- Questo topic ha 20 risposte, 14 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 12 anni fa da Franco.
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Settembre 5, 2012 alle 7:47 pm #1729194barbara_74Partecipante
Ciao Canoniani! In questi giorni riflettevo sull’importanza del “titolo” e della “descrizione” che accompagna invariabilmente una foto. Facendo un esempio semplice, non basta fotografare una persona che beve per comunicare che sta bevendo perchè era assetata e poi usare un titolo del tipo “Sete” e una descrizione del tipo “dopo una calda giornata dissetarsi è una delle cose migliori”. E’ la foto che deve comunicarlo senza che io debba specificare per forza un titolo e una descrizione dettagliata. Girando sul forum mi accorgo che quando vedo delle belle foto in grado di comunicare un messaggio non mi soffermo mai sul titolo o sulla descrizione perchè parlano da sole, molto piu’ spesso però, mi capita anche di vedere delle foto e aver bisogno di leggere titolo o descrizione per capirne il messaggio o quanto meno capire perchè quella foto fosse stata scattata. Ultimamente uso la tecnica di fingere di non aver fatto io la foto e cercare di ricavare un significato da essa (diciamo che le scarto quasi tutte alla fine ehehehhe). Anche a voi capita? E quando vi capita di rivedere un vostro scatto “andato a male” lo correggete con un titolo e una descrizione per aiutare chi lo vedrà oppure scartate direttamente la foto e magari riprovate lo scatto? ps: mi scuso in anticipo per eventuali errori di ortografia, grammatica, ecc. ecc. (metto le mani avanti..) [lo] [lo]
Settembre 5, 2012 alle 7:51 pm #1729196Luca LupiPartecipanteOriginariamente inviato da barbara_74: Anche a voi capita? E quando vi capita di rivedere un vostro scatto “andato a male” lo correggete con un titolo e una descrizione per aiutare chi lo vedrà oppure scartate direttamente la foto e magari riprovate lo scatto? [lo] [lo]
Eccome se capita. E, lo ammetto, la correzione a posteriori ci scappa, ci scappa! 😀 In fondo in fondo siamo tutti narcisisti, e anche se siamo coscienti di aver prodotto qualcosa di non del tutto convincente, una pezza cerchiamo sempre di mettercela 😀
Settembre 5, 2012 alle 9:07 pm #1729239Ale5510SolinasPartecipanteIo cerco di essere il più selettivo possibile e su 100 foto fatte se neanche 1 mi convince (logicamente al passo con la mia capacità di valutare le mie foto) non ne pubblico neanche 1. Nel momento in cui scatto già mi viene in testa il titolo. Un esempio è proprio nella mia ultima foto pubblicata “compagni di branco”, ho pensato al titolo già in apnea 7mt sotto la superficie del mare 😀 Trovo il titolo importante al pari della foto. Il mio parere è che banalizzare il titolo rende la foto priva del sale. La foto esprime le emozioni, il titolo esprime il pensiero del fotografo. Vedere un collega che posta 3 foto in sequenza con lo stesso titolo mi fa percepire che non ha avuto cura delle sue opere.
