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Riflessioni!

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  • #1769519
    pdigiambattista
    Partecipante

    Amici , non so se questa sia la sezione giusta per questa mia profonda riflessione sulla fotografia digitale, però penso che qui sicuramente sarò compreso. Ho da poco acquistato la eos 5D mark III, ma sinceramente non riesco ad avere quell’entusiasmo che solitamente si ha per la novità per la cosa completamente nuova e tutta da scoprire. Fotocamera sicuramente perfetta per lavori commerciali, ma decisamente deludente (in questo non mi riferisco solo al marchio canon ma a tutto il digitale in generale) per quello che a me più piace, il reportage fotogiornalistico d’autore (Paolo Pellegrin, Michael Ackerman, Alex Webb, Antonin Kratochvil ecc,). Purtroppo mi sto rendendo conto sempre di più che il trend di tutte le case costruttrici di fotocamere digitali è quello di apparecchi con sempre maggior risoluzione, esaltazione del dettaglio quasi maniacale e risultati che tra un po’ saranno più simili ad una lastra ad una Tac e non ad una fotografia . Le immagini purtroppo sono talmente dettagliate e nitide con un risultato di immagini al limite del finto e comunque molto fredde, prive spesso di anima. Purtroppo questa tendenza non è solo delle case costruttrici, ma ahimè se si fa qualche giro sul web si vedrà un po’ da tutte le parti quale è la tendenza: analisi dettagliate delle immagini. Crop infiniti con analisi dei minimi dettagli, analisi del rumore e chi più ne ha più ne metta. A questo punto mi viene da chiedermi , ma la fotografia dov’è, che fine ha fatto? Quella fesca, spontanea, quella che parte dal cuore ed è capace di evocare di denunciare, di sorprendere e commuoverci, insomma quella fotografia dov’è? Poi mi soffermo a guardare lavori di Alex Webb, Davide Monteleone oppure di Chiara Goia o ancora di Michael Ackerman, tutti realizzati guarda caso in pellicola (non voglio con questo essere scambiato per un nostalgico, ma in questo caso sono i risultati stessi a parlare) e ti accorgi, hai la netta senzazione che le immagini sono reali e sono riferite ad un mondo che ti circonda anch’esso reale (purtroppo diverse immagini digitali sembrano quasi riprese in videogiochi e non in un mondo reale). Ti accorgi di immagini capaci di parlarti, di raccontarti, di trasmetterti emozioni forti capaci di rapirti e farti fermare per un attimo a riflettere. Scusate lo sfogo in alcuni tratti anche un poco duro, ma questo è ciò che attualmente penso e nonostante in passato sono sempre stato un accanito fautore delle novità e delle sperimentazioni, tanto che ho sempre sostenuto e tuttora sostengo che alla fine non è il mezzo a fare l’immagine ma chiaramente chi vi sta dietro, ebbene con il digitale tutto ciò ho l’impressione di non poterlo più tanto sostenere. E’ difficile con apparecchiature così chirurgiche ottenere immagini che hanno un’anima! ***** Per i buoni contenuti che questa discussione sta stimolando, lo staff ritiene piu’ opportuno spostarla nella sezione “Educazione All’Immagine”. Barbara_74 *****

