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Spunto di riflessione

Stai visualizzando 9 post - dal 1 a 9 (di 9 totali)
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  • #1573199
    pantegana
    Partecipante

    Ciao a tutti, ieri sul web mi sono imbattuto in un’ editoriale del direttore di vogue sulla fotografia digitale . Volevo postarlo per poterne discutere con voi, dato che mi sembra molto evidente la posizione presa dal direttore nei confronti della fotografia digitale. Potrebbe essere un segnale da parte dei media, anche se non condiviso da tutti, per avere un piccolo cambiamento soprattutto nella fotografia hobbistica e non professionale. ” E’senza alcun dubbio l’era della giovinezza. Invecchiare è vietato. E sin qui, nulla di male. I giovani sono belli. Ma parliamo di fotografia e cerchiamo di salvare la vera fotografia. Se guardiamo le stampe di una volta, e per una volta voglio dire fino a 10 anni fa, troviamo immagini di donne belle o meno ma sempre con una loro ben spiccata personalità e con tutti i loro difetti estetici. Qualche ruga, qualche segno, nulla più. Donne vere. Giovani, meno giovani e vere. I ritratti di Avedon, Penn, Newton erano meravigliosamente affascinanti, a volte duri, ma le persone ritratte si riconoscevano. Si giocava sull’esposizione, si ammorbidivano i contorni o si esasperavano i colori e i toni. Era un lavoro fatto con la macchina fotografica e con la magia delle luci. Stampare era un vero rito. Ogni fotografo aveva la propria camera oscura e stampatori che potevano solo lavorare per loro, perché solo loro avevano la loro fiducia. Ogni stampa era un unicum. Un originale. Un vintage. Dalla pellicola al digitale, dal ritocco a mano al photoshop, il passaggio è stato veloce e con risultati che stanno sicuramente andando al di là di quella che deve essere la vera fotografia. Photoshop, geniale strumento per piccoli ritocchi, sta diventando come la peggiore chirurgia estetica. Deformante. Dello scatto a volte rimane poco e niente. La fotografia viene sottoposta ad un ritocco a volte così feroce da far sembrare tutto così finto, tra il virtuale e il disegno. Giovani modelle di vent’anni e signore di quaranta diventano assolutamente identiche. Levigate oltre il tollerabile. Si può cambiare il colore degli occhi, dei capelli. Allungare le gambe, smagrire i fianchi e, se necessario, sostituire la testa con quella di un altro scatto. E ovviamente cambiare i vestiti o gli accessori. Il risultato finale è finzione pura. Nulla a che fare con una vera fotografia. È un peccato perdere questo grande patrimonio, questa tradizione. Avere il piacere di toccare una vera stampa e non un foglio di plastica con allegato un dischetto. Certo che è il segno dei tempi e che tutto si deve evolvere. Che il digitale è fantastico, perché permette a tutti di fare buoni scatti e che photoshop ti imbellisce. Ma è perdere la qualità per la quantità, è perdere la verità per la finzione. Non chiamiamo questa fotografia e diamogli un altro nome, se non altro per il rispetto che ancora dobbiamo portare a grandi fotografi che ancora continuano a fare vere foto. Recuperiamo la qualità e la realtà, senza vergogna di sembrare vecchi e obsoleti. Non di oggi.” Di seguito riporto il link della fonte da cui ho preso questo editoriale: http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2010/05/11-maggio Spero vivamente che possa far riflettere e che magari accenda in noi anche la scoperta dell’analogico.

    #1573204
    Luca Lupi
    Partecipante

    Che il digitale è fantastico, perché permette a tutti di fare buoni scatti e che photoshop ti imbellisce.

    Su questo ho le mie riserve….

    #1573209
    fireblade
    Partecipante

    Molto divertente. Tuttavia la rivista Vogue mi pare faccia un uso massiccio di fotografie “photoshoppate” quindi occorre prudenza nel valutare queste affermazioni, che possono essere l’ennesimo tentativo di attirare l’attenzione dei lettori. In effetti fare guerra all’uso indiscriminato del fotoritocco e poi proporlo nelle pagine della rivista è quantomeno incoerente. C’è da dire che voci di questo tenore si stanno levando un po’ dappertutto ultimamente. E’ veramente un bisogno di “rinascimento” della foto, o queste voci si levano per mascherare cose che noi non sappiamo valutare? In fin dei conti il digitale c’entra sino ad un certo punto. Il problema principale è generato dalle spinte delle campagne pubblicitarie, che vogliono farci comprare oggetti di cui non abbiamo affatto bisogno. Quale miglior modo di farlo se non proporre modelli? Modelli di vita (la massaia felice che usa allegramente l’anticalcare acido che finisce negli scarichi, ma fa brillare l’acciaio), la donna priva di difetti che mangia uno jogurt (disgustoso) con movenze da bajadera, l’omino nerboruto che libera gli scarichi otturati con prodotti estremamente tossici, e cosi’ via. Questi modelli devono essere privi di difetti, altrimenti il messaggio che devono veicolare risulta inefficace. Tutto il resto è condizionato ed asservito a queste esigenze. Alla fine il digitale ha solo facilitato il compito, ma questa tendenza non è una novità, è cominciata lentamente negli anni ’50. Come sempre, grazie al cielo, abbiamo ancora un minimo margine di scelta. – La pubblicità è disgustosa? Allora spengo la televisione. – Le riviste propongono donnine di plastica? Non le compro. – I programmi televisivi sono un vilipendio all’intelligenza umana? Spengo ancora la televisione. – I forum propongono sempre le stesse foto fasulle tutte uguali e stereotipate? Non le guardo più, e lascio che si facciano complimenti ipocriti fra di loro. L’importante è trovare un proprio equilibrio, in qualsiasi modo si voglia, senza danneggiare gli altri e senza limitare la libertà altrui, nemmeno proponendo modelli che piacciono solo a noi. Ad un certo punto chi vuole veramente arriva dove deve arrivare, gli altri con buona pace rimangono altrove.

