- Questo topic ha 27 risposte, 13 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 11 anni, 6 mesi fa da marco66.
-
AutorePost
-
Aprile 27, 2013 alle 6:50 pm #1763401FlavioFirenzePartecipante
Ho sempre avuto questo “pallino” in testa, vorrei condividerlo con voi per sentire cosa ne pensate. L’avvento del digitale ha portato notevoli risparmi, ed anche la possibilità di modificare la foto al pc… La domanda che mi faccio è: ma una foto modificata DOPO lo scatto, non e’ in qualche modo come “barare”? Ci sono foto che sono indubbiamente fantastiche, occhi che brillano come diamanti, nitidezza spettacolare, cieli mozzafiato etc, ma il 90% delle volte questa bellezza viene raggiunta dopo una bella sessione di Photoshop o altro software di ritocco. Ok, il saper usare programmi di photo editing è comunque una nota di merito, ma si può davvero parlare di “fotografia”, oppure è più postproduzione che altro? A cosa serve inseguire la macchina e la lente migliore se poi con un software si può fare quello che si vuole?
Aprile 27, 2013 alle 7:02 pm #1763403marco66PartecipanteE’ un tema che e’ stato affrontato molte volte e se ne sono sentite di tutti i colori (anche in bianco e nero) 🙂 Io la vedo cosi, ma e’ solo un mio parere.. Se manipoliamo la luce per creare emozione e ci riusciamo non ci sono limiti. Anche perche il tutto e’ autolimitato dal fatto che manipolazioni improbabili non trasmettono niente. [lo]
Aprile 27, 2013 alle 7:05 pm #1763405acrobatPartecipanteOriginariamente inviato da FlavioFirenze: Ho sempre avuto questo “pallino” in testa, vorrei condividerlo con voi per sentire cosa ne pensate. L’avvento del digitale ha portato notevoli risparmi, ed anche la possibilità di modificare la foto al pc… La domanda che mi faccio è: ma una foto modificata DOPO lo scatto, non e’ in qualche modo come “barare”? Ci sono foto che sono indubbiamente fantastiche, occhi che brillano come diamanti, nitidezza spettacolare, cieli mozzafiato etc, ma il 90% delle volte questa bellezza viene raggiunta dopo una bella sessione di Photoshop o altro software di ritocco. Ok, il saper usare programmi di photo editing è comunque una nota di merito, ma si può davvero parlare di “fotografia“, oppure è più postproduzione che altro? A cosa serve inseguire la macchina e la lente migliore se poi con un software si può fare quello che si vuole?
“No”.
Aprile 27, 2013 alle 7:10 pm #1763407sapi10PartecipanteNon vorrei dire: ma anche con l’ analogico è possibile modificare un po’ di parametri…Per me se una fotografia parte da una buona idea, in post puo’ solo migliorare…Ma se gia’ manca un idea all’ origine, non c’ è post produzione che tenga. Importante non abusare!!!
Aprile 27, 2013 alle 8:14 pm #1763412FrancoPartecipanteAnche la bellezza di una foto di Ansel Adams era il risultato di una lunga serie di passaggi prima e dopo lo scatto, e poi successivamente in camera oscura . quindi, si, è la stessa cosa! La qualità di un file, oppure la resa di un obbiettivo non sempre può essere ricreata in PP, anzi, il più’ delle volte è impossibile, ma dipende dal risultato che si vuole ottenere, per alcune esigenze è sufficiente il fotocellulare. Se invece ad esempio dobbiamo fare una stampa grande formato di un panorama, è necessario disporre innanzi tutto di buone ottiche in grado di risolvere i particolari e un buon sensore in grado di registrare i fini passaggi tonali di tutta la gamma dinamica presente nella scena (che nessun programma di PP è in grado di ricreare) , ma non solo, non pensare che dietro alcune belle foto non ci sia un grande lavoro e una grande conoscenza della luce, dell’attrezzatura, della tecnica, ecc non è sufficiente comprare macchina ottiche e PS, i fotografi che fanno alcuni magnifici panorami che vedi in rete, sono gli stessi fotografi (si fà per dire) che in passato facevano ottime foto in analogico….. per ottenere buoni risultati è necessario avere qualità superiori alla media, anche sotto forma di idee, ieri ed oggi, solo che ieri il mezzo era appannaggio di pochi mentre oggi è alla portata di tutti. 😉
Aprile 27, 2013 alle 8:57 pm #1763417FlavioFirenzePartecipanteQuindi vedete la PP come un passaggio fisiologico tenendo presente il fine ultimo della foto che e’ quello di trasmettere qualcosa in chi la guarda?
