivisa o meno poco importa visto che sono io a fotografare secondo i miei canoni e gusti) che gli scatti a chi lavora vadano fatti lasciando totalmente libero l’artigiano di muoversi e cimentarsi della sua attività di tutti i giorni in modo assolutamenta naturale. Non sono andato in negozio per fargli delle foto. Ero in negozio e l’ho visto lavorare nel suo retrobottega dove effettua le riparazioni. Avevo, come spesso accade la mia eos e gli ho fatto 3-4 foto. Così ho fatto con i pescatori, così ho fatto con l’artigiano che intagliava il legno e così credo farò sempre a meno che io non sia chiamato dall’artigiano appositamente per fare foto di un certo tipo e secondo le sue esigenze.
Per me il fotografo è un regista, che, senza formalizzarsi in regole o falsi moralismi, non si sa quando o da chi stabiliti, ha il gravoso compito di riassumere in una sola “immagine simbolo” tutto un discorso, un’idea, un progetto.
Alle regole mi son sempre attenuto relativamente in fotografia perchè la considero un’arte. E non vivo i miei scatti come “un gravo compito di riassumere un discorso, un’idea, un progetto”. Io fotografo per il gusto di farlo e secondo la mia ispirazione. Credo che il tuo modo di intendere la figura del fotografo in realtà sia piuttosto formalizzata e rigida. Perdonami.
Il fotografo può (e dovrebbe) riassumere in una sola immagine il significato di un intero film, di una guerra, di una situazione.
Il fotografo può (e non deve) divertirsi, fotografare per il gusto di farlo. Rinnovarsi, sapersi metter in gioco, migliorarsi senza pretendere dal suo scatto nulla che non sia la sua gioia nel momento in cui concepisce lo scatto, lo esegue e lo vede realizzato su un pc piuttosto che in CO. Come vedi abbiamo due visioni molto diverse della figura del fotografo. Senza che questo tolga nulla alla tua, io mi tengo volentieri la mia. Fin qui mi ha soddisfatto.
Ci sono tanti esempi in proposito, nella storia della fotografia: i marines che innalzano la bandiera a Okinawa, il miliziano di Bob Capa, ecc.. Anche al tuo amico orologiaio penso avrebbe fatto maggior piacere poter scegliere, come immagine definitiva, quella in cui si leggeva anche il suo gradevolissimo profilo. In un’immagine più completa. Non si tratta di rendere il falso, ma di cercare la sintesi; che oltretutto, nel tuo caso, diversamente da Capa o altri, non sarebbe stata difforme dalla realtà. perché nell’altra immagine descrivi la stessa realtà, solo da un punto di vista diverso e più interessante. Pare che la bandiera di Okinawa sia stata innalzata diverse volte, per consentire al fotografo di riprendere “l’attimo” alla Cartier-Bresson. Invece il miliziano di Capa pare addirittura che sia stato ripreso in altra occasione, diversa da quella citata. Questi sono veri eccessi. CHe pure hanno fatto la storia della fotografia.
Esempi nobilissimi. Ma senza scomodare nomi e date ci sono scatti “rubati” che non hanno nulla da invidiare per intensità e comunicatività a quelli da te citati. Anzi mi spiace che lo scatto alla bandiera di Okinawa sia il frutto di una serie di scatti ripetuti con l’intenzione di ottenere quel risultato. Il suo valore, a mio modo di vedere, ne risulta sminuito.
Ma spostare un rametto che dà fastidio, mentre scatti una macro, non è una cosa che va contro principi morali.
Beh certamente no. Ma macro e street, macro e reportage, macro e quel tipo di fotografia di cui parliamo sono due generi completamnete diversi con presupposti diversi.
Allo stesso modo, suggerire al tuo amico di abbassare poco poco la mano, non era andare contro un principio.
