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Nuvole e colori

  • Questo topic ha 74 risposte, 22 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 15 anni fa da fireblade.
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  • #1519982
    fireblade
    Partecipante

    Grazie Lino, hai dato l’essenza ai miei pensieri 😉

    #1520167
    AndreaOiser
    Partecipante

    Originariamente inviato da Lookaloopy: Sarà logico ma è un errore Andrea, se tutti aprissimo solo i post dei nostri utenti preferiti gli altri non avrebbero possibilità di crescita. E questo purtroppo in una certa misura accade. E anche riguardo al titolo, ricorda che “L’abito non fa il monaco” e “nella botte piccola c’è il vino buono”, ovvero il titolo poco attraente potrebbe celare un capolavoro (e nel caso del presente post ‘nuvole e colori’ non è che Sandro abbia strabiliato tutti solo col titolo) mentre un titolone affascinante potrebbe nascondereun’autentica banalità, nel rispetto del detto “tanto fumo e niente arrosto”. [lo]

    Ti do ragione Luca, o meglio in parte: ti darei completamente ragione se tutti avessimo il tempo di visionare ogni post, osservare con attenzione la foto, trarre le nostre impressioni e infine esprimere il nostro parere. Credo però che questo tempo a disposizione in pochi ce l’abbiano, quindi una buona forma pubblicitaria (il titolo) non guasterebbe come incentivo all’apertura del post…E poi questo discorso vale prettamente per me: noto che molte volte i titoli rappresentano una discriminante importante nella valutazione che spinge all’entrare in un determinato post…Sarà che sono anche un inguaribile romantico e per me il titolo è parte integrante di ogni scatto, deve descrivere ciò che il fotografo aveva in mente: a mio avviso prima nasce il titolo (nel senso di linea guida, di progetto) e poi la foto e non viceversa. Poi cmq il fatto che io apra le foto di determinati autori non esclude il fatto che io apra anche le foto di utenti appena iscritti, anzi…Quando posso cerco sempre di dare il mio contributo (per quel che può valere). [lo]

    #1520173
    AndreaOiser
    Partecipante

    Originariamente inviato da fireblade: Indovinato. Ho smesso di misurare le coppie di linee/mm risolte dai vari obiettivi e/o pellicole o sensori da un bel pezzo, da quando cioè mi sono reso conto che questo atteggiamento è come un piccolo tarlo, che scava gallerie nel nostro cervello impedendoci di concentrarci su altri aspetti, che personalmente ritengo più importanti. Nella terza foto infatti, ben conscio che un tempo di scatto 1/30″ pur su di un 35mm, avrebbe comportato un grande rischio di mosso, ho stretto la fotocamera con entrambe le mani, ed appoggiato i gomiti ad un propizio muretto, creando quindi una sorta di cavalletto naturale. Parimenti non ho usato filtri, l’idea di inquinare la resa della velvia era lontana dai miei intenti. Poi per carità, forse con un digradante rosso avrei infiammato il tramonto, ma cercavo colori tenui, per quelli forti e privi di gradienti tonali c’è sempre photoshop 🙂 Ero semplicemente uscito con un sogno in testa, se mi fossi portato dietro l’armata rossa lo avrei infranto sui dettagli tecnici; ho preferito far leva sulla mia esperienza e rischiare di portare a casa un bel niente. Ecco perché continuo a sostenere la tesi della mezza calzetta: a volte sono troppo idealista. 😉

    Grazie per aver condiviso le tue sensazioni Sandro, la mia era solamente una domanda curiosa (spero di non essere stato frainteso!) e te ne spiego il perchè. Quante volte da niubbo entrando nei vari forum ci sono state dette sempre queste frasi (me compreso ovviamente) che poi io a mia volta ho recitato a mo’ di vangelo ai nuovi adepti: “dovevi portare il cavalletto!!”, “in notturna ci vuole il treppiede!!”. Ora leggendo della tua scelta di scattare a mano libera mi incuriosiva moltissimo il fatto che un fotografo del tuo calibro avesse optato per questa scelta…Ora ne comprendo il motivo grazie alla tua spiegazione, anche se devo ammettere che stenterei a fare altrettanto perchè sono troppo “precisino”: se dimenticassi a casa il cavalletto sicuramente al tramonto non scatterei perdendomi chissà quali emozioni, ma è più forte di me, non so che farci…è un mio limite, se mi impunto che una cosa non mi va bene, non c’è verso di farmela andare bene. 😀 E cmq se essere idealisti significa essere mezze calzette, mi auspico un mondo che pullili di mezze calzette…Con o senza cavalletto. Basta solo emozionarsi mentre si scatta, altrimenti sono solo pixels (o pellicola impressionata). [lo]

