Ortocromatica

  • Questo topic ha 15 risposte, 9 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 10 anni, 9 mesi fa da Anonimo.
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  • #1749935
    gloster1974
    Partecipante

    Il mio viaggio nel mondo della fotografia ortocromatica inizia grazie alla mia dote innata di voler sperimentare
    per capire e dalla mia inesauribile voglia di imparare dalla storia.

    Un viaggio che per me dura quattro mesi intensi pieni di soddisfazioni e ovviamente anche di qualche piccola delusione , quest’ultima
    purtroppo legata ai tempi moderni e allo scarso interesse da parte dei fotografi e non meno da parte
    dei produttori di emulsioni che non trovano un giusto rientro dalla vendita di tali supporti speciali.

    Un vero peccato perche’ una volta capita e una volta provata ( con il giusto metodo ) la si ama alla follia.

    L’ ortocromatica fa parte della storia della fotografia come una pietra miliare poiche’ madre di scoperte
    illuminanti che hanno poi portato alla nascita delle pellicole dei giorni d’oggi.

    Molti autori famosi tra la fine del 1800 e la meta’ del 1900 hanno potuto apprezzare le doti di questa emulsione tra
    cui ne citero’ uno in particolare che mi sta molto a cuore;

    Ansel Adams:

    [i]“Un film ortocromatico può dare a un paesaggio un aspetto più luminoso, in quanto il verde del fogliame viene reso
    con tonalità relativamente chiare, paragonabili a quelle che ci appaiono visivamente”.[/i]

    Partendo da queste parole la mia curiosità mi ha spinto ad indagare per capire le motivazioni di questa affermazione
    e per riportare alla luce un’esperienza del passato.

    Successivamente la mia ricerca mi ha condotto alla scoperta un un libro che per un colpo di fortuna mi sono aggiudicato
    ad un prezzo bassissimo, il libro in questione e’ quello raffigurato qua sotto.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/copertina.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/Scan0001.jpg[/IMG]

    Si tratta di un manuale del 1896, solo leggendolo si capisce e si apprezza il fascino di questo scritto dei termini
    utilizzati e dei suoi contenuti.

    Citazione dalla Prefazione del libro.

    [i]Fra i mezzi di cui noi disponiamo per riprodurre la Natura, eccelle di gran lunga sugli altri la fotografia per le
    sue doti meravigliose di semplicita’ e generalita’. – Le forme più fuggevoli hanno trovato in lei chi le eterna : le
    più rare, chi le divulga : le più nascoste, chi le rivela. – E’ l’onnigrafia.

    Eppure una prova fotografica ordinaria e’ ben lontana dall’essere sotto ogni aspetto una fedele riproduzione
    dell’originale : talora questo vi e’ assolutamente falsato.[/i]

    Riprodurre un esatto chiaro scuro e’ da sempre lo scopo di chi ama la fotografia in bianco e nero
    ma purtroppo data la differenza di risposta delle superfici degli oggetti questo richiederebbe un diverso
    tempo di esposizione per ogni singola superficie , questo e’ impossibile anche al giorno d’oggi se non
    in scene con poche variazioni cromatiche.

    Ancora oggi mi capita di leggere di fotografi delusi dalla non corrispondenza dei colori delle proprio foto
    scattate con le nuove macchine digitali ma non e’ un nuovo male legato solo al nuovo mondo della fotografia
    bensì un problema che possiamo datare esattamente con l’inizio della fotografia e sempre leggeremo di questo
    problema.

    Ora un po’ di storia

    1884 per la prima volta nella storia della fotografia si adotta il termine ortocromatico ad emulsioni che come
    caratteristica hanno un enorme vantaggio , ovvero quello di estendere la sensibilita’ dello spettro solare ai
    colori giallo e verde che fino ad allora erano difficili da riprodurre.

    Da sempre l’intento dei fotografi e dei chimici a quei tempi era quello di trovare una formula che permettesse
    la produzione di emulsioni che catturino i colori , una caratteristica al giorno d’oggi banale e semplice ma non
    dimentichiamo che stiamo parlando della fine del 1800.

