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Marla Singer

  • Questo topic ha 55 risposte, 14 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni fa da Franco.
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  • #1787444
    rossomoto
    Partecipante

    Originariamente inviato da Wolfriend: Bah… non mi sembra che quanto hai scritto finora centri qualcosa con il concetto espresso da Albo, sul quale, peraltro, sono d’accordo anch’io… 🙂

    Perché non centra qualcosa? Il senso di quanto ho scritto finora non é forse “non é necessariamente rilevante come si ottiene una foto, cosa si fotograva o il ruolo che si é avuti nella preparazione della scena mentre lo é l’idea dietro lo scatto”?

    #1787453
    Luca
    Partecipante

    ho letto tutta la discussione d’un fiato. avevo già in mente cosa scrivere…. poi ho letto il commento di Alvaro. Mi ha preceduto, non posso quindi che quotare quanto da Lui scritto.

    #1787459
    Mullahomark86
    Partecipante

    Discussione interessante ma faticosa da portare avanti in un forum. Per quanto mi riguarda, resto della mia opinione e cioé che le foto possono fare molte cose meno che raccontare. Penso anche che tutto ciò che venga prodotto da una macchina fotografica debba essere considerato una fotografia. [lo]

    #1787477
    gabriele77
    Partecipante

    Originariamente inviato da Albo49: Un’immagine si realizza per tecnica, soggetto e idea. In questo caso…

    Grazie, grazie, grazie per aver espresso le mie intenzioni. E grazie anche a Rossomoto, inizialmente per la precisa lettura dello scatto (é tutto scritto lě) e poi per aver portato avanti la discussione come io stesso avrei fatto. Titolo: Marla Finger (protagonista di un film, che a sua volta é la trasposizione cinematografica di un libro) Sottotitolo: sedicente ritratto (sedicente, significato: spreg. Che dice di essere ciò che non é, che si attribuisce qualificazioni, meriti e sim. non rispondenti a verità). Avevo in mente una risposta piů articolata, ma non credo ci sia molto da aggiungere. Solo questo: [IMG]public/imgsforum/2013/12/38918_1_.jpg[/IMG] EDIT: grazie a tutti per i vostri graditi interventi. A presto.

    #1787487
    Franco
    Partecipante

    La fotografia non esiste piů, dal digitale in poi esiste solo l’immagine, cosě come l’avete intesa in alcuni passi della discussione….. però io continuo imperterrito a chiamarla fotografia…. Parafrasando Nietzsche in un’altro romanzo, Cosě parlò Zarathustra: la fotografia é morta. Ma parlando dell’altro romanzo, Fight club dello scrittore Palahniuk, che ha inquietato le notti di chi ha avuto modo di leggerlo o di vedere il film, possibile che nessuno ha fatto notare che il personaggio ripreso nella foto e descritto nel titolo, interprete del romanzo Fight Club, é l’esatto specchio della discussione ed ha una forte attinenza con l’atto compiuto da Gabriele, fotografare un video…… La foto in questione di Gabriele é interessante e se le intenzioni erano di natura concettuale e iconoclastica, probabilmente ha ottenuto il risultato sperato. Complimenti per l’idea e per la realizzazione che trovo tutt’altro che povera, tecnicamente parlando.

    #1787495
    rossomoto
    Partecipante

    Originariamente inviato da gabriele77: …E grazie anche a Rossomoto, inizialmente per la precisa lettura dello scatto (é tutto scritto lě) …

    Stai dicendo che c’ho azzeccato?

