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Rispondi : Solitudini

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  • #1754907
    rossomoto
    Partecipante

    Secondo me non è uno scatto molto riuscito, per più di una ragione. Innanzitutto è difficile attribuire un sentimento come la solitudine ad un animale così “emotivamente distante” dall’uomo. Fosse stato un cane probabilmente sarebbe stato decisamente più credibile, ma un piccione… Oltre a questo, secondo me il taglio quadrato non si adatta per niente all’idea che volevi trasmettere: qualsiasi emozione, anche quelle negative, implicano un “movimento”, a volte del soggetto a volte dell’osservatore. Il taglio quadrato, invece, tende a rendere statica una foto. Infine il messaggio non traspare per niente dalla foto. O almeno io non lo vedo [all]

    #1754918
    Claudio
    Partecipante

    Originariamente inviato da rossomoto: Secondo me non è uno scatto molto riuscito

    Ciao rossomoto, e grazie per il commento. Ho voluto presentare questo scatto senza introdurlo. Parto dal tuo commento per colmare l’eventuale mia lacuna, rispondendoti nel contempo. C’erano alla sinistra del piccione fotografato altri due colombi intenti a “ripulirsi” reciprocamente; di fianco alla panchina su cui sedeva l’uomo solitario c’era, su un’altra panchina, una coppia impegnata a scambiarsi tenere effusioni. Questo era parte del contesto della scena per me, ma so bene che non lo è per chi osserva questa foto in cui ciò che ho appena descritto è omesso. Ovviamente se l’ho postata (nonostante qualche difetto di sovraesposizione in alto e una resa del bianco e nero che non mi soddisfa in pieno) era perché volevo (vorrei) un riscontro sulla forza del soggetto (solo quello che si vede in foto) agli occhi dell’osservatore. Sulle altre critiche che hai argomentato – più che legittime, ci mancherebbe! – ti dico dove e perché mi hanno lasciato perplesso. Quando dici che “è difficile attribuire un sentimento come la solitudine ad un animale così ’emotivamente distante’ dall’uomo”, non sono d’accordo. Il piccione (e non penso sia un caso che una delle varianti del suo nome sia “columba domestica”) è da millenni parte della vita dell’uomo e spesso è stato antropomorfizzato, ad esempio nell’arte (penso agli uccelli di Bosch, ai cartoni animati con piccioni come protagonisti, alla canzone di qualche anno fa di Povia, ecc.). Parafrasandoti direi che se il soggetto “fosse stato un cane probabilmente sarebbe stato decisamente più banale o una immagine più comune o più gradevole“, ma non “credibile”. Pensa che c’è persino un piccione, tale Cher Ami, oggi impagliato, che è passato alla storia come eroe di guerra! Poi c’è l’idea della solitudine e il discorso sul taglio quadrato. Siccome scrivo qui sul forum solo per il piacere del confronto e non per ottenere giudizi positivi su ciò che inserisco, mi piace essere sincero e (ti) confesso che al taglio quadrato inizialmente ho pensato per ridurre la parte sovraesposta (in alto) della foto. Ma poi il taglio e altri elementi hanno a mio parere rafforzato il messaggio. Sì il taglio quadrato dà un’idea di staticità, così come la grande quercia solitaria e la rovina dell’arco in mattoni che fanno da sfondo. C’è poi la staticità dell’uomo sulla panchina con le braccia poggiate sulle gioncchia e la staticità del piccione (animale “di movimento” per eccellenza). Quindi sono d’accordo con te sull’interpretazione della staticità, ma nell mie intenzioni non si oppone, ed anzi è in accordo, con la solitudine: un sentimento che non poche volte si prova quando ci si esclude (o si viene esclusi) dal movimento della vita.