    Qua sotto una tabella del 1896 che mostra chiaramente la differenza di lettura tra l’emulsione tradizionale di
    quell’epoca e quella ortocromatica.

    Purtroppo nei primi tempi l’ortocromatica era molto costosa e per questa ragione per pochi fortunati.

    Grazie all’avvento dell’ortocromatica e alla possibilita’ di estendere la gamma dello spettro si aprivano nuovi
    orizzonti per i fotografi di allora , specialmente pe chi amava la fotografia naturalistica , e da quel momento
    la ricerca sulle emulsioni accellero’ a tal punto che dopo pochi anni nacque la famosa pancromatica , supporto
    tutt’ora in uso.

    Le ricerche sul suo uso corretto portarono ad una conclusione per un utilizzo universale , ovvero ponendo davanti
    all’obiettivo una lastra giallo/arancio secondo il principio di Voger.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/single-vogel1.jpg[/IMG]

    Hermann Wilhelm Vogel chimico tedesco classe 1834 sin dal 1865 si dedico’ alla sperimentazione sui supporti
    disponibili allora, alla ricerca dei diversi comportamenti in relazione alle sostanze aggiunte.

    Gia’ un altro chimico tedesco Schultz Sellack lavorava seguendo quella strada ma alla fine delle sue
    sperimentazioni giunse a conclusione che non vi erano sostanze capaci di variare la risposta delle
    radiazioni sui supporti testati ma Vogel giunse a ben altra conclusione quando quasi in modo casuale
    si accorse che una parte dell’emulsione testata inquinata da una sostanza gialla , probabilmente
    presente nell’antialo , rese l’emulsione piu’ sensibile al verde piuttosto che al blu.

    Approfondendo la ricerca arrivo’ poi ad aggiungere elementi come la corallina e ottenne una risposta eccellente
    al giallo e cosi’ proseguì le sue sperimentazioni fino al giorno che ufficialmente annuncio’ la sua scoperta
    al mondo fotografico con questa dichiarazione ( parole esatte )

    [i]Grazie alle mie esperienze, io mi credo autorizzato a dire con una certa sicurezza, che noi siamo in grado
    di rendere il bromuro d’argento sensibile all’azione di qualsiasi colore, o di aumentare la sensibilita’
    che esso gia’ possegga per certi colori: Basta associarlo con una materia che ne favorisca la decomposizione
    e che assorba il colore in questione senza agire sugli altri.[/i]

    Dichiarazione che scosse il mondo della chimica fotografica attirando a se ovviamente le critiche dei
    diffidenti invidiosi che fino in ultimo cercarono di smentire con prove tali affermazioni ma anche loro
    alla fine dovettero prendere atto della sensazionale scoperta di Vogel.

    La storia e’ ancora lunga ma capisco che a questo punto dopo aver capito le dinamiche
    dei fatti, l’interesse e’ a rischio di noia quindi non mi dilungo.

    Gli sviluppi di queste emulsioni alla fine dell’800 erano svariati e tutti piu’ o meno portavano
    allo stesso risultato finale , di seguito vado a descrivere le modalita’ , i tempi e le ricette originali
    dell’epoca con valori in “parti”

    Sviluppo acido secondo Bothamley 5/10 minuti 20°

    Acqua 1000
    Acido pirogallico 20
    Bromuro d’ammonio 10
    Ammoniaca 30

    Sviluppo su emulsioni alla cianina secondo Schumann 7/10 minuti 20°

    A

    Solfito di soda 25
    Acido solforico 0,5
    Acido pirogallico 8
    Acqua 100

    B

    Carbonato di potassio 90
    Solfito di soda 25
    Acqua 200

    Le due preparazioni vanno miscelate con formula 6 gocce della preparazione A con 6 gocce della
    preparazione B in 64cc di acqua e infine si aggiunge una goccia di bromuro di potassio all’1%.

    Esistono altre formule che pero’ non vado a descrivere.