    #1787580
    Mullahomark86
    Partecipante

    Finanche celebri pipe….attenzione a non raddoppiare la seconda p [fis]

    #1787583
    gabriele77
    Partecipante

    Grazie Franco per aver reso ancor piů comprensibile la mia idea. @Rossomoto: si, essenzialmente si. (ho scorso la scena fotogramma per fotogramma, per poter scegliere quello che a me sembrava migliore), il perché, sono anni che ce l’ho in mente [ist] @Mullahomark86: io dico, invece, che ci starebbe bene. Grazie per l’idea. Aggiungo ancora, se una fotografia, un’immagine, uno scatto che dir si voglia, deve essere letta, ammesso e non concesso che ne abbia i requisiti, allora vuol dire che ha qualcosa da raccontare. Perché una fotografia(?) deve essere letta. Ciao, alla prossima. [lo]

    #1787593
    Franco
    Partecipante

    Originariamente inviato da gabriele77: Aggiungo ancora, se una fotografia, un’immagine, uno scatto che dir si voglia, deve essere letta, ammesso e non concesso che ne abbia i requisiti, allora vuol dire che ha qualcosa da raccontare. Perché una fotografia(?) deve essere letta. Ciao, alla prossima. [lo]

    Mi viene in mente uno dei quadri (o se volete possiamo chiamarle serigrafie) eseguiti da Warhol fotografando una foto di Marilyn, in particolare quello con 9 riproduzioni simili ma di colore diverso. La bellezza iconizzata di Marilyn, o meglio, l’icona della bellezza mercerizzata riprodotta in ugual misura e sottoposta ad un’opera di spersonalizzazione e iperesposizione. La bellezza estetica di una donna é senz’altro piů’ “stimolante” e apprezzata rispetto la bellezza interiore, ma é anche una questione di gusti… qualcuno si accontenta dell’estetica (e del “trucco”) superficiale, qualcun’altro ricerca i contenuti interiori, le immagini che hanno qualcosa da raccontare e che possono essere lette e interpretate. Una cosa non esclude l’altra, ma la presenza in ugual misura é tanto rara quanto destabilizzante, a volte. Non bisogna comunque dimenticare che nelle forme di espressione concettuale, l’estetica (bella o brutta) dell’opera ha valore funzionale (non decorativo, ornamentale). Quindi la bellezza, o la bruttezza non sono fini a se stesse, ma fungono da elemento catalizzante per esercitare un’attrazione e un’interesse intellettuale….. vogliono raccontare qualcosa del soggetto ritratto. [lo]

    #1787684
    Claudio
    Partecipante

    Parto da una definizione che ho apprezzato.

    Originariamente inviato da fra65: Non bisogna comunque dimenticare che nelle forme di espressione concettuale, l’estetica (bella o brutta) dell’opera ha valore funzionale (non decorativo, ornamentale). Quindi la bellezza, o la bruttezza non sono fini a se stesse, ma fungono da elemento catalizzante per esercitare un’attrazione e un’interesse intellettuale….. vogliono raccontare qualcosa del soggetto ritratto.