    #1769534
    dMiki
    Partecipante

    Buongiorno pdigiambattista, ho letto più volte e con vero interesse il tuo post che rappresenta una “fotografia” di più realtà (il termine usato non è casuale). Proverò a procedere nello stesso ordine con il quale hai enunciato il tuo pensiero, tentando di allargare il discorso con delle mie personali opinioni. Non conosco la tua età né la tua esperienza nel campo della fotografia ma, mi pare perlomeno di capire che non sei proprio “di primo pelo” e conseguentemente, aldilà delle profonde riflessioni sul nuovo mezzo fotografico che hai acquistato, penso che sia in ogni caso normale che l’entusiasmo per il nuovo acquisto risulti molto più stemperato rispetto agli atteggiamenti più giovanili. Ciò non perché non si abbia capacità di entusiasmarsi ma solamente perché una maggiore maturità fa di solito propendere per un’analisi più moderata e più riflessiva. Le aziende produttrici di apparecchi fotografici sono aziende e, come ci insegnano i rudimenti dell’economia aziendale, hanno come principale fine il lucro; per ottenere tale scopo, devono vendere prodotti che siano sempre più i grado di soddisfare i bisogni di quanti più possibili clienti e se questi ultimi non sono preparati in fotografia ma ritengono di aver bisogno di ammennicoli vari nell’apparecchio “di ultima generazione” va bene ugualmente. L’importante è (ovviamente) vendere quanto più possibile. Il problema, a mio avviso, è che troppo spesso si confonde il fine con lo strumento o, semplicemente, il fine è diverso. Osservando le foto dei grandi autori che tu hai citato, normalmente non ci chiediamo con quale modello e marca di fotocamera sono state realizzate, né ci domandiamo quale modello di obiettivo sia stato usato né tantomeno quale e quanta PP sia stata fatta, ma veniamo attirati, se non rapiti in qualche caso, da ciò che la foto ci trasmette. Ci sono immagini di questi stessi fotografi da te menzionati che ci guidano verso la riflessione e ci emozionano. Per ottenere foto di questo genere occorre avere capacità artistica e creatività, unite a studio, esperienza e, come per tutte le belle cose che si riesce ad ottenere, anche umiltà e capacità di sacrificio. Non a tutti è dato possedere queste qualità e, anche se la tecnologia permette oggi di mettere in mano a tutti noi apparecchi realmente o apparentemente evoluti, solo una piccola parte di utilizzatori sono dei fotografi di alto livello professionale. Il grande fotografo ha come fine quello di comunicare qualcosa di molto intenso a chi osserva e l’apparecchio fotografico diventa solamente il mezzo per realizzare l’opera. Quando non si hanno gradi capacità creative e comunicative può accadere che il possesso dell’ultimo apparato fotografico possa divenire il fine e non più il mezzo. Utilizzare nuove macchine per ottenere sempre più dettaglio è possibile a molti, mentre ottenere, magari con meno dettaglio, delle immagini straordinariamente belle e comunicative è riservato a pochi. Io francamente non so (né ho la competenza per esprimere opinioni in merito) se il problema consiste nella realizzazione di fotografie con macchine analogiche o digitali. Di fatto vedo che tutti i grandi fotografi da te citati usano ormai quasi sempre apparecchi digitali. A me è piaciuto molto ascoltare Davide Monteleone quando, in una intervista, affermava che dopo il cammino professionale che lo aveva portato ad utilizzare apparecchiature via via sempre più complesse, da un po’ di tempo stava facendo il percorso inverso, semplificando sempre più gli strumenti utilizzati. Vedrai che, in merito alla tematica da te proposta, fioccheranno le considerazioni di molti. In ogni caso, grazie della bella riflessione che hai proposto. Miki

    #1769539
    pdigiambattista
    Partecipante

    Grazie Miki per la risposta e spero che ve e siano parecchie altre come le tua. Spero che il discorso si ampli e vi siano altre valide considerazioni sul tema. Riguardo ad una parte del tuo discorso, quando dici che non a tutti è dato di possedere certe doti di creatività , artisticità unite a studio e esperienza, dici assolutamente il vero. Quello che però io mi chiedo non è neanche questo, in quanto so bene quali doti posseggano tali artisti. Io penso invece che anche alcuni di questi artisti forse non si troverebbero bene con apparecchi così chirurgici. Certo vi è sempre la PP e quando essa è fatta in modo magistrale, anche tutto ciò si supera. Però vedi aggiungere e aggiustare(lo stesso direi per la pellicola) cose dopo, secondo me non è proprio la stessa cosa che farlo in ripresa, sicuramente togli un qualcosa alla spontaneità e all’attimo colto. Tanto per fare un’esempio, se il lavoro “Dusha” di Davide Monteleone fosse stato eseguito in digitale, forse, dico forse non avrebbe avuto la stessa enfasi. L’effetto attraverso una acccurata PP forse lo si sarebbe anche ottenuto (non so fino a che punto) ma sicuramente sarebbe stato tolto qualcosa alla freschezza. tornado nuovamente al digitale, ad esempio guardando i risultati del World press Photo di quest’anno, non posso non notare come diverse immagini (pur molto belle) sembrino quasi finte , un pò fumettistiche. Ad esempio la foto dell’anno soffre a mio avviso molto questa problematica (colpa anche di un certo tipo di PP ). Riguardo me infine, è vero che non sono certo di primo pelo. Vengo da una lunga esperienza in analogico e sono poi passato al digitale da oramai almeno sei anni. Prima del”attuale markIII possedevo la mark II e chiaramente anche con quest’ultima mi rendevo conto del problema e delle riflessioni che oggi vorrei condividere con gli amici di questo forum.