    Originariamente inviato da rossomoto: Infine il messaggio non traspare per niente dalla foto. O almeno io non lo vedo [all]

    Di questo ovviamente non ne sono felice (come fotografo), ma era proprio quello che volevo sapere: quanto di ciò che ho spiegato ora a parole potesse arrivare all’osservatore. A te, ben poco. E… me ne assumo tutta la responsabilità!! Di nuovo grazie a te per il commento e un saluto a tutti quelli che sono capitati o capiteranno su questa discussione, Claudio PS: ci tengo a precisare che se qualcuno obiettasse che la canzone di Povia non è arte, bè, accoglierei l’obiezione senza batter ciglio adducendo la mia classificazione a motivi meramente pratici! Resta il fatto che quella canzone (che sottolinea la monogamia dei piccioni) è un esempio della percezione culturale antropomorfizzata che si ha (o quantomeno che è legittimo avere) del piccione.

    #1754923
    rossomoto
    Partecipante

    Originariamente inviato da clanon: Ciao rossomoto, e grazie per il commento. … Sulle altre critiche che hai argomentato – più che legittime, ci mancherebbe! – ti dico dove e perché mi hanno lasciato perplesso. Quando dici che “è difficile attribuire un sentimento come la solitudine ad un animale così ’emotivamente distante’ dall’uomo”, non sono d’accordo. Il piccione (e non penso sia un caso che una delle varianti del suo nome sia “columba domestica”) è da millenni parte della vita dell’uomo e spesso è stato antropomorfizzato, ad esempio nell’arte (penso agli uccelli di Bosch, ai cartoni animati con piccioni come protagonisti, alla canzone di qualche anno fa di Povia, ecc.). Parafrasandoti direi che se il soggetto “fosse stato un cane probabilmente sarebbe stato decisamente più banale o una immagine più comune o più gradevole“, ma non “credibile”. Pensa che c’è persino un piccione, tale Cher Ami, oggi impagliato, che è passato alla storia come eroe di guerra!

    Secondo me il problema non è tanto nella “capacità emotiva” del piccione, ma quanto questa “capacità emotiva” sia patrimonio comune ai possibili osservatori dello scatto. Immaginiamo che, invece di un piccione, ci fosse stato un serpente. Sicuramente si può argomentare che anche il serpente non è “così emotivamente distante dall’uomo” e che nell’arte ci sono esempi di serpenti “emotivamente carichi”. Purtroppo io credo che questi “esempi” non sconosciuti ai più, quindi lo scatto farebbe affidamento su un linguaggio che non è compreso da chi guarda. Quando proposi i miei scatti dei manifesti, mi si fece giustamente notare che mentre io partivo dall’assunto che “tutti i partiti politici sono ugualmente eufemismo a scelta” e che quindi il manifesto di un partito li identificava tutti, per molte persone è più facile identificarsi con uno specifico partito. Di conseguenza il mio scatto “parlava una lingua” che era diversa da chi lo guardava. Io credo che anche in questo caso sia accaduta la stessa cosa: la tua foto sta utilizzando una simbologia, e quindi un linguaggio, che non è molto conosciuto, e l’interpretazione ne soffre.

    Originariamente inviato da clanon: Poi c’è l’idea della solitudine e il discorso sul taglio quadrato. Siccome scrivo qui sul forum solo per il piacere del confronto e non per ottenere giudizi positivi su ciò che inserisco, mi piace essere sincero e (ti) confesso che al taglio quadrato inizialmente ho pensato per ridurre la parte sovraesposta (in alto) della foto. Ma poi il taglio e altri elementi hanno a mio parere rafforzato il messaggio. Sì il taglio quadrato dà un’idea di staticità, così come la grande quercia solitaria e la rovina dell’arco in mattoni che fanno da sfondo. C’è poi la staticità dell’uomo sulla panchina con le braccia poggiate sulle gioncchia e la staticità del piccione (animale “di movimento” per eccellenza). Quindi sono d’accordo con te sull’interpretazione della staticità, ma nell mie intenzioni non si oppone, ed anzi è in accordo, con la solitudine: un sentimento che non poche volte si prova quando ci si esclude (o si viene esclusi) dal movimento della vita.