Aprile 27, 2013 alle 9:05 pm #1763419Massimiliano MontemagnoPartecipanteDi base la foto và pensata e studiata e lo scatto deve contenere molti elementi per diventare un ottima foto dopo dichè la si può ritoccare, croppare e quantaltro secondo i propri gusti, tenendo conto che il risultato inverosimile piace a pochi, diverso da allora ma non troppo. Io la penso così. Ciao
Aprile 28, 2013 alle 4:06 am #1763470acrobatPartecipante[…] invece, fatti guidare dal criterio e dall’intuito accorda la parola al gesto e il gesto alla parola badando particolarmente al testo non dovrete andare oltre la modestia della natura perchè qualsiasi cosa troppo gonfiata è lontana dallo scopo del teatro il cui fine allora come ora è sempre stato ed è di reggere, si direbbe, lo specchio alla natura dimostrare alla virtù il suo volto al vizio la sua immagine e in più a un’età e al corpo di un’epoca la sua forma e la sua impronta ora questo gigioneggiare o questo recitarsi addosso anche se diverte il pubblico di bocca buona ha una sola conseguenza vedere gli esperti soffrire il biasimo di uno di loro dovete tenerlo in conto molto più degli applausi di un teatro esaurito […]
” Hamlet “
Aprile 28, 2013 alle 9:25 am #1763472FlavioFirenzePartecipanteGrazie Acrobat, sei stato molto chiaro
Aprile 28, 2013 alle 3:35 pm #1763509FrancoPartecipanteOriginariamente inviato da FlavioFirenze: La domanda che mi faccio è: ma una foto modificata DOPO lo scatto, non e’ in qualche modo come “barare”? .. il saper usare programmi di photo editing è comunque una nota di merito, ma si può davvero parlare di “fotografia”, oppure è più postproduzione che altro?
Probabilmente nel farti questa domanda hai dato per scontato che la fotografia sia una rappresentazione estremamente attendibile della realtà, ma non è così, è un riassunto, spesso narrato dove la fantasia può essere superiore alla realtà. Se vai a vedere a fondo la questione, scoprirai che la fotografia è sempre un processo di elaborazione di una realtà, e l’utilizzo di un programma di PP è solo la conseguenza di una lunga serie di variabili che vengono ad influire sulla “realtà” del soggetto ripreso, alcune di queste inevitabili, perché rappresentano una costante……… immagina la polaroid con tutti i colori falsati, oppure un’ottica con la resa delle luci molto particolare, hai mai pensato che il fotografo che utilizza dei mezzi migliori, piu’ attendibili, sotto certi aspetti “bara” sulla realtà perchè così facendo riesce a riprodurla meglio di alcune realtà fotografiche dove l’attendibilità del resoconto fotografico è meno realistico?? Se invece con il termine “barare” ti riferivi all’eventualità che il fotografo che effettua una postproduzione dell’immagine prima dello scatto (in macchina) possiede meno potenzialità di colui che postproduce il raw da PC (e che quindi “bara”), devi considerare che a parità di mezzi, entrambi hanno le stesse opportunità, quindi io parlerei piuttosto di scelte creative utili per differenziare la produzione fotografica, evitando un’omologazione dovuta dal mezzo.
