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(qualcuno, terminato di leggere il pezzo, mi farà notare che disquisendo di tali argomenti sono in abbondante ritardo su altri portali ed organizzazioni, tuttavia faccio presente che quanto viene illustrato, fotografato e provato nei miei articoli è stato preventivamente acquistato da me, a mie spese, senza alcun utile o tornaconto, talvolta – e addirittura – appositamente per completare un pezzo, quindi i tempi effettivi devono anche fare i conti con il famigerato budget familiare! NdR)
L’avvento dei grandangolari spinti di tipo retrofocus, in grado di funzionare regolarmente su apparecchi reflex SLR è un fatto abbastanza recente, ed al riguardo si possono considerare pietre miliari modelli come i Carl Zeiss Jena Flektogon 25mm f/4 e 20mm f/4 oppure i Carl Zeiss Distagon 25mm f/2,8 per Contarex; fu sempre Zeiss ad additare nuovi pascoli del cielo quando, nel 1966, sfondò la barriera dei 100° sulla diagonale col celebre Distagon 18mm f/4, creando un precedente al quale tutti i corredi con velleità professionali dovevano giocoforza confrontarsi; proprio nell’intento di sopravanzare il capolavoro Zeiss di Glatzel, i progettisti Canon Akira Tajima e Kikuo Momiyama (impegnati nella realizzazione dei grandangolari per il nuovo sistema FD) misero in cantiere un supergrandangolo con identica luminosità e focale addirittura inferiore; tale obiettivo vide la luce nel Marzo 1970 con la denominazione Canon FD 17mm f/4, un obiettivo che garantiva ben 104° di campo sulla diagonale con una correzione della distorsione molto buona per quei tempi, anche se non spinta ai livelli record del Distagon 18mm.
Questo notevole pezzo del neonato corredo creò in casa Canon una sorta di standard, per cui da allora la focale immediatamente inferiore al classico 20mm sarebbe stato sempre un 17mm, senza accettare lo “scontro diretto” con i concorrenti che si erano invece uniformati alla focale 18mm; si può tranquillamente affermare che “17 – 4” costituiscano per il costruttore degli autentici “numeri magici”, riproposti nel tempo con notevoli implementi operativi e prestazionali: infatti, nel 2001 vide la luce lo zoom grandangolare a campo esteso della serie professionale, il diffuso EF 17-40mm f/4 L (con identica focale e luminosità d’esordio del capostipite), mentre nel 2009 i sogni di molti divennero realtà alla presentazione dell’atteso ma comunque incredibile EF 17mm f/4 TS-E L tilt & shift che, alla copertura angolare del modello d’origine aggiungeva la possibilità di basculaggio sui due assi pari a 6,5° e – soprattutto – la capacità di decentramento di 12mm in ogni direzione, pari al 50% del lato corto del formato coperto, un arma assoluta per le foto di architettura “impossibili” in interni ed esterni.
Si tratta dunque di un autentico “marchio di fabbrica” che nel corso degli anni ha saputo rinascere dalle proprie spoglie e reinventarsi, pur mantenendo fede a quegli inossidabili ed inconfondibili dati di targa; vediamo dunque come si è evoluta questa generazioni di superwide targati Canon.
Il Canon FD 17mm f/4, in montatura FD new dell’ultima generazione, in una moderna interpretazione funzionale su Leica M digitale e mirino esterno (non perfettamente corrispondente ma sufficiente alla bisogna); la messa a fuoco avviene a stima, grazie all’estesa profondità di campo, e l’esposizione risulta comoda e rapida, grazie all’automatismo a priorità di diaframmi (stop-down) con blocco di memoria AE.
I tre obiettivi Canon con focale disponibile da 17mm f/4: il tipo FD presentato nel 1970, lo zoom EF 17-40mm f/4 L del 2001 ed il moderno EF 17mm f/4 TS-E L decentrabile e basculabile del 2009: quasi quarant’anni ed un comune denominatore.
Nonostante gli stessi dati di targa, la complessità ottica del 17mm TS-E L è largamente superiore, dal momento che l’obiettivo deve garantire un cerchio di copertura da 67,26mm contro i 43,2mm del 17mm tradizionale: in pratica, questo 17mm è un obiettivo ipergrandangolare ortoscopico con un angolo di campo effettivo sulla diagonale pari a circa 128° (contro i 104° di un 17mm tradizionale) per cui, se tale schema fosse ridotto in scala fino a coprire di misura il cerchio circoscritto al formato 24x26mm, la sua focale sarebbe di circa 10,5mm.
I due 17mm, uno l’epigono dell’altro, montati su due corpi macchina che, a loro volta, si passarono direttamente il testimone della tecnica e del design, condividendo molti vocaboli caratteristici: la Canon T-90 e la Canon EOS-1 primo modello.
Il Canon FD 17mm f/4, come detto, fu progettato da Akira Tajima e Kikuo Momiyama; l’obiettivo venne calcolato nel corso del 1969 contestualmente all’FD 24mm f/2,8 primo tipo, col quale condivide alcune caratteristiche ottiche basilari ed il moderno sistema flottante; di questo modello esistono tre versioni: l’ FD 17mm f/4 con breach-lock del Marzo 1970, l’ FD 17mm f/4 SSC con breach-lock ed antiriflessi multipli del Marzo 1973 e l’ FD new 17mm f/4 del Dicembre 1979 (il modello illustrato in questa sede), con nuova livrea nera.