    #1769540
    pdigiambattista
    Partecipante

    Un’ultima considerazione che ho dimenticato di aggiungere nella precedente risposta, è che ad esempio tornando a Monteleone (non me se ne voglia ma il suo lavoro sui paesi dell’ex Unione Sovietica è davvero un capolavoro)posso dire che sicuramente la sua visione con apparecchi digitali non è proprio così fresca e ricca di enfasi come quella di quando ha tra le mani una 6×6 con visione a telemetro! Comunque molto probabilmente, bisogna cercare il modo e le forme per ottenere anche con mezzi digitali immagini che abbiano un’anima.

    #1769543
    saiot
    Partecipante

    la riflessione su “la tecnica” che ammazza “l’anima” è antica come la fotografia. questo non per dire che sia banale, ma per sottolineare come sia un aspetto che merita attenzione. la fotografia non può vivere senza tecnica, ma troppa tecnica distoglie dall’obiettivo finale che è comunicare. la buona notizia è che grazie al digitale tutti abbiamo in tasca uno strumento che ci permette di catturare la realtà concentrandosi solo su di essa e mettendo in secondo piano tecnica e tecnicismi: la fotocamera del telefonino. solo che se lo racconti ai fotografi in tanti storceranno il naso perché pare che si possa criticare la deriva tecnicistica del digitale solo se la si contrappone all’elitarismo dell’analogico. eppure tanti maestri stanno esplorando le potenzialità delle fotocamere dei telefonini. Nino Migliori, ad esempio, sta curando un progetto sulla Certosa di Bologna utilizzando un iPhone.

    #1769544
    rossomoto
    Partecipante

    Dall’alto della mia enciclopedica ignoranza penso che semplicemente non è passato abbastanza tempo perchè la nitidezza abbia trovato un suo posto nel linguaggio fotografico “non statico”. La nitidezza è sempre stata cercata ed utilizzata dove era possibile utilzzare macchine che lo permettessero (le medio/grandi formato a pellicola). Ma nel digitale, cioè in macchine abbastanza piccole da essere portate al collo, tale caratteristica è decisamente recente. La Canon 1D (4 MegaPixel) è del 2001, la 5D Mark II del 2008. Quindi secondo me non c’è stata ancora abbastanza explorazione perchè i fotografi trovassero un posto alla nitidezza nel loro linguaggio. Per fare un esempio, proprio l’impressione di de-umanizzazione della nitidezza estrema potrebbe essere usata nella foto di lavoratori-schiavi proprio per suggerire la precisa organizzazione di sfruttamento di queste persone. Oppure immaginiamo la famosa foto di Eddie Adams, l’esecuzione sommaria di Nguyen Văn Lém, come sarebbe se fosse ultra-nitida: forse non cambierebbe niente, forse sarebbe peggiore oppure forse darebbe una sensazione completamente diversa, una sensazione di disagio e di disturbante indifferenza invece delle emozioni che provoca così com’è.