    Non saprei, non sono molto convinto. E’ vero che la solitudine si prova quando ci si esclude dal movimento della vita, ma lo scatto di una persona sola dovrebbe far muovere l’osservatore ad interessarsi allo stato emotivo del soggetto, a “muoversi emotivamente” verso di lui. La staticità del taglio quadrato, per come lo percepisco io, tende più a favorire la contemplazione: ciò che vediamo è già perfetto così com’è, e “compito” dell’osservatore è semplicemente quello di ammirare e non interagire, non aggiungere nè togliere niente. Il che contrasta un pò con l’idea che si ha di qualcuno che prova solitudine: sicuramente non è “perfetto così com’è, quando si vede una persona sola l’istinto è quello di lenire quella solitudine (anche se poi magari non lo si fa). Poi, ripeto: magari sono io che mi drogo pesantemente 😀 oppure semplicemente abbiamo percezioni diverse.

    #1754968
    albo49
    Partecipante

    A mio avviso la scena c’è tutta e il richiamo al titolo pure. Credo però che l’eccessiva sfocatura della persona non faccia cogliere immediatamente il messaggio. Quello che manca è uno sviluppo adeguato, il grigio domina e riduce i piani di lettura portando una eccessiva attenzione sul soggetto in primo piano. E’ lodevole coinvolgere nei sentimenti umani un animale che esce dai nostri schemi emotivi, ma credo che sia più simbolico che reale, in fondo poteva benissimo essere una qualsiasi altra forma animale o umana e, perchè no, antropomorfa.

    #1754971
    Claudio
    Partecipante

    Schematizzo per non perdere il filo della discussione. Sulla forza del messaggio e sull’immaginario che si ha dei piccioni Mi hai citato quasi per intero, ora, per rispondermi, ma proprio quello che hai omesso è ciò che a mio parere ci mette d’accordo almeno sulle linee generali, ovvero dove ho scritto salutandoti che “era proprio quello che volevo sapere: quanto di ciò che ho spiegato […] a parole potesse arrivare all’osservatore. A te, ben poco. E… me ne assumo tutta la responsabilità!!”. Insomma: io-fotografo mi assumo la piena responsabilità di ciò che non “arriva” a te-osservatore, soprattutto perché il mio desiderio è che sia un messaggio per chiunque, dunque anche per te che hai o una sensibilità diversa dalla mia o un diverso background culturale. Evidentemente gli esempi che ho fatto sull’immaginario del piccione sono per te o troppo bassi o troppo di nicchia. Questa foto per le più svariate ragioni “non ti arriva”. Sapessi a me quante non “arrivano”! Non sarà mica un problema. Insomma: se i motivi per cui la vediamo diversamente sono legati alla nostra percezione… del piccione: bè direi che va bene così e che ci possiamo mettere una pietra sopra perché ci siamo chiariti. Insomma: quando tu dici “la tua foto sta utilizzando una simbologia […] che non è molto conosciuta, e l’interpretazione ne soffre”, mi trovi perfettamente d’accordo. Poi è anche vero che la tua è solo (e non lo dico per sminuirti) l’impressione di un unico osservatore, tuttavia le motivazioni le trovo condivisibili. Ah, dimenticavo, io il filetto di piccione lo vedo anche come un ottimo secondo, che ben s’accompagna alle patate al forno! Qui c’intendiamo almeno un pochino!? Solitudine: staticità o movimento?

    Originariamente inviato da rossomoto: E’ vero che la solitudine si prova quando ci si esclude dal movimento della vita, ma lo scatto di una persona sola dovrebbe far muovere l’osservatore ad interessarsi allo stato emotivo del soggetto, a “muoversi emotivamente” verso di lui. La staticità del taglio quadrato, per come lo percepisco io, tende più a favorire la contemplazione: ciò che vediamo è già perfetto così com’è, e “compito” dell’osservatore è semplicemente quello di ammirare e non interagire, non aggiungere nè togliere niente. Il che contrasta un pò con l’idea che si ha di qualcuno che prova solitudine: sicuramente non è “perfetto così com’è, quando si vede una persona sola l’istinto è quello di lenire quella solitudine (anche se poi magari non lo si fa).

