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Riflessioni!

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  • #1769894
    pdigiambattista
    Partecipante

    In effetti si in questo lavoro mi risulta un poco difficile trovare una strada meno formale. Diciamo che il mio intento è anche di trovare nuove strade e non attenermi ad uno stile fotogiornalistico classico, e tutto ciò chiaramente implica anche errori , sbandamenti e anche foto un poco troppo pensate.Ripeto in tutto ciò poi (sarà forse un mio problema)il digitale , ma soprattutto la visione reflex (non l’ho mai amata molto neanche in analogico)non mi aiutano molto. Inoltre sto anche cercando per percorrere nuove strade stilistiche anche di abbandonare un attimo i grandangoli ed andare su ottiche tipo il 35mm. Questo è un lavoro comunque che io , per la mia visione che ne ho, andrebbe fatto tutto in 6×6 e dunque l’unica cosa accessibile(l’altra soluzione che mi piacerebbe ma che implica costi decisamente alti , sarebbe sicuramente la mamya 7) che vi si avvicina è l’applicazione hipstamatic con Iphone.

    #1769895
    pdigiambattista
    Partecipante

    A proposito di Ackerman , una cosa che mi rese molto felice e che allo stesso tempo mi colpì molto fu quando mi stampò (perché gli piaceva particolarmente)una foto del mio lavoro al Don Orione in Toscana : Io non ho nessuno che mi abbraccia. Qui mi resi conmto che egli non solo era grande in ripresa , ma lo era altrettanto in camera oscura e allo stesso tempo era capace di vedere molto oltre, laddove pochi riescono. Quella foto ho provato poi tante volte a ristamparla guardando il suo risultato, ma mai sono riuscito ad imitarlo: e pensare che lui tirò fuori una stampa capolavoro in soli dieci minuti!

    #1769918
    rossomoto
    Partecipante

    Ecco qua un tutorial velocissimo e molto impreciso di come ottenere un look “non chirurgico”. PS: Se può interessare, per photoshop ho visto questo: http://photo.tutsplus.com/articles/round-ups/60-more-awesome-photoshop-actions-for-photographers/ tieni conto che il tutto è molto spannometrico, quindi sono andato ad occhio. Ciao, Rossomoto

    #1769929
    pdigiambattista
    Partecipante

    Ti ringrazio molto, sei stato chiarissomo e quanto prima proverò a rifare le stesse cose con photoshop. [gra]

    #1770064
    pdigiambattista
    Partecipante

    Rossomoto, una cosa: la cornice. Io ho pulito quella originale hipstamatic, ma in questo modo è chiaro che debbo poi ridurre l’immagine a 2448×2448. E’ possibile invece riprodurre la cornice a risoluzione maggiore tipo 4000×4000 a 240 dpi?

    #1770148
    rossomoto
    Partecipante

    Originariamente inviato da pdigiambattista: Rossomoto, una cosa: la cornice. Io ho pulito quella originale hipstamatic, ma in questo modo è chiaro che debbo poi ridurre l’immagine a 2448×2448. E’ possibile invece riprodurre la cornice a risoluzione maggiore tipo 4000×4000 a 240 dpi?

    Se ho capito bene mi stai chiedendo se si può aggiungere la cornice tipo hipstamatic all’immagine della canon, corretto? Direi di sì: è sufficiente che, dopo aver elaborato la foto, allarghi la dimensione del “canvas” e poi aggiungi un livello in basso con la texture dello sfondo.