    #1520174
    AndreaOiser
    Partecipante

    Originariamente inviato da nanon: Sei sicuro?? A me basterebbe la metà di quel che riesci a fare, ho sempre aprezzato il tuo lavoro, sia prima che dopo la “pausa estiva”. [lo]

    Se tu mi dai una tua metà ti cedo volentieri la mia, dato che apprezzo molto la spontaneità e la pulizia dei tuoi scatti. Scambiamo allora?? 🙂 😀 [lo]

    #1520176
    fireblade
    Partecipante

    Originariamente inviato da AndreaOiser: Ora leggendo della tua scelta di scattare a mano libera mi incuriosiva moltissimo il fatto che un fotografo del tuo calibro avesse optato per questa scelta…Ora ne comprendo il motivo grazie alla tua spiegazione, anche se devo ammettere che stenterei a fare altrettanto perchè sono troppo “precisino”: se dimenticassi a casa il cavalletto sicuramente al tramonto non scatterei perdendomi chissà quali emozioni, ma è più forte di me, non so che farci…

    Beh, ti rivelo un piccolo segreto: quando riesci ad entrare in comunione con ciò che stai facendo, per il fatto che ti dà un enorme piacere interiore, tutte le incertezze svaniscono di colpo: ti trovi a fare ciò che normalmente riterresti impossibile per le tue presunte capacità. Lo sanno bene i musicisti e molti altri artisti. E’ uno stato di grazia, una specie “porta dell’aldilà”: ti permette di superare ogni visione limitativa della tua passione e di concentrarti solo sull’essenziale, l’emozione. Nella fattispecie portato l’occhio al mirino, esso rimane rapito da quella gioia di forme e colori, e tutto il resto cessa di avere importanza, diventa come un rumore di fondo, grazie a quelle incredibili capacità “accessorie” del nostro cervello, che rendono del tutto automatici molti processi veramente complessi. Sono sicuro che fra qualche anno potrai darmi ragione, tanto non ho affatto fretta 🙂

    #1520179
    AndreaOiser
    Partecipante

    Originariamente inviato da fireblade: Beh, ti rivelo un piccolo segreto: quando riesci ad entrare in comunione con ciò che stai facendo, per il fatto che ti dà un enorme piacere interiore, tutte le incertezze svaniscono di colpo: ti trovi a fare ciò che normalmente riterresti impossibile per le tue presunte capacità. Lo sanno bene i musicisti e molti altri artisti. E’ uno stato di grazia, una specie “porta dell’aldilà”: ti permette di superare ogni visione limitativa della tua passione e di concentrarti solo sull’essenziale, l’emozione.

    Credo che questo stato sia un requisito fondamentale per tirare fuori scatti con un’anima, pregni di significato…

    Sono sicuro che fra qualche anno potrai darmi ragione, tanto non ho affatto fretta 🙂

    Mah, se hai qualche centinaio d’anni da concedermi magari è probabile… 🙂 Cmq credo di capire quello che intendi Sandro e penso forse di farlo già a modo mio. Cammino ed osservo i posti, i luoghi, mi siedo, guardo ciò che mi sta attorno, rifletto e tiro un respiro. Tiro fuori la macchina, compongo, mi siedo ed aspetto la luce. Magari è un modo più riflessivo, meno istintivo ma cmq emozionante. Perlomeno per me. E con questo non voglio dire che si tirano fuori scatti d’autore, anzi magari mi escono fuori delle ciofecate peggio di uno che mi passa a fianco e scatta col telefonino al volo (la solita fortuna del principiante! 😛 ), ma perlomeno si crea un empatia con ciò che ti sta attorno che alla fine ti fa dire solo una cosa: grazie! Già solo vivere un momento del genere ripaga da tutti i fallimenti fotografici… [lo]

    #1520183
    nanon
    Partecipante

    Originariamente inviato da AndreaOiser: Se tu mi dai una tua metà ti cedo volentieri la mia, dato che apprezzo molto la spontaneità e la pulizia dei tuoi scatti. Scambiamo allora?? 🙂 😀 [lo]

    Con estremo piacere, spero un giorno di avere il piacere di incotrare sia te che anche altri canoniani. (o)

    #1520184
    nanon
    Partecipante

    Devo dire che è un piacere leggere post con questi contenuti, in serenità e con “visioni intime” su ciò che la fotografia trasmette alle persone.