Settembre 5, 2012 alle 9:17 pm #1729240simotrekPartecipantecioè? giusto per capire, preferiresti una cosa del tipo – le vostre foto… parliamone… – – generica – – – – – –
Settembre 5, 2012 alle 9:28 pm #1729243fotoitPartecipanteIo sinceramente non do mai titoli alle mie foto le nomino tutte con nome generico e numero progressivo, solo quando non posso esimermi da dare un titolo allora…
Settembre 5, 2012 alle 10:46 pm #1729254barbara_74PartecipanteOriginariamente inviato da simotrek: cioè? giusto per capire, preferiresti una cosa del tipo – le vostre foto… parliamone… – – generica – – – – – –
No era un invito a riflettere sulle proprie foto.. spesso c’è un uso sconsiderato del titolo e della descrizione per giustificare una foto che magari già l’autore stesso è in grado di capire che andrebbe scartata e ritentata.. Diciamo un invito ad un autocritica perchè quando si sente la necessità di ricorrere a dover scrivere una descrizione (che non siano i dati tecnici) di quello che la foto dovrebbe rappresentare è perchè l’autore stesso potrebbe aver dei dubbi sulla stessa. Con questo non sto dicendo che non si devono mettere titoli e/o descrizioni ma piuttosto chiedere magari aiuto su come si sarebbe potuto eseguire lo scatto per arrivare a quel che si voleva rappresentare.. [lo]
Settembre 5, 2012 alle 11:15 pm #1729256RiccardoPartecipante[quote]Originariamente inviato da barbara_74: Ciao Canoniani! In questi giorni riflettevo sull’importanza del “titolo” e della “descrizione” che accompagna invariabilmente una foto. Facendo un esempio semplice, non basta fotografare una persona che beve per comunicare che sta bevendo perchè era assetata e poi usare un titolo del tipo “Sete” e una descrizione del tipo “dopo una calda giornata dissetarsi è una delle cose migliori”. E’ la foto che deve comunicarlo senza che io debba specificare per forza un titolo e una descrizione dettagliata. Ciao Barbara, dunque, a mio avviso il discorso (molto interessante) è un po’ più complicato. Il titolo dato ad una foto è l’indirizzo che l’autore vuole dare alla lettura dell’immagine, il proprio modo di interpretare quel momento e quello che vorrebbe fosse visto dagli altri. Di contro “gli altri” possono, invece, vederla in modo diverso e avrebbero dato un titolo diverso allo stesso scatto. Il titolo può essere, non semplicemente la descrizione dell’azione, ma il voler comunicare ciò che quella azione rappresenta per l’autore. Nel tuo esempio, chiamando la foto “sete”, è abbastanza chiaro il messaggio e anche abbastanza scontato (ma è un caso limite) evidentemente il fantomatico autore è stato il primo a non averci visto nulla, dandogli, per esempio, un “pioggia interiore” (l’ho proprio buttata li eh!) ecco che magari qualcosa in più potrebbe suscitare, non so se sono riuscito a spiegarmi… Quindi più che un titolo e una descrizione bisognerebbe dare un titolo e una spiegazione, a mio avviso. Foto senza un titolo, perchè no, ci sono scatti che non ne hanno bisogno, ma una cosa non esclude l’altra. A me capita a volte (rare) di vedere subito la scena, scattarla e dargli un “nome”. Il più delle volte questo processo lo faccio a posteriori, magari mentre ascolto della buona musica che mi coadiuva nell’ispirazione. A volte uno scatto non mi comunica immediatamente nulla, ma dopo sei mesi, ad esempio, con uno stato d’animo diverso ci vedo qualcosa che prima neanche mi sognavo e ci tiro fuori qualcosa da condividere. [bir] sete 😉
Settembre 5, 2012 alle 11:57 pm #1729261MaurizioPartecipanteHo sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene Ansel Adams sottolinea bene questo rapporto che per certi versi se parliamo di composizione è fondamentale osservare. Personalmente ritengo molto difficile cercare un titolo ad esempio nel caso che il significato dipenda anche dal tipo di lingua in cui è espresso, infatti ogni lingua può dare un differente contesto al titolo se tradotto in un’altra. Prendiamo il caso di trouble sunset o tramonto disturbato ho scelto il primo perchè meglio esprimesse il senso compositivo che volevo dare alla foto anche solo come assonanza della parola trouble. forum_forum.asp?forum=14§ion=47&post=554646
Settembre 6, 2012 alle 12:36 am #1729275Ale5510SolinasPartecipanteInteressanti visioni che parzialmente condivido [can] io sono proprio estremista all’ opposto quasi mi nasce il titolo un attimo prima della foto. nel titolo cerco sempre di ultraconcentrare il mio pensiero o ragionamento per portare il visitatore lungo il cammino emozionale che voglio trasmettere.