    #1769546
    gloster1974
    Partecipante

    Quando questa mattina alle ore 9:00 ho letto il tuo topic ho sorriso. Ho sorriso perche’ mi sembrava di leggere del mio cammino nella fotografia che guardacaso ha preso una svolta definitiva proprio con la nuova Canon 5D III. Quando e’ uscita e sono riuscito ad acquistarla non ci potevo credere, affermavo che finalmente Canon aveva creato la mia macchina fotografica ideale, tutte certezze crollate non appena ne ho fatto un uso intenso come ad esempio il matrimonio della figlia di un mio carissimo amico. Mancava qualcosa, o meglio forse c’era qualcosa di troppo, fatto sta’ che non mi sono divertito e dopo due settimane l’ho venduta e al suo posto ho preso la mia attuale 5D II che alla fine e’ piu’ che sufficente per me. Questo scossone in me ha delle basi molto piu’ lontane, da diversi anni ho ripreso a fotografare in analogico, sviluppare e stampare e onestamente trovo piu’ creativo questo mondo rispetto al freddo sensore. Io non ripudio il digitale, lo considero semplicemente un’altra opportunita’ che pero’ non mi si addice, tutto qua. Il mio pensiero in merito e’ che non dobbiamo etichettare i grandi artisti in base al sistema utilizzato ma piuttosto dobbiamo allargare le nostre menti e lasciarci cionvolgere anche da un’arte che non facciamo nostra. Io da modenese posso farti l’esempio del maestro Franco Fontana, non a tutti piace la fotografia come la interpreta, non amano quelle immagini sature che non si accostano alla realta’ ma la colpa non e’ del digitale o della post produzione che viene applicata a tali immagini ma piuttosto ad un nostro limite mentale che fa sì che quelle opere vengano classificate come fotomontaggi e nulla di piu’ ma c’e’ sempre qualcosa oltre all’apparenza, in ogni fotografia c’e’ un concetto o un’emozione, quel’emozione che il fotografo prova nell’istante dello scatto, ed e’ in quel momento che la capacita’ del fotografo fa la differenza semplicemente inquadrando in una certa maniera o giocando con i tempi di scatto o con le ombre per creare un’atmosfera particolare. Questo lo fa il fotografo e la sua sensibilita’ e abilita’ artistica indippendentemente dal mezzo utilizzato, ho visto ultimemente foto scattate dal nostro amico Michele Abriola ( Mabriola ) riguardanti un reportage che mi hanno lasciato a bocca aperta ed erano fatte con uno smartphone…….. Se tu non ti senti soddisfatto della tua 5D III allora fermati, rifletti e fai un passo indietro, di sicuro stai prendendo la strada sbagliata e potresti trovarti difronte ad un burrone che porta alla noia e quindi alla morte della passione per la fotografia, purtroppo ne ho conosciuti. Il mio cammino mi ha letteralmente sbattuto agli antipodi della fotografia , come appassionato della storia in genere ho iniziato qualche anno fa a studiare e a ritrosso sono arrivato a Daguerre e Talbot ( la piu’ vecchia diatriba della storia della fotografia ) ora sto risalendo lentamente e tra testi e prove in camera oscura, ho conosciuto l’ortocromatismo ora mi sto divertendo con carte salate e all’albumina ma non tralascio mai qualche uscita con la mia 5d ma per farti un esempio lampante che mi riguarda al rientro di un’uscita con la digitale lascio la memory sulla scrivania e quando ne ho voglia scarico i file e piano piano li controllo, quando rientro con qualche rullino non vedo l’ora che venga sera per chiudermi in camera oscura e poter sviluppare e rivedere impresse nell’emulsione le mie sensazioni della giornata.

    #1769560
    saiot
    Partecipante

    Nel mio piccolo anche io trovo molto stimolante lavorare con sistemi diversi. Attualmente uso: reflex analogica manuale 35mm (braun) reflex doppia lente di plastica 35mm (recesky) medio formato di plastica (eura) 2 istantanee analogiche (polaroid+impossible e fuji instax) reflex digitale (eos 600 D) telefonino (nokia 5230) compatta digitale (samsung WB200) ognuna ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, e non penso si possa dire qual è la migliore. Sono diverse, offrono possibilità diverse e danno risultati diversi.