    Originariamente inviato da pantegana: Potrebbe essere un segnale da parte dei media, anche se non condiviso da tutti, per avere un piccolo cambiamento soprattutto nella fotografia hobbistica e non professionale.

    Grazie al cielo nella fotografia amatoriale nessuno può ancora venirmi a dire come devo fare le mie foto. Certo, c’è chi si fa influenzare dal tam-tam dei forum. Peggio per lui, non sa cosa si perde a ragionare con la propria testa. 😉

    #1573222
    EnricoX
    Partecipante

    Sandro, sono assolutamente d’accordo con il tuo pensiero. Propongo inoltre di mettere in pratica un suggerimento che citi per ben 2 volte: spegnere la TV. Ma per sempre. Io non la guardo più da almeno 10 anni, se escludiamo qualche film su SKY o qualche partita di basket, e vivo molto felicemente non condizionato dai tormentoni e personaggi ameni che infestano quella scatoletta luminescente… [lo]

    #1573228
    Lotus111
    Partecipante

    Si, davvero divertente… L’editoriale ha un forte sapore di ipocrisia con evidente retrogusto di baggianata. Se è vero che “il pesce puzza dalla testa”, è chiaro che buona parte dei mali di cui parla il direttore sono da imputare a gente che svolge il suo stesso lavoro. Lavoro che sicuramente sa fare benissimo, e che quindi non mi permetterò di giudicare più di quanto non abbia già fatto 🙂 [lo] [lo]

    #1573266
    pantegana
    Partecipante

    Chiaramente se fossi io il direttore di vogue ne farei uso di immagini stereotipate, questo perchè permette a me ed alla mia rivista di portare a casa i soldi, sicuramente gettare una pietra così grossa dentro allo stagno dovrebbe anche essere sinonimo di cambiamento, cosa che sicuramente non succederà, le foto resteranno le solite foto stereotipate Se fossi nel direttore (sperando che abbia la passione per la fotografia) nella vita privata mi dedicherei alla mia passione. Io da questo stralcio ho ricavato uno sfogo sulla fotografia, nulla di più. Mi sono soffermato ed ho fatto un mio paragone sul mio piccolo bagaglio culturale fotografico. quello che mi dà il digitale, libertà di scatto, libertà di elaborazione… questo non vuol dire che tutti fanno scatti stupendi, ci deve essere sempre il ‘manico’ dietro ai vetri. Il mio nuovo amore, l’analogico, i tempi per riflettere e costruire l’immagine l’imparare a usare la luce, il piacere dello sviluppo e della stampa. Poi trovo giusti tutti i discorsi non recrimino nulla tra il digitale e l’analogico. Come ha detto Sandro c’è una fotografia stereotipata che toglie l’essenza ad uno scatto .

    #1573548
    EnricoX
    Partecipante

    Aggiungo un ulteriore spunto di riflessione. Nell’articolo il direttore parla dei ritratti di Newton, Penn, Avedon, eccetera. Ritratti li definisce “duri”, che esprimono anche la personalità di chi viene fotografato. Ecco, la personalità. In un ritratto, la personalità del soggetto è fondamentale e spesso magnetica. E tali soggetti si prestano a fotografie di quel genere. Ma le modelle, non me ne vogliano, di certo non vengono scelte per quel motivo. E di foto iperpatinate sono pieni i cataloghi di moda anche di enne anni fa… [lo]

    #1573590
    pantegana
    Partecipante

    Originariamente inviato da EnricoX: Aggiungo un ulteriore spunto di riflessione. Nell’articolo il direttore parla dei ritratti di Newton, Penn, Avedon, eccetera. Ritratti li definisce “duri”, che esprimono anche la personalità di chi viene fotografato. Ecco, la personalità. In un ritratto, la personalità del soggetto è fondamentale e spesso magnetica. E tali soggetti si prestano a fotografie di quel genere. Ma le modelle, non me ne vogliano, di certo non vengono scelte per quel motivo. E di foto iperpatinate sono pieni i cataloghi di moda anche di enne anni fa… [lo]

    Infatti Enrico, penso che tu abbia colto in pieno, quello che è stato messo a paragone era la differenza di scatto l’espressione e quello che lo scatto raccontava. Cose che forse oggi si sono perse seguendo troppo i dettami di una società

    #1573598
    porcospino99
    Partecipante

    [quote]Originariamente inviato da pantegana: Si giocava sull’esposizione, si ammorbidivano i contorni o si esasperavano i colori e i toni. Era un lavoro fatto con la macchina fotografica e con la magia delle luci. Stampare era un vero rito. Ogni fotografo aveva la propria camera oscura e stampatori che potevano solo lavorare per loro, perché solo loro avevano la loro fiducia. Ogni stampa era un unicum. Un originale. le considerazioni fin qui fatte le trovo nel coplesso più che condivisibili, sottolineo la parte che ho riportato e che mi sprona ad arrivare alla mia camera oscura 🙂 ciao

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