Originariamente inviato da FlavioFirenze: Quindi vedete la PP come un passaggio fisiologico tenendo presente il fine ultimo della foto che e’ quello di trasmettere qualcosa in chi la guarda?
indubbiamente si, è un passaggio fisiologico, ma non obbligato, al contrario di quanto avviene con le tecnologie analogiche (da negativo) dove la foto può considerarsi ultimata solo dopo la stampa (e non dopo lo scatto!), nel digitale possiamo decidere di imprimere la parola fine subito dopo lo scatto (senza stampa, con visione su video, ipad o proiettore), questa è una scelta personale che non può essere “bene o male” in termini assolutistici . Con questo non dico che alcune forzature in PP non siano di cattivo gusto e di scarso valore artistico, ma rigetto l’idea che questo possa essere definito a priori, prima dell’acquisizione della singola immagine e il successivo sviluppo, o addirittura che questo possa essere fatto passare come dogma, come proposizione non soggetta a discussione in termini relativi, dovuta essenzialmente ad un pregiudizio sul mezzo utilizzato….
Aprile 28, 2013 alle 8:59 pm #1763542GianMauroPartecipanteFlavio: La domanda che mi faccio è: ma una foto modificata DOPO lo scatto, non e’ in qualche modo come “barare”? la mia risposta è: Dipende. A mio parere il concetto è talmente ampio che difficilmente ci si potrà mettere d’accordo in maniera univoca. Prima la fotografia era solo analogica, e registrava la realtà così come veniva percepita dall’operatore. La prova inconfutabile di questa registrazione era la pellicola. L’immagine impressionata rappresentava la verità, la testimonianza di un semplice ricordo di famiglia o di un fatto. Congenitamente la pellicola non poteva mentire, anche se poi in fase di stampa si operavano crop, scherma e brucia e chissà quante altre diavolerie, restava sempre una traccia di una verità indelebile nel negativo. Quando si portavano a sviluppare le foto e a farle stampare, quasi mai, lo stampatore si permetteva il lusso di correggerle, poi con l’avvento delle macchine automatiche di sviluppo dei grossi centri di stampa, quel quasi divenne praticamente un mai. E si, in quella fase la la fotografia era impossibilitata a mentire o a barare. Non sto dimenticando la Polaroid. Infatti questo altro straordinario fenomeno culturale, si differenzia dal precedente, non solo perchè manca chi materialmente stampava, ma anche perchè massifica fondamentalmente l’automatismo nel senso più generalizzato del termine. I due fenomeni, automatismo e sviluppo istantaneo, facevano della Polaroid il registratore perfetto della realtà e la cosiddetta prova inconfutabile dell’avvenimento era la mitica foto a sviluppo istantaneo. Belle o brutte che fossero, l’immagine impressa era quella ripresa e non si sentiva mai parlare di nitidezza, di contrasti, di occhi brillanti ecc. e se nella ripresa dell’amata donna il brufolo si vedeva come l’Etna da Catania l’unica soluzione era cestinarla, come se niente fosse. Con l’avvento della fotografia digitale le cose sono cambiate. Sono cambiate per due fondamentali motivi: il primo e che oggi le fotografie stampate sono un percentuale piccolissima, si usufruisce della foto in maniera diversa da quella di soli vent’anni fa; la seconda motivazione, invece, ha più una connotazione socioculturale. É l’estremizzazione del famoso spot degli anni 70 (credo) Siamo tutti fotografi, cioè, inconsciamente, il digitale ci autorizza automaticamente alla modifica. Modifica che socialmente non ha conseguenze etiche perchè non è più legata all’impronta della luce sulla pellicola, ma da un principio di traduzione numerica cioè il bit. Allora quello che si ottiene dalla manipolazione non è più una Fotografia ma una Post-Fotografia. Attenzione, i due fenomeni non sono le due facce della stessa medaglia, sono fenomeni diversi. É possibile ottenere una fotografia indistintamente dal mezzo utilizzato. Cioè io posso ottenere la stessa immagine (la stessa fotografia) a prescindere dal mezzo