    Questo è un discorso di convenzione e di gusto personale. Chi l’ha detto che la musica tipica del circo debba essere associata a momenti felici? Ho in mente un film in cui trasmette magnificamente il senso di tristezza e sconforto. Chi lo dice che lo sfocato deve essere inteso come…? E chi che il mosso debba significare…? Anche qui entrano in gioco aspetti culturali, semantici, gramamticali e convenzionali e per questo arbitrari, che non sono giusti di per sé, ma che vengono generalmente percepiti in un certo modo. E poi c’è il gusto di ognuno di noi. Meglio i ritmi delle poesie di Pascoli o quelli delle poesie di Montale? Laddove non c’è una convenzione largamente condivisa (condizionata dalla cultura del periodo/epoca), è il gusto ad essere decisivo. Ti diverti di più a guardare i film dei fratelli Coen o quelli dei fratelli Vanzina? Chi l’ha detto che qualcosa che non sia “perfetto così com’è” non possa essere rappresentato proprio come la mancanza di qualcosa (quindi attraverso la staticità), ma debba essere rappresentato attraverso il movimento? E quando dici che “lo scatto di una persona sola dovrebbe far muovere l’osservatore ad interessarsi allo stato emotivo del soggetto, a ‘muoversi emotivamente’ verso di lui” non ti sembra di essere un po’ troppo prescrittivo? E’ molto cristiana la tua spinta morale ma non è la sola possibile. E poi non c’è nessuna consequenzialità tra rappresentazione statica e osservazione statica, anzi! Una rappresentazione statica (ad esempio: un condannato a morte immobilizzato sul lettino dell’iniezione letale rappresentato in una foto dove pure il sudore viene fissato con un tempo di scatto rapido…) può benissimo implicare un moto di sdegno partecipazione ripulsa ecc. nell’osservatore. Bada bene che non trovo solo legittima, ma anche condivisibile la tua posizione, tuttavia non più di quanto penso sia la mia o penso possano esserlo altre. Qui siamo nella sfera del gusto, dato che entrambe le argomentazioni mi pare possano stare in piedi. Dunque sì: “semplicemente abbiamo percezioni e gusti diversi“… o non usiamo lo stesso spacciatore! Ora vado a spalare un po’ di neve prima che ghiacci sennò domani non si esce dal garage, buona serata! PS:

    Originariamente inviato da rossomoto: Quando proposi i miei scatti dei manifesti, mi si fece giustamente notare […]

    Sono d’accordo con le conclusioni a cui sei arrivato, ma credo tu abbia frainteso qualcosa, quantomeno parte del mio punto di vista su quelle foto. Ti rispondo poi direttamente in quella discussione.

    #1754973
    GianMauro
    Partecipante

    Devo essere sincero, inizialmente la foto non mi è piaciuta. Poi dopo aver letto il commento di Albo ho trovato la chiave di Volta della foto. Però ancora la foto non mi impressionava più di tanto era si diventata più interessante ma nient’altro. Allora ho deciso di scaricarla e di lavorarci un po’… niente di trascendentale ho fatto un crop e ho posizionato l’uomo della panchina in fondo all’incrocio della sezione aurea, scurito e aumentato la chiarezza. Se mi dai il permesso ti posto la mia versione della tua foto Sia ben chiaro che la mia interpretazione sarebbe solo un modo diverso di vedere il tuo scatto… non vuole avere pretese

    #1754981
    Itzer
    Partecipante

    Pure per me scena e titolo ci sono, considerato anche che il piccione non è proprio un animale solitario. Quanto alla tecnica non mi pronuncio e mi affido a chi di me è più preparato.