    #1769561
    Massimo
    Partecipante

    L’unico difetto, secondo me ovviamente, attribuibile alle macchine digitali moderne è che hanno reso tutto troppo semplice…….. Il poter scattare in poche ore centinaia e centinaia di foto, e il tutto gratuitamente, e il lasciare la completa gestione dello scatto alla macchina, ha fatto si che in tantissimi si siano dedicati ai generi da te descritti….. il problema non è che le macchine moderne hanno troppo dettaglio, ma più semplicemente che quasi più nessuno ragiona prima di premere quel maledetto pulsante…….. Un tempo, quando un rullino e le relative stampe, costavano soldi uno, prima di scattare, ci pensava tantissimo….. oggi invece…… altra cosa è che oggi in tanti fanno affidamento a PS o simili, fregandosene di comporre ed esporre nel modo più appropriato…. “tanto a casa sistemo tutto”……. Sono pronto a scommettere che se dai una 5dmk3 in mano ad uno dei fotografi che hai citato i risultati saranno all’altezza dei loro lavori precedenti e questo, almeno spero, perchè continueranno, comunque, a scattare con la testa e con il cuore 😉

    #1769595
    pdigiambattista
    Partecipante

    Tante risposte, tanti punti ti di vista, tanti spunti di riflessione e e la cosa mi fa decisamente piacere. Altra cosa che che mi ha poi fatto tanto, ma tanto piacere è il riferimento agli smartphone. Sinceramente nella mia riflessione non ne ho parlato, ma io sono un serio e convinto sostenitore del loro utilizzo anche in campo fotogiornalistico. Inoltre sostengo molto seriamente che esso almeno nel mio caso, è una delle migliori e più interessanti soluzioni digitali. Io ad esempio mi sono trovato completamente a mio agio e con una ritrovata passione nel fotografare con un Iphone 4S che gentilmente di tanto in tanto mi da in prestito un caro amico. Ora sono in attesa della prossima uscita del 5s in quanto il 5 ha un serio problema di flare proprio sulla fotocamera (alone viola nei controluce). Detto ciò invito cortesemente tutti voi amici a guardare un mio vecchio post in “Compatte e Mirrorless” dal titolo “compatta da accoppiare alla markII o eventuale mark III. Qui pubblicai una parte del mio reportage sul mondo del circo eseguito sia con mark II che con Iphone/hipstamatic.

    #1769600
    dMiki
    Partecipante

    Originariamente inviato da pdigiambattista: Un’ultima considerazione che ho dimenticato di aggiungere nella precedente risposta, è che ad esempio tornando a Monteleone (non me se ne voglia ma il suo lavoro sui paesi dell’ex Unione Sovietica è davvero un capolavoro)posso dire che sicuramente la sua visione con apparecchi digitali non è proprio così fresca e ricca di enfasi come quella di quando ha tra le mani una 6×6 con visione a telemetro! Comunque molto probabilmente, bisogna cercare il modo e le forme per ottenere anche con mezzi digitali immagini che abbiano un’anima.

    Il lavoro di Davide Monteleone sui paesi dell’ex unione sovietica è anche per me uno straordinario capolavoro realizzato in massima parte con una 6X6 a telemetro. Avrebbe fatto meno bene con una digitale? Non lo so, ma resta il fatto che egli è andato a vivere in quei luoghi, si è mischiato alla gente, ne ha capito l’essenza umana e sociale, si è lasciato coinvolgere nel sistema, nelle abitudini e persino nella mentalità. Alla fine ha interiorizzato il tutto ed ha partorito il racconto fotografico. Lo stesso metodo ha usato Paolo Pellegrin quando ha fatto il reportage sugli esiti e le testimonianze dei feriti gravi dell’operazione “piombo fuso” del 2009 nella striscia di Gaza. Anch’egli ha parlato con la gente, tramite i loro racconti ha quasi vissuto le tremende esperienze di quei poveri mutilati, ha interiorizzato e poi svelato il suo pensiero, la sua critica e la sua condanna attraverso le sue meravigliose foto. In questo caso egli ha usato una 5D mark II. Avrebbe fatto meglio con una analogica? Anche in questo caso francamente non lo so. Saluti a tutti. Miki