utilizzato e a meno di processi alle intenzioni le due i immagini sono il vero. La post-fotografia invece è un processo completamente diverso, è un’edulcorazione, uno stravolgimento dell’immagine ripresa. Porta con se motivazioni estetiche, culturali e sociali, sono cioè un fenomeno a parte e come tale deve essere accettato. Flavio. Alla fine però, se mi tu mi domandassi: elimineresti dalla fotografia il terribile brufolo dalla faccia di tua moglie o di tua figlia? Io risponderei: Certo che si! Mi permetto anche di consigliarti le seguenti letture dove tutti questi autori hanno a modo loro visto la tua problematica (o comunque simili) L’immagine Infedele di Claudio Marra La Fotografia e L’inconscio Tecnologico di Franco Vaccari Dopo la Fotografia di Ritchin Ciao GianMauro
Aprile 28, 2013 alle 9:13 pm #1763543giocioliPartecipanteA mio parere la fotografia analogica non ha necessità di PP.. La fotografia digitale ha bisogno di PP ma nella stragrande maggioranza dei casi si vedono solo obbrobri estetici. Se usata male, la PP, è solo una perdita di tempo e un danno alla fotografia (vedi cornici varie, nitidezza sparata, vignettature oscene, HDR da pugno negli occhi; tutta roba molto diffusa su questo forum..). La postproduzione deve essere dosata senza eccessi e senza difetto, bisogna cercare il giusto equilibrio.. Caso a parte è la fotografia che senza PP sarebbe assolutamente difficilissima da realizzare (vedi surreal).. anche in questo caso è sconsigliato abusare per evitare OBBROBRI, ORRORI e banalità che il “fotografo” tenta di non rendere tali usando la PP (errore enorme.. rendete la foto ridicola.. cestinatela e fatte una più bella figura..).. Io uso Photoshop dosandolo ne modo che mi sembra adatto.. quando sento che forse è troppo salvo chiudo e riapro dopo un quarto d’ ora.. il primo impatto che mi fa la foto mi indirizza sulla strada della continuazione della PP.. se fare un passo indietro e togliere qualche livello; lasciarla come è oppure giudicarla un orrore banalissimo e cancellarla..
Aprile 28, 2013 alle 9:56 pm #1763549CarloPartecipantedal greco “phôs” luce e “graphè” scrittura o disegno, “disegno con la luce”. [leg] la PP, secondo me, fa parte del ‘disegno con la luce’ ciao Carlo
Aprile 28, 2013 alle 10:11 pm #1763551albo49PartecipanteNon ne faccio una questione di giudizio, ma di scelte. Dire che una foto è un obrobrio che è piena di errori ecc.. è un giudizio soggettivo che si esprime osservando quello che l’autore di una foto ci mette a disposizione. Preferisco di gran lunga esprimermi su una brutta foto manipolata rispetto ad una brutta foto originale, penso che la manipolazione denoti creatività con finalità artistiche, il risultato è lo specchio culturale del fotografo e del suo periodo creativo. credo che l’autore del post chieda una cosa diversa, chiede se una foto con evidenti manipolazioni digitali non sia una mistificazione della realtà. La tecnologia digitale di massa di 15 anni fa, rapportata a quella attuale, era penosa, quella del futuro offrirà tante più opzioni e ancora allora ci sarà qualcuno che si porrà le stesse domande dell’autore del post e ci sarà qualcuno che inevitabilmente riproporrà il confronto con l’analogico che, detto per inciso, è sempre stato sottoposto a pesanti manipolazioni dalla ripresa alla stampa. Un’opera fotografica è il risultato di una serie di azioni, ogni passaggio comporta inevitalmente delle trasformazioni che alterano la purezza della scena originale. Tu vedi, pensi, configuri, componi e scatti. Dalla visione allo scatto hai già alterato, anche se minimamente, la realtà. E sei solo al 50%. Se vuoi rendere fruibile lo scatto lo devi sviluppare e fissare su supporto fisico o virtuale e anche in questo caso la scena originale subirà delle inevitabili trasformazioni. In genere queste sono le operazione che compie il fotografo della domenica o il fotografo documentarista che non produce arte, ma solo un tentativo di documentare il più fedelmente possibile la realtà. Diverso