    Una regola nello sviluppo delle lastre ortocromatiche e’ “mai sviluppi rapidi” , i risultati
    migliori si ottengono con sviluppi poco aggressivi e in tempi lenti.

    Il fissaggio avviene con le classiche formule a base di iposolfito di sodio

    Le emulsioni “moderne” si possono tranquillamente sviluppare con rivelatori attuali
    come il D76 in stock , R09 1+50 , rollei RHS 1+7 o 1+12 , ma lo sviluppo perfetto per queste emulsioni e’ il POTA.

    IL PROGETTO

    Per la mia ricerca ho scelto una macchina del 1907 , per la precisione una Folding Pocket Kodak No.3 modello E-4 che inizialmente
    avevo datato attorno al 1902 poi successivamente grazie anche alla collaborazione di Marco Cavina
    e tramite il numero di serie dell’obiettivo siamo giunti alla conclusione che tale folding risale al 1907.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/blog11.JPG[/IMG]

    L’obiettivo in questione e’ un rarissimo Carl Zeiss Jena Tessar 131mm f6,3 , questo schema ottico invenzione
    del geniale Paul Rudolph nel 1902 e’ tra i rimi esemplari prodotti poiche’ il Tessar nasce proprio con tale apertura.

    Ma la particolarita’ maggiore di questo esemplare di folding a parte lo stato di conservazione e’ che monta un
    obiettivo MAI commercializzato dalla EKC quindi presumibilmente si tratta di un prototipo , eventuali sostituzioni post produzione sono
    escluse poiche’ la staffa del mirino galileiano e’ sagomata alla perfezione per non urtare l’otturatore.

    Proseguendo con il progetto la mia intenzione dopo aver modificato la folding ( senza interventi definitivi )
    con una maschera per il formato 6X9 e relativi spessori per bloccare la spoletta di una pellicola 120 in un
    alloggio piu’ grande , e’ quello di provare sul campo la pellicola ortocromatica abbinata ad una macchina
    fotografica di quei tempi , tutto questo mi affascina per un insieme di fattori , oltre a verificare di
    persona le caratteristiche di questa emulsione che ha segnato un passo importante nella storia della
    fotografia , quello di poter “vedere” attraverso quell’occhio che vanta ad oggi la bellezza di 105 anni.

    L’emulsione ortocromatica ha la caratteristica di non essere sensibile alle radiazioni rosse e violette , per
    questo motivo si può lavorare in camera oscura con la luce di sicurezza rossa ma fate molta
    attenzione, l’intensità deve comunque essere molto bassa poiche’ tende a velarsi ugualmente, quindi il mio
    consiglio e’ quello di lavorare come per le altre pellicole in totale oscurità per non sprecare questo supporto
    prezioso data la sua difficile reperibilità al giorno d’oggi.

    Prima di cominciare a raccontare l’aspetto tecnico-storico di questa affascinante emulsione voglio
    anticipare molte domande che certamente il tecno fotografo leggendo questo articolo si pone e scetticamente
    prosegue con una lettura superficiale.

    “Ma oggi ha senso utilizzare queste vecchie pellicole con il digitale?”

    Ebbene a parte la bestemmia nel rapportare i due sistemi che viaggiano su due strade differenti , sì
    ha senso assolutamente perche’ come del resto tutto il mondo dell’analogico e’ la migliore scuola esistente
    per chi vuole vivere l’arte della fotografia e capire lavorando su un supporto simile ha dei vantaggi per
    la cultura personale di ognuno di noi.

    Esiste un detto che io adoro poiche’ spesso lo vedo applicato alla vita odierna
    “conoscere la storia ti permette di capire il presente e ti aiuta a migliorare il futuro” questo si applica
    a tutto cio’ che ci circonda , fotografia inclusa.

    Naturalmente io non ho alcuna intenzione di adoperare questi prodotti quindi ho optato in collaborazione
    con Sandro Presta per uno sviluppo dell’epoca ma tutt’ora possibile grazie alla reperibilita’ dei chimici ancora
    in commercio , parlo dello sviluppo Pota.