    #1520188
    fireblade
    Partecipante

    Originariamente inviato da AndreaOiser: Credo che questo stato sia un requisito fondamentale per tirare fuori scatti con un’anima, pregni di significato…

    C’è un’altra cosa che per me sta assumendo un’importanza notevolissima: l’essenzialità. E’ tanto importante perché amplifica enormemente le percezioni al momento dello scatto, ponendosi come un’autentica sfida. E con questo intendo dire uscire portando con sé il meno possibile. Nell’esempio della terza foto, la composizione è rimasta legata strettamente alla focale che ho utilizzato. Conoscevo molto bene quel luogo, per aver già realizzato un’altro scatto, durante una forte mareggiata: forum_forum.asp?forum=4&section=71&post=327117 aiuta moltissimo a stabilire un “dialogo” con le proprie ottiche, conoscendole così profondamente da poter a menadito sapere quando usarle, come e perché. Gli utilizzatori di zoom forse mi riterranno pazzo. 🙂

    #1520192
    Luca Lupi
    Partecipante

    Io da parte mia Sandro spero di riuscire a raggiungere un tale grado di sublimazione della mia passione per la fotografia. Questo post sta diventando sempre più bello.

    #1520219
    touring
    Partecipante

    Io personalmente faccio parte del forum da poco ma una delle cose che ho subito notato è come chi ha più esperienza, non tanto nel forum quanto piuttosto fotografica si rende disponibile a correggere/consigliare chi come me sbaglia molto. :nw Quando all’inizio di questo post mi sono sentito di muovere un’osservazione a fire per dato che non comprendevo la sua composizione della foto mai avrei immaginato che poi lui avrebbe spiegato il perché e il come avesse deciso per quella scena. [fr1] Poteva benissimo farne a meno, in particolar modo perché sono qui da poco e di foto ne so ancora meno. Mi piace pensare però che qui più alla bravura del fotografo (dote però de perseguire con impegno, dedizione e passione) si guarda la passione che si ha per essa. Io per primo mi dico ogni volta che sto per fare una foto dovrei pensare meno a tutti gli aspetti tecnici e lasciarmi un po’ andare, però spero che come è successo con la chitarra, poco alla volta man mano che le cose vengono automatiche ci si diverte sempre di più perché alla ragione subentra l’istinto. :im Per il discorso che ogni tanto si può cadere in tentazione nel guardare le foto solo degli user più “blasonati” a me onestamente non capita perché ho la convinzione che da chiunque c’è da imparare e poi secondariamente chi le guarderebbe le mie in tal caso ?!?!?!? 😉 Ciao a tutti [can]

    #1520222
    jokerking
    Partecipante

    Che dire…leggendo i vari post di questa discussione sono sempre più orgoglioso di essere un canoniano.. Spero un giorno di acquisire anche io tanta consapevolezza e sensibilità che molti dimostrano di avere. Per il momento la paura di non esserci nato e quindi di non poterla mai acquisire mi spinge ad andare avanti e ad accettare le sfide che la “luce” mi offre. [can]