Settembre 6, 2012 alle 1:31 am #1729299GianMauroPartecipanteCiao Barbara, il proposito è assolutamente stimolante oltre che lecito ed auspicabile, ma credo che si scontri con le capacita fotografiche, in generale, dell’utente. Il titolo e la descrizione spesso enfatizzano le foto, non permettono un adeguata critica ma è pur vero che senza un titolo accattivante, per l’utente medio-basso, potrebbe essere difficile ritagliarsi quella visibilità tale da permettere la critica della delle proprie foto. Inoltre, specie nei progetti fotografici, spendere qualche riga serve ad indirizzare l’osservatore ad una giusta interpretazione e non credo che questo sia sbagliato. Tu auspichi che l’utente abbia più autocritica, ma alla maturità fotografica non ci si arriva subito e molti, me compreso, non l’hanno ancora raggiunta. Per alcuni la fotografia è un hobby (vita facile), per altri è motivo di stress (avvolte come nel mio caso anche di frustrazione), di studio di passione pura… forse (magari…) di arte. E l’autocritica è speso un’utopia vera e propria. Ma se da una parte l’autore del post sbaglia dall’altra i commenti sono anche sempre dello stesso tipo. Troppe critiche tecniche, troppo asettiche e distaccate, troppo poca ..poesia troppa poca enfasi. É sbagliato non scrivere che impressioni/sensazioni ti trasmette la foto, dopo tutto per alcuni di Noi la fotografia non è solo documentaristica ma arte e i commenti in tal senso latitano molto e spesso. Oppure correggere la foto altrui con leggerezza per poi scrivere se ti da fastidio la tolgo subito, ma dico io… ma come accidenti ci si può permettere a fare una cosa del genere, la fotografia per chi non lo sapesse o comunque per chi non l’avesse ancora capito, ha una proprietà intellettuale che va assolutamente rispettata. Comportamenti a mio modo di vedere sempre un po’ troppo borderline e poco contestati, che non dovrebbero essere permessi eccetto che su richiesta esplicita dell’autore. Ecco che come al solito quello che manca è sempre una buona dose di buonsenso, ne basterebbe solo un poco per dare un titolo intelligente e altrettanto intelligente introduzione alla foto, oltre che un commento corretto Mia personale opinione ciao
Settembre 6, 2012 alle 1:38 pm #1729371RiccardoPartecipante[quote]Originariamente inviato da maurixio: Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene Su questo non sono molto d’accordo Maurixio, o, quantomeno, il concetto non può essere generalizzato, a differenza delle barzellette, le fotografie possono avere (non sempre) interpretazioni personalissime che, se non spiegate, potrebbero non arrivare all’osservatore. Dopodichè, come ho detto precedentemente, vi sono casi in cui l’eloquenza dell’immagine non richiede ne introduzioni ne titoli, esso è già scritto dentro la foto. [lo]
Settembre 6, 2012 alle 3:14 pm #1729413JeanPierreePartecipanteAd una foto stampata si può far dire quello che si vuole […] La stampa illustrata gioca con questa ambiguità delle immagini per manipolare, e in realtà spesso comunica più del giornalismo. Ciò che è terribile sono le didascalie sotto il titolo, che cambiano il senso delle immagini” [cit. Henri Cartier-Bresson] Io personalmente non titolo più le foto se non con Luogo e data, al massimo con una numerazione. Le immagini sono immagini, i pattern cognitivi e universi di significato che poi legano questa al linguaggio iconico sono già un complesso sistema comunicativo che non necessita a mio gusto e nelle mie foto, ulteriore rafforzo di informazioni. Finirei per titolare un tramonto con sentimenti personali e un nudo con titoli rasenti al porno…
Settembre 7, 2012 alle 4:05 am #1729545saraPartecipanteciao a tutti, personalmente ho molte difficoltà a dare un titolo ai miei scatti, e quindi come dice Barbara, finisco spesso con la definizione di quello che ho scattato: fiore, albero, mucca…un po’ come i libri dei bambini! 🙂 Premetto che il mio background fotografico è quello di “foto delle vacanze” e quindi generalmente le foto sono suddivise per luoghi-date, nulla più. E’ vero che un titolo adeguato le completerebbe, ma penso che ci vogliano un progetto e una visione più artistica e creativa (che ahimè ora non mi appartengono), ma per quello che mi riguarda quando guardo una foto la prima cosa che vedo/sento sono le sensazioni che mi trasmette.