    Sviluppo particolare ma seguendo semplici regole e accorgimenti molto semplice.

    La formula per un litro di acqua “distillata”

    Solfito di sodio 30 gr
    Phenidone 1,5 gr

    Preparazione dello sviluppo

    La procedura per la preparazione dello sviluppo POTA e’ molto semplice ma necessita di una particolare
    attenzione su alcuni aspetti.

    Per miscelare i due componenti e’ meglio lavorare con un quantitativo ridotto di acqua distillata da portare
    a 45/50 gradi , temperatura indispensabile per sciogliere il phenidone e noterete che nonostante tutto saranno
    presenti al termine alcune scagliette del suddetto chimico ancora non sciolte , questo non compromette lo
    sviluppo e se danno visivamente fastidio di puo’ filtrare attraverso una garza fine.

    Il primo chimico da sciogliere e’ il Solfito di Sodio e noterete che l’operazione e’ semplice e piuttosto rapida.

    Passo successivo e’ quello di preparare il Phenidone , la preparazione consiste nel cercare di polverizzare il
    piu’ possibile le scaglie del chimico per migliorarne lo scioglimento nell’acqua , tale operazione la si puo’
    fare in un mortaio da farmacia ( non da alimenti poiche’ spesso sono in roccia tipo marmo e non levigate
    internamente ) oppure come faccio io trito il Phenidone all’interno di un sacchetto ben sigillato pestandolo
    con un piccolo mattarello , il metodo funziona benissimo e non si disperde il chimico.

    Un volta sciolto nell’acqua calda si aggiungera’ acqua fredda calcolando di ottenere uno sviluppo a 20 gradi , non
    vi e’ tempo di attendere che si raffreddi naturalmente poiche’ il POTA dopo un ora non ha piu’ principio attivo.

    Un altro particolare da non scordare e’ quello di fare un prelavaggio di un minuto per la pellicola ortocromatica , indispensabile per
    togliere lo strato antialo presente che potrebbe inquinare lo sviluppo , tale operazione e’
    indispensabile solo per alcuni tipi di pellicola.

    A questo punto siamo pronti a sviluppare a 20 gradi per 12 minuti , le tabelle danno un tempo variabile tra i
    12 e i 15 minuti ma non volendo esagerare con il contrasto preferisco un tempo minimo , utilizziamo il metodo
    Ilford per i capovolgimenti ( 4 ogni minuto ).

    Ora terminati tutti i bagni classici godiamoci i risultati che ovviamente troveranno un senso solo se stampati
    in camera oscura.

    N.B. non usare MAI acqua distillata per la preparazione di bagni di sviluppo moderni , questo e’ uno dei rari
    casi dove serve l’acqua distillata!!!!!!

    Con questo sistema l’abbinamento di un’emulsione molto lenta ( 25 Asa ) e il rivelatore Pota si puo’
    ottenere , se la scena e la luce lo permettono , un negativo con una gamma dinamica che va da 15 a 20 stop e
    una grana molto fine abbinata ad un ottimo contrasto.

    Una foto comparativa datata fine 800 , ovviamente il confronto era tra l’emulsione ortocromatica e la normale
    emulsione disponibile allora che non ha nulla a che vedere con una pancromatica attuale.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/Scan0005.jpg[/IMG]

    E qua una tabella di comparazione al colore tra lastra oedinaria e ortocromatica.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/Scan0002.jpg[/IMG]

    Ora spazio alle immagini scattate da me come prova di comportamento dell’emulsione ortocromatica.

    Iniziamo con delle comparazioni tra immagine a colori , ortocromatica normale e ortocromatica con filtro giallo.

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/blog1.JPG[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/EKC_f8_50_no.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/EKC_f8_50_giallo.jpg[/IMG]

    Altre prove dove il verde domina la scena

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/blog5.JPG[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/EKC_f16_50_giallo.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/EKC_f16_50_no.jpg[/IMG]

    Anche qua si nota come l’ortocromatica con il filtro giallo renda una scena piu’ luminosa.