    #1769611
    lovis1
    Partecipante

    Alcune volte passo anche più di una giornata per preparare uno scatto che si è insinuato nella mente. Il problema più grande che si presenta è…. quale luce?…. quale inquadratura?…. quale atmosfera? Il problema non è mai quale mezzo di ripresa sia meglio usare. Penso che qualsiasi discorso relativo ai mezzi passa in subordine rispetto al fine. La fotografia è scattata dal fotografo e non dalla macchina. Digitale, analogico, Iphone, Hasselblad, sono componenti che entrano in gioco marginalmente rispetto al fine ultimo della fotografia. Quando ho avuto la fortuna di mostrare uno scatto in nessun caso mi è capitato mai di sentirmi chiedere con quale macchina avessi operato. Le rimostranze sono sempre state relative agli aspetti sopra elencati ed in parte principale riguardo all’idea. Senza nessuna pretesa e tantomeno intenzione di insegnamento, inviterei a studiare in maniera preponderante tutti gli aspetti che riguardano la luce e la composizione. Usiamo il mirino delle macchine, l’unica parte che le accomuna. Scusandomi per le mie scarse capacità comunicative ringrazio l’autore del post per aver sollevato la questione, un saluto.

    #1769626
    Franco
    Partecipante

    La fotografia è un linguaggio dove la componente tecnologica svolge un ruolo fondamentale. Se la confrontiamo con un’altro genere artistico, ad esempio la pittura, la fotografia è il corrispettivo di una macchina per scrittura automatica (una “macchina da scrivere”) confrontata con una penna stilografica. Mentre la fotografia analogica e la f.digitale possiamo paragonarle ad un foglio dattiloscritto eseguito su una macchina da scrivere meccanica vs/ un foglio stampato con un sistema di scrittura a computer, dove le principali differenze possono essere suddivise in due gruppi, le differenze dovute dal mezzo e quelle percepite dall’autore o dall’osservatore del testo, le prime sono tecniche, le seconde emotive. Analizzando le reali differenze possiamo tranquillamente affermare che le tecniche e le differenti apparecchiature attualmente disponibili sul mercato, forniscono risultati diversi con una quantità di variabili tanto vasta da soddisfare le esigenze di chiunque, a patto di usare l’attrezzatura giusta e applicare la tecnica corretta. Se con la 5D non riesci ad ottenere i risultati che cerchi, la strada è semplice, cerca l’apparecchio e/o la tecnica adatta per ottenere quello che desideri. Se invece il discorso è prevalentemente emotivo, e speri di trovare in un programma di scrittura tipo Word o TexEdit, le emozioni provate nell’utilizzo e nell’osservazione di un testo battuto da una “lettera 22”, allora sei sulla strada sbagliata, non si può ingannare le emozioni, e quando cerchi di farlo, queste ti tradiscono. Sulle emozioni non posso far molto, queste costituiscono la nostra personalità, e grazie al cielo sono differenti in ognuno di noi. Mentre sull’aspetto tecnico possiamo dialogare…… parli di un risultato deludente, con risoluzione ed esaltazione del dettaglio riferendoti al sensore, ma in questo caso, non dovremmo piuttosto discutere di ottica e obbiettivi? Da oltre un mezzo secolo l’industria fotografica tende all’omologazione del mezzo fotografico, e il motivo è evidente, l’obbiettivo è ottenere un riscontro scientifico dell’entità qualitativa dell’apparecchiatura fotografica, misurabile tramite test e prove. Questa omologazione porta ad un’involgarimento del medium, che si traduce in foto esposte bene, non mosse, nitide, con bei colori e una scena “otticamente” corretta, dimenticando che il bello della fotografia non sempre dev’essere ricercato nel piacere procurato nell’approccio al risultato, di tipo epicureo, materialista, e neppure nella bellezza platonica del carattere o della perfezione descrittiva del tratto, per usare nuovamente l’analogia con la scrittura, ma essenzialmente nella qualità del contenuto e nella semplicità descrittiva dello scritto. una 5D con un’ottica super definita e corretta come un bisturi è un’ottima apparecchiatura, ma non possiamo pretendere che questa possa sostituire un mezzo dove le impostazioni richieste sono minime (vedi uno smartphone) è l’approccio al soggetto, diverso (ad esempio, una telemetro meccanica, oppure sempre il solito smartphone) e il risultato più grezzo….. Non dobbiamo neppure pensare che la tecnologia moderna abbia reso il compito del fotografo più semplice, in realtà con questo illusorio pretesto, le tecnologie digitali hanno reso il compito del fotografo, enormemente più complesso, ma le cose semplici sono quelle che più si avvicinano ad una dimensione umana, la situazione ideale per il reporter, quindi cosa fare? Non esiste una ricetta valida per tutti, io uso questo metro, quando la fotocamera diventa un’appendice delle mie mani, scatto senza accorgermi di scattare, perché mi piace farlo, perché sento la necessità di farlo e questo non mette a disagio me e il soggetto, questo è l’apparecchio adatto per ottenere il risultato che cerco. Ma il risultato rispecchia le aspettative? su questo punto non dobbiamo illuderci che il mezzo fotografico sia di scarsa importanza, la ricetta è semplice, un soggetto interessante, una macchina e un obbiettivo giusto, una bella luce, una corretta esposizione, una forte motivazione, infine il risultato non può mancare…..