    #1754985
    Claudio
    Partecipante

    Originariamente inviato da Albo49: A mio avviso la scena c’è tutta e il richiamo al titolo pure. Credo però che l’eccessiva sfocatura della persona non faccia cogliere immediatamente il messaggio. Quello che manca è uno sviluppo adeguato, il grigio domina e riduce i piani di lettura portando una eccessiva attenzione sul soggetto in primo piano. E’ lodevole coinvolgere nei sentimenti umani un animale che esce dai nostri schemi emotivi, ma credo che sia più simbolico che reale, in fondo poteva benissimo essere una qualsiasi altra forma animale o umana e, perchè no, antropomorfa.

    Grazie anche a te del commento. Sì era meglio che l’uomo fosse più a fuoco: credo sia una debolezza della foto. Ma, una volta scattato, il piccione è volato via e non ho avuto la pazienza di aspettarne un altro per modificare la profondità di campo.

    Originariamente inviato da GianMauro: Devo essere sincero, inizialmente la foto non mi è piaciuta. Poi dopo aver letto il commento di Albo ho trovato la chiave di Volta della foto. Però ancora la foto non mi impressionava più di tanto era si diventata più interessante ma nient’altro. Allora ho deciso di scaricarla e di lavorarci un po’… niente di trascendentale ho fatto un crop e ho posizionato l’uomo della panchina in fondo all’incrocio della sezione aurea, scurito e aumentato la chiarezza. Se mi dai il permesso ti posto la mia versione della tua foto Sia ben chiaro che la mia interpretazione sarebbe solo un modo diverso di vedere il tuo scatto… non vuole avere pretese

    Ciao GianMauro, grazie del passaggio e ti dico subito che un crop ulteriore non l’ho preso in considerazione perché già questo era un crop e… non ho una Hasselblad! Ma sono curioso di vedere la tua interpretazione. Dal momento che inserisco una immagine nella sezione “Le vostre foto…” interpreto le modifiche suggerite a parole da uno di voi al pari di quelle suggerite attraverso una modifica del file: quindi sentitevi liberi di modificare senza chiedere. Non sarà mai un problema.

    Originariamente inviato da Itzer: Pure per me scena e titolo ci sono, considerato anche che il piccione non è proprio un animale solitario. Quanto alla tecnica non mi pronuncio e mi affido a chi di me è più preparato.

    Grazie del commento. Sì il piccione è un animale “sociale” per eccellenza. Ma d’altra parte, come diceva Albo, l’antropomorfizzazione può essere proposta con qualsiasi animale (volendo, aggiungo io, anche con una pietra: consapevoli però in quest’ultimo caso che l’astrazione simbolica sarà ancora più accentuata, al limite insomma).

    #1754997
    GianMauro
    Partecipante

    eccola qua! [IMG]public/imgsforum/2013/2/Solitudini_1024-2.jpg[/IMG] concentra l’attenzione sulla panchina ma lascia inalterata la sensazione di solitudine

    #1755003
    Claudio
    Partecipante

    Sì mi piace GianMauro, trovo che questo tuo crop la migliori contribuendo a renderla più immediatamente comprensibile. Solo che, come avevo già accennato nella risposta precedente, il mio crop andava a tagliare circa la metà della superficie della foto originale e non me l’ero sentita di restringere ulteriormente l’immagine (quando faccio un taglio tendo sempre a pensare come se poi la foto la dovessi stampare, anche quando è uno scatto senza pretese come questo), oltretutto consideravo la grande quercia e le rovine dell’arco come elementi utili, ma in realtà mi rendo conto che è l’uomo solitario a favorire la lettura di tutti gli altri particolari. Col senno di poi avrei dovuto probabilmente aumentare la focale dello zoom (dal 56, con cui ho scattato, verso l’85) ottendo, già al momento dello scatto, un’inquadratura simile a quella che hai proposto tu.