    Altre immagini di prova

    [IMG]public/imgsforum/2013/1/sikonta_f8_50.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/sikonta_f18_50.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/sikonta_f3.5_100_no.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/EKC_f8_50.jpg[/IMG]
    [IMG]public/imgsforum/2013/1/sikonta_f32_10_giallo2.jpg[/IMG]

    Purtroppo nessuno scanner potra’ mai gestire una gamma dinamica cosi’ estesa quindi le immagini che vedete a video
    nella realta’ non presentano ombre chiuse ma ben leggibili.

    L’unica pellicola attuale che puo’ competere con l’ortocromatica e’ la Adox CMS20 che raggiunge una gamma estesa fino a 15 stop
    sempre se la luce lo permette e se sviluppate con l’apposito additivo Adotech II , risolvenza
    spaventosa ( comparata ad un sensore digitale da 500 Mp ) e grana inesistente.

    Capisco che per molti una ricerca del genere sia “strana” e piena di interrogativi tra cui ” a che cosa serve?”
    non ho alcuna pretesa poiche’ sono sicuro che chi se ne interessera’ potra’ aprire gli occhi su molti aspetti e questo
    anche nel mondo del digitale.

    Altre immagini e maggiori informazioni sul mio sito nella sezione dedicata all’artocromatica

    http://www.storiedifotografia.com/#!fotografia-ortocromatica/c1cq7

    #1750060
    tecnico73
    Partecipante

    ottimo lavoro roby molto interessante, utile, menomale, gli appassionati di analogico esistono ancora qui sul forum

    #1750062
    sacha
    Partecipante

    Grazie per aver condiviso questo scorcio di storia della fotografia. Devo dire che ho usato spesso la pellicola orto, ma sempre come supporto di stampa, oppure per elaborazioni in camera oscura, mai come film da ripresa. Da provare.

    #1750082
    valeriobry
    Partecipante

    [[ok] [[ok] [[ok] Il tuo intervento, cogliendomi in una fase di B/N a pellicola, non può che farmi grandissimo piacere! [app]

    #1750108
    GianMauro
    Partecipante

    Devo dire che la tua dedizione impressiona. Immagino che il lavoro che c’è dietro sia assolutamente impressionante e che le righe che hanno preceduto le foto siano forse troppo poche per riuscire a comprendere effettivamente i tuoi sforzi. Un lavoro che rispetto moltissimo e che apprezzo. Quando si dice… Studiare la Fotografia ciao e grazie per il bellissimo gesto di condivisione Culturale

    #1750132
    Franco
    Partecipante

    l’afga ortho è una delle pellicole che ricordo piu’ volentieri, quando ad agosto partivo per il solito mese di vacanze, portavo sempre 2 scatole di 220 e 1 dei 4-5 dorsi era suo, per paesaggi….. poi c’era una pancromatica sempre da 25 asa, sempre afga, l’afgapan. la FP4, la velvia e qualche HP5……. non ho mai amato molto le pellicole con elevato contrasto.

    #1750157
    saiot
    Partecipante

    Grazie, sono lavori come questo, e la voglia di condividerli che rendono la rete un posto meraviglioso!

    #1750236
    gloster1974
    Partecipante

    Ringrazio tutti per gli interventi , sono consapevole che una ricerca sull’ortocromatica sia per la maggor parte degli utenti “cosa strana” ma i commenti di chi ha vissuto o semplicemente sta percorrendo una strada analogica mi fanno piacere sopretutto il sapere che su questo forum e’ possibile sperare in una sezione analogica piu’ frequentata e viva , io dalla nel mio piccolo faro’ il possibile.