E ripeto. Non stavo fotografando un vaso cinese. Stavo fotografando un artigiano che fa il suo mestiere e desideravo fotografarlo nel pieno svolgimento della sua attività senza che i suoi movimenti fossero “contaminati” da una “regia”. Se questo era quello che desideravo fare ed ho fatto son io che non rispondo a falsi formalismi e pregiudizi o regole. Non trovi?
Ci sono cose in cui i principi hanno maggiore valenza morale, e magari in questi casi scendiamo a compromesso.
…fotografare senza compromessi è molto divertente. Dovresti provare. Voglio dire, a me sembra chiaro che sono io a non dettare delle regole. E non il contrario. 🙂 Grz per l’interessante dibattito. Ciao!!! (o)
Marzo 19, 2009 alle 9:01 pm #1447872Antony999PartecipanteOriginariamente inviato da essecento: E non vivo i miei scatti come “un gravo compito di riassumere un discorso, un’idea, un progetto”. Io fotografo per il gusto di farlo e secondo la mia ispirazione. Credo che il tuo modo di intendere la figura del fotografo in realtà sia piuttosto formalizzata e rigida. Perdonami.
Il gravoso compito non è “nel fotografare”, ma nel riassumere in una sola immagine… E’ cosa molto diversa. Anch’io passo momenti deliziosi con il mio apparecchio. Ma la fotografia ben fatta richiede impiego di intelligenza, ragionamento, ispirazione, tecnica. Quindi non è un qualcosa che si fa senza impegno, tanto per fare qualcosa, e solo per passare il tempo. Quando c’é il gusto nel fare le cose, non si sente sofferenza, né stanchezza. Tutt’altro. E nel fare le cose bene c’é maggiore soddisfazione. Non vedo dove sia il “mio formalismo”. Aggiustare la mano del soggetto, al solo scopo da renderlo massimamente espressivo, non è formalismo. E’ essenziale. Il valore di una foto è nel suo significato. Il formalismo è attenersi a regole immotivate, consuetudini, obblighi vice-pseudo-morali, che non hanno ragione d’essere. In estetica il formalismo indica la teoria per cui “sono esclusivamente gli aspetti formali di un’opera d’arte (i suoi colori, il suo disegno, il suo stile, il suo suono o le sue forme, nel caso della scultura) a determinarne il valore”. Ma io non parlo della forma; ma della sostanza. Cogliere il soggetto nella maniera migliore per rendere al massimo i significati. E’ cosa molto diversa.
Il fotografo può (e non deve) divertirsi, fotografare per il gusto di farlo. Rinnovarsi, sapersi metter in gioco, migliorarsi senza pretendere dal suo scatto nulla che non sia la sua gioia nel momento in cui concepisce lo scatto, lo esegue e lo vede realizzato su un pc piuttosto che in CO.
Questo può essere vero, fin quando non diventa un comportamento disimpegnato o superficiale. Ma in ogni caso ognuno è libero di fare quello che vuole. Il fotoamatore non ha il committente e la data di consegna a spingerlo a fare subito e come viene. Il fotoamatore ha la possibilità di superare il professionista, appena i mezzi tecnici glielo consentono. Proprio perché può dedicare il suo tempo a quello più che lo interessa, senza costrizioni e condizionamenti del committente. Ed infatti molti fotoamatori che sono su questo sito hanno un livello elevatissimo. Concordo con te sul fatto che ognuno ha il diritto di fare le cose a suo gusto. Però “se si posta un’immagine per chiedere un parere, significa che si vuole un parere”; non ci si accontenta di quello che è venuto fuori, facilmente, in letizia, e si impegnano altri ad aiutarci a capire. Se poi qualcuno il parere lo dà, bisogna, per coerenza, accettarlo. Salvo poi fare quello che si vuole.
Come vedi abbiamo due visioni molto diverse della figura del fotografo. Senza che questo tolga nulla alla tua, io mi tengo volentieri la mia. Fin qui mi ha soddisfatto.