è per chi interpreta la scena con l’intenzione di trasmettere sensazioni personali, in questo caso la manipolazione diventa una necessità, è la licenza che l’artista si prende per dialogare con gli osservatori proponendo una diversa visione della realtà, anzi quella è la sua visone della realtà e non stà “barando” non è sua intenzione produrre un falso. Completata l’opera sarà nostra cura sottoporla ai giudicanti. Ci dobbiamo preoccupare dei giudizi quando realizziamo un’opera ? Se ci basta un “mi piace o non mi piace, bellissimi colori, grande nitidezza” è perfettamente inutile rendere fruibile l’opera del fotografo-artista, esattamente il contrario per il fotografo-bigotto, sono le basi di cultura individuale che tracciano il solco tra l’artista e il bigotto. E’ risaputo che dieci fotografi che fotografano uno stesso soggetto producono dieci diverse immagini. Se, tra le dieci, pensiamo di avere individuato quella giusta, le altre nove saranno dei falsi ? Fatte queste considerazioni, chi è che stà barando: il fotografo-artista o il fotografo-bigotto ? Gira e rigira torniamo sempre alla favola della volpe e l’uva.
Aprile 28, 2013 alle 10:26 pm #1763556dMikiPartecipanteUno dei principi generali della comunicazione si racchiude nella duplice domanda: Cosa voglio comunicare, a chi? In questo senso la fotografia non è il fine, bensì il mezzo che permette la comunicazione. In una sintesi davvero estrema possiamo dire che lapparecchio fotografico diviene unicamente lo strumento che modula la luce e, attraverso successivi passaggi, permette la conversione in codici interpretabili finalmente da stampanti (o monitor) che ci consentono la visione del messaggio. Se accettiamo questo concetto diviene, a mio avviso, facile comprendere il perché di tante foto fatte con cellulari, tablet e macchinette di vario genere. In questi casi coloro che scattano queste foto vogliono, per lo più (ma non sempre n.d.r.), trasmettere il messaggio comunicativo essenzialmente a loro stessi e la foto quindi diviene il ricordo di qualcosa che diviene comunque appagante e genera sensazioni positive. Allo stesso modo risulta quindi comprensibile che vi siano delle persone che invece intendono, attraverso la fotografia, trasmettere ad altri (ed anche a loro stessi) dei messaggi pregni di significato e interpretabili più o meno a fondo a seconda della competenza e sensibilità dei singoli destinatari della comunicazione. Secondo questo assunto quindi ognuno utilizzerà tutti gli strumenti che più riterrà idonei a permettere la trasmissione del messaggio così come voluto dallautore stesso, e la precisazione dipende fatta da GianMauro diviene quindi lesplicazione della soggettività dellautore della foto, del suo personale punto vista e della eventuale oggettività di ciò che si riprende. Ben altra cosa, ma questo credo risulti evidente, è che vi siano persone che hanno tale competenza da sapere quando, come e perché scattare una foto, e che siano poi in possesso di tale perizia tecnica e creatività che permette loro di decidere se e in che misura utilizzare la PP. Nel nostro forum si osservano talvolta degli artefatti da PP che snaturano davvero lessenza stessa dellimmagine. In casi come questi basterebbe talvolta porsi la domanda iniziale: cosa voglio comunicare, a chi?. Al tempo stesso si osservano delle foto, sapientemente fatte oggetto di una forte post-produzione che, attraverso il lavoro sapiente dellautore, diventano dei piccoli capolavori di comunicazione. Ci sono nel nostro forum degli autori di altissimo livello che pubblicano foto talvolta molto elaborate ed altre volte con una PP quasi inesistente ma che, in entrambi i casi, riescono a toccare le corde dellemotività di coloro che osservano. Verso costoro io, che pur occupandomi spesso di comunicazione, a livello fotografico sono solamente un dilettante, ho una benevola invidia e un profondo senso di rispetto per il loro livello qualitativo.
-
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.