    #1790943
    gloster1974
    Partecipante

    Originariamente inviato da 78gibo: Da quanto ne so io, ovviamente posso sbaglarmi, é una falsa credenza quanto hai scritto, o meglio un’imprecisione. Non é una caratteristica delle ortocromatiche l’ampia latitudine di posa, anzi! Le orto sono state praticamente sempre utilizzate per la riproduzione dei documenti, per via dell’alto contrasto che é il contrario di quanto affermi. Poi che cucinate in un certo modo per un certo utilizzo(paesaggi direi) raggiungao i 16 stop non dipende dalla pellicola in quanto ortocromatica, ma dalla “ricetta”. Con una PANF 50, pancromatica appunto, ottieni la stessa gamma se la lavori in POTA. Quindi la caratteristica non é delle ortho, in genere assolutamente contrastate, ma dello sviluppo a cui vorrai sottoporle. Questo sempre secondo me, se ho scritto inesattezze correggetemi, io la so cosě. [lo]

    Simone quanto scritto in questo topic forum_forum.asp?forum=14&section=52&post=621402&page=last#621797 e’ come vedi frutto di studi e prove effettuate da me nel tempo e che tutt’ora come utilizzatore di tale emulsione sto sviluppando con sempre maggiori soddisfazioni. Purtroppo in rete si scrivono tante baggianate su presunte caratteristiche dei vari supporti e l’ortocromatica che per molti e’ un’emulsione inutile e vecchia e’ stata erroneamente etichettata come “eccessivamente contrastata”. L’errore che si commette e’ quello di trattare e utilizzare con superficialita’ tale supporto fregandosene della sua natura e provando a svilupparla ( o cucinarla come dici tu 🙂 ) con rivelatori moderni. SBAGLIATO. L’ortocromatica VA sviluppata con il POTA o al massimo seguendo ricette ( che io ho ) differenti e tutte da preparare con i chimici puri poiche’ NON ESISTE in commercio il rivelatore per l’ortocromatica. I 16 stop di cui parlo sono quelli che io ho ottenuto in una determinata posa che conservo gelosamente e che grazie al carissimo amico Matteo ho potuto ammirare stampata a regola d’arte con un risultato che ha lasciato a bocca aperta persone molto scettiche su tale emulsione. Se leggi il bugiardino dell’emulsione POTA si parla di 20 stop , un valore da far girare la testa ma non avendolo ancora provato mi limito a dichiarare cio’ che ho testato di persona. L’emulsione ortocromatica ha dalla sua come caratteristica un’incredibile equilibrio e non un’eccessivo contrasto come si dice erroneamente in rete. Se vuoi provare la pellicola ti mando il necessario per rimanere a bocca aperta 😉

    #1790966
    Anonimo
    Ospite

    [quote]Originariamente inviato da gloster1974: Simone quanto scritto in questo topic forum_forum.asp?forum=14§ion=52&post=621402&page=last#621797

    #1790973
    marco66
    Partecipante

    grazie per la condivisione di esperienze sul meraviglioso quanto infinito mondo dell’analogico . [lo]

    #1791017
    gloster1974
    Partecipante

    Simo sei il solito megalomane 😀 , ho scritto ” in rete si scrivono spesso delle inesattezze” se ti senti accusato ti reputi la rete fatta persona??? Dai da bravo leggi bene e non saltare subito a conclusioni errate magari ti rendi conto che anche io ho già scritto che alla fine i 16 stop non sono stampabili……… Per il resto stiamo confrontando esperienze differenti quindi il confronto non ha senso e non capisco i dubbi che ti nascono. Io parlo di Pota e ortocromatica, di pancromatiche non mi interesso o meglio ho le mie preferenze sia come emulsioni che come sviluppi quindi per ora non ho intenzione di approfondire il Pota con la Pan. Che il Pota sia un rivelatore compensatore e’ chiaro e che grazie a questa caratteristica si riesca a sfruttare la massima latitudine di posa da una pellicola impressa é anch’esso chiaro……che sia vietato sviluppare le ortocromatiche con rivelatori moderni……. Dove lo hai letto? Sarai perplesso tu , sapessi quanto lo sono io ……..

