[quote=”Find my self” post=648580]Premetto che sono tutte ottime foto e mi piacciono anche molto, ma sia la prima che la seconda foto soffrono un po’ del punto di ripresa troppo distante, tanto da risultare deboli compositivamente, tant’è che le altre foto proposte ed in particolare la 3 e la 4 dove sei “molto”dentro la scena risultano più interessanti. (o)
Se volessimo parlare di “serie” la 1 e la 2 potrebbero essere usate come intermezzi tra una/due foto e le altre… Con una successione del tipo dentro/fuori o viceversa…. Che darebbe una sorta di movimento alla successione. 😉
Aspetto di vedere le altre.
[lo][/quote]
Grazie, davvero. Perchè hai sollevato una questione fin’ora passata in secondo piano, ma funzionale al mio intendere il racconto..
la distanza, che casuale non è, anzi è proprio una scelta. Io che sono un forte sostenitore di riprese ravvicinate…
Inizialmente avevo anche io considerato la possibilità di un “dentro/fuori”, ma poi, ricalcando la serie un mio stato d’animo, ho preferito pensarla a una successione, propedeutica a “la ricerca di qualcosa”. Le distanze si accorciano, man mano. Nella prima il punto di vista è alto e distante c’è interesse verso la scena ma anche timore. Nella seconda è distante sì, ma più all’altezza dei bambini, un vorrei ma non posso… Nella terza ritorna alto, ma sono lì con loro. La quarta invece, beh, che dire, io sono lì, in attesa del mio turno alla bicicletta.. L’altezza è quella degli occhi della bimba che magicamente incantata si meraviglia e si stupisce… L’ultima invece è fortemente simbolica, il bambino va ormai da solo sull’altalena, e “il nonno” non può far altro che guardare, attraverso uno sguardo melanconico(così lo percepisco io, sono io) la gioia di un gesto semplice.. ma anche una condizione ormai perduta..un malinconico ritorno alla realtà di un peter pan che non vuole diventare grande.
Alla ricerca della serenità propria di una condizione, quella dell’innocenza, ormai lontana.. Queste sono solo le mie sensazioni, le foto vorrebbero provare a raccontarle, che poi è ben diverso dal riuscire. Forse manca un punto di vista intermedio tra 2 e 3, ma la serie per adesso è conclusa.
Ho detto veramente troppo, aggiungo solo che recentemente(qualche mese fa ormai) ho partecipato a un incontro in Triennale a Milano, dove G.B.Gardin, a un certo punto ha detto:”nella costruzione di un reportage, o di una storia, spesso si cade nell’errore di proporre una collezione delle migliori fotografie realizzate su un certo tema, mentre si dovrebbe preferire le foto più funzionali alla storia che si intende raccontare, e per questo, non necessariamente le migliori in senso stretto”..
Grazie ancora Ale, offri sempre spunti interessanti [lo]
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