    #1770183
    GianMauro
    Partecipante

    Sono sincero, da un po’ osservo questo post. Devo anche dire che in certe situazioni in passato c’eravamo già trovati, mi pare proprio con una 5D…. ma era una MKII. Mi permetto quindi di aggiungere una mia riflessione alla TUA di riflessione Franco (fra65) nella realtà dice forse tutto quando parla dell’inconscio tecnologico descritto nell’omonimo libro di Vaccari. In realtà si potrebbe tornare indietro a prima di Vaccari, ma questo poco importa, perchè il concetto di base resta lo stesso. Cioè ogni “mezzo” ha un retaggio costruttivo perchè semplicemente è pensato dall’uomo per l’uomo. Inconsciamente, quindi, il mezzo trasporta un “programma” cioè l’intenzione del suo creatore. Le conseguenze non sempre sono ovvie, ma le tue belle foto sono, invece, un esempio lampante. Le foto realizzate con la nota app sicuramente sono ben fatte e ben composte, qui sicuramente il gusto compositivo del fotografo fa la differenza, ma comunque sembrano apparentemente più belle solo perche il “programmatore” sfrutta dei meccanismi “infimi” legati al fenomeno di “massificazione” dei gusti estetici. Il formato quadrato, le cornici e le dominanti enfatizzano i colori che l’occhio vede meglio e che il cervello percepisce con più facilità. Poi se il fotografo ha anche cultura e compone secondo la regola aurea o dei terzi il gioco è fatto con una disinvoltura straordinaria. Sembra incredibile ma il “programmatore” ( non inteso come informatico ovviamente) sfrutta le caratteristiche antropologiche del cervello per generare immagini che piacciono alla massa, semplicemente perchè sono per la massa (non in senso dispregiativo chiaramente). Ecco spiegata anche la proliferazione di istagram, hipstamatic, Holga, Diana, Sardine e Lomographie varie….. fino ad arrivare (qualcuno tuonerà) all’uso di datati ma ottimi obbiettivi Zeiss con cip e bip di conferma dell’AF in reflex non pensate per funzionare con quelle lenti. ….Scherzi a parte se questa cosa vi disturba pensate all’uso della pubblicità…… o all’uso smodato del Dragan nella ritrattistica se vi fa più piacere, visto che si parla di fotografia. Attenzione però che le foto “programmate” quelle della hipstamatic per intenderci, avvolte trasportano troppe informazioni alcune delle quali con il tempo diventano superflue e ridondanti. In tempi non sospetti, quando ancora l’iphone non era neanche un’utopia un tizio di nome R. Barthes si occupò della sovrainformazioni contenute nelle immagini (e non solo) e ne scrisse anche un bellissimo libro che intitolò “l’ovvio e l’ottuso”. Riassumendo, forse in maniera eccessiva, egli sosteneva che sovraccaricando un immagine di troppe informazioni, questa diventa “ottusa”, mentre un immagine essenziale ed immediata è “ovvia”. Facciamo un esempio: se durante un film di 60 min. viene mandata la stessa pubblicità per 10 volte si ottiene un sovraccarico tale di informazioni da rendere la pubblicità assolutamente inutile. La cartellonistica pubblicitaria posizionata ad ogni angolo della strada o i volantini che intasano le nostre cassette della posta, per lo stesso principio sono quasi completamente superflue eccetto quando esplicitamente legata al messaggio sessuale (ma questo è un altro discorso). Informazioni legate all’immagine “ottusa” generano ridondanze che visivamente si trasformano in foto sempre più uguali e spesso retoriche e massificate. Quindi quale mezzo allora ha generato le foto migliori? Nessuno dei due, perchè se hipstamatic da un lato ti prodotto le foto con le caratteristiche di cui abbiamo parlato sopra, dall’altro la tua nuova 5D ha fatto assolutamente il contrario. Hai infatti ottenuto delle foto che in se non portano nessuna pp. Perchè? Semplicemente era l’intento del “programmatore” darti un’immagine neutra al fine di post produrla come infatti poi è stato fatto da rossomoto….. pensa che ironia. Concludendo foto diverse mezzi diversi. Mia personale opinione ciao GianMauro