    #1755019
    Franco
    Partecipante

    ad essere sincero ho avuto difficoltà nel trovare un nesso tra il titolo e il soggetto, oppure lo sfondo, oltretutto poco leggibile perché abbondantemente sfumato e poco contrastato a differenza del soggetto che gode di un discreto contrasto. Considera che all’osservatore arriva soprattutto la figura del piccione, il muretto di mattoni e secondario e poco significativo, la figura, la persona sullo sfondo è troppo lontana e non gode di una buona esposizione nella composizione……. hai colto il momento, e probabilmente se il piccione stava fermo, avresti trovato un’inquadratura migliore per esprimere in immagine ciò che provavi … 😉 [lo]

    #1755044
    rossomoto
    Partecipante

    Originariamente inviato da clanon: Schematizzo per non perdere il filo della discussione. ….

    Forse credo che sia necessario un chiarimento: quando faccio delle obiezioni, le faccio principalmente per me stesso. In sostanza, diciamo che sfrutto una foto che personalmente non mi soddisfa (e sottolineo personalmente :D) per tentare di capire perchè non mi soddisfa. Magari le obiezioni che faccio sono delle vaccate perchè, appunto, la foto non mi piace perchè non ho la sensibilità o cultura per comprenderla (e visto che non mi piacciono le foto di Bresson direi che è praticamente certo che la causa sia questa), però intanto “mi sono chiarito con me stesso”. Se poi in questo processo scrivo qualcosa che può essere utile anche ad altri, ben venga 😀

    Originariamente inviato da clanon: Sono d’accordo con le conclusioni a cui sei arrivato (sulle foto dei manifesti, n.d.diegopig), ma credo tu abbia frainteso qualcosa, quantomeno parte del mio punto di vista su quelle foto. Ti rispondo poi direttamente in quella discussione.

    Ammetto con un certo imbarazzo che non ricordavo fossero tuoi i commenti a cui mi riferivo. 😀

    #1755047
    saiot
    Partecipante

    decisamente più efficace la versione di GianMauro. Per quanto riguarda la carica emotiva del piccione, in questo caso, se si riesce a metterlo in relazione con la figura umana, in fatto che sia un animale un po’, come dire… reietto.., rafforza il messaggio.

    #1755112
    Claudio
    Partecipante

    Originariamente inviato da fra65: ad essere sincero ho avuto difficoltà nel trovare un nesso tra il titolo e il soggetto, oppure lo sfondo, oltretutto poco leggibile perché abbondantemente sfumato e poco contrastato a differenza del soggetto che gode di un discreto contrasto. Considera che all’osservatore arriva soprattutto la figura del piccione, il muretto di mattoni e secondario e poco significativo, la figura, la persona sullo sfondo è troppo lontana e non gode di una buona esposizione nella composizione……. hai colto il momento, e probabilmente se il piccione stava fermo, avresti trovato un’inquadratura migliore per esprimere in immagine ciò che provavi … 😉 [lo]