Senz’altro. Non ci sono minimamente dubbi su questo. Però, la prossima volta, pubblicando una foto, precisa sotto di essa che vuoi solo giudizi positivi, o almeno concordi col tuo modo di vedere la fotografia; così eviterai a tutti gli altri di perdere tempo ad esaminare le tue foto. Ti pare?
Esempi nobilissimi. Ma senza scomodare nomi e date ci sono scatti “rubati” che non hanno nulla da invidiare per intensità e comunicatività a quelli da te citati.
Sei sicuro che siano tali? In 40 anni di fotografia, occasioni del genere, in condizioni ideali, me ne sono capitate pochissime. Invece i libri di fotografia sono pieni di scatti “magici”. Leggevo, tempo addietro, che la maggior parte di essi, in realtà, sono costruiti. E ogni tanto si svela qualche “falso storico”. Con l’analogico negativo e con il digitale i colori sicuramente non sono quelli ritratti, senza parlare del contrasto, della luminosità, della risoluzione, che viene alterata, in ogni immagine, col PC. Quello che viene fuori sicuramente non è la “verità” etica. E la ricerca della verità è un’utopia. Anche perché il procedimento fotografico artistico consiste proprio nel personalizzare la verità, condizionandola ad un’idea creativa, all’estetica. L’unica verità può venire dalla dia, ma sono riusciti a falsare anche quella, con esposizioni doppie, ecc.
Anzi mi spiace che lo scatto alla bandiera di Okinawa sia il frutto di una serie di scatti ripetuti con l’intenzione di ottenere quel risultato. Il suo valore, a mio modo di vedere, ne risulta sminuito.
Anche le immagini digitali che vedo in giro, con colori saturi, maschere di contrasto, alterazione delle dominanti mi danno la tua stessa impressione. Ma solo quando “non hanno” dietro l’intelligenza creativa, e sono nsolo il risultato dell’uso mnemonico ed inconsapevole di azioni di Photoshop, ripetute senza cognizione di causa e senza gusto. Il tuo modo di vedere la fotografia la rende meno arte e più documentazione della realtà. Ed è proprio quello che affermano i tanti detrattori di quest’arte, ritenendola minore; proprio perché è meno personalizzabile, essendo condizionata dal soggetto. Ed ogni volta che ci si pongono limitazioni di sorta, soprattutto per cose di questo tipo, così marginali e non codificabili in nessuna regola o ragion d’essere, a mio parere si dà ragione a costoro.
Ma macro e street, macro e reportage, macro e quel tipo di fotografia di cui parliamo sono due generi completamnete diversi con presupposti diversi.
Questo è un distinguo che non ha ragione di esistere. Perché sono diversi? Un’orologiaio è un soggetto cui non si può chiedere di spostare la mano, invece con una falce si può arare un campo intero per mettere in evidenza un fiore? O si è coerenti sempre o non lo si è mai. Quando si pongono delle regole, poi esse vanno rispettate sempre, altrimenti diventa molto più difficile proporle come importanti agli occhi degli altri. Altrimenti, con l’arbitrarietà, non si sa da chi creata e gestita, si nega la validità stessa delle regole.
Stavo fotografando un artigiano che fa il suo mestiere e desideravo fotografarlo nel pieno svolgimento della sua attività senza che i suoi movimenti fossero “contaminati” da una “regia”. Se questo era quello che desideravo fare ed ho fatto son io che non rispondo a falsi formalismi e pregiudizi o regole. Non trovi?