    #1770330
    Carlo
    Partecipante

    Aggiungo, se me lo concedete, una mia piccola riflessione; da ignorante (la mia ‘cultura’ sulla fotografia si limita alle mostre visitate – una cosa che adoro – e a qualche libro non tecnico letto). Vorrei sottolineare il fatto che ormai la fotografia si consuma quasi esclusivamente al computer (o comunque su uno schermo lcd). E questo secondo me fa una grande differenza. Sono stato recentemente ad una mostra di un amico fotografo giapponese (a Milano, zona Brera). Appese alle pareti c’erano decine di immagini provenienti da ogni genere di apparecchio foto (dalla Reflex pro all’iPhone). Ebbene è la stampa quella che fa la magia finale. Un file ultranitido di una 5D MkIII può essere stampato su decine di tipi di carta a seconda dell’effetto finale che desidera il fotografo. Una volta la fotografia si stampava, non c’era alternativa e il 50% dell’opera lo faceva proprio la stampa, incluse la correzione di errori e gli ‘effetti speciali’. Oggi le immagini troppo spesso si giudicano su uno schermo a cristalli liquidi(io sono il primo a riconoscermi questo limite!) Per tornare la topic di pdigiambattista, vi esorto visto che amate la fotografia di autore a cercare la “fotografia finale” anche per mezzo della stampa. Stampa che merita il giusto peso nel processo della fotografia. ciao a tutti [lo] Carlo

    #1770346
    GianMauro
    Partecipante

    La stampa è sicuramente uno degli aspetti più romantici della fotografia. L’immagine digitale ha offerto ed offre delle caratteristiche che vanno ben oltre la possibilità di tenere in mano un foglio di carta stampato, anche perchè un immagine digitale può comunque sempre essere stampata. Non sarà forse fascinosa come la stampa argentica, ma se è questo quello che conta, cioè la stampa, allora il risultato cambia di poco. La stampa è stata vista come una fedele servitrice dell’immagine impressa sulla pellicola, ma in realtà può anche essere il contrario. Sarebbe potuto essere interessante domandare oggi, al mitico Robert Capa, quando l’anonimo (non proprio anonimo) stampatore a causa di un errore distrusse quasi tutto l’intero lavoro dello sbarco in Normandia, cosa ne pensasse del digitale, questo per dire o per ironizzare, che uno dei vantaggi dell’immagine digitale e che il negativo non può andare distrutto in fase di stampa. Comunque ne riconosceva l’importanza anche lo straordinario Cartier Bresson ne “L’immaginario dal Vero”. In realtà la stampa è parte fondamentale della fotografia argentica, semplicemente perchè questa non può esistere senza di essa, mentre è un puro optional dell’immagine digitale, che viene visionata sul web (vantaggio immenso) sul monitor di casa o semplicemente (si fa per dire) su uno smartphone. Ancora una volta ci scontriamo con il famigerato inconscio tecnologico, cioè il retaggio del pensiero concettuale con cui è stato creato il mezzo e cosa più importante per chi è stato creato…. (la massa?). Nuova riflessione: immagine digitale o fotografia digitale? Osservazioni basate solo su mie idee personali ciao GianMauro

    #1770355
    Carlo
    Partecipante

    Originariamente inviato da GianMauro: (…) In realtà la stampa è parte fondamentale della fotografia argentica, semplicemente perchè questa non può esistere senza di essa, mentre è un puro optional dell’immagine digitale, che viene visionata sul web (vantaggio immenso) sul monitor di casa o semplicemente (si fa per dire) su uno smartphone. (…) GianMauro

    Su questo punto, la seconda parte, non sono d’accordo. Quello che intendevo dire è che con la stampa puoi modificare radicalmente l’impatto anche emotivo di una foto. Anche digitale. Semplicemente cambiando carta (non mi riferisco al lucida/opaca) puoi ottenere immagini e atmosfere diverse. Cosi come per certe immagini argentee (bell’aggettivo) la stampa è assolutamente ininfluente sul loro impatto verso chi le guarda (questo penso sopratutto nel reportage). Anche queste ovviamente mie personali riflessioni ! 😉 ciao Carlo

