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Ottobre 18, 2012 alle 3:25 pm #1737217mabriolaPartecipante
Ultimamente nel mondo professionale soprattutto legato al fotogiornalismo, sta accadendo un autentico putiferio, questo è causato da un progetto fotografico realizzato da un giovane fotografo studente, Giorgio di Noto. Per chi abbia voglia di tentare di argomentare, (il topic è estremamente complesso) vi linko un inizio di storia che riguarda l’oggetto di quello che, mi auguro, possa diventare una discussione interessante che possa finalmente parlare di fotografia. Buon divertimento a chi vorrà tentare di cimentarsi in questo difficile esercizio. http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/09/19/non-ci-sono-solo-foto-di-foto/
Ottobre 18, 2012 alle 5:45 pm #1737251dirosa82PartecipantePost interessante, ma penso che non ci sia tanto da argomentare… Di Noto non è un fotoreporter, ha preparato un ottimo progetto, ben realizzato e la sua biografia fa anche da contesto, nel senso che il suo lavoro non è frutto del caso. Quello che a tratti diventa bizzarro è assegnare un premio fotografico in memoria di Marco Pesaresi (un vero fotoreporter) ad un progetto che non può essere “definibile” come fotogiornalismo. Ciao, Raffaele
Ottobre 18, 2012 alle 5:51 pm #1737253mabriolaPartecipanteOriginariamente inviato da dirosa82: Quello che a tratti diventa bizzarro è assegnare un premio fotografico in memoria di Marco Pesaresi (un vero fotoreporter) ad un progetto che non può essere “definibile” come fotogiornalismo. Ciao, Raffaele
e non ti sembra una base sulla quale “tentare”, aggiungerei timidamente, di argomentare? 🙂 ciao Raf
Ottobre 18, 2012 alle 6:07 pm #1737255KekkoYPartecipanteLeggendo sia le motivazioni del premio sia la descrizione del suo lavoro fatta da Di Noto mi sono reso conto che questo riconoscimento crea una separazione tra due concetti che finora, almeno in ambito fotografico e giornalistico, eravamo abituati a considerare un tutt’uno: l’essere fotogiornalista e il fare fotogiornalismo. Con questo non voglio dire che qualsiasi combinazione casuale di immagini scattate da fotogiornalisti sia fotogiornalismo, ci vogliono <
> ma soprattutto < >, selezione tra tutto il materiale che solo i “veri” fotogiornalisti possono mettere a disposizione, conferendogli, in un certo qual modo, maggiore autorevolezza. Ottobre 18, 2012 alle 6:16 pm #1737257mauromo69PartecipanteTrovo abbastanza sterile le motivazioni della “polemica” in essere. Da che mondo e mondo qualsiasi fotoreporter per pubblicare il proprio progetto ha bisogno di un foto-editor per la scelta del taglio dell’articolo o del libro o della mostra che dir si voglia, le fotografie utilizzate per il lavoro di Di Noto non sono state spacciate per sue, quindi se la giuria ha così deciso evidentemente non aveva altro da premiare.
Ottobre 18, 2012 alle 6:21 pm #1737258Il_BernaPartecipanteMmh…interessante. La mia scarsa cultura in ambito fotogiornalistico non mi permette forse di andare molto nel profondo, ma qualche idea me la sono fatta. Non mi sento di discutere sulla coerenza tra le foto che ha selezionato o sul lavoro di ricerca e valutazione delle stesse, però mi lascia davvero perplesso la seconda frase della motivazione: “Per lottima capacità di edizione e selezione, per lomogeneità e la coerenza del progetto. Per aver utilizzato il linguaggio fotografico al meglio delle potenzialità tecnologiche odierne.” Insomma gli viene assegnato un premio da fotoreporter non per la sua abilità fotografica sul campo, per il suo occhio, per la sua capacità di cogliere un momento significativo e trasmetterne l’essenza con una foto… ma per la sua abilità di “photoeditor”. E’ come se il photoeditor e lo stampatore di LIFE si prendessero l’esclusivo merito di un reportage di Capa. Almeno, io la vedo così. Inoltre quel “al meglio delle potenzialità tecnologiche” mi fa lievemente rabbrividire: sembra quasi di leggere, tra le righe, che al giorno d’oggi sia più importante spremere la foto al pc fino all’osso piuttosto che appoggiare l’occhio al mirino, premere il pulsante e sapere che, con o senza modifiche, ci sia già qualcosa di significativo in memoria. Le foto non sono sue, e già questo mi dà da pensare, anche circa l’pportunità etica di vincere un premio fotografico sfruttando immagini altrui. Non si è mosso da casa. Non è possibile valutare la sua competenza tecnica in fase di scatto (casomai la sua abilità con photoshop per renderle tutte simili), e anche quella credo sia necessaria. Insomma lui magari è un fotografo eccezionale e il suo progetto avrebbe lecitamente sbancato in ambiti diversi, ma considerarlo un “reportage” addirittura premiabile mi sembra quantomeno poco opportuno.
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