A me pare proprio ed esattamente il contrario. Se, per favore, ragionando per capirci, con serenità, visto che siamo su un sito in cui si discute di fotografia, con educazione, mi spieghi qual’é il motivo logico, non quello filosofico (che ognuno può interpretare in modo diverso e lascia il tempo che trova) possiamo arrivare ad una conclusione valòida e non solo teorica. Le regole servono per stabilire cose concrete, che hanno una logica di esistere e sono valide per tutti. Linee di demarcazione che nessuno può superare, neanche con la furbizia. Altrimenti non ha senso porle. Perchè di furbi ce ne sono tanti in giro. E chi rispetta le regole viene a trovarsi con due piedi in una scarpa, mentre gli altri fanno il loro comodo. Ecco perché nei concorsi seri, quando si vuole il rispetto delle regole, si chiedono diapositive, non fotografie digitali o da negativo analogico. Spiegami, per favore, per capirci, senza polemiche, e non per volerti im porre il mio punto di vista, cosa cambia se fai abbassare di pochi centimetri la mano, al tuo amico. Non mi pare una cosa straordinaria. Non mi pare di sovvertire regole o di compiere un’azione immorale. E non mi pare che sia io a creare delle regole, in quanto voglio solo rendere al meglio il soggetto per fargli esprimere al massimo la sua personalità, il suo significato. Quindi non vado dietro a regole sterili e fini a se stesse. Preciso ancora che questo ragionamento lo sto facendo non per creare polemiche, ma per capire. Stiamo parlando e continuiamo a parlare di fotografia, con serietà e senza animosità. Altrimenti a cosa serve un sito dedicato a noi fotografi?
…fotografare senza compromessi è molto divertente. Dovresti provare.
Se permetti ora stai sbagliando. Mi dipingi quasi come un malfattore! Ma chi ti dice che io non abbia delle regole! [/quote] Voglio dire, a me sembra chiaro che sono io a non dettare delle regole. E non il contrario. 🙂 (o) [/quote] A me questo non pare. Io ho fatto una considerazione per rendere al meglio il significato della foto. Non ho stabilito regole. Ho parlato di opportunità, non di regole. E’ scontato che la foto la fai come ti pare. Nella tua prima risposta, però, stabilivi delle regole: 1) “Non toccare il soggetto da ritrarre”. 2) “Non fare il regista”. 3) “Il fotografo può (e non deve) divertirsi, fotografare per il gusto di farlo. ….. migliorarsi senza pretendere dal suo scatto nulla che non sia la sua gioia nel momento in cui concepisce lo scatto, lo esegue e lo vede realizzato su un pc piuttosto che in CO.” E, più consistente ed invasiva, a me rivolta. 4) “Prova a seguire le regole”. Più regole di così! 😀 😀 😀
Marzo 20, 2009 alle 12:05 am #1447926essecentoPartecipanteAscolta…anzi leggimi bene.
Se poi qualcuno il parere lo dà, bisogna, per coerenza, accettarlo. Salvo poi fare quello che si vuole.
I pareri li accetto tutti e non vedo dove io non abbia “accettato” il tuo. Posso non condividere una sola parola che scrivi (non è questo il caso) ma non condividere non significa non accettare. Ed ancora..
Però, la prossima volta, pubblicando una foto, precisa sotto di essa che vuoi solo giudizi positivi, o almeno concordi col tuo modo di vedere la fotografia; così eviterai a tutti gli altri di perdere tempo ad esaminare le tue foto. Ti pare?
A me pare che tu stia imbastendo una polemica senza una ragione che sia valida. 🙂 Hai scritto un papiro che non sono arrivato a finire. Mi son fermato a questa frase. Preferisco non continuare. Se posto una foto non è per ricevere lodi ed elogi. Ho ricevuto critiche positive e negative e le ho apprezzate sempre e con grande spirito. Non solo qui. E’ un merito che mi si riconosce. Sarebbe davvero la prima volta che mi si faccia notare che sono quel tipo di utente che desidera solo giudizi positivi. Io la chiuderei qui questa discussione. Ti ringrazio e ti auguro buona serata. Alla prossima.
Marzo 20, 2009 alle 1:13 pm #1448091Antony999PartecipanteOriginariamente inviato da essecento: Io la chiuderei qui questa discussione. Ti ringrazio e ti auguro buona serata. Alla prossima.
Si, meglio chiudere qui. Ma non ci sarà una prossima. Auguri per le tue immagini. Antonino
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