    #1770360
    pdigiambattista
    Partecipante

    Le vostre riflessioni sono davvero interessanti e profonde, tanto che invitano ad una grande riflessione. Tutto il discorso poi di GianMauro è davvero sottile e sicuramente molto vero. Portando il tutto ad un livello diciamo un poco più semplice, io posso dire che si tutto il discorso di Gian Mauro sull’iphone ad esempio non fa una piega, però io dico pure che alla fine se esso mi permette di fotografare con il formato con il quale meglio esprimo la mai visione (quadrato! Anche in passato con la pellicola riuscivo meglio ad esprimermi con questo formato rispetto al classico 35mm), se mi ridà immagini non passate al setaccio come delle lastre, e se i colori (anche dell’ incarnato)sono così interessanti , bé alla fine esso nonostante tutto mi sta bene. Ripeto ok tutto il discorso, però se poi con la 5D tiro fuori solo immagini fredde , prive di quel contenuto che in esse vorrei, allora che senso ha insistere? Certo è pure vero che Rossomoto con una appropriata PP ha comunque cambiato il volto di una foto.Però, ecco comunque tutto ciò lo devi poi fare dopo, casomai stravolgendo l’immagine e quasi appicicandogli sopra un contenuto. Sinceramente di getto, preferisco l’Iphone, in quanto ti permette (questa è una cosa molto sottile che assomiglia molto alla holga e a una di quelle che era forse la caratteristica più peculiare)di concentrarti molto più sulla composizione e quindi di essere più istintivo, di filtrare meno la propria visione. Purtroppo almeno per me, la reflex mi porta ad essere eccessivamente razionale, a pensare troppo le immagini, a filtrare troppo la mia visione originaria ed istintiva. E’ un poco difficile descrivere ciò, ma posso dire che più pensi e più l’immagine finale spesso(almeno nel fotogiornalismo)perderà in contenuto, probabilmente sarà perfetta dal punto di vista tecnico e dell’inquadratura, ma non è questo che io cerco. Guardate ciò lo imparai con lunghe sofferenze durante un Workshop con Paolo Pellegrim. Egli allora guardando le mie immagini/stampe in B/N)mi disse molto crudamente (fu un duro colpo, ma col senno del poi fece la cosa giusta per me!)di buttare tutto , le foto erano troppo pensate , mancavano di freschezza, ed il contenuto, il messaggio non veniva fuori da esse, esse che tra le altre cose non riuscivano a stupirti. Per una settimana mi disse di scattare senza pensare, mi disse di essere immediato, di non filtrare ciò che vedevo con gli occhi della ragione. Ne vennero fuori tante cose assurde, ma anche alcune immagini decisamente interessanti, così come non le avevo mai fatte. Ebbene tutto ciò, purtroppo quando ho una reflex tra le mani, tendo a dimenticarlo. Lo stesso però non mi accade quando utilizzo il formato quadrato ed in particolare quando ho un’apparecchio che mi permette di non filtrare con il pensiero razionale ciò che vedo nel mirino. Diciamo che l’ideale per me è una macchina con mirino a telemetro e per il resto tutto automatico. In questo modo debbo concentrarmi solo sulla composizione in relazione alla visione, senza per questo essere distratto dalla ragione. Tutto ciò sembra quasi assurdo, ma vi assicuro che il limite tra una foto significativa ed una perfetta tecnicamente ma priva di contenuti è molto labile e sottile. Basta un nulla per non trovare ciò che cerchi! Ad esempio nelle ultime uscite riguardo al circo, ho cercato con la reflex di ricordarmi la lezione di Paolo Pellegrine e diciamo che così qualche foto è venuta fuori. In questo però debbo essere sincero mi ha molto aiutato anche l’uso dell’Iphone, diciamo che ho fatto in modo che la sua visone condizionasse quella della reflex. Infine ringrazio anche Rossomoto per le ultime indicazioni datemi.