    #1791018
    gloster1974
    Partecipante

    P.s. Per quanto riguarda la CMS 20 invece mi interessa il discorso magari lo approfondiamo in privato o su un altro topic 😉

    #1791022
    Anonimo
    Ospite

    Originariamente inviato da gloster1974: Simo sei il solito megalomane 😀 , ho scritto ” in rete si scrivono spesso delle inesattezze” se ti senti accusato ti reputi la rete fatta persona??? Dai da bravo leggi bene e non saltare subito a conclusioni errate magari ti rendi conto che anche io ho già scritto che alla fine i 16 stop non sono stampabili……… Per il resto stiamo confrontando esperienze differenti quindi il confronto non ha senso e non capisco i dubbi che ti nascono. Io parlo di Pota e ortocromatica, di pancromatiche non mi interesso o meglio ho le mie preferenze sia come emulsioni che come sviluppi quindi per ora non ho intenzione di approfondire il Pota con la Pan. Che il Pota sia un rivelatore compensatore e’ chiaro e che grazie a questa caratteristica si riesca a sfruttare la massima latitudine di posa da una pellicola impressa é anch’esso chiaro……che sia vietato sviluppare le ortocromatiche con rivelatori moderni……. Dove lo hai letto? Sarai perplesso tu , sapessi quanto lo sono io ……..

    Ecco, megalomane tra i complimenti mi mancava 😀 Scusa ma non capisco dove vuoi arrivare, intanto in questo post é omesso il tuo intervento dove dici che “una caratteristica dell’ortocromatica é l’immensa latitudine di posa” omettendo il POTA,

    Originariamente inviato da gloster1974: Queste foto non hanno nulla in comune con la resa di una pellicola ortocromatica che ha come caratteristica una latitudine di posa fino a 16 stop, una scala di grigi incredibile e una resa dei verdi brillante se utilizzata con apposito filtro giallo ma tutto questo lo apprezzi osservando una lastra negativa o al massimo una stampa con tutti i limiti di latitudine di posa che tale supporto ( la stampa ) comprende.

    o quantomeno relegandolo a “comparsa” piuttosto che “protagonista” nel risultato ottenuto. Affermazione che fa nascere il mio dubbio, visto che secondo quanto da me sperimentato é il POTA quello che fa la differenza, non l’emulsione. Tiri fuori i 15 stop anche con la CMS 20… Tutto il resto sono domande fatte per chiarire questo mio dubbio, nato dal fatto che tu continui a ripetere che l’orto ha una gamma infinita, e per me non é cosě. La latitudine di posa da quello che ho imparato attraverso prove e studi dipende molto piů dal rivelatore che non dall’emulsione, e ribadisco che ottieni piů o meno lo stesso risultato in termini di latitudine di posa con una pancromatica, per questa ragione é un prodotto che al di là di un certo tipo di utilizzo, non trova ragione di esistere per la mia fotografia. Infine il discorso stampa, la mia non era una domanda provocatoria come l’hai intesa, non avevo letto che avevi scritto che i 16 stop non erano stampabili, volevo solo capire come comportarsi poi in stampa con questa emulsione, a me sconosciuta. Come vedi ho molte piů domande che risposte, però credo sia interessante approfondire, almeno a livello teorico, il discorso che a te pare non interessare, cioé pancromatica + POTA, nel caso scoprissi che non fosse l’emulsione ma il rivelatore a fare la differenza potrebbe cambiare di molto il senso di quanto scritto. :pr :pr [leg] [bir] [lo]

    #1791024
    gloster1974
    Partecipante

    Ma sě Simo, anche da una pancromatica tiri fuori i fatidici 15 stop come nel tuo esempio della Adox CMS ma lo fai su quell’emulsione che e’ in effetti dichiarata come capace di………ma non e’ cosě per tutte le emulsioni , il risultato sorprendente di questa latitudine estrema e’ indubbiamente il risultato di una perfetta accoppiata ma per quanto ne so non mi sento di affermare che e’ un determinato sviluppo a far ottenere tale latitudine di posa cosi’ estrema , poi in fase di stampa tramite mascheramento la puoi sfruttare non credi? 😉

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