    Grazie fra65 del commento. Eh sì giustamente anche tu sottolinei la debolezza dell’uomo non immediatamente visibile e ciò che questo implica nella riuscita parziale o mancata dello scatto… Il tuo intervento (unitamente ai precedenti) mi ha suggerito un paio di spunti di riflessione. 1) Penso che un titolo che obblighi l’osservatore a capirlo (e “capirlo” significa per l’osservatore essere costretto a soffermarsi con più attenzione) possa essere un elemento positivo per una foto, però (e questo lo dico “contro” il mio scatto) solo a patto che il messaggio a cui si giunge dopo la “ricerca” della chiave interpretativa sia una messaggio complesso, non comunicabile in maniera più immediata (insomma quasi un ragionamento/dialogo enunciato attraverso gli elementi dell’immagine). Dunque non è in una foto come questa che vale il mio discorso. Infatti in questo caso (come le vostre reazioni hanno dimostrato) bastava che l’osservatore vedesse l’uomo sullo sfondo più nitidamente per essere più immediatamente percepibile il messaggio, e di conseguenza lo scatto più riuscito. Doversi soffermare su questo mio scatto così come realizzato, proprio perché si tratta di un messaggio non complesso (quello della solitudine), significa perdere un po’ di tempo senza ricevere nulla in cambio dallo sforzo interpretativo. Un po’ come leggere il giornale a fatica con gli occhiali sabgliati: la decifrazione macchinosa non è che renda gli articoli più interessanti! 2) Quando dici che avendo potuto ripetere lo scatto avrei magari “trovato un’inquadratura migliore per esprimere in immagine ciò che provavo” è implicita una considerazione di poetica (nel senso di modo di intendere la fotografia) secondo cui lo scatto rappresenta ciò che uno (il fotografo) prova. Ora, ammesso che spesso è così, e unendo questo punto di vista a ciò che diceva rossomoto (e che ho detto di non condividere personalmente, ma di comprendere) sulla necessità di un moto dell’osservatore verso il sentimento raffigurato, bè, sono convinto che, pur non essendo quasi mai quello che sto per descrivere l’approccio del fotografo amatoriale, il fotografo-artista (o “artigiano” nel senso nobile del termine) scatta anche per suscitare nell’osservatore emozioni (che lui in prima persona può benissimo non condividere, ma) al solo fine di rappresentare la propria visione del mondo (che può essere distaccata e non partecipativa rispetto al messaggio enunciato nella singola foto).

    Originariamente inviato da saiot: decisamente più efficace la versione di GianMauro. Per quanto riguarda la carica emotiva del piccione, in questo caso, se si riesce a metterlo in relazione con la figura umana, in fatto che sia un animale un po’, come dire… reietto.., rafforza il messaggio.

    Grazie anche a te dell’impressione sulla forza del messaggio. Un saluto a tutti.

    #1755194
    Franco
    Partecipante

    L’uomo sullo sfondo è descritto da Barthes come “punctum”, questa è una cosa positiva, che ci sia un punctum intendo dire, ma un punctum senza un soggetto forte (un’ottimo studium, tanto per rimanere in ambito Barthesiano) è come un bicchiere senza vino, il bicchiere non è il soggetto di una sana bevuta (piuttosto è l’ottimo vino) ma è altrettanto importante, perché rende prezioso il contenuto, lo arricchisce di qualcosa che c’è ma non si percepisce con la ragione, non si vede con la mente, “punge” l’osservatore senza che questo riesca a comprendere il motivo di tale interesse. Come dici tu, l’osservatore dopo la lettura del titolo e un’attenta e particolareggiata “lettura” dell’immagine, può comprendere il nesso tra il titolo e l’immagine, ma di certo non arriva subito, questo è dovuto anche ad una posizione decisamente sfavorevole dell’uomo, si fosse trovato in un punto della scena differente, ad esempio nel primo punto della regola dei terzi (quello in alto a sinistra) avrebbe goduto di un’esposizione enormemente più favorevole, questa tua foto è un chiaro esempio di composizione sbilanciata, visto che è tutto centrale, il piccione nasconde la sagoma dell’uomo, lo rende punctum, appunto …… Sul punto 2, trovo che le diverse realtà in ambito fotografico e più’ prettamente, in ambito artistico/fotografico, siano molteplici e che non si possa ricondurre tutto in un’unico percorso ideale, in ambito formativo, piuttosto che ludico o artistico. Nella mia frase ti avevo scritto che se avessi avuto più tempo probabilmente avresti trovato un’inquadratura (composizione) più efficace per esprimere ciò che provavi, ho scritto questo perché nel tuo commento avevi fatto notare che lo scatto era una logica conseguenza di un sentimento di solitudine provato osservando la scena, se la foto fosse stata diversa, guarda ad esempio la POWL di questa settimana di Mullahomark86, in questo caso non avrei scritto “provavi”, ma piuttosto “pensavi”, semplicemente perché l’approccio verso una disciplina come l’astratto geometrico comporta un distacco da tutto ciò che è emotivo e reale, invece la tua foto, per tua stessa ammissione, è tutt’altra cosa….. ciao [lo] [lo]

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