Settembre 7, 2012 alle 8:04 am #1729550FrancoPartecipanteuna foto non parla da sola, siamo noi che gli diamo voce!!! sempre, in ogni caso non ho mai pensato che le parole in un film potessero nascondere una strategia per velare l’incapacità della regia, del direttore della fotografia, dello sceneggiatore, degli attori così come non ho mai pensato che il cinema muto, se privato di colonna sonora o testo scritto, nel silenzio dei fotogrammi possa acquisire valori propri, impenetrabili e universali, decisamente superiori alle parole, alla musica. Non ho mai pensato che Picasso in “Le pigeon aux petits pois” abbia commesso un errore, che una bella foto con il titolo XXX sia meno bella, che la stessa foto con il titolo “il mio giardino” sia piu’ bella, e non piu’ ricca, semmai…… la scrittura è un mezzo d’espressione come la fotografia o la pittura. Può essere arte, oppure un semplice veicolo per esprimere qualcosa .. Il titolo (o il commento) che accompagna una foto non può essere visto come “una pezza” per nascondere o giustificare errori e difetti tecnici (perché l’errore è sempre tecnico!) Il titolo è una chiave di lettura, qualcosa che ACCOMPAGNA la foto, non ne è parte integrante, ma qualcosa in più’ in grado di arricchirla o impoverirla (se proprio vogliamo esprimere un giudizio di valore), se arricchisce assolve il suo compito, se la impoverisce, fallisce, stop. A volte risulta difficile dare un titolo alle foto? anche questo è un mezzo di espressione, seppur limitato, dev’essere visto come una libera scelta dell’autore, un modo di esprimere qualcosa: la mancanza di un dialogo tra autore e foto, un’interpretazione, un suggerimento, oppure piu’ semplicemente, l’assenza di parole……. ma una foto non parla mai da sola, siamo noi che gli diamo voce, prima ancora che nasca, e questo può avvenire in diversi modi, con un titolo, con un commento scritto, una poesia, un racconto ..
Settembre 7, 2012 alle 6:37 pm #1729641pruffolaPartecipanteComplimenti Barbara per lo stimolante argomento, davvero complesso… Il temà è stato trattato anche da professionisti del settore carta stampata e pubblicità, che ultimamente hanno, pare, non poche difficoltà a reperire lavori per un problema di “sentrsi troppo artisti” di fotografi e fotoamatori italiani. Ovvero: l’era del digitale ha abassato la soglia di ingresso e tutti fanno foto semplicemente premendo il tasto di scatto ma ben pochi hanno un concetto in testa prima di scattare. Così dopo cercano un titolo in base a cio’ che hanno davanti agli occhi e se la foto lascia a desiderare e non “parla” a sufficienza cercano di compensare col titolo. C’è poi la “paura di non essere visto”: ovvero:”non sono sicuro del risultato e allora faccio titoli assurdi che forse mi assicurano visibilità” come “AIUTOOOOOO” e via dicendo che non sono funzionali a nulla e nessuno. Personalmente sono esigente e pignola, pertanto da quando sono un po’ più pratica pur restando nel noviziato, scatto solo dopo aver pensato cosa voglio. Scarico la foto, la riguardo dopo a mente fredda e decido se tenerla o gettarla. Se mi piace la nomino per agevolare il lavoro di ricerca in archivio. Di quelle fatte sin’ora solo pochissime sono state pubblicate e non solo per motivi di tempo ma anche perche’ non le ritengo buone a tal punto. Quanto al nome, lo scelgo anche in funzione dello scopo della foto: amcici, compleanni, feste varie saranno di sicuro diverse da foto per clienti o pubblicità (quando lavoravo nel campo. Rinominavo le foto fatte da altri perche’ il mio lavoro iniziava a scatto finito occupandomi di prestampa). Foto d’arte o artistica è ancora per me diverso: chi la fa la nomina come vuole, chi la guarda ci può vedere ben altro. Una specie di licenza poetica che ogni artista per fortuna può esercitare. Non dimentichiamoci che il titolo diventa importante ai fini della catalogazione non della creazione dei lavori.
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