    #1770361
    GianMauro
    Partecipante

    Carlo, non ho mai fatto riferimenti alle emozioni volutamente. Poi sicuramente una buona stampa e un buon supporto aggiungono anche un surplus alla fotografia. Giambattista, nel mio percorso “fotografico” anch’io ho incontrato l’iphone e hipstamait, la Holga e la Diana, la Polaroid e la 5D, quindi permettimi la presunzione…… ti capisco! Ecco perchè ad un certo punto ho cominciato a studiare tra le tante cose anche quelle che ti ho scritto. Oggi mi ispiro molto alla fotografia del “passato” specie per lo street, generalmente o esclusivamente scatto in B&W, uso diaframmi molto chiusi f/11 e focale bloccata a 35mm e quando il tempo non è abbastanza corto alzo gli iso a valori praticamente assurdi. In pratica uso la SLR quasi come un automatica e rifletto solo sull’inquadratura nulla di più. Da “L’immaginario dal Vero” di Bresson, mi piace ricordare due frasi che più o meno riporto alla carlona, che secondo me servono a comprendere il mio modo di pensare oggi alla fotografia: “non esiste nulla di più astratto di una fotografia in B&W” …. se ci rifletti un attimo ti accorgi che la fotografia è l’unica arte che può sfruttare questo vantaggio “bisogna ricordarsi sempre che è tutto quello che resta fuori dal mirino, che contestualizza la fotografia”….. beh questa si spiega da sola ….. di solito le istantanee (le macchine automatiche) usano diaframmi chiusi. Chissà magari il “programmatore” si è ispirato proprio a Bresson

    #1770371
    pdigiambattista
    Partecipante

    GianMauro grazie per queste chicche su Bresson! Per il resto vedo che ci comprendiamo perfettamente(la cosa mi fa estremamente piacere), anche tu infatti mi dici di usare la reflex quasi come una compatta e dunque in questo modo ti concentri maggiormente sulla composizione. In effetti solo così si puà saltare il processo razionale pensante e cercare quell’immediatezza che altrimenti ti sfugge!

    #1770385
    mabriola
    Partecipante

    Originariamente inviato da pdigiambattista: ……le foto erano troppo pensate , mancavano di freschezza, ed il contenuto, il messaggio non veniva fuori da esse, esse che tra le altre cose non riuscivano a stupirti. Per una settimana mi disse di scattare senza pensare, mi disse di essere immediato, di non filtrare ciò che vedevo con gli occhi della ragione….

    esattamente l’opposto del suo modo di fotografare…un esempio? il suo lavoro “THE CRESCENT. ROCHESTER, USA 2012″…mi vien ad ridere

    #1770406
    pdigiambattista
    Partecipante

    carissimo, qui diciamo sfondi una porta aperta! Comunque io parlo di un Pellegrin di qualche anno fa, diciamo fine anni novanta. Allora sicuramente era anche molto più disponibile a darti dei consigli. Comunque molti di loro spesso parlano bene e razzolano male, dicono di non fare certe cose e poi sono i primi a farle. Una volta in un workshop per una stupida spiata di un’altro studente (workshop con un’ altro fotografo di fama internazionale), mi fu fatta una bella lavata di testa, per carità sicuramente anche giusta in quel momento visto che avevo un poco spinto i soggetti da fotografare a compiere determinati movimenti. Ok giusta tutta la romanzina che accettai senza alcuna giustificazione e replica, ma poi quando qualche anno dopo vedo su un documentario lo stesso professionista al lavoro in Africa, mettere adddirittura un bambino in posa accanto alla finestra di una casa fatiscente, allora non ci sto più. Per carità io ancora ritengo il mio comportamente di allora eticamente sbagliato, ma certo non accetto di essere ripreso da chi é tanto ipocrita da parlare bene ma poi nella realtà si comporta l’esatto opposto di ciò che va predicando.

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