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Marzo 5, 2008 alle 4:19 am #1329344lidiapoePartecipante
Sebastiao salgado nasce in Brasile nel 1944 e tuttora vive a Parigi, viene definito come il fotografo dei lavoratori e dei diseredati, uno dei più grandi “fotografi umanisti”. Le sue immagini non sono solo reportage,sono soprattutto una denuncia. Muove i suoi primi passi come fotoreporter per lagenzia Gamma e in seguito per la più famosa Magnum, ma riesce, con laiuto di sua moglie a creare una propria agenzia, per altro impegnata spesso nella promozione di opere umanitarie, compreso il sostegno per lorganizzazione Unicef di cui è socio onorario. Le sue opere sono ispirate a quelle dei maestri europei, con un pizzico di cultura sudamericana. Esse parlano delle realtà calpestate, come il non rispetto per i diritti dei lavoratori, la povertà e gli effetti distruttivi delleconomia di mercato nei paesi più deboli. Una delle più famose raccolte è quella dedicata alle condizioni di vita nella miniera di Serra Pelada, dove le condizioni di vita sono completamente disumane, definite senza precedenti dai tempi delle grandi piramidi egiziane. Migliaia di persone sono state ritratte mentre si inerpicano per pericolanti scale di legno in una calca stravolgente, carichi di sacchi di sabbia da cui estrarre un po di polvere doro. [IMG]public/imgsforum/2008/Sebastiao_Salgado_workers_Image_133_copia.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2008/Sebastiao_Salgado_workers_Image_151_copia.jpg[/IMG] Ma altrettanto famosi i suoi ritratti di bambini nel mondo. [IMG]public/imgsforum/2008/page_011.jpg[/IMG] [IMG]public/imgsforum/2008/Sebastiao_Salgado_workers_Image_035_copia.jpg[/IMG] Il suo strumento preferito è una leika con obiettivo 35mm. Scatta quasi esclusivamente immagini in bianco e nero perché a parer suo serve a concentrare l’emozione e permette che l’immagine sia interpretata per quello che è. Non si interessa al digitale, i suoi scatti, di impatto, sono spesso corretti da lui stesso, avvalendosi del pennello per risaltare bianchi e ombre. Di notevole spessore artistico sono le sue opere “In cammino- Ritratti di bambini in cammino” e “La mano delluomo”. Per approfondire ecco qualche link utile: http://www.landless-voices.org/vieira/archive-04.phtml?ng=e&sc=3&th=55&se=0
Aprile 2, 2008 alle 8:38 pm #1336279beppe83PartecipanteIo lo adoro!!! “la mano dell’uomo” è un progetto interessantissimo a mio parere e nn vedo l’ora di ammirare il prossimo “genesi” credo si chiamerà… Mi piace moltissimo il contrasto che c’è nelle sue foto…la nitidezza delle sue immagini…è grazie a quelle immagini che mi piacerebbe cominciare a scattare con la pellicola BN…chissà,magari anche io con una Leica…(diamine costano un macello!!! ) [oop]
Agosto 4, 2008 alle 7:57 pm #1373949EdgardoPartecipanteSebastiao è certamente uno dei fotografi con la più grande anima e con una vera attenzione all’uomo. I suoi lavori realizzati in Messico al confine con gli USA sono un esempio di straordinaria umanità. Assolutamente imperdibile, segnalazione di assoluto livello. Edgardo
Gennaio 20, 2010 alle 4:14 am #1544444KekkoYPartecipanteVi segnalo anche io il bellissimo libro La mano dell’uomo, in italiano, edito da Contrasto Due, 88. Il volume è imponente come dimensioni e peso: la rilegatura e la copertina lasciano percepire il “peso” della produzione fotografica contenuta nel libro, 400 pagine di foto stampate a tutta pagina e spesso su due pagine. Unisce il gusto della stampa fotografica alla bellezza delle immagini. :O
Giugno 4, 2011 alle 2:34 am #1650738filipposPartecipanteWorkers: che lavoro, che catalogo! Niente di quello che ho visto prima e dopo ha eguali. Il senso di realtà che danno i suoi lavori è incredibile. Non ha usato soltanto Leica, ha usato soventemente anche medio fotmato di sicuro Mamya, forse anche altri corredi. Adesso pare che anche lui lavori con il digitale, ma fa sempre b/w. E’ risaputo che lavora con una trouppe, spesso monta luci di schiarita e mette la gente anche in posa. Per questo per lungo tempo l’ho considerato un regista, più che un fotoreporter. Tuttavia il risultato trasuda di realismo, sembra di essere li e, alla fine, chi se ne frega se ha usato due lampadine
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