    Proviamo ora a ritornare all’immagine di gabriele77. Lě il fotogramma del film (con tutta la bellezza e notorietà che può portare con se) é quindi stato funzionale. E seguendo la generalizzazione di Franco a proposito delle forme di espressione concettuale, si può dire che la bellezza/bruttezza del (cioé il ritorno estetico procurato dal) fotogramma isolato ha catalizzato l’interesse intellettuale di alcuni osservatori e un certo tipo di rifiuto da parte di altri. A questo punto (e schematizzo un po’ per spiegarmi meglio) tento di distinguere alcune posizioni (ovviamente tutte legittime in quanto personali) che mi pare riassumano quelle emerse nella discussione. 1) Ci sono quelli che, con diverse argomentazioni, non credono vada inclusa questa “Marla Singer” nel dominio della fotografia o dell’arte (perché é uno “screenshoot”; perché é una “riproduzione”; perché…). E un tale assunto basta a bocciare lo scatto. 2) Ci sono quelli che la apprezzano perché dietro l’apparente riproduzione di un fotogramma c’é invece una idea. E quindi é una fotografia ed é una fotografia riuscita; ma é “risucita” già solo per il fatto che a partire da questa idea scaturisca una discussione. 3) Ci sono quelli che, avendo una visione inclusiva di cosa sia arte o fotografia (e sě, come già ha ricordato Franco, si dovrebbe/potrebbe parlare solo di “immagine”) non hanno dubbi a classificare questa come una fotografia. Questi ultimi, per motivi diversi (o ritenendo debole il “concetto”; o al contrario ammirando l’ “idea” che sta dietro allo scatto; o ancora non credendo che un’idea del genere sia nella foto ma possa emergere solo grazie a dei commenti successivi; o… ecc.), possono trovarla piů o meno bella riuscita interessante. (Per chiarezza questa é la mia posizione.) Ciò che vorrei sottolineare con questo intervento é una sorta di gioco di ruolo dialogato che quasi sempre mi pare venga messo in scena quando ci si trovi di fronte a foto “diverse” (per volontà dell’autore o per sensibilità dell’osservatore) rispetto a quelle che “si vedono di solito”. Ecco, di fronte a questo tipo di foto “diverse” capita periodicamente che si costruiscano discorsi che, per cosě dire, a mio avviso, non vanno molto oltre la discussione circa la possibilità/utilità/ammissibilità di una inclusione di tali scatti nel dominio della fotografia e/o dell’arte. E mi pare che lo “scontro” sia principalmente tra le posizioni 1 e 2. Ovviamente niente di male in questo! Ma chi abbia invece una posizione del tipo che ho cercato di riassumere nel punto 3, non riesce di fatto a entrare nella discussione perché il suo é un giudizio di valore e non un’argomentazione atta semplicemente a definire il dominio della foto. Riprendendo le tre posizioni precedenti senza piů generalizzare… (1) …se si pensa che quel certo scatto a un fotogramma del film “Fight Club” non sia degno di essere classficato come una fotografia o come arte, é implicito che ne consegue un giudizio di valore completamente negativo e quindi, coerentemente, il discorso finisce lě… (2) …e se invece si pensa che per fare arte/fotografia concettuale sia sufficiente “metterci dietro un’idea o un concetto”, o meglio che sia sufficiente che la foto faccia discutere, allora in questo caso la foto é già riuscita solo perché dietro c’é un’idea o un concetto (al di là quale esso sia e di come esso sia stato espresso). E come conseguenze, in questo caso, di nuovo coerentemente, il giudizio di valore non può che essere positivo. Cosě facendo si opera però un livellamento, secondo me verso il basso, sostenuto dalle uguaglianze “concettuale” = “in grado di sollevare polemica” = “comunicativo” = “artisticamente riuscito”… (3) …infine se già si accetta in prima istanza un qualsiasi scatto genericamente “concettuale” come degno di essere giudicato quantomeno “fotografia” si può da un lato riconoscerne le peculiarità (ad esempio il fatto che si possa fotografare il fotogramma di un film), ma dall’altro lato cercare anche di attribuire un valore all’operazione concettuale e – perché no?! – agli altri elementi (stilistici, compositivi, ecc.) non prettamente o per nulla concettuali dello scatto stesso: analizzando come e se tali elementi sono complementari all’idea-concetto che si presume stia dietro. Cosě facendo si esprime un giudizio di valore secondo me piů completo, paragonabile a quando, ad esempio, di fronte alle foto di due scene di strada (entrambe ben composte, ben esposte, ecc.) non si dirà semplicemente che sono due “fotografie” ascrivibili alla categoria “street”, ma si andrà piů a fondo fino a considerarne superiore o inferiore (piů o meno stimolante, piů o meno riuscita, ecc.) una piuttosto che l’altra. E si farà questo basandosi su motivazioni intrinseche alle foto, non dicendo se appartengono oppure no alla categoria “street”. Un saluto a tutti.

    #1789975
    Franco
    Partecipante

    Mi ero perso l’intervento di Clanon, Claudio, che specifica in modo dettagliato qualcosa che dovrebbe far riflettere molte persone, la sua schematizzazione elenca alcuni stereotipi molto comuni nella cultura “nazional-popolare” (borghese, superficiale) riferita alle forme di arte moderna, spesso denigrate per mancanza di basi culturali sufficienti per apprezzare il lavoro degli artisti contemporanei, di cui la fotografia, o meglio il mondo “dell’immagine”, é uno dei mezzi espressivi privilegiati.

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