    #1520223
    chiantese
    Partecipante

    In teatro si insegna spesso che bisogna “reimparare” a camminare su di un palco facendolo sparire; credo che in fotografia molto sia dovuto al “reimparare” ad osservare facendo sparire tutto quello che passa tra l’occhio e ciò che si guarda. Si dice anche che, essendo il corpo stesso uno strumento, bisogna imparare a far sparire anche il corpo, a rendersi invisibili. Chi non è disposto a sparire, non può essere realmente un teatrante; e questo credo valga davvero anche per la fotografia. Ricordo una affermazione, credo di Man Ray (ma non ne sono sicurissimo, se ci sono filologi in ascolto, cerco il libro con la citazione), in cui si dice che occorre essere disposti a disprezzare lo strumento, a non vivere nei suoi confronti un rapporto rispettoso, per poter creare e ricercare il nuovo ed il bello. Una grande esperienza, la conoscenza perfetta del proprio corpo, la conoscenza perfetta del proprio strumento (qualunque esso sia), la capacità di farlo “sparire” sta alla base di quell’automatismo di cui parlava poeticamente Sandro. Questa “sparizione” delle cose è necessaria all’arte, ne sono fortemente convinto. Come ogni cosa, però, la si può vivere in tanti modi. Si possono fare delle foto, o si può fare fotografia con una tensione verso l’arte, e quindi, verso la sublimazione. Nel primo caso, lo strumento è tutto; lo strumento èè l’arte e l’artista. Nel secondo caso, lo strumento resta strumento, l’arte e l’artista sono in colui che ci appoggia l’occhio.

    #1520231
    fireblade
    Partecipante

    Caro Touring, dalla vita si imparano tante cose, specie se hai la fortuna di avere a che fare con persone nobili d’animo. Ritengo che il segreto di pulcinella non abbia nessun valore: quando l’autore di una foto (o di qualsiasi altra opera) risulta restio a fornire informazioni su come l’ha realizzata o sul perché l’ha realizzata in un modo, piuttosto che in un altro, spesso puo’ essere che non lo sappia nemmeno lui, oppure che il suo lavoro sia il risultato di metodologie applicate a caso o per tentativi; di conseguenza gli risulterà difficile descriverle. Altre volte invece è semplicemente aridità, quel sentimento che subentra col tempo se non si hanno veri amici che ti insegnano ad aprire il tuo cuore agli altri. In ogni caso, sapere come è stata fatta una certa foto, ha un valore puramente indicativo: quella luce, e quella scena non saranno mai più replicabili altrove, in questo senso anche la richiesta ossessiva dei dati di scatto che spesso si legge qui, lascia un po’ il tempo che trova. E’ l’esperienza dell’autore, che in pochi secondi gli fa amalgamare tutte le nozioni apprese nel tempo in un’unica, subitanea, univoca scelta, dove si mischiano anche sensibilità e stato emozionale del momento: è questo che crea una bella foto, e nient’altro. 🙂 Per quanto riguarda la tecnica, purtroppo bisogna conoscerla non bene: benissimo. Finché vi sarà incertezza su quale diaframma utilizzare, finché non si sarà padroni delle focali che si usano, della prospettiva, della gestione del fuoco, della composizione….sarà dura ottenere scatti belli, potrà capitare ogni tanto, per fortuna, ma la costanza di qualità richiede una conoscenza ferrea della tecnica, ed una sua applicazione costante e disciplinata, al punto che diventi un’estensione dei nostri sensi e che non sia quindi più necessario rifletterci sopra per decidere come fare. Deve venire d’istinto, automaticamente. Allora la mente sgombra da tutto ciò si libera da questo fardello e puo’ farsi prendere dall’emozione del momento, trasferendolo in toto nel rettangolino magico 🙂

    #1520270
    Linus
    Partecipante

    Dopo tanto sentimento, dopo tanta saggezza, dopo tanta manifestazione di illuminata passione verso la fotografia, mi verrebbe da chiedere, sperando di non guastare la magia creatasi nel 3d, se quelle foto non sarebbero state ancor più belle se fossero state digitali già in origine. L’incanto della (ri)scoperta fotografia analogica non mi rimuove il pensiero che il punto dolente della fotografia digitale, rispetto a quella precedente, sia la criticità della riconversione in analogico. In altri termini, credo che l’apprezzamento che ancora suscita la foto tradizionale derivi da come viene -spesso malamente- fruita quella digitale, e dunque dagli strumenti spesso modesti che la veicolano: monitor “da battaglia”, stampa inkjet approssimativa, supporto cartaceo mediocre (salvo carta di costo elevatissimo), pessima videoproiezione, etc. A meno che – l’ho già scritto prima in quella visione onirica di Sandro alle prese con la F1 e la Velvia – il trasporto verso la fotografia analogica sia fortemente permeato di componenti emozionali, ove il rapporto, non più solo crudamente tecnico, è sublimato dal sentimento. A mio avviso, questo è l’approccio da vero (foto)amatore: procreare immagini per amore e non per far sesso con l’attrezzatura. Sono troppo froidiano?

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