    #1769627
    pdigiambattista
    Partecipante

    Amici cosa dire, nulla da eccepire sulle vostre considerazioni. E’ chiaro che per tirar fuori un lavoro di alta qualità, oltre a possedere delle indubbie doti bisogna anche avere una frequentazione profonda con le realtà che si vanno a raccontare. Tutto ciò è fuori di dubbio! Proprio riferendomi a questo concetto e a tutte le mie riflessioni, mi farebbe piacere se gurdaste una piccola parte del mio reportage sul circo, che come dicevo è realizzato in parte in 35mm con ma mark II(in 3 occasioni con la mark III)e in parte con un Iphone 4s/hipstamatic. Per realizzare questo progetto (non ancora completamente concluso), alla fine mi son reso conto che per poter comprendere a fondo e dunque raccontare tale mondo, dovevc assolutamente vivere un periodo con loro. Dovevo per un certo tempo divenire uno di loro, sentire come loro sentivano, provare le loro gioie ma anche le loro frustrazioni, solo così potevo sperare di raccontare in modo profondo e con la giusta enfasi il “Circo” o almeno una sua piccola parte. Detto ciò , tornando ai mezzi utilizzati posso dire che con la reflex ho davvero sudato le famose sette camicie per ottenere degli scatti in grado di raccontare. Con essa comunque non ho avuto mai un gran feeling, e la visione reflex mi ha ben poco aiutato nella mia visione. Cosa invece esattamente contraria è stato il rapporto con l’Iphone, esso oltre ad essere meno invadente mi ha dato subito l’impressione di essere molto più adatto alla mia visione. Ho trovato con esso un vero grande feeling, forse anche aiutato dal mio grande uso in passato della mitica holga. Se si guarda il lavoro nel post da me precedentemente segnalato, sembra quasi che la parte in 35mm e quella con Iphone, siano state realizzate da due persone diverse!

    #1769631
    pdigiambattista
    Partecipante

    Molto interessanti anche le tue considerazioni Fra65, soprattutto quando quando poni l’ accento sulle emozioni e dici che esse non possono essere tradite. In effetti in questo caso come tu dici, se non riesco con la 5d, debbo , ho il dovere di trovare altre soluzioni che mi permettano appunto di raccontare le mie emozioni. A questo propositi penso pure, che a seconda del lavoro/progetto e di ciò che si vuol raccontare, anche i mezzi possono cambiare in quanto una volta ad esempio puoi trovare la strada giusta con la 5D, mentre altre volte la stessa va cercata con altri mezzi